Premio Nobel per l’Economia contro il gender gap a Claudia Goldin
Il Premio Nobel per l’Economia 2023 è stato assegnato alla statunitense Claudia Goldin, docente di economia ad Harvard, oltre che storica e sociologa.
È la terza donna a essere insignita di questo importante premio. La prima fu, nel 2009, la statunitense Elinor Ostrom per i suoi studi sul governo delle risorse senza proprietari, quali le foreste e i pascoli; la seconda, nel 2019, fu la francese Esther Duflo per l’analisi del problema delle disuguaglianze economiche e per il contributo alla lotta alla povertà.
Rispetto alle altre, Claudia Goldin ha però un primato: quello di essere la studiosa che riceve il premio non in condivisione con altri.
La motivazione del Nobel. Il presidente del Comitato per il Premio in Scienze Economiche, Jakob Svensson, ha motivato il riconoscimento all’economista con queste parole:
«Comprendere il ruolo delle donne nel mercato del lavoro è importante per la società. Grazie alla ricerca innovativa di Claudia Goldin, ora sappiamo molto di più sui fattori sottostanti e sulle barriere che potrebbero essere affrontate in futuro».
La ricerca sull’occupazione femminile. Il premio Nobel a Claudia Goldin è giustificato dalla sua preziosa ricerca sul gender gap, in cui l’economista analizza con un approccio pluridisciplinare l’evoluzione della partecipazione femminile al mercato del lavoro, considerando l’impatto positivo che su di essa hanno avuto alcuni fondamentali cambiamenti; tra questi rientrano il passaggio a un’economia dei servizi, l’introduzione della pillola contraccettiva e l’aumento dell’istruzione superiore.
La ricerca, pubblicata sul National Bureau of Economic Research del Massachusetts, si basa su dati storici, di oltre due secoli, raccolti negli Stati Uniti. Questi dati evidenziano l’evoluzione del lavoro femminile passando dal modello agricolo a quello industriale (in cui l’occupazione delle donne sposate ha raggiunto il livello più basso) fino al modello terziario (che ha registrato un deciso incremento occupazionale femminile).
Il male breadwinner. Claudia Goldin ha ricondotto le ragioni di questa evoluzione al male breadwinner (letteralmente: “il maschio che guadagna il pane per la famiglia”) proprio della società industriale, vale a dire al modello familiare in cui erano quasi esclusivamente gli uomini a conseguire un reddito mentre le donne erano per lo più confinate al lavoro domestico e alla cura dei figli. A determinare l’aumento dell’occupazione femminile sono stati, secondo l’economista, la possibilità di accedere all’uso della pillola contraccettiva, grazie a cui le donne hanno potuto pianificare la propria vita, a livello sia lavorativo sia personale, e l’incremento costante del livello di istruzione. Mentre all’inizio del XX secolo le donne erano occupate in mansioni poco qualificate, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento hanno iniziato a lavorare in professioni più elevate, proprio grazie ai più alti livelli di istruzione raggiunti.
Le differenze retributive. Oltre ai dati sull’occupazione, a misurare la parità di genere nel mondo del lavoro è il parametro delle differenze di retribuzione, purtroppo ancora attuale. Secondo Claudia Goldin il gender gap salariale è dipeso in passato da ragioni socioculturali, considerando che il lavoro femminile era una sorta di “camera di attesa” prima del matrimonio, senza prospettive di evoluzione personale alternative alla famiglia.
Ai giorni nostri nei Paesi che aderiscono all’OCSE (Organizzazione per la coesione e lo sviluppo economico) il differenziale salariale tra uomini e donne corrisponde al 13%, quindi è molto elevato, soprattutto considerando che i confronti vengono fatti anche a parità di condizioni generali, quali età e livello di istruzione.
Sul gap salariale incide in buona parte la genitorialità, in quanto a essere coinvolte nella cura dei figli sono prevalentemente le donne, che per questa ragione decidono spesso di lavorare part time o che, comunque, si trovano ad avere una carriera lavorativa intermittente; la natura della maggior parte delle professioni attuali è infatti tale da richiedere una presenza continuativa sul lavoro.
Di conseguenza l’analisi di Claudia Goldin porta all’auspicio che si operi a favore della flessibilità, per quanto riguarda sia i luoghi, sia i ruoli, sia gli orari lavorativi. In un’intervista al quotidiano “La Repubblica” del 13 luglio 2022 l’economista aveva dichiarato in proposito: «Uno dei grandi equalizzatori della vita è che tutti abbiamo 24 ore al giorno. Non importa se sei miliardario o povero. Se hai figli piccoli o responsabilità familiari, qualcuno deve essere di guardia a casa, anche se ha un lavoro a tempo pieno. La persona “reperibile” assumerà una posizione più flessibile e meno impegnativa e, di conseguenza, meno paga. Le donne sono generalmente di guardia a casa. Questa è l’iniquità di coppia, ed è l’essenza dell’ostacolo al raggiungimento di famiglia e carriera».
Il superamento dei preconcetti di genere. Esiste poi una sottile e a volte inconscia discriminazione di genere nelle assunzioni di personale, che spesso porta a privilegiare gli uomini rispetto alle donne. Per esempio, in un articolo del 2020 l’economista statunitense analizzò le modalità di assunzione di musicisti nelle orchestre sinfoniche americane, in cui a partire dagli anni Settanta del secolo scorso le audizioni si fanno al buio, nel senso che di fronte alla giuria i candidati suonano dietro un paravento. Ciò ha portato a un aumento delle assunzioni femminili e alla conseguente considerazione che, nei tempi precedenti, esisteva un aspetto discriminatorio.
A change in the audition procedures of symphony orchestras - adoption of “blind” auditions with a “screen” to conceal the candidate’s identity from the jury - provides a test for sex-biased hiring. Using data from actual auditions, in an individual fixed-effects framework, we find that the screen increases the probability a woman will be advanced and hired. Although some of our estimates have large standard errors and there is one persistent effect in the opposite direction, the weight of the evidence suggests that the blind audition procedure fostered impartiality in hiring and increased the proportion women in symphony orchestras.
Claudia Goldin and Cecilia Rouse, “Orchestrating Impartiality: The Impact of “Blind” Auditions on Female Musicians”, American Economic Review, 2000.
Soluzioni possibili. Tra le soluzioni proposte dalla Goldin per ridurre il gender gap sul lavoro rientrano la genitorialità condivisa e quindi l’ampliamento del congedo parentale maschile, il potenziamento dei servizi per l’infanzia e degli interventi di welfare state a favore delle famiglie, il ripensamento della struttura del mercato del lavoro a favore della parità di genere. Sono suggerimenti di grande importanza, soprattutto per un Paese come il nostro, dove il gender gap lavorativo è ancora molto elevato; basti pensare al fatto che, in base ai dati del Global Gender Gap Report 2023, l’Italia è risultata al 104° posto su 146 Stati per quanto riguarda la partecipazione economica femminile.
Grazie. Dobbiamo ringraziare profondamente Claudia Goldin, non solo per l’analisi sulle differenze di genere sul lavoro e le soluzioni proposte, ma anche perché ci consente di comprendere il legame virtuoso tra l’economia e la storia: ha infatti studiato un tema di grande attualità scavando nelle sue radici grazie al meticoloso lavoro di ricerca sugli archivi relativi all’occupazione femminile. L’analisi congiunta di economia e storia nella prospettiva di genere ci consente di comprendere l’apporto della componente femminile nella storia economica.
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