Brevi spunti operativi per un percorso di riflessione linguistica

Un aiuto concreto per la lezione di grammatica

Fare riflessione linguistica è un termine che rimanda, come abbiamo già avuto modo di accennare nel precedente contributo, a una grammatica “ricca”, esplorativa, che parte dagli usi del linguaggio per arrivare alla comprensione profonda delle strutture linguistiche e delle regole grammaticali. Ecco a titolo esemplificativo alcuni semplici spunti di lavoro.

Si ringraziano Margherita Bellandi e Giuseppe Faso per i preziosi spunti tratti dalla loro lunga esperienza e che hanno voluto condividere con noi.

1) Prendiamo ad esempio alcune classiche regole ed esploriamole con i nostri alunni, per scoprire che la regola ha senso solo dopo che… l’abbiamo decostruita (e abbiamo capito il perché delle eccezioni)!

SENZA IL VERBO NON SI PUÒ FARE UNA FRASE

E andiamo a considerare alcune tipiche frasi della quotidianità:
es. Ahi! Che male!
es. Quante domande...
es. Pronto? Il centro antiveleni, per favore.
es. Forza Inter!
es. Pronti, ...partenza... via!
es. Tutti seduti!

L’AGGETTIVO È UNA PARTE VARIABILE DEL DISCORSO, CHE CONCORDA IN GENERE E NUMERO CON IL NOME CUI SI RIFERISCE.

es. La casa rossa.
es. Il bambino italiano.
es. Le valigie grandi.
es. I monti innevati.
es. Il cielo blu.
es. I mari blu.
es. Il giubbotto antivento.
es. Le giacche antivento.


2)
Consideriamo le seguenti parole che possono formare una frase. Proponiamo ai nostri alunni di comporre il maggior numero di frasi corrette utilizzando alternativamente l’articolo LA o l’articolo UNA.

LA / UNA ALLORA RAGAZZA ENTRÒ

Di solito si evidenziano le seguenti possibilità:
a) allora la ragazza entrò
b) allora entrò una ragazza
c) allora una ragazza entrò
d) allora entrò la ragazza
e) entrò allora la ragazza
f) entrò allora una ragazza
g) la ragazza allora entrò
h) una ragazza allora entrò
i) la ragazza entrò allora

Leggiamo insieme le frasi emerse e riflettiamo sulle sfumature di significato che ciascuna evidenzia.

Riflettiamo infine come docenti:

Su che cosa abbiamo lavorato attraverso l'attività?
Quali aspetti della grammatica abbiamo esplorato?
Quanti aspetti linguistici non strettamente grammaticali abbiamo coinvolto nel ragionamento?
A scuola, quale coinvolgimento crea un’attività come questa?

Alla prima domanda possiamo rispondere certamente che abbiamo lavorato sulle differenze tra articoli determinativi e indeterminativi:
Un / una / uno ha a che fare con una novità, e quindi risponde a un'attesa:
es. C'era una volta un re.
Il / lo / la... invece introduce un elemento che è già stato presentato, un elemento noto o universale.

Siamo arrivati a una regola fondamentale sulla scelta dell'articolo:

  • l'articolo determinativo introduce ciò che è noto;
  • l'articolo indeterminativo invece introduce ciò che non è noto.

Ma l'analisi delle frasi che abbiamo affrontato ci dice molto di più sull'uso della lingua:

  • quando si sposta verso destra “entrò”, si ottiene un effetto di drammaticità, di marcatura
  • ci concentriamo sulla novità della persona quando “una” è messo sulla destra
  • le frasi son l'ordine canonico “soggetto – predicato-complemento” nella realtà dell'uso linguistico corrispondono alle frasi più piatte, meno significative.


3)
Partiamo dall’esplorazione della celebre filastrocca:
C’ERA UNA VOLTA UN RE, SEDUTO SUL SOFÀ, CHE DISSE ALLA SUA SERVA, RACCONTAMI UNA STORIA. LA STORIA INCOMINCIÒ. C’ERA UNA VOLTA UN RE…

Focalizziamo l’attenzione degli alunni sull’uso degli articoli in connessione con i significati:
Come mai si dice “un re” e poi “la sua sposa”?
Come mai si dice “una storia”, ma prima “sul sofà”?

Ecco le risposte di Alice, 9 anni, a testimonianza del fatto che “I bambini pensano grande”, per citare il meraviglioso testo di Franco Lorenzoni:

Ins: “Perché c'è scritto la sua sposa, e non una?
Alice: “Perché altrimenti il re sarebbe poligamo.
Ins: “Ma allora una cosa sarebbe, se dicessimo una sposa?
Alice: “Un numero, credo.

Per concludere. Ci sono regole profonde, possedute già da bambini, che a volte necessitano solo di essere rese consapevoli. In altri casi, esse possono contrastare con l'insegnamento scolastico di regole grammaticali. Chiediamoci con i bambini perché (mobilitando aspetti di sociolinguistica, aspetti di pragmatica...).
Riconoscere la funzionalità e l'efficacia delle regole e delle categorizzazioni permette ai bambini di acquisire consapevolezza sul perché a volte queste regole vengano infrante, generando in loro un sapere “complesso” relativo alla lingua d'uso.
In quest’ottica la riflessione sulla lingua aiuta gli studenti ad acquisire quella mentalità problematizzante che sta alla base della costruzione di competenze.

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Referenze iconografiche:  auralaura/Shutterstock

Laura Papetti

ha lavorato per anni come progettista editoriale nel settore scolastico. Da alcuni anni è docente di scuola primaria nella provincia di Monza e della Brianza e collabora con Sanoma Italia in qualità di autrice e consulente editoriale.