Una booklist... da paura!

Dai greci in poi, la cura poetica della paura è omeopatica: si prova a guarire del proprio terrore diventando spettatori di quello altrui. In questa booklist la paura si somministra in dosi graduate, secondo l’età e i gusti dei lettori, e in qualità diverse, attraverso proposte di grandi classici e di avvincenti storie contemporanee.

La paura è forse la più misteriosa e multiforme tra le emozioni umane. Nella sua apparenza più leggibile, è la spontanea reazione di difesa a una situazione di pericolo reale, ma spesso è originata da una emergenza immaginaria, o sollecitata da un ricordo. Secondo Freud, diventa angoscia quando si manifesta come attesa di un pericolo, che può anche restare per sempre sconosciuto; è invece spavento se il pericolo compare all’improvviso e si accompagna alla sorpresa. Ci sono paure tipiche dei bambini e degli adolescenti – come la paura del buio, delle malattie, dell’abbandono, della scuola, di essere brutti e non all’altezza – e paure che per tutta la vita sono pronte a filtrare tra le crepe della nostra razionalità: l’inettitudine, l’ignoto, il decadimento fisico, e lo spavento supremo della morte.

Scuola Secondaria di primo grado

Leander Deeny, Gli incubi di Hazel, Newton Compton, Milano 2010, 205 pp. 
Hazel, una vivace bambina di otto anni, è affidata temporaneamente dai suoi genitori alle cure dell’arcigna zia Eugenia, che vive in una cupa dimora della campagna inglese insieme al suo malinconico figlio Isambard. Dopo la prima triste giornata nel decadente maniero, comincia per la protagonista una serie di avventure inquietanti. Isambard, infatti, presenta ad Hazel la sua collezione di strani cuccioli: un cane con la testa di legno, un gruppo di paperelle che fumano sigarette nello stagno, due maiali senza zampe... Ma è soltanto l’inizio. Lady Eugenia, infatti, si comporta con tutti in modo dispotico e crudele, e nemmeno Hazel può sottrarsi alle sue angherie. Una notte la bambina decide di avventurarsi nel giardino e, nascosti tra i cespugli, scopre degli strani mostri: il pitonspino (un pitone con la testa di porcospino), il gorillopardo (un gorilla con il corpo da ghepardo) e la ranostrica (un'ostrica con le zampe da rana). Superato l’iniziale sconcerto, Hazel capisce che dietro queste creature terrificanti c'è il suo strano cuginetto, intenzionato a far morire di paura la zia durante il sonno. A questo punto, in un’avventura che sembra fatta tutta di cattivi, non sarà facile per Hazel scegliere da che parte stare… Una storia che mescola il gotico, il grottesco, l’umorismo, per lettori di prima media.

K. L. Going, I ragni mi fanno paura, Piemme, Milano 2007, 217 pp.
Siamo in Georgia, nell’estate del 1976. È davvero lunga la lista delle cose di cui Gabriel ha paura: non solo i ragni e i fantasmi, ma anche le strade trafficate, iniziare la prima media e persino cadere nel gabinetto. Fino a quando la sua amica Frita, figlia di un predicatore nero, lo convince ad approfittare delle vacanze estive per sconfiggere insieme le loro ansie, anche se questo significa per lei combattere contro ciò che teme di più. Non si tratta di insetti schifosi: il suo problema è molto più grave, viene dal passato e ha a che fare con il colore della pelle. Sembra che il timido Gabriel possa fare ben poco per difendere Frita dalla violenza razzista che ancora circola nel paese, invece ben presto troverà in sé stesso delle risorse inaspettate. Vincitore del Premio Andersen nel 2008 (per i libri destinati alla fascia 9 – 12 anni), questo romanzo è la storia emozionante di un ragazzino sensibile e ingenuo, che con coraggio supera i suoi limiti e le sue paure in nome del senso di giustizia e dell’amicizia.

Barbara Garlaschelli, Quando la paura chiama, Edizioni EL, Trieste 1997, 63 pp.
Gaia è una ragazza di diciassette anni, vivace e di bell’aspetto; la sua è una famiglia serena, ha un fidanzato, delle amiche, un gatto, una quotidianità che procede senza troppe complicazioni. Un pomeriggio, però, la sua situazione comincia a cambiare: la giovane riceve la telefonata di uno sconosciuto che le rivolge frasi gentili. Da principio lei non dà peso a questa voce, ma le telefonate diventano insistenti: l'anonimo telefonico non è mai volgare, però sembra conoscere fin troppe cose di Gaia e riesce a comprendere la sua personalità e le sue emozioni meglio di chi la conosce da sempre. La ragazza è spaventata e insieme affascinata: quest’ uomo (perché si intuisce che è un adulto) ha il potere di far emergere le parti più oscure e inquietanti della sua anima. Una lettura rapida e avvincente, per ragazzi di seconda e terza: la vera paura è senza volto e ci parla con la nostra stessa lingua.

David Almond, Argilla, Salani, Firenze 2010, 217 pp.
Felling è una cittadina di provincia dove non succede niente di straordinario fino all’arrivo di un ragazzo: Stephen Rose. Ha una pelle lucida, uno sguardo ossessivo, ipnotico, e un odore nauseante. Non ha genitori né amici. Sul suo conto girano molte voci e pettegolezzi, ma una cosa è certa: dimostra un grande talento nel modellare la creta, tanto che le strane creature plasmate dalle sue mani sembrano contenere qualcosa di vivo e di magico. I due chierichetti Davie e Geordie dovrebbero stargli alla larga? Forse. Ma forse Stephen potrebbe essere un alleato nell'aspra lotta contro quel prepotente di Mouldy e la sua banda. Davie, la voce narrante, all’inizio è affascinato dal nuovo amico, che lo conquista con le sue creazioni artistiche e i discorsi persuasivi, ma a poco a poco comincia a esserne spaventato: moderno Frankenstein, Stephen ha qualcosa di demoniaco, sembra godere del male altrui, mente, tenta, inganna. A questo punto, Davie è costretto a chiedersi chi sia il vero mostro: il nemico Mouldy? il golem di argilla creato con Stephen? Ma forse la verità è che il Male è in agguato dentro ciascuno di noi. Non solo per ragazzi, Argilla è una storia in cui la paura prende letteralmente forma.

Edgar Allan Poe, Il gatto nero e altri racconti, Einaudi Ragazzi, Torino 2004, 168 pp. 
I racconti più famosi del maestro della letteratura del mistero e dell’horror: l’edizione per ragazzi di un classico che, offrendo ai lettori una declinazione smagliante di questo genere letterario, li conduce per mano a guardare l’abisso da cui tutti siamo vertiginosamente attratti. Con Poe la paura abbandona i vecchi castelli, i cimiteri e le chiese sconsacrate della narrativa gotica, per insinuarsi nella vita quotidiana e nell’universo domestico di individui apparentemente “normali”: in storie formidabili quali Il gatto nero, Il pozzo e il pendolo, Il ritratto ovale, La maschera della Morte Rossa si mescolano e si scontrano la fiducia nella ragione, come mezzo per spiegare il mondo, e l’abbandono alle profondità insondabili dell’anima e alla sua irrimediabile oscurità. Una lettura che vale la pena continuare a proporre a tutte le classi della scuola secondaria, se si vuole trattare il tema della “paura” a partire dall’angoscia originaria e atemporale dell’essere umano.

Scuola Secondaria di secondo grado - Primo biennio

Guy De Maupassant, Racconti fantastici, Oscar Mondadori, Milano 1997, 244 pp.
«Non ho paura d'un pericolo: se un uomo entrasse qui dentro lo ucciderei senza fremere. Non ho paura dei fantasmi; non credo al sovrannaturale. Non ho paura dei morti; credo all'annientamento definitivo di tutti gli esseri che trapassano. Allora?... già. Ebbene ho paura di me stesso, paura della paura; paura degli spasmi del mio spirito che si smarrisce, paura di questa orribile sensazione del terrore incomprensibile. [...] Ho paura dei muri, dei mobili, degli oggetti familiari che si animano, per me, d'una vita animale. Ho paura soprattutto dell'orribile turbamento della mia mente, della ragione che mi sfugge, confusa, dispersa da una misteriosa e invisibile angoscia.» (da Lui?) Nei suoi racconti fantastici Maupassant applica la tecnica analitica della narrazione naturalistica ai temi dell'invisibile, del doppio, delle realtà ulteriori che i nostri sensi non possono afferrare, perfino della vita sugli altri pianeti. Tutti argomenti che, quando non raccontano esplicitamente la paura, la costeggiano molto da vicino. Per lo scrittore, infatti, il fantastico non consiste nella violenta irruzione di fenomeni straordinari in una realtà solida e uniforme: piuttosto, la narrazione, con questi temi, si insinua implacabile nelle smagliature della razionalità e mette a nudo i turbamenti che erodono il cuore umano dall’interno, esponendolo alla fragilità della sua primitiva condizione di terrore.

Henry James, Giro di vite, SE, Milano 2013, 141 pp.
Una giovane istitutrice di umili origini accetta l’incarico di occuparsi di due bambini, Miles e Flora, orfani dei genitori e ospitati in una villa di campagna dal loro zio, un affascinante gentiluomo, che non si interessa a quanto accade nella sua proprietà – affidata ai domestici – né ai suoi nipoti. Questi ultimi conquistano subito la ragazza con la loro bontà e i modi beneducati: curiosi, allegri, gentili, sempre solidali tra loro, sembrano l’incarnazione dell’innocenza. Sono fin troppo perfetti. Presto, d’altra parte, l’istitutrice si rende conto che strani fenomeni accadono in casa: fantasmi, apparizioni, figure spettrali che comunicano segretamente con i piccoli e sembrano soggiogarli in modo misterioso. In un’atmosfera angosciante di ambigua sospensione a attesa dell’ignoto, la ragazza si propone come missione quella di salvare i suoi allievi dal Male che si è insinuato nelle loro vite e lo affronta con ostinazione, innescando una specie di sfida contro gli spettri. A un certo punto, però, sembra che sia lei stessa a imporre le sue personali ossessioni a Miles e Flora… Giro di vite è un romanzo breve perfetto, che affronta il tema del Male come fascinazione irradiante da un intimo grumo di tenebra, e ancora più persuasiva se emana da una figura senza corpo come un fantasma: l’anima seducente della paura.

Jack London, La peste scarlatta, Adelphi, Milano 2000, 94 pp.
Nell'anno 2013, in un mondo dominato dal Consiglio dei Magnati dell'Industria, un'epidemia in breve tempo cancella l'intera razza umana. Sessant’anni dopo, nello scenario post-apocalittico di una California ripiombata nell'età della pietra, un vecchio, tra i pochissimi superstiti, di fronte a un pugno di ragazzi selvaggi – i nipoti degli altri scampati – riuniti intorno a un fuoco dopo la caccia quotidiana, racconta come la civiltà sia andata in fumo allorché l'umanità, con il pretesto del morbo inarrestabile, si è affrettata a riportarsi con perversa frenesia a stadi inimmaginabili di ferocia e barbarie. La peste scarlatta è un testo visionario di Jack London, che anticipa i temi contemporanei della cosiddetta fantascienza distopica e ci mette di fronte alla paura più dolorosa di tutte: che l’inferno siano i nostri simili.

Niccolò Ammaniti, Anna, Einaudi, Torino 2015, 284 pp.
Anna ha tredici anni e non ha ancora passato quella linea che segna la fine dell’infanzia e l’inizio dell’adolescenza e dei suoi turbamenti. Ma il problema, in una Sicilia diventata un’immensa rovina, è crescere, perché tutti i grandi muoiono, anzi sono già morti, per aver preso la Rossa, un virus letale che sembra risparmiare solo i bambini. Fra campi pieni di immondizia, cadaveri e macerie, Anna deve salvare Astor, il fratellino che è stato rapito dai “bambini blu”, insegnargli a leggere, come le ha chiesto la mamma prima di morire, e poi provare a scappare dall’isola, perché circola la voce che nel continente ci sia una cura. Di nuovo insieme, Anna e Astor lasciano la loro casa di campagna a Torre Normanna e attraversano la Sicilia a piedi, facendo tappa a Palermo e a Cefalù con l’obiettivo di raggiungere Messina e attraversare lo Stretto. Durante il viaggio, l’unico imperativo è sopravvivere: la regione è percorsa da orde di ragazzini che governano bambini più piccoli, cani randagi e mandrie di mucche. Si mangia quello che si trova nelle case vuote e sugli scaffali dei negozi risparmiati dalle razzie: la legge è quella del più forte. Anna e Astor sono accompagnati da Coccolone, un cane invincibile, e hanno un “quaderno di istruzioni” scritto dalla loro mamma, come ultimo dono d’amore. Il loro viaggio è una battaglia durissima contro il destino: la sfida è vincere la malattia, il dolore dei ricordi e la puntura della solitudine. Anna si innamora, soffre, ha paura di diventare grande e di morire come tutti gli altri. Ma il desiderio e la speranza sono più forti di qualsiasi paura.

Referenze iconografiche:  Ivan Roth/Shutterstock

Orietta Pozzoli

È laureata in Lettere classiche e, dopo aver insegnato nella Scuola secondaria di primo grado, ora è docente di Lettere e Latino in un Liceo di Seregno. Per Sanoma è autrice delle antologie Forse un mattino per la Scuola secondaria di secondo grado; Nel cuore dei libri, Parole per crescere per la Scuola secondaria di primo grado e del volume Autori e percorsi nel Novecento (in L’avventura più grande); ha inoltre raccontato i mostri del mito greco nel volume per ragazzi Corpi speciali. Ha curato la raccolta di Drammi satireschi di Eschilo, Sofocle, Euripide (Rizzoli, 2004). Ha pubblicato romanzi e poesie con l’editore La Vita Felice.