Booklist - Il buio dell'anima: il tema dell'odio
Secondo il filosofo Empedocle di Agrigento, l'Odio è una forza di natura divina che muove le quattro "radici" di ciò che esiste. La sua azione si avvicenda a quella dell'Amore nell'universo, determinando la fasi del ciclo cosmico: quando l'Amore domina completamente, non ci sono né il sole né la terra né il mare, non c'è nient'altro che un tutto uniforme, una divinità che gode della sua solitudine. Ma la separazione determinata dall'Odio non è distruttiva, anzi dà forma alle cose quali sono nel nostro mondo: quest'ultimo è il prodotto dell'azione combinata di due forze opposte.
Fin dalle origini, dunque, il pensiero umano comprende che il sentimento dell'odio, oscuro e corrosivo sia per chi lo concepisce sia per chi ne è vittima, ha in potenza una grande riserva creativa, e in questi termini il suo contrario non è l'amore, bensì l'indifferenza. Secondo Erich Fromm gli uomini sono più propensi all'odio che all'amore: odiano per disposizione del carattere all'ostilità verso gli altri esseri umani, oppure odiano per costrizione, e spesso per reazione a una ferita. L'odio pubblico del nemico, d'altra parte, è stato spesso il cemento delle relazioni all'interno di un popolo, o di un gruppo di qualsiasi natura, con conseguenze scellerate.
Oggi i nuovi media permettono all'odio di esprimersi con strumenti molto più pervasivi che in passato: l'odio investe non solo i temi della politica, della religione, della sessualità e del razzismo, ma spesso colpisce le proprie vittime in modo imprevedibile e insensato, mescolandosi all'invidia, alla gelosia, alla paura dell'altro. In questi casi, è un veleno che contamina. Non solo. Chi odia finisce per smarrire sé stesso e persino la ragione del proprio odiare. Empedocle, probabilmente, parlerebbe di dominio del Caos.
Nella Bibbia la storia della società umana incomincia con Caino e Abele. E dall'Iliade omerica in avanti la letteratura racconta l'odio, così come l'amore, in tutte le sue declinazioni. Ecco qualche idea per entrare con i nostri studenti nel buio dell'anima.
Scuola secondaria di primo grado
Enrico Badellino, Francesco Benincasa, Bulli di carta. La scuola della cattiveria in cento anni di storia, SEI 2010
Non un romanzo, ma un saggio per ragazzi a partire dagli 11 anni, utile specialmente per attività di "classe capovolta" e apprendimento cooperativo. Per parlare di odio e cattiveria, dalla cronaca contemporanea alla letteratura. Dai "cattivi" di Dickens a William Golding, Roald Dahl e Stephen King, dal malvagio Franti di De Amicis ai "ragazzi di vita" di Pasolini, una galleria di personaggi letterari e cinematografici avvicina i lettori, in modo serio e divertente insieme, al fenomeno del bullismo nei suoi diversi significati, nella sua evoluzione storica e sociale, nella sua trascrizione artistica. L'odio nella sua manifestazione più vicina ai preadolescenti.
Bram Stoker, Dracula, Rizzoli Ragazzi 2007
Una edizione per ragazzi del più celebre romanzo gotico di tutti i tempi: una storia avvincente dove si mescolano l'odio e la morte, il sangue e l'amore. In un tetro castello tra le nebbie della Transilvania, il giovane avvocato inglese Jonathan Harker è ospite del misterioso conte Dracula, con cui tratta degli affari legati alla compravendita di case. Sedotto dai modi affascinanti e sottilmente minacciosi del conte, Jonathan non ne comprende la vera natura, finché un giorno si ritrova prigioniero tra quelle mura e teme di non rivedere più l'adorata Mina, che lo aspetta a Londra. Intanto, una nave senza equipaggio sbarca sul continente, trasportando una diabolica presenza avida di sangue… Accompagnato da una ininterrotta fortuna, Dracula ci fa capire perché si dice che il vampiro sia invisibile allo specchio: "Egli c'è", notava Thomas Wolf, "ma noi non lo riconosciamo, dal momento che il nostro stesso viso lo cela". Dai 12 anni.
Robert L. Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, Rizzoli Ragazzi 2012
Storia fra le più inquietanti della letteratura moderna, entrata con forza nel nostro immaginario anche grazie alle numerose versioni cinematografiche, il romanzo riscrive il tema del doppio, dello specchio e del sosia, in un'avvincente trama giallo-poliziesca. Quando il fragile e incerto dottor Jekyll inventa la pozione che lo trasforma nel doppio di sé stesso, un uomo deforme e pronto a ogni crimine di nome Hyde, non immagina le conseguenze cui andrà incontro con il suo audace esperimento: si illude di poter provocare a suo piacere la dissoluzione del "mostro", mentre Hyde afferma il proprio diritto all'esistenza e alla soddisfazione di ogni suo crudele desiderio. Sullo sfondo di una Londra spettrale, Stevenson disegna una metafora della duplicità dell'anima umana, che è alle radici dell'odio e dell'amore. Dai 13 anni.
Patrick Süskind, Il profumo, Longanesi 2010
Un longseller (è stato pubblicato nel 1985) che ha per protagonista un personaggio formidabile. Jean-Baptiste Grenouille, nato il 17 luglio 1783 nel luogo più puzzolente di Francia, il Cimetière des Innocents di Parigi, è rifiutato dalla madre e dalle balie perché non ha l'odore che dovrebbero avere i neonati, anzi perché "non ha nessun odore". Respinto anche dagli istituti religiosi, riesce a sopravvivere malgrado tutto. E, crescendo, scopre di possedere un dono inestimabile: una prodigiosa capacità di percepire e distinguere gli odori. Forte di questa sua unica qualità, Grenouille decide di diventare il più abile profumiere del mondo, attraverso un paziente apprendistato che lo porta ben presto a essere una specie di stregone dei profumi, passando dalla popolosa e torbida Parigi a Grasse, città dei profumieri in Provenza. L'ambizione di Grenouille non è quella di arricchirsi, né ha sete di gloria. Persegue, invece, un folle sogno di risarcimento personale: dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l'amore in chiunque lo fiuti. Pur di ottenerlo non si fermerà davanti a nulla. L'odio che nasce dal vuoto dell'abbandono. Dai 13 anni.
Scuola secondaria di secondo grado
Fëdor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo, Garzanti 2014
Il "sottosuolo" del titolo è la vita psichica, nella sua dimensione libera e irrazionale, spesso in urto con le leggi del mondo. È la disarmonia tra il caos dell'intimità e l'ordine della facciata: un contrasto che alimenta, in chi più profondamente lo avverta, un costante senso di irrequietezza e di risentimento. "Sto male" dice di sé il protagonista "e sono un uomo cattivo. Un uomo odioso. Penso di avere il fegato malato. A dire il vero, capisco poco il mio male, esattamente non so di cosa soffro." Scritto in forma di monologo-confessione, il romanzo è un viaggio impietoso nella coscienza umana: il protagonista è un uomo solo, ripiegato su sé stesso, prigioniero del suo labirinto e quindi tendente all'astio, alla rabbia nei confronti di chiunque tenti una strada pacifica dell'esistenza. Ipocondriaco, il narratore non sopporta i colleghi dell'ufficio pubblico in cui lavora; vive fantasticando vendette e rivoluzioni che non riuscirà mai a realizzare. Nella seconda parte del monologo, racconta le azioni disumane che hanno contraddistinto nel passato il suo comportamento, spingendolo ancora più a fondo nella sua dolorosa ossessione, nel sottosuolo dell'esistenza: una tragica battaglia contro la mediocrità del mondo lo porta a rintanarsi nella sua tana come un animale ferito. E l'odio diventa impulso al disprezzo di sé e all'autodistruzione.
José Saramago, Cecità, Feltrinelli 2013
Un automobilista fermo al semaforo si accorge all'improvviso di essere cieco, di una cecità particolare e di cui non sa dare spiegazione: l'uomo vede tutto bianco. Andando dal medico, accompagnato da sua moglie, incontra altri pazienti afflitti dallo stesso male. Un mare di latte impedisce loro la vista. Il medico è impotente di fronte all'epidemia e viene lui stesso contagiato di lì a poche ore. Non c'è cura e in breve tempo tutta la città risulta infettata. I malati sono messi in quarantena in un manicomio, isolati, controllati, finché non rimane più nessuno a vedere, tranne la moglie del medico, che però si finge cieca per poter essere internata insieme al marito. Nella comunità dei ciechi a poco a poco sparisce ogni legame di affetto e di sangue, a favore della legge del più forte e dell'istinto primordiale alla sopravvivenza. Minacciare, uccidere, aggredire, affamare e stuprare diventano crimini ordinari, perché, dice uno dei protagonisti "è di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria". La città dell'epidemia è senza nome, come senza nome e senza volto sono i personaggi; nemmeno il tempo della vicenda è precisato: la "cecità" è una malattia della coscienza, l'incapacità di pensare il bene, il desiderio di autoaffermazione che ci spinge all'odio dell'altro. A non vederlo, appunto, anche quando vediamo.
James G. Ballard, Un gioco da bambini, Feltrinelli 2007
Nel 1988, in un’esclusiva residenza del villaggio di Pangbourne, a pochi chilometri da Londra, trentadue adulti sono stati brutalmente uccisi in pochi minuti e gli assassini non hanno lasciato tracce, nonostante i dispositivi di sicurezza che dovrebbero proteggere tutte le abitazioni. Ed è sconcertante che i tredici figli adolescenti delle vittime siano nel frattempo scomparsi. Per risolvere il caso, la polizia chiede l'aiuto di uno psichiatra, il dottor Richard Greville: la storia è raccontata attraverso il suo diario, che a poco a poco svela le crepe del finto paradiso dove è germinato il massacro. Se l'odio nasce da una ferita e da una privazione, in questo romanzo breve e avvincente si suggerisce che persino un eccesso di "felicità" può essere pericoloso, quando in un contesto asettico di abbondanza, in una società così superficialmente sana da aver abolito ogni divieto e ogni conflitto, l'unica via di scampo è la follia.
Antonio Scurati, Il sopravvissuto, Bompiani 2005
Una storia liberamente ispirata al massacro della Columbine High School del 1999 (due studenti si introdussero armati in una scuola del Colorado, uccisero tredici persone, poi si suicidarono). Nel romanzo, il maturando Vitaliano Caccia si presenta il giorno degli esami orali in ritardo davanti alla commissione. I professori in realtà hanno già intenzione di bocciarlo, indipendentemente dall’esito del colloquio. Ma il ventenne estrae una pistola e fa fuoco sui commissari, uccidendoli tutti a eccezione del professor Andrea Marescalchi, insegnante di filosofia, il narratore dell'intera vicenda. Dopo la strage, Vitaliano riesce a fuggire e a far perdere la tracce di sé. Unico sopravvissuto, Marescalchi viene interrogato da commissari, magistrati, psicologi; attorno al caso si accende il dibattito mediatico, mentre il professore vuole scoprire da sé le ragioni del folle gesto e indaga nel proprio diario d'insegnamento, arrivando a temere che in qualche modo possa essere stato egli stesso l'ispiratore dell'atto criminale. Ma una cartolina dal Messico, che trova nella posta proprio il giorno in cui aveva deciso di farla finita, gli mette davanti agli occhi la nuda verità di un odio volgare e senza ragione.
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