Un’esperienza di dirigenza scolastica

Tra innovazione, comunità educante e sfida del cambiamento

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Riportiamo qui il contributo della professoressa Stefania Menin, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo Lodi Terzo, che dall’anno scolastico 2023-2024 ha aderito al Modello Organizzativo Finlandese con tutte le classi dei suoi otto plessi (Scuola dell’infanzia, Scuola primaria e Scuola secondaria di primo grado).

Quando ho assunto l’incarico di Dirigente scolastico sapevo che mi attendeva una sfida vera e tanto lavoro. Ho trovato una scuola ricca di umanità, ma disomogenea: un territorio segnato da fragilità sociali, un corpo docente motivato ma provato da continui cambiamenti normativi, famiglie spesso disorientate, studenti pieni di energia ma talvolta privi di punti di riferimento, desiderosi di attenzione e fiducia.

La prima cosa da fare non era “intervenire”, ma ascoltare questo Istituto Comprensivo situato in un territorio complesso, dove alla ricchezza culturale si accompagnano disuguaglianze sociali, carenze strutturali e una diffusa fragilità educativa. Un contesto che, proprio per la sua natura sfaccettata, si è rivelato fertile per progettare una scuola capace di accogliere, valorizzare e trasformare.

È da lì che è iniziato il nostro viaggio, da un dialogo. Ho capito che c’erano competenze nascoste da valorizzare, idee rimaste nel cassetto per troppo tempo, e una sete diffusa di sentirsi parte di qualcosa che funzionasse davvero. Credo fermamente che ogni progetto educativo, per essere realmente efficace, debba nascere dal riconoscimento della realtà specifica in cui si colloca. È da questo quadro iniziale che ha preso forma il mio impegno per la costruzione di una scuola centrata sul benessere relazionale, sull’innovazione metodologica e sulla corresponsabilità educativa.

Progetti e azioni strategiche

In alcuni plessi del comprensivo era già presente una tradizione didattico educativa fatta di metodologie attive, didattica inclusiva, valutazione formativa e gestione del gruppo classe. Il problema era la condivisione a livello di istituto delle buone pratiche esistenti: creare una squadra coesa e verticale che comprendesse tutti gli otto plessi dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado, ispirandosi a Don Milani, e al suo motto “nulla è più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali”: l’obiettivo è la personalizzazione nella cura degli studenti e l’ottimizzazione della creatività dei docenti affinché le energie di ciascuno siano messe al servizio di tutti.

Tra i primi passi, vi è stata la costruzione di un piano di formazione interna, ripetuto negli anni per i nuovi arrivati, spesso accompagnati anche in tutoring individuale da colleghi esperti, incentrato su didattica attiva, valutazione formativa, inclusione e gestione delle classi complesse.

L’incontro con il Modello Organizzativo Finlandese

L’incontro con il Modello Organizzativo Finlandese, molto affine allo stile didattico educativo già costruito insieme, è avvenuto con la finalità di allargare ulteriormente gli orizzonti e aprirci ad una rete di scuole che desse ragione della identità in cui ci riconoscevamo: esperienze simili di sharing erano già state sperimentate tramite i partenariati su progetto con gli Erasmus KA2, con scuole europee con ordinamenti e legislazione scolastica anche molto diversi. Colpiti dall’approccio olistico della scuola finlandese, fondato su fiducia, autonomia, responsabilità e benessere, ho ritenuto che i tempi fossero maturi per proporre una riflessione approfondita all'interno del nostro Istituto.

Abbiamo quindi aderito a un percorso formativo specifico della Rete MOF, che ci ha permesso di conoscere nel dettaglio l’organizzazione scolastica finlandese: l’importanza attribuita al tempo scolastico come spazio di crescita personale, la valorizzazione del ruolo del docente come professionista riflessivo, il clima relazionale basato sul rispetto e sulla collaborazione, la compattazione oraria, l’interdisciplinarietà, scuola all’aperto.

Non si è trattato di un’imitazione passiva, ma di un adattamento critico: avevamo già introdotto alla Scuola secondaria orari più distesi finalizzati alla disarticolazione delle classi per livello di competenze (il concetto di classe è desueto, le lezioni per materie/compartimenti stagni non restituiscono il protagonismo degli alunni rispetto al loro proprio apprendimento), spazi dedicati al lavoro per gruppi degli studenti, scambio di alunni tra docenti di corsi e classi differenti, momenti di condivisione tra docenti in orario funzionale, giornate dedicate di plesso in cui tutti i docenti si spogliano dell’abito della propria materia e indossano quello del docente, per esempio, di Educazione civica lavorando collaborativamente sul gruppo di alunni secondo una progettazione condivisa, strumenti di valutazione più formativi e descrittivi. È stato istituita una forma di middle management e leadership condivisa per l’innovazione didattica, che ha accompagnato il processo di cambiamento ascoltando costantemente le esigenze delle classi e degli insegnanti.

Le specificità della nostra realtà

L’istituto si colloca in un territorio caratterizzato da una presenza significativa di famiglie migranti, nuclei monogenitoriali e situazioni di svantaggio socioeconomico, un elevatissimo numero di alunni con disabilità anche plurime e severe, oltre che con DSA e BES talora non certificati. In questo contesto, il rischio era quello di una scuola “ripiegata su sé stessa”, concentrata solo sull’adempimento delle mansioni curricolari e sulla gestione emergenziale delle situazioni critiche.

Abbiamo invece scelto di fare della scuola un presidio culturale e sociale, un luogo in cui i bambini e i ragazzi potessero sentirsi accolti, ascoltati e valorizzati individualmente: personalizzazione e inclusione sono le nostre parole chiave.

L’apertura pomeridiana degli spazi scolastici, grazie ai molteplici progetti in atto

  • sportivi per la preparazione ai campionati studenteschi, mentoring individuale, alfabetizzazione italiano L2, STEM, conversazione lingua inglese, attività connesse con i progetti Erasmus+);
  • l’organizzazione di eventi aperti al territorio (come Energiadi e BrickWeek), artistici (quali mostre di arte con i prodotti degli alunni) e musicali non solo a cura della sezione ad indirizzo musicale (come il corso di Coro in collaborazione con la Cappella musicale della Cattedrale di Lodi);
  • la connessione diretta con la rete dei doposcuola della città (il doposcuola DonMi per la secondaria è partito per soddisfare i bisogni degli alunni e delle famiglie) ha trasformato l’Istituto in un punto di riferimento vivo per la comunità e il territorio.

Soddisfazioni maturate

I segnali di cambiamento non hanno tardato ad arrivare.

Il clima scolastico è progressivamente migliorato: i conflitti sono diminuiti, le relazioni tra docenti e alunni si sono fatte più serene, la partecipazione alle attività extracurricolari è aumentata. I docenti hanno riscoperto il piacere di lavorare in team, condividendo esperienze e confrontandosi in modo costruttivo.

Anche gli studenti hanno mostrato una nuova motivazione: molti di loro hanno iniziato a vivere la scuola non più come un obbligo, ma come uno spazio di scoperta e di espressione. Alcuni casi particolarmente complessi di studenti in difficoltà sono diventati storie di riscatto anche molto importanti (annoveriamo una medaglia d’oro alle Olimpiadi 2024 di Volley femminile) grazie alla rete di sostegno attivata dalla scuola.

Le famiglie che si sono lasciate coinvolgere dalle iniziative della scuola e hanno verificato con mano il benessere dei propri figli – da inizialmente diffidenti o disinteressate – hanno cominciato a partecipare più attivamente alla vita scolastica, riconoscendo nella scuola un’alleata educativa. Le occasioni di incontro – feste, open day, assemblee tematiche, ospitalità Erasmus – si sono moltiplicate, creando un clima di maggiore fiducia reciproca.

Le difficoltà affrontate

Naturalmente, il cammino non è stato privo di ostacoli, anzi, la fisiologia del cambiamento è inevitabile. Alcuni docenti hanno manifestato resistenze, timori legati alla perdita di abitudini consolidate o alla difficoltà di assumere nuove responsabilità.

È stato necessario lavorare molto sulla costruzione del senso condiviso, sull’importanza della formazione continua e sul valore del confronto professionale, e sul lavoro di squadra, che pian piano è stato riconosciuto come facilitante soprattutto dal punto di vista della gestione dello stress individuale.

Anche le carenze strutturali e di organico hanno rappresentato una sfida: spazi insufficienti, strumenti tecnologici che richiedono continuo ricambio e aggiornamento, assenze prolungate non sempre sostituibili. In questi casi, la creatività e lo spirito di adattamento della comunità scolastica si sono rivelati fondamentali per garantire la continuità delle attività.

Anche le famiglie non sempre si sono dimostrate pronte nei confronti dell’innovazione.

Gli esiti positivi e le prospettive

A distanza di tempo, posso dire che i risultati sono arrivati. Posso affermare con convinzione che fare buona scuola è possibile, anche in contesti complessi, purché si scelga di mettere al centro le persone: gli studenti con i loro bisogni e le loro potenzialità, i docenti con la loro professionalità e il desiderio di essere protagonisti del cambiamento, le famiglie come partner educativi preziosi, il territorio con le sue risorse e collaborazioni talora ancora da cercare e scoprire.

La cosa più bella è stata vedere gli insegnanti ritrovare entusiasmo: è contagioso per tutti, soprattutto per gli studenti. Attivare le migliori risorse del corpo docente significa riconoscere e valorizzare le competenze già presenti, offrire spazi di autonomia, favorire la ricerca didattica, stimolare il dialogo professionale, promuovere il lifelong learning professionale e skills legate alla motivazione.

Coinvolgere e attivare la student’s agency vuol dire dare loro fiducia, ascoltarli ad uno ad uno e personalmente, tutti e ciascuno, proporre sfide significative e percorsi di senso. Coinvolgere le famiglie implica trasparenza, comunicazione e rispetto reciproco, valorizzazione delle differenze culturali.

Sono profondamente convinta che la scuola può essere davvero il primo luogo in cui si costruisce il futuro, se riesce a essere una comunità viva, coesa, capace di apprendere da sé stessa e di evolversi costantemente. La scuola può ancora essere il luogo in cui il futuro prende forma. E comunque abbiamo ancora tanto da fare: abbiamo seminato molto, ma il meglio deve ancora venire.

In conclusione: si può fare.

 

Referenze iconografiche:  Yuganov Konstantin/Shutterstock

Stefania Menin

Dopo aver percorso tutti i gradi e gli ordini di scuola come docente, Stefania Menin è attualmente Dirigente scolastico presso l'Istituto Comprensivo Lodi Terzo ad indirizzo musicale, sede del CTS provinciale e Scuola polo per l’inclusione per la provincia di Lodi, Istituto aderente alla Rete MOF. Promotrice di diversi progetti tesi alla personalizzazione per lo sviluppo degli apprendimenti degli alunni, l’innovazione didattica nelle discipline STEAM, l’inclusione e le tecnologie a supporto dell’apprendimento, Stefania Menin ha svolto attività di collaborazione in contesti nazionali e internazionali, con particolare riferimento ai progetti Erasmus+. È specializzata in Media Education e Gestione e organizzazione di scuole in contesti multiculturali.