Fare… Unità di Apprendimento

Attraversare le discipline, per un sapere unitario e competenze concrete

Andrea Brunelli e Stefania Giunta da anni sperimentano un modo di fare scuola innovativo, perfettamente coerente con le Indicazioni Nazionali. Attraverso la realizzazione di Unità di Apprendimento interdisciplinari puntano allo sviluppo di competenze, ma anche al miglioramento del clima di classe e alla realizzazione di una scuola più inclusiva. Qui raccontano la loro esperienza, profondamente connessa alla sperimentazione della rete di scuole MOF (Modello Organizzativo Finlandese).

Sono passati cento anni dalle riflessioni di Dewey che, parlando della scuola, sosteneva che essa fosse «isolata dalle condizioni e dalle ragioni della vita […], il solo luogo al mondo dove è più difficile acquisire esperienza, la madre di tutte le discipline». La situazione è ovviamente cambiata ma la scoperta, la sperimentazione attiva, la riflessione critica, la possibilità di prendere decisioni verificandone le conseguenze reali sono attività significative e raccomandabili anche oggi, che permettono lo sviluppo delle competenze e delle life skills.

Lavorare per Unità di Apprendimento, come facciamo da molti anni, permette di andare nella direzione auspicata da Dewey, sviluppando un sapere unitario, profondamente connesso con la realtà. È un modo di fare scuola che sceglie di non parcellizzare le conoscenze in discipline distinte, ma mira piuttosto a un curricolo costruito su proposte didattiche trasversali, ancorate a esperienze autentiche, e allo sviluppo di competenze.

Il concetto di competenza, complesso e composito, rimanda sempre alla conoscenza “in atto”, mobilitata per un “saper fare” che si realizza dentro uno specifico contesto di azione.

Lavorare per UdA significa realizzare situazioni-problema autentiche, coinvolgenti e stimolanti in ambiti interdisciplinari. Questa modalità di fare scuola diventa ancora più significativa prendendo spunto dall’esperienza della scuola finlandese, che ha portato in Italia a una Sperimentazione del Modello Organizzativo Finlandese (MOF), che unisce in rete alcune scuole.

Il MOF, Modello Organizzativo Finlandese, coniuga l’innovazione con le esigenze didattiche e metodologiche di oggi e propone una scuola dinamica, inclusiva, promotrice di talenti e competenze. È un modello didattico per le scuole dell’Infanzia, del Primo ciclo di Istruzione e della Scuola Secondaria di secondo grado ed è nato da un’intuizione, maturata dopo lunghe osservazioni e studi delle più avanzate realtà europee ed extraeuropee, della dottoressa Antonella Accili, attualmente dirigente scolastico presso l’Istituto Omnicomprensivo Della Rovere di Urbania.

Gli obiettivi fondamentali del MOF sono: promuovere il benessere all’interno della scuola, grazie a una didattica per competenze, promotrice delle relazioni; garantire l’inclusione e il rispetto della peculiarità di ogni studente; favorire il successo formativo valorizzando caratteristiche e potenzialità personali.

I punti chiave del MOF, i pilastri fondanti, sono: la compattazione oraria, che consente di operare una “full immersion” sui vari argomenti e riduce lo stress da prestazione; la riduzione dei compiti a casa, riconsegnando alla scuola il primato educativo e formativo che le compete; l’approccio interdisciplinare; il miglioramento degli ambienti di apprendimento, includendo la scuola all’aperto e la scuola aperta al territorio; l’affiancamento alla valutazione tradizionale di modalità di valutazione alternative e dell’autovalutazione; l’adozione di una didattica basata su strategie attive, partecipative, di game based learning e di cooperative learning; lo sviluppo della creatività e della progettualità tramite laboratori di arte, musica e cittadinanza attiva; l’approccio STEAM e digitale subordinato alla manipolazione.

Volete saperne di più?
Consultate il sito: http://retemof.altervista.org
Visita la pagina: https://sanoma.it/mof-modello-organizzativo-finlandese

 

L’attivazione di aree laboratoriali permanenti consente ai bambini e alle bambine di completare gli apprendimenti integrando teoria e pratica. La rimodulazione dell’orario scolastico, che evita la frammentazione eccessiva degli insegnamenti, permette l’attuazione di una didattica “lenta”, attenta e consapevole. La compattazione degli insegnamenti favorisce inoltre la capacità di attenzione e migliora la memorizzazione. L’interdisciplinarità, esplorando tematiche da numerosi punti di vista, promuove la completezza degli apprendimenti e la flessibilità mentale.

Le metodologie didattiche (learning by doing, debate, peer teaching, storytelling, modelling, cooperative learning, flipped classroom…) e le modalità organizzative che ne conseguono attivano la conoscenza dei bambini sul piano della realtà concreta invitandoli a una maggiore partecipazione, coinvolgimento ed interiorizzazione delle conoscenze stesse. Non manca poi l’aspetto ludico nella progettazione dei percorsi interdisciplinari: “giocare” con le discipline attiva la motivazione, l’interesse e la partecipazione.

Infine, attività e percorsi sono pensati in un’ottica inclusiva, e dunque mirano a far emergere i bisogni e le capacità di ognuno, in un clima sereno e non competitivo di incoraggiamento-coinvolgimento, in cui ciascuno partecipa con il contributo che riesce a dare.

Lavorare per UdA è entusiasmante anche per noi docenti: ci consente infatti di progettare per competenze e spaziare nei diversi contesti in cui tali competenze si possono costruire, esercitare e valorizzare. Solo così si promuovono l’autonomia e il desiderio di fare ancora e meglio da parte di chi apprende. Possiamo infatti creare le più belle lezioni “in vitro”, ma se non riusciamo a mettere in gioco la motivazione, la nostra lezione – e più ampiamente il nostro fare scuola – non porteranno apprendimenti significativi e stabili, né voglia di imparare, di scoprire, dentro e fuori dall’iter scolastico.

Nel volume Fare UdA abbiamo proposto sia materiale pronto per sperimentare vere e proprie UdA complete, articolate in attività e percorsi che attraversano le discipline, sia modelli per progettare in autonomia e in relazione alle proprie classi nuove Unità di Apprendimento ripercorrendone gli elementi-cardine, quali l’accurata programmazione iniziale, il tema generatore e la successiva articolazione in attività multidisciplinari.

Per esempio, per attivare la curiosità e agganciare l’interesse e il coinvolgimento di bambini e bambine di sei anni, in classe prima, abbiamo pensato di utilizzare come elemento generatore una piccola narrazione, Il racconto di Leo e Lia.
Si tratta di un testo molto semplice ma carico di emozioni condivisibili dal gruppo classe e intorno al quale non solo si attivano le prime reazioni emotive, ma si inizia a ragionare sul testo stesso, per esempio ripensando insieme alle parole del tempo e alle stagioni.
Esso non costituisce solo il momento iniziale del lavoro, ma procede con momenti narrativi successivi, mantenendo così alta la curiosità dei bambini e delle bambine rispetto alle vicende dei protagonisti e permette ai docenti di esplorare diversi ambiti disciplinari all’interno dello sfondo narrativo.

Dentro l’accattivante scenario della narrazione, dunque, vediamo come si lavora su concetti di storia e lessico topologico; si sperimentano ordinamenti, si imparano i nomi degli animali e i loro ambienti di vita e si attivano anche i primi schemi motori di base. Non necessariamente l’UdA parte da una narrazione: l’elemento generatore può essere una tematica di attualità, un tema ampio di interesse da parte dei bambini o anche un evento, un’uscita didattica… Qualunque sia l’elemento che scegliamo, al centro deve esserci, sicuramente, la rilevanza del tema per i nostri alunni.

La programmazione per UdA – in pillole

Quando
La programmazione a inizio anno scolastico permette di misurare bene i tempi, le risorse disponibili e la loro gestione. Ogni singola UdA deve essere redatta per intero prima di essere proposta (identificando obiettivi, competenze da raggiungere, esperienze e attività fondamentali, griglie di valutazione). Ciò non compromette la sua “flessibilità” e la revisione in itinere, tenendo conto dei feedback dati dagli alunni. I tempi e le attività variano a seconda del contesto e delle specificità di ogni gruppo.

Come
La collaborazione nel gruppo classe è fondamentale. Le proposte interdisciplinari devono essere condivise per poter essere pienamente realizzate. Il vantaggio di una buona compattazione oraria migliora i tempi di realizzazione e riduce o elimina molti “tempi morti”; questo significa, a fine anno, avere il tempo per rielaborare, approfondire, riflettere sugli argomenti trattati.

Dove e con quali mezzi
Ogni luogo è funzionale all’apprendimento. A volte è necessaria una buona capacità di adattamento. Anche i mezzi possono essere assai diversificati e vengono selezionati in quanto funzionali alle diverse necessità e situazioni (possiamo pensare a testi, multimedialità, esperienze, laboratori, formazione, agenzie sul territorio, interventi di esperti…).

 

Bibliografia

John Dewey, The school and society and the child and the curriculum, Chicago University Press, Chicago 2013 (or. ed. 1915), in Employability skillsRiflessioni e strategie per la scuola secondaria, a cura di Concetta Tino, Daniela Frison, Pearson Academy, Milano 2018, p. 19

 

FARE UdA

Cover_FareUdA1_sfondo_coloratoUNITÀ DI APPRENDIMENTO INTERDISCIPLINARI per le classi 1, 2 e 3

In Fare UdA, in dotazione per chi ha adottato il corso per il primo ciclo Scopriamo meraviglie, troverete unità di apprendimento interdisciplinari e percorsi laboratoriali per le bambine e i bambini di classe prima, seconda e terza della Scuola Primaria.

Il volume è parte della collana “Fare” dedicata agli insegnanti della Scuola Primaria, pensata per poter essere un supporto nell’attività didattica che viene svolta giorno per giorno in classe.

 

Referenze iconografiche: Kneschke/Shutterstock

Andrea Brunelli e Stefania Giunta

Andrea Brunelli ha insegnato Matematica, Scienze ed Educazione motoria per 30 anni. Negli anni 2000 si è avvicinato ad alcune sperimentazioni ispirate alla scuola finlandese e dal 2017, in collaborazione con la collega Stefania Giunta, è impegnato nell’elaborazione di progetti didattici innovativi. Nel 2019 ha incontrato la sperimentazione MOF (Modello Organizzativo Finlandese) grazie alla dottoressa Accili, Dirigente scolastica dell'Istituto Omnicomprensivo Della Rovere a Urbania in provincia di Pesaro Urbino.

Stefania Giunta è insegnante di Scuola primaria nella provincia di Venezia. Ha approfondito negli anni le correnti di pensiero ispirate al sistema didattico finlandese, in particolar modo la sperimentazione MOF. Questo approccio l’ha portata a sperimentare, insieme al collega Andrea Brunelli, una didattica innovativa ed interdisciplinare, che vede gli alunni al centro dei processi di apprendimento.