Leda Rafanelli, ritratto di un’anticonformista

Giornalista, scrittrice, tipografa ed editrice, Leda Rafanelli, convertita all’islam, fu un’attivista anarchica, anticolonialista, pacifista e femminista negli anni del fascismo e delle guerre mondiali: una donna coraggiosa e anticonformista che ha pagato con l’oblio il suo anelito di libertà.

Giornalista, saggista, autrice di romanzi, novelle e fiabe, editrice e artista estrosa, Leda Rafanelli è stata anche un’attivista anarchica, pacifista e anticolonialista, femminista e musulmana convinta, l’immagine stessa della donna anticonformista e ribelle che ha pagato con l’oblio e la damnatio memoriae il suo anelito di libertà. Nella sua biografia, in parte oscura, le sono attribuiti molti amanti, continui spostamenti in luoghi e ambienti diversi, mutamenti di lavoro e di stato, brevi periodi di reclusione e, soprattutto, incessanti battaglie per i diritti delle donne e dei più deboli. Elementi, questi, che oggi più che mai meritano di essere conosciuti e approfonditi per assegnarle un posto non marginale nel panorama culturale italiano del Novecento.

L’interesse per l’islam e la conversione

Nata a Pistoia il 4 luglio del 1880, di umili origini, Leda a quattordici anni lavora presso una tipografia, pur non avendo compiuto l’obbligo scolastico che allora terminava alla terza elementare, e, intorno ai vent’anni, si reca in Egitto a seguito di una disgrazia familiare di cui non amava parlare (forse il padre fu incarcerato) o a causa di difficoltà economiche, accolta da una famiglia amica.

Sono gli anni della «Baracca rossa» di Enrico Pea e Giuseppe Ungaretti, luogo d’incontro di anarchici, atei e materialisti. Leda resta ad Alessandria solo tre mesi, ma questo breve soggiorno assume un ruolo cruciale nella sua esperienza personale e artistica e l’Egitto diviene la sua «patria d’elezione». E anche se alcuni critici affermano di non avere reperito tracce certe «di questo enigmatico soggiorno», resta il fatto che «la sua realtà, vera o immaginata, si imprime nella vita di Leda, nel profondo e fino alla fine» (M. Cappellini, Prefazione a L. Rafanelli, L’Oasi, 2017).

L’esperienza è breve ma decisiva per Leda, come lei stessa afferma nel suo ultimo romanzo, Memorie di una chiromante (a cura di M. Cappellini, 2010): «Ho sangue arabo nelle vene: mio Nonno materno era figlio naturale di uno Zingaro Tunisino. Fin dai primi anni ho rivelato le tendenze orientali della mia anima: nella preghiera, invece di congiungere le mani, volgevo le mani in alto, con le palme verso il cielo, e istintivamente mi orientavo verso l’Est. In famiglia mi consideravano “stravagante”. […] Tutti i miei personali “ricordi”, i sogni, le aspirazioni, i desideri, erano basati, sistemati, orientati verso l’Antico Egitto».

Rafanelli avvia una progressiva arabizzazione dei costumi; profondamente anarchica, si converte all’Islam, riuscendo sempre, singolarmente, a unire in sé questi due aspetti apparentemente inconciliabili ma che caratterizzano la sua visione mistica e religiosa della realtà: viene infatti definita «zingara anarchica».

Esile, di media statura, capelli folti e ondulati, s’interessa alla civiltà egizia e alla lingua araba (che conosce molto bene), alle scienze occulte, all’astrologia, alla magia e al mondo orientale in toto, anche quello ebraico e indiano. La sua è una visione utopica, volta al recupero di un evo antico fatto di spiritualità e saggezza, in contrapposizione al mondo globalizzato e omologato della modernità. Veste, mangia e vive come un’araba, segue le regole coraniche e conduce una vita agitata e precaria, in cui il fattore economico è sempre sentito come secondario. Incertezza e instabilità l’accompagnano lungo tutto il corso dell’esistenza quasi come la condizione naturale della sua “diversità”.

L’Editoria anarchica

Giunta a Firenze, intraprende da autodidatta l’attività di tipografa e può così leggere e conoscere la migliore letteratura del periodo: dal 1903 la sua produzione è incessante, destinata a molte testate politiche di orientamento socialista e libertario. Con il marito Luigi Polli, conosciuto ad Alessandria d’Egitto, fonda a Firenze una casa editrice di stampo anarchico, la «Rafanelli-Polli e C.»; separatasi da Polli si lega all’aretino Giuseppe Monanni (artefice della rivista «Vir», d’ispirazione anarco-individualista), per poi trasferirsi nel 1908 a Milano, invitata da Ettore Molinari e Nella Giacomelli. Là Monanni e la Rafanelli fondano la rivista «Sciarpa nera» e acquisiscono la Società Editrice Milanese trasformandola in Libreria Editrice Sociale (LES): un grande sforzo editoriale che permette la pubblicazione di opere di alto livello per rendere fruibile a tutti la conoscenza dei maestri del pensiero anarchico.

Il pensiero pacifista

In questo periodo collabora con un giovanissimo e non ancora famoso Carlo Carrà, anche lui militante anarchico, che disegna il marchio della LES affiancando ad un volto demoniaco il motto «che solo amore e luce ha per confine». Un rapporto stretto quello tra Leda e Carlo, che segna l’accostarsi della Rafanelli al futurismo (frequenta, tra gli altri, Balla, Boccioni e Lucini), anche se prende le distanze da Marinetti e dalle sue teorie sulla guerra, tanto che nel «Libertario» (8 ottobre 1914) scrive: «Chi crede la guerra morale e igienica dovrebbe andarci per primo e davvero, solo allora, saremmo liberati da tali ridicoli ciarlatani. […] Chi agogna la potenza per la schiavitù di altri popoli, chi vuole emergere soffocando l’individualità, noi li consideriamo dei delinquenti e dei vili».

L’anticolonialismo e la critica al regime fascista

I temi principali delle opere di Rafanelli, spesso autobiografiche, sono quelli dell’anticolonialismo, dell’islamismo, dell’attenzione per la condizione femminile.

Tra le opere, Un sogno d’amore (1905), Seme nuovo (1912), L’eroe della folla (1920), Donne e femmine (1922), degna di ricordo è in particolare L’oasi (1929), un romanzo fortemente anticolonialista, in cui ci si oppone allo sterminio delle tribù ribelli dei Senussi che resistono in Cirenaica mentre l’esercito italiano è impegnato da un anno nella loro spietata repressione; un grido di dolore e solidarietà verso la gente nordafricana, dettato dal desiderio di difendere i più deboli e gli svantaggiati. In quegli anni, nei campi di concentramento italiani nel deserto venivano deportati migliaia di libici che dovevano essere “pacificati” col ferro e col fuoco dalla macchina bellica di Roma. L’oasi considera il regime una dittatura imbevuta di nazionalismo: forte è la denuncia del colonialismo europeo che cerca di imporre ingiustamente la sua cultura, civiltà e modo di vivere ai paesi occupati.

Leda conobbe Mussolini nel 1918. Nel libro Una donna e Mussolini (Rizzoli, 1946) pubblicò le lettere ricevute dal futuro duce che frequentò per circa due anni. Quando lui, giovane e agguerrito socialista occhieggiante all’anarchismo, alla vigilia della Grande guerra divenne interventista, il rapporto si interruppe. Ne L’oasi la scrittrice rimarca la lontananza tra lei, che rappresenta l’Africa vera, carica di una cultura millenaria e della volontà di pace e stabilità, e il duce, che rappresenta l’Occidente rapace e aggressivo.

Questione femminile e anticlericalismo

In merito al movimento femminista, che dall’Inghilterra si era diffuso nelle altre nazioni europee a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, la posizione della Rafanelli è netta: le suffragette sono espressione di una classe aristocratico-borghese e nulla hanno in comune con le anarchiche che si battono per avere un lavoro, un congruo salario e il diritto del voto al pari degli uomini.

Il tema della questione femminile è inoltre legato all’anticlericalismo: i preti persuadono le donne ad assumere atteggiamenti di sottomissione e rassegnazione, sia come mogli e madri sia come lavoratrici. La Chiesa è corrotta e ostile agli anarchici e pertanto va osteggiata, auspicandone un ritorno alla purezza originaria, all’ideologia di Cristo e dei suoi seguaci. Nei suoi romanzi, Leda racconta di donne attiviste, intellettuali dissenzienti e combattenti, emancipate dagli antichi tabù e tese ad una nuova morale, libera e costruttiva.

Il ritiro a quarant’anni

Ai tempi di quelle battaglie Rafanelli aveva quarant’anni: gli altri quaranta li passò in disparte, tra angustie economiche e familiari, la più grave delle quali è, nel 1944, la morte del figlio Marsilio (Aini, «occhi miei» in arabo).

E se le protagoniste dei primi romanzi non sembrano molto lontane dalla giovane militante Leda, quelle dell’ultimo periodo sono donne che s’interessano di politica e di temi sociali e che vogliono combattere indipendentemente dall’amore e dalla “spinta” di un uomo. Un importante ribaltamento di un cliché, dove l’opposizione non è tra uomo e donna bensì tra oppressori e oppressi. Le donne, come gli uomini, hanno diritto alla felicità anche all’interno della sfera sessuale: teorie coraggiose che si scontrano con la mentalità dominante.

Sensibile alle istanze dei più deboli, Rafanelli sullo scorcio degli anni Trenta scrive fiabe e novelle per bambini perché l’infanzia è uno stato di grazia, un periodo in cui semplicità e istinto dominano, dove i valori della libertà e della correttezza possono attecchire e consolidarsi.

Nell’ultimo periodo si guadagna da vivere dipingendo calligrafie islamiche, insegnando l’arabo e scrivendo articoli. Non partecipa agli eventi e alle grandi contestazioni del secondo dopoguerra. Muore a Genova il 13 settembre 1971, due mesi dopo aver compiuto 91 anni. Queste le sue ultime parole: «Leda Rafanelli, partendo per sempre, saluta tutti i compagni. Viva l’anarchia!».

Immagine in apertura:  Leda Rafanelli nel 1916 © Mondadori Portfolio/Archivio GBB.

Dora Marchese

È docente nella Scuola secondaria, formatrice e saggista. Dottore di ricerca in Filologia moderna ed in Lessicografia e Semantica del linguaggio letterario europeo, abilitata all’insegnamento universitario, collabora con l’Università di Catania, la Fondazione Verga e la Fondazione «I Lincei per la Scuola». Italianista, ha pubblicato numerosi saggi ( Nella terra di Iside. L’Egitto nell’immaginario letterario italiano, Carocci 2019; La poetica del paesaggio nelle «Novelle rusticane» di Giovanni Verga, Euno edizioni 2016; Il gusto della letteratura. La dimensione gastronomico-alimentare negli scrittori italiani moderni e contemporanei, Carocci 2014; Descrizione e percezione. I sensi nella letteratura naturalista e verista, Le Monnier-Mondadori 2011) e articoli su riviste scientifiche. Svolge un’intensa attività di studio, ricerca e promozione culturale sia a livello nazionale che internazionale.