Vivace o ADHD?
Semplici strategie per migliorare il percorso scolastico di bambini e insegnanti
Una “vivacità esagerata” lo è in relazione alle richieste della scuola e può rientrare nel giro di qualche mese, mettendo in pratica tutta una serie di strategie e imparando a comunicare con il bambino in modo efficace.
Secondo l’Associazione Italiana per i Disturbi dell'Attenzione e Iperattività (A.I.D.A.I.) i bambini con deficit di attenzione o iperattività sono soltanto tra il 5% e il 7% di tutta la popolazione in età scolare.
Cos’è allora l’ADHD?
“Il Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività (ADHD) è un disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da inattenzione e impulsività.”
Si tratta, quindi, di difficoltà nell'autocontrollo e nella capacità di pianificazione che si manifestano in tutte le situazioni di vita del bambino causando una certa limitazione delle attività quotidiane.
Non si tratta quindi in alcun modo di deficit cognitivo (ritardo mentale).
Come se ciò non bastasse, diversi studi spiegano che l’ADHD non è una malattia dalla quale bisogna guarire, ma è uno dei numerosi tratti della personalità che vengono ereditati dai genitori come l’altezza, l’intelligenza, il colore degli occhi e dei capelli, caratteristiche che sono soprattutto determinate geneticamente.
Cosa possono fare gli insegnanti perché questa caratteristica non diventi un serio ostacolo agli apprendimenti di questi bambini?
Qui di seguito suggeriamo alcune semplici strategie che non vogliono e non possono essere “risolutive”, ma che hanno l’obiettivo di includere e ridurre il disagio dei bambini iperattivi, o più semplicemente con eccesso di vivacità e difficoltà di attenzione all’interno della classe.
- Dichiarare le regole
Definire con tutti gli studenti poche e chiare regole di comportamento da mantenere all’interno della classe. - Definire gli obiettivi comportamentali e didattici
Concordare con l'alunno piccoli e realistici obiettivi comportamentali e didattici da raggiungere nel giro di qualche settimana. - "Frammentare" il compito
Poiché l’ADHD è caratterizzato dalla difficoltà di mantenere l’attenzione sul compito per tempi prolungati, frammentare la prova in piccoli step può essere una soluzione; ciò naturalmente non comporta una semplificazione degli obiettivi, quanto piuttosto una modulazione dei tempi, che risulta più funzionale al raggiungimento dell’obiettivo stesso. - Concedere delle brevi pause
Avere la possibilità di alzarsi di tanto in tanto, magari per temperare la matita o per distribuire del materiale ai compagni, può aiutare il bambino a scaricare la tensione e a recuperare quella concentrazione che gli permetterà di portare a termine il compito. - Stimolarne la curiosità
Il bambino con ADHD si distrae facilmente lasciandosi attrarre da altri stimoli che ritiene più interessanti, perciò proporre delle attività “alternative” che stimolino la sua curiosità inciderà senz’altro in modo positivo sulla sua motivazione e di conseguenza sul suo successo scolastico. Compiti “fuori dal banco”, in cui il bambino metta a frutto il proprio talento, la propria rapidità, la propria velocità di reazione, possono essere valide alternative ad attività più consuete che mettono a dura prova il bambino particolarmente vivace. - Offrire le istruzioni poco per volta
I bambini iperattivi non riescono a svolgere in autonomia compiti che richiedono l’applicazione di procedure diverse in sequenza (es. il problema di matematica), spesso si concentrano su una parte tralasciando tutto il resto e di conseguenza non riescono a portarlo a termine in modo soddisfacente.
In casi come questo potrebbe essere utile offrire loro le “istruzioni” per procedere passo dopo passo in modo adeguato. - Tutoring tra pari
Il tutoring può essere un valido strumento per permettere ai bambini di apprendere alleviando le difficoltà nella regolazione emozionale e comportamentale che li caratterizza. - Gratificare il bambino
I bambini con ADHD non sono in grado di pazientare in attesa di un “premio” di maggior valore (il voto in pagella) perciò, offrire loro delle piccole gratificazioni immediate per aver portato a termine il compito in modo efficace li aiuterà ad affrontare il percorso scolastico con maggiore entusiasmo. - Collaborare con la famiglia
È fondamentale che l’insegnante e il genitore si confrontino sulla linea educativa da adottare. Essa deve essere basata sulla coerenza e sulla fiducia nelle possibilità del bambino. Le regole condivise a scuola andranno supportate e condivise anche a casa, e viceversa.
Infine, per tutti, ma in particolare di fronte a bambini così pieni di energia da non riuscire a fermarsi, entusiasmo, curiosità e divertimento devono essere le parole chiave dell’insegnamento, all’interno di un percorso didattico che sappia tener conto della velocità, e sappia andare incontro ai tempi brevi di concentrazione, all’esigenza di variare spesso attività e modalità di didattica, che sappia includere il gioco come strumento di conoscenza, ma che nel contempo sappia fermarsi, aiutare a rallentare, lasciare tempi di distensione per dare delle risposte concrete ai Bisogni Educativi Speciali di ogni alunno.
Solo attraverso queste e altre “buone pratiche di inclusione” ogni alunno potrà sentire la propria diversità come accolta e riconosciuta e non viverla come un grande fardello da portare ogni giorno nel proprio zaino, a scuola.
Referenze iconografiche: Jacek Chabraszewski/Shutterstock