Dislessia e lingua straniera

Per inquadrare il tema

Il DSA ha particolari problemi di fronte allo studio di una lingua straniera. All’iniziale curiosità, segue la scoperta delle difficoltà. Ne consegue una caduta dell’autostima e l’insorgere di stati ansiosi. Per evitare che ciò accada, il docente deve formulare un patto formativo chiaro e condiviso sugli obiettivi, sfruttare la dimensione ludica dell’apprendimento linguistico, privilegiare l’oralità fin dai percorsi della scuola primaria, proporsi obiettivi realizzabili. Ecco alcuni consigli.

Lingua straniera: accenni all’ eventuale dispensa ed esonero

Letta la diagnosi, il consiglio di classe stende entro la fine del mese di novembre il Piano Didattico Personalizzato, estrapolando da essa i seguenti 4 punti fondamentali: lettura – scrittura – calcolo – conclusioni. Quindi suggerisce le misure compensative e gli strumenti compensativi ritenuti più adeguati.

Per la L2, Lingua straniera, in particolare, sono previsti dalla normativa la dispensa (temporanea o permanente) dalla valutazione dalle prove scritte o – nei casi più gravi – l’esonero dallo studio della disciplina.

Mentre la dispensa non preclude il conseguimento del titolo di studio e la continuazione del percorso scolastico fino all’università, l’esonero impedisce che venga rilasciato un diploma equipollente.

Per ottenere la dispensa o l’esonero sono necessarie però tre condizioni:

  • la presenza dell’indicazione scritta nella diagnosi,
  • la richiesta scritta della famiglia e/o dello studente, se maggiorenne,
  • la ratifica del Consiglio di Classe.

Il dislessico e la lingua straniera

Il DSA ha particolari problemi di fronte allo studio di una lingua straniera. All’iniziale curiosità, segue la scoperta delle difficoltà. Ne consegue una caduta dell’autostima e l’insorgere di stati ansiosi, seguiti da atteggiamenti volti ad evitare o ad aggirare gli ostacoli o di resistenza passiva. Per evitare che ciò accada, il docente dovrà formulare un patto formativo chiaro e condiviso sugli obiettivi, sfruttare la dimensione ludica dell’apprendimento linguistico, privilegiare l’oralità fin dai percorsi della scuola primaria, proporsi obiettivi realizzabili. In ogni caso, dovrà tenere conto dei problemi del dislessico:

  • lentezza nel recupero lessicale
  • difficoltà ad acquisire la terminologia specifica
  • difficoltà nella stesura del testo scritto
  • difficoltà nel prendere appunti
  • lentezza nell’esecuzione delle verifiche
  • alto livello di frustrazione
  • dubbi sul proprio livello intellettivo
  • facile stanchezza.

Le lingue non presentano tutte le stesse difficoltà. Infatti si differenziano significativamente nell’ortografia e nella struttura sillabica. L’inglese è una lingua “opaca”, caratterizzata dalla discrepanza tra la dimensione fonetica e grafica. Questo è un problema per il dislessico, che scrive le parole esattamente come le sente. Però è in grado di compensare la difficoltà nella competenza fonetica con la competenza pragmatica, per cui le abilità linguistiche si attivano e si sviluppano all’interno di situazioni comunicative.

Per questo anche i DSA possono studiare le lingue straniere. Naturalmente con alcuni accorgimenti: evitare lo studio mnemonico e l’esposizione teorica di regole grammaticali.

Il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue considera quattro abilità, di fronte alle quali il DSA reagisce con modalità variegate e in modo più o meno positivo. L’abilità che crea generalmente meno problemi è l’ascolto, mentre per le altre (produzione orale e scritta, lettura) la reazione può essere molto variabile a seconda delle peculiarità del singolo e della gravità del disturbo, e richiedere l’uso di un maggiore o minore numero di strumenti compensativi.

La metodologia

La metodologia suggerita per i DSA si accorda con quanto previsto a livello europeo: in futuro le prestazioni verranno valutate per competenze, in ambito pluridisciplinare. In quest’ottica andrà ripensato il sistema di valutazione, e sarà necessario costruire segmenti di insegnamento auto-consistenti, indicando altresì gli strumenti e le modalità per la valutazione dei risultati.

Il dislessico trarrà vantaggio da accorgimenti particolari, che è bene sintetizzare:

  • Fornire e favorire l’uso di schemi, mappe mentali e mappe concettuali, anche su supporto digitalizzato e incentivarne l’uso durante le interrogazioni per favorire l’esposizione
  • Permettere allo studente di esercitarsi in situazioni simulate con il compagno nel ruolo dell’insegnante
  • Consentire la libera circolazione degli appunti in classe
  • Astenersi dal richiedere uno studio mnemonico e nozionistico con termini tecnici difficili o parole a bassa frequenza da ricordare
  • Collaborare con i docenti tutor pomeridiani, concordando obiettivi
  • Prestare attenzione alla gestione del diario
  • Adottare un libro di testo utilizzabile con la LIM, Lavagna Interattiva Multimediale.

È importante che si instauri un rapporto costruttivo tra docente e studente: quindi è fondamentale condividere gli obiettivi, esplicitare le modalità degli esercizi, sostenere costruttivamente, evitare l’approccio punitivo e non rinforzante, abituare gli alunni all’autocorrezione e all’autovalutazione. Ricordiamoci che tutto ciò che non è vietato è permesso e va a vantaggio di tutta la classe; queste strategie sono per la maggior parte valide per tutti gli studenti perché incrementano l’attenzione di tutta la classe, rendono più coinvolgente la lezione frontale, stimolano la partecipazione attiva degli studenti.

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Paola Eleonora Fantoni

È docente di inglese nella Scuola secondaria di secondo grado e formatrice sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento.