I batteri sono gli organismi più diffusi sulla Terra. Di piccole dimensioni, si trovano in ogni ambiente e riescono a sopravvivere anche a condizioni estreme. Molte specie sono già utilizzate dall’uomo per esempio per produrre formaggi o per la depurazione dell’acqua, ma le caratteristiche di questi organismi si sono rivelate importanti anche in campi più sorprendenti, come la conservazione delle opere d’arte.
Batteri “Mangia-Sporco”
Guardando i monumenti della tua città potrai notare come nel tempo si vadano formando delle croste nere, che li rendono meno belli. Ciò avviene a causa della reazione degli inquinanti atmosferici a base di zolfo con il marmo di cui sono fatti. Alcuni batteri anaerobi, non pericolosi per la salute umana, sono in grado di rimuovere queste patine di sporco, trasformandole da solide, come sono, in gas. Non c’è pericolo di ulteriore inquinamento, perché questi gas sono già presenti naturalmente in atmosfera. Ecco dunque che gli studiosi hanno deciso di utilizzare questa abilità dei batteri per ripulire le opere d’arte. Questa tecnica si chiama biopulitura e non si limita al marmo, ma può essere utilizzata anche per affreschi e dipinti murari, pitture su legno, libri e pergamene antiche, pellicole, lastre fotografiche, monete.
Tutti i vantaggi dei batteri pulitori
I batteri “pulitori” conosciuti sono molti, e le specie utilizzate di volta in volta dipendono da vari fattori, come il materiale da trattare, il tipo di sporco ed eventuali interventi di restauro precedenti. Il vantaggio nell’utilizzo dei microrganismi per mantenere il nostro patrimonio artistico è quello di poter rimpiazzare altri materiali solventi usati più comunemente che, oltre ad arrecare maggior danno alle opere artistiche, sono tossici per l’ambiente.
Primati italiani
L’Italia, con il suo immenso patrimonio storico e artistico, è particolarmente interessata all’utilizzo della biopulitura, una tecnica nella quale non a caso primeggia. Il primo biorestauro italiano è stato svolto a Pisa nel 2004 e oggi, a poco più di 10 anni di distanza, l’elenco delle opere d’arte “restaurate dai batteri” conta almeno un centinaio di voci, tra cui spiccano la Pietà Rondanini di Michelangelo e i dipinti della Galleria Farnese, a Roma.
Batteri muratori
Non è tutto: oltre che per “ripulire” superfici artistiche, i batteri possono essere utilizzati anche per fortificare le opere in pietra, un’attività chiamata biorisanamento. Circa 30 anni fa, infatti, alcuni scienziati osservarono l’esistenza di batteri in grado di produrre autonomamente dei minerali, come i cristalli di carbonato di calcio (calcite). Questa caratteristica risultava molto utile per consolidare la pietra calcarea di cui sono fatti molti monumenti ed edifici storici che nel tempo si deteriorano a causa degli agenti chimici e fisici ai quali sono esposti.
Perché la biocalcite è meglio
La calcite prodotta dai batteri (detta biocalcite) non è solo compatibile con la roccia originaria, ma appare più resistente rispetto a quella prodotta con i metodi tradizionali e capace di integrarsi meglio con il substrato. La prima applicazione del bioconsolidamento risale al 1999 quando un ceppo di batteri venne spruzzato sulla torre della Chiesa di Saint Medard a Thouars, in Francia, su una superficie di circa 50 metri quadri, producendo uno strato superficiale di calcite che ha consolidato la torre ed è rimasto stabile per almeno tre anni.
Referenze iconografiche: Marco Tiberio/Shutterstock