Da insegnante a dirigente
Anche se siete dirigenti scolastici alla prima esperienza, avete comunque alle spalle un passato da insegnante, da docente. Se avete vissuto questo passato con apertura, con entusiasmo, con passione e convinzione, con la disponibilità a mettersi in gioco e in discussione, allora avrete preparato molte valigie piene di materiale prezioso con cui continuare a confrontarsi, a cui attingere continuamente, a cui fare riferimento per recuperarlo, modificarlo, adattarlo, rivisitarlo, arricchirlo e integrarlo, per riproporlo nella nuova scuola.
Se siete stati insegnanti aperti al cambiamento e all'autocritica, pronti alla ricerca del miglioramento, mantenete la stessa forma mentis nel ruolo dirigenziale. E ogni volta che vi rapporterete con i docenti, disponetevi ad ascoltarli, a riflettere sulle loro proposte, a trasmettere e promuovere empatia per presentare e incoraggiare i cambiamenti che ritenete importanti. Lavorate insieme ai docenti (a me i docenti dicono sempre di apprezzare tantissimo il fatto che “mi sporco le mani con loro”), senza il timore di ammettere che anche un dirigente possa sbagliare: allora si avrà un team docente leale e disponibile, che riconoscerà il ruolo di guida e mediatore del dirigente, che ne apprezzerà i meriti, le capacità e anche l'autorevolezza (non l'autorità, si badi bene!): allora il dirigente sarà davvero il primus inter pares.
La vision
Questa rete relazionale è fondamentale per sostenere e "far passare" la vostra vision. Perché qualsiasi dirigente scolastico, anche quello fresco di nomina, per non vivere alla giornata deve avere sempre nel proprio cuore e nella propria mente una vision, ovvero avere ben chiaro come vorrebbe che fosse la sua scuola nel breve e nel lungo periodo. Questa vision deve essere condivisa soprattutto con il team docente, ma anche con i collaboratori scolastici e con la segreteria: se non c’è unità e condivisione tra tutti i lavoratori della scuola, la vision del dirigente è destinata al fallimento, o per lo meno ad affermarsi con maggior fatica.
Se poi si sarà capaci di spiegare e far accettare questa visione anche agli Enti locali (che sia l’amministrazione comunale, o provinciale o regionale; che sia l’UST o l’USR), meglio ancora: il dirigente avrà un supporto ancora più ampio e forte, e il suo progetto per la scuola acquisterà ancora maggiore credibilità.
Il coinvolgimento degli stakeholder
Tuttavia la vision deve essere flessibile e non rigida, capace di rimodellarsi – pur mantenendo sempre le sue linee guida fondamentali – sulle necessità e i bisogni del territorio, per ottenere la condivisione e l’appoggio di tutti gli stakeholders. Per questo motivo durante il primo anno di dirigenza è fondamentale conoscere e capire il territorio in cui si opera, intessere relazioni positive, individuarne punti di forza e debolezza. Perché una vision utopistica, disancorata dalla realtà, è votata al fallimento. Non per niente sul sito della mia scuola compaiono due direttive fondanti dell’operato mio e dei miei docenti: “Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele” e “Sii come il mare che, infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci” (Jim Morrison).
Dalla vision alla mission
Dalla vision deve poi scaturire la mission, ovvero l'insieme degli obiettivi e delle scelte strategiche che definiscono il ruolo della scuola nei confronti dell’ambiente in cui opera. Dare direttive chiare, definire in modo trasparente la mission da parte del dirigente, aiuta le persone all'interno della scuola a comprendere meglio le priorità del lavoro quotidiano e consente una pianificazione attenta ed efficace dell’offerta formativa.
I cambiamenti dell’ambiente dal punto di vista culturale, istituzionale, economico e sociale richiedono un continuo adattamento della vision e della mission. Se questo adattamento non è sempre chiaro e condiviso da tutti (o per lo meno dalla maggioranza, perché in qualsiasi organizzazione c’è sempre chi si oppone per partito preso), allora potrebbero insorgere attriti all'interno dell’istituto e delle persone che vi lavorano. Più persone condividono la vision e la mission promosse dal dirigente (sempre pronto a osservare, ascoltare e rimodulare), più si ha armonia, sinergia, positività, successo nella missione educativa.
Riassumendo: vision, mission e valori
Ricordiamoci sempre che l’identità di una scuola, che viene espressa nel bilancio sociale (e nel PTOF), emerge dall'integrazione di mission, valori e vision.
- La vision è la "ragione esistenziale" di una scuola, cioè risponde alla domanda “perché esisto”, come istituzione. La vision è sempre specifica di una scuola. Il mandato istituzionale è scritto negli ordinamenti, mentre la vision è il mandato interpretato nel proprio contesto di appartenenza. Le scuole sono diverse, hanno delle caratteristiche che portano a rispondere in modo diverso al mandato istituzionale.
- I valori fanno da collante nelle relazioni umane all'interno della scuola, sono norme etiche e morali che tengono insieme le persone all'interno di una istituzione. Non ci sono valori se c’è anarchia organizzativa. Un'esperienza personale: appena arrivata nella mia scuola avevo stabilito, in accordo coi docenti, come uno dei valori la puntualità, e da qui è nata una informatizzazione di tutti gli aspetti didattici e amministrativi. I valori mi dicono cosa è giusto e cosa non è giusto fare, mi indicano i paletti, poiché non è possibile raggiungere uno scopo a qualunque costo.
- La vision è uno scopo che si deve raggiungere, che si può raggiungere. La mission è l’insieme delle strategie da mettere in atto affinché la vision possa essere realizzata.
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