3. Le basi. L’autonomia scolastica e la libertà d'insegnamento

Un importante compito del dirigente scolastico è quello di incentivare la libertà di insegnamento e di favorire il pluralismo culturale. Tuttavia, sempre nel rispetto delle scelte individuali, è importante dare delle direttive e mettere dei paletti allineate alla propria vision e mission. Ne parliamo nel capitolo 3 del Piccolo vademecum per dirigenti che incominciano.

Autonomia scolastica e pluralismo

Come dirigenti, dobbiamo avere sempre ben fisso in mente che esistono la L.n. 59/1997 e il DPR n. 275/1999 che riconoscono l’autonomia didattica (art. 4 DPR n. 275), organizzativa (art. 5), di ricerca sperimentazione e sviluppo (art. 6), finanziaria (art. 21 L.n. 59/97) delle scuole.
L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia della libertà d’insegnamento e di pluralità culturale. Quindi alla base della programmazione d’istituto non deve esserci un principio di omologazione e di uniformità, ma di coesistenza e di sinergia delle differenze derivanti dalle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti. Deve quindi essere favorito un incremento della creatività e del confronto, nel rispetto di tutte le scelte individuali e nella valorizzazione delle competenze offerte dai singoli docenti. Se vogliamo provare a sintetizzare cosa sia poi la libertà d’insegnamento, essa è l’autonomia didattica e la libera espressione culturale del docente.

Se un dirigente comprime la libertà d’insegnamento e il pluralismo culturale, viene meno alla lettera e allo spirito complessivo delle nuove norme che intendono valorizzare le diversità ed evitare ogni atteggiamento centralistico e omologante. Anche perché ci sono progresso e crescita umana soltanto dove c’è l’interazione di persone che esprimono scelte diverse e si arricchiscono spiritualmente e culturalmente grazie a queste diversità.

La vera libertà di insegnamento

Tuttavia, nel rispetto di queste scelte individuali e di queste diversità, il dirigente deve dare delle direttive e deve mettere dei paletti, riferiti alla vision e alla mission. Anche perché, purtroppo, vi sono docenti che considerano la “libertà d’insegnamento” come sinonimo di “dentro la mia classe faccio quello che mi pare”. Non è propriamente così.

Come dirigente scolastico non contesto il docente che mi dice che in classe applica il metodo x e mi spiega il perché e quali risultati ottiene con questo metodo. Contesto invece il docente che applica il metodo x semplicemente perché non ne conosce o non ne ha mai sperimentati altri. Il dirigente scolastico deve promuovere e favorire la formazione dei propri docenti sulle metodologie didattiche, soprattutto su quelle più recenti e innovative: solo quando un docente avrà conosciuto e provato ad applicare varie metodologie, potrà scegliere davvero liberamente e con consapevolezza quale usare in determinati contesti classe, ed essere pronto a cambiare qualora non riscontri risultati adeguati negli studenti. Questa mi sembra l'interpretazione corretta del concetto di "libertà d’insegnamento".

Tutelare sempre il pluralismo

La libertà d’insegnamento consente al docente di manifestare apertamente in classe il proprio pensiero, di comunicare le proprie idee, di esporre le proprie teorie e i propri punti di vista. Ma il dirigente deve vigilare che questa libertà sia gestita correttamente: un docente che fosse troppo rigido nelle proprie idee e convinzioni, e le presentasse come unica verità possibile, limiterebbe il diritto dello studente ad acquisire senso critico, a diventare una persona pensante. La libertà d’insegnamento è un diritto riconosciuto all'insegnante perché a sua volta l’insegnante rispetti la libertà di opinione dello studente, ne stimoli il senso critico, esponendo anche idee e tesi diversi dalle proprie.

La libertà d’insegnamento si estende anche ai contenuti didattici, purché vengano rispettati il quadro di riferimento e gli obiettivi fissati dai programmi ministeriali e i saperi di base.

Referenze iconografiche:  kurhan/123RF

Antonella Accili

È dirigente scolastico titolare a Piandimeleto e reggente a S. Angelo in Vado. È articolista e saggista, membro del Comitato Scientifico dell'Università Poliarte di Ancona e, inoltre, vicepresidente del Centro Studi Ricerca Sperimentazione per BES e DSA di cui è fondatrice insieme a Franco Marini e a Benito Michelizza.