Autore: Zhong Acheng
Editore: Theoria, 2018 (prima edizione 1993)
Temi: libertà personale e doveri del cittadino, rivoluzione culturale maoista, civiltà contadina, sistema scolastico cinese, visione marxista e visione taoista della vita
Destinatari: Scuola secondaria di secondo grado, quarto e quinto anno
Come viveva un giovane nel 1969 in Cina? Quali esperienze ha vissuto nelle campagne in cui veniva inviato per abbattere alberi e coltivare campi? Com'era la scuola in uno Stato comunista? Era possibile sviluppare la propria personalità attraverso il gioco e l'esercizio dello spirito in una società guidata da principi materialisti e razionalistici?
Durante la rivoluzione culturale maoista milioni di “giovani istruiti”, ovvero ragazzi con un basso livello di istruzione ma indottrinati dai libri di Mao e di Lenin, vennero deportati in remoti villaggi rurali della Cina per essere “rieducati dalle masse”, disboscare il territorio e renderlo coltivabile. Tra questi giovani ci fu anche Zhong Acheng, che negli anni successivi, sulla base di quella esperienza giovanile, scrisse i tre racconti lunghi riuniti nella Trilogia dei re, un libro che, pur poco conosciuto dal vasto pubblico, è considerato un classico della narrativa cinese contemporanea: perché è una importante testimonianza della Cina maoista e, insieme, un'opera narrativa che coinvolge e fa riflettere su questioni che sono ancora – e sempre più – attuali.
Il re degli alberi
Nel primo racconto, Il re degli alberi, un gruppo di studenti proveniente dalla città, procede, conformemente alle direttive politiche, ad abbattere una foresta millenaria “tagliando gli alberi inutili per piantarne di utili”. Per portare a termine il lavoro i giovani indottrinati devono sradicare dalla cima della montagna un albero gigantesco, alto più di cento metri, una pianta che la popolazione locale chiama con riverente rispetto “il re degli alberi” e che rappresenta una sorta di Spirito della Natura.
Proprio ai piedi dell'ultimo albero della montagna viene combattuto un duello mortale tra due antitetiche visioni del mondo e della vita: da una parte l'ottica antropocentrica, razionalistica e utilitaristica di Li li, il leader del gruppo degli studenti, il teorico dal grande bagaglio libresco, che vede in quella pianta solo un emblema della superstizione e del vecchio modo di pensare che devono essere estirpati dal popolo (“i quattro vecchiumi” della dottrina maoista”); dall'altra, la visione atavica, concreta e religiosa dell'umile Lao Xiao, il boscaiolo di poche parole ma dalla forza prodigiosa che difende il grande albero a costo della propria vita, perché lo ritiene testimonianza vivente dell'opera del “Padre celeste”; con una esplicita identificazione tra l'albero e l'uomo, anche Lao Xiao è chiamato “il re degli alberi”.
Il re dei bambini
In genere il “re” dei racconti di Acheng è un uomo materialmente povero, ma ricco di un talento personale, un dono che gli dà una energia sovrumana e che gli consente di operare nel mondo senza sforzo. L'“uomo superiore” è colui che cammina sulla Via (il Tao), in direzione del flusso della Vita.
Nel secondo racconto della trilogia, però, il personaggio principale non sembra affatto un uomo fuori dal comune, come i “re” delle altre storie. Egli, infatti, è un giovane istruito (con quattro anni di scuola media alle spalle), che dalla squadra di produzione nella quale lavorava a colpi di forcola e zappa viene mandato a insegnare in una scuola rurale. “Re dei bambini” è infatti un’espressione ironica utilizzata dai cinesi per indicare l'insegnante, che a causa della sua modestissima condizione sociale può considerarsi “re” solo in classe. E spesso neppure lì. Come di fatto succede al neoassunto il primo giorno di scuola.
Se guardiamo più a fondo, anche questo giovane istruito, a suo modo, è eroe e lo è nella misura in cui prende posizione rispetto al sistema educativo ufficiale: decide infatti di abbandonare il metodo d'insegnamento tradizionale prescritto dal manuale (unico in tutta la Cina) e di adottarne uno meno rigido e più empirico, che si adatti alle esigenze concrete dei futuri contadini e non escluda il sorriso dall'attività didattica.
Il re degli scacchi
Nel terzo e ultimo testo il narratore, un ragazzo orfano che ha vissuto di espedienti prende il treno per andare a lavorare in un’azienda agricola di una regione montana. Sulla carrozza incontra Wang Yisheng, soprannominato il “Topo da scacchiera”, uno studente eccentrico, anch'egli orfano, che non pensa ad altro che agli scacchi: ossessionato dal gioco, ha fatto il giro del Paese in cerca di giocatori migliori di lui da cui poter imparare. Tra di loro il Topo ricorda con particolare gratitudine un anziano ambulante che poi è diventato il suo maestro. Questi, mostrandogli la via taoista della morbidezza e l'arte della strategia nella guerra, gli ha insegnato a concepire gli scacchi non come un mezzo per dimostrare la propria superiorità intellettuale, ma come un veicolo per coltivare la propria natura.
Il treno arriva a destinazione e i due giovani sono assegnati a unità di lavoro diverse, ma vicine: mentre il narratore lavora nei campi, il Topo gira per le comunità rurali a caccia di nuove sfide. Alla fine si incontreranno di nuovo nel capoluogo distrettuale, dove è stato indetto un torneo di scacchi, a cui Wang, però, non può né vuole partecipare a causa della sua cattiva condotta e nonostante il generoso aiuto del suo facoltoso amico Ni Bin. In realtà al Topo non interessano i premi ufficiali, egli preferisce sfidare, al termine delle gare, i vincitori del torneo e lo fa in un’epica partita giocata in simultanea e a mente (senza scacchiera fisica) contro ben nove avversari.
L'autore e le fasi di elaborazione dell'opera
Zhong Acheng è uno scrittore e sceneggiatore cinese nato a Pechino nel 1949.
Nel 1969, visse, al pari di milioni di coetanei, le conseguenze della Rivoluzione culturale, durante la quale fu inviato in una regione periferica del Paese per essere “rieducato dalle masse”. Negli anni Settanta mise per iscritto questa esperienza giovanile in una serie di racconti, che in parte furono editi, in versione censurata, solo negli anni Ottanta, perché durante il regime maoista non vi era alcuna possibilità di pubblicare opere che esprimessero punti di vista personali. Anche per questo in Acheng si consolidò una pratica della scrittura svincolata dalla pubblicazione, una forma di libera espressione personale coltivata per se stesso e condivisa con i soli amici.
Alla fine degli Ottanta, in seguito alla repressione di piazza Tienanmen, lo scrittore emigrò negli Usa. Anni più tardi parlerà di principio di “non cooperazione” verso il regime politico comunista: “se vuoi che faccia una cosa, io la farò secondo la mia coscienza; se non vuoi che la faccia, me ne andrò, senza bisogno di spiegazione”, adottando lo stesso atteggiamento che assume il giovane maestro de Il re dei bambini.
Stile e messaggio
Lo stile che impronta questi racconti è una sorta di realismo allegorico. La novella di Acheng, come scrive Alfredo Giuliani nell'introduzione, è insieme “un racconto realistico e una favola allegorica”. Una favola che non manca di lasciare alla fine della storia una morale o, se vogliamo, un interrogativo di carattere antropologico: può l'uomo vivere pienamente riducendo a materia e mezzo la Natura vivente? Vale di più la verità dei libri e delle norme o la verità dell'esperienza? È possibile esercitare il talento, coltivare la propria natura oltre i condizionamenti o gli imperativi della società, entrando in comunione con la segreta natura del cosmo?
Temi
I racconti svelano le contraddizioni della società cinese durante il regime maoista e ci permettono di rilevare le differenze, in relazione alle condizioni di vita e al modo di pensare, tra una civiltà contadina e una in via di sviluppo industriale.
Nella società maoista rappresentata da Acheng lo Stato appare come una macchina dagli ingranaggi enormi e lenti, che assottiglia le libertà dell'individuo e può in qualsiasi momento stritolarne la vita. Un sistema politico-amministrativo rigido e disumano, che non può neanche accampare il merito di aver represso l'azione criminosa del singolo ai danni della collettività: se negli ultimi gradini della piramide sociale e della gerarchia amministrativa il cittadino è generalmente (magari suo malgrado) onesto e rispettoso delle norme, tra i quadri intermedi, ancora affascinati dal prestigio dell'antica nobiltà e dalle sue raffinatezze, non mancano episodi di raccomandazioni, corruzione e clientelismo.
Un altro problema fondamentale che si percepisce sullo sfondo delle storie o che viene tematizzato dai personaggi è la fame, male endemico diffuso tra la popolazione giovanile e non. Il regime prescrive il razionamento degli alimenti, che per giunta sono poco ricchi di proteine e allora i ragazzi, dopo tanto lavoro manuale, appena ricevono lo stipendio lo spendono in grandi abbuffate a base di carne. Non ci sono soldi per altro.
Certo, la vita dei campi è molto dura, ma al lettore cresciuto in una società industriale consumistica pare anche essere essenziale, integra e innocente. I “giovani istruiti” di cui ci parla Acheng non sono petulanti predicatori del Verbo maoista, sono ragazzi ammirevoli per la semplicità dei desideri e la generosità dei sentimenti amicali, sono adolescenti che sanno cavarsela da soli, cucinando, lavando i panni e lavorando a contatto con una natura non ancora inquinata dagli scarichi delle fabbriche.
La visione della vita che ci vuole comunicare Acheng - tra l'altro amico del compianto Ermanno Olmi - è tutt'altro che materialistica e circoscritta all'appagamento delle necessità fisiche: per lui il vero nutrimento dell'umanità sono la bellezza, il gioco, la libertà, l'amicizia e l'armonia con le eterne leggi dell'Universo.
Attività di apprendimento: analizzare, confrontare e collegare
Un’attività didattica collegata alla lettura che si può proporre agli studenti è quella di confrontare i tre racconti e poi stabilire collegamenti tra questi e altri testi o contesti.
Tale lavoro può essere svolto in modo collettivo, per esempio suddividendo la classe in tre gruppi e assegnando a ciascuno di essi l'analisi narratologica di una delle tre narrazioni, compito nel quale gli studenti individuano gli elementi narrativi fondamentali (narratore, personaggi, presenza di flashback ecc.) e forniscono una descrizione socio-psicologica del personaggio identificato come il “re”. I tre gruppi poi confrontano i risultati, eventualmente riassunti in una tabella a tre colonne, osservando se ci sono costanti e differenze nell'esposizione delle tre storie.
Per quanto riguarda la seconda fase del lavoro, si possono invitare gli studenti a fare collegamenti tra il libro e un'altra opera o un contesto di vita. In base alla classe l'insegnante valuterà se concedere piena libertà di ricerca agli alunni oppure assegnare dei compiti precisi.
In quest'ultimo caso, la lettura del Re degli alberi potrebbe essere accompagnata dalla visione del bellissimo film animato di Miyazaki La principessa Mononoke, perché in entrambe le opere sono presenti tematiche ecologiche e l'arcana figura di un “Dio della foresta”; analizzando lo sviluppo dell'azione e la sua conclusione ci domandiamo quale sia il messaggio che l'autore ha inteso consegnare al fruitore dell'opera.
Il Re degli scacchi, invece, può essere confrontato con La novella degli scacchi di Stefan Zweig, con la quale ha molti punti di contatto, ma anche irriducibili differenze: l'occasione che consente l'incontro del narratore e del giocatore, la narrazione in flashback di quest'ultimo, il gioco degli scacchi inteso come isola di libertà in un universo totalitario sono alcuni degli elementi che imparentano i due testi; cambia radicalmente l'ambientazione della storia e, soprattutto, il tipo umano dello scacchista: da una parte abbiamo un saggio taoista cinese e, dall'altra, un nevrotico viennese in fuga dalla tortura nazista.
Infine, Il re dei bambini, permette un paragone fra il contesto scolastico della Cina maoista e quello italiano attuale: ci si può interrogare sul tipo di lingua parlata, il libro di testo, il cursus scolastico, il metodo didattico ecc.
Referenze iconografiche: Sean Pavone/Shutterstock