Autore: Francesca Melandri
Editore: Rizzoli, 2017
Temi: razzismo, intolleranza, guerra, violenza, fascismo
Destinatari: secondo biennio/quinto anno della Scuola secondaria di secondo grado
La lettura di Sangue giusto è un viaggio a ritroso nel tempo. Insieme alla protagonista Ilaria recuperiamo capitoli della storia d’Italia che abbiamo avvolto in un colpevole silenzio.
Ilaria insegna storia ai suoi studenti delle medie, ma si rende conto che ci sono storie che a scuola non sono state insegnate e a casa non sono state raccontate. Allora cosa può dire lei ai suoi ragazzi? Per capirlo bisogna andare alla ricerca della verità tra le pagine nascoste della storia.
I personaggi e la “Storia”
In un pomeriggio di una Roma paralizzata dalla visita ufficiale di Gheddafi al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Ilaria, tornata finalmente a casa, trova sul pianerottolo un giovane etiope che dichiara di essere suo nipote e di chiamarsi Shimeta Ietmgeta Attilaprofeti. Shimeta è uno dei tanti migranti in fuga che arrivano in Italia dopo la traversata del deserto e l’internamento nei campi libici. Racconta di essere fuggito dall’Etiopia perché perseguitato dal regime di Meles Zenawi così come suo padre, il figlio mai riconosciuto da Attilio Profeti, padre di Ilaria, era stato perseguitato dal regime di Menghistu venticinque anni prima.
Per Ilaria comincia in questo modo la ricerca della verità sulla vita passata del padre: ne conosce il passato fascista ma ignora tutto il resto: l’infanzia, la guerra in Etiopia, l’iprite, l’Amba Aradam e il genocidio di una stirpe.
A poco a poco Ilaria scopre la verità anche sulla storia dell’Etiopia e del nostro Paese: l’Italia fascista e coloniale che non ha il volto bonario della propaganda; l’Italia liberata e postcoloniale che non istruisce il suo “processo di Norimberga”; l’Italia della speculazione edilizia e degli appalti che conclude affari sporchi nelle ex colonie; l’Italia del berlusconismo degli anni novanta che ripropone i fantasmi del passato in una veste politica nuova; l’Italia del baciamano a Gheddafi giusto un anno prima del suo linciaggio; l’Italia che fatica ad accogliere i migranti, in molti sensi nostri parenti.
L’architettura narrativa
Il libro comincia e finisce - circolarmente - col capitolo 0: l’annuncio della morte di Attilio Profeti e il suo funerale.
La narrazione poi procede alternando capitoli della storia recente (la ricerca di Ilaria nell’anno 2010 e la fuga di Shimeta iniziata nel 2008) a capitoli in flashback che ricostruiscono a ritroso la storia del padre di Ilaria e dell’Italia.
La scrittrice intreccia con abile regia i fili narrativi: il lettore è sempre accompagnato in questi spostamenti nel tempo e nello spazio e non perde l’orientamento. Osservare l’architettura complessa del romanzo è un ottimo esercizio per gli studenti degli ultimi anni delle Superiori.
I temi
Cosa ha spinto l’autrice a costruire questo incastro di storie e contesti? Lo scopriamo leggendo: il razzismo e l’intolleranza, la guerra e la violenza, la mistificazione della storia e la menzogna politica, la cultura del privilegio - alcuni temi forti del romanzo - sono l’eredità tristemente pericolosa raccolta dal nostro presente.
In questo quadro l’umanità non retoricamente idealizzata dei personaggi di Ilaria, Piero, Attilio junior, Il giudice Carnaroli, Carbone, Ernani… regala una speranza di riscatto. Il messaggio della scrittrice Francesca Melandri - che, come ci rivela il film documentario di Sabrina Varani Pagine nascoste, ha scritto il romanzo spinta dalla scoperta della giovinezza del padre - è sofferto e intimo: bisogna avere il coraggio della ricerca delle proprie radici e poi è necessario assumerne la responsabilità, come individui e come Paese. La verità non è difficile da trovare, basta cercarla.
La rappresentazione del maschile e del femminile
Impossibile non lasciarsi interrogare dai personaggi del romanzo. La Melandri scava nell’animo e, come è nella tradizione del romanzo storico, crea figure maschili e femminili vive e reali anche quando sono frutto di fantasia. Accanto troviamo i personaggi storici di Lidio Cipriani e Rodolfo Graziani, rivelati nella loro agghiacciante disumanità. Agli studenti il compito di confrontarsi con i valori e disvalori incarnati dai personaggi. Il campionario è vasto, ecco alcuni esempi.
L’universo maschile gravita intorno ad Attilio Profeti, il padre di Ilaria, classe 1915. Il suo personaggio rappresenta l’aurea mediocrità di chi non si assume mai le proprie responsabilità personali e civili. Aderisce al fascismo senza porsi troppe domande, vive a slalom tra la famiglia che ha con la moglie e quella con l’amante. La demenza senile che lo coglie alla fine non è che l’espressione dell’inconsapevolezza con cui ha attraversato la vita. A fargli da contraltare il commilitone Carbone, che sceglie l’affetto per la compagna africana e resta a vivere in Etiopia, e il giudice Carnaroli, che invece la compagna la abbandona ma riconosce la figlia meticcia e la fa crescere e studiare in Italia. Sono le due scelte che avrebbe potuto fare Attilio.
Nell’universo femminile del romanzo troviamo Ilaria, giovane donna indipendente e di sinistra. All’inizio sembra giudicare gli altri ed essere intransigente, ma la mole di informazioni da lei raccolte sulla storia della propria famiglia metterà in crisi l’immagine che la giovane aveva di sé come persona integra e onesta: Ilaria si libererà del germe del razzismo smettendo di sentirsi superiore agli altri. Viola, madre di Attilio, è il personaggio femminile più negativo: non ama il marito e non riesce ad amare con la stessa misura i due figli. Superficiale e ossessionata dal culto della bellezza esteriore preferisce di gran lunga l’aitante virilità di Attilio alla modesta bontà e intelligenza di Otello. In lei è facile riconoscere un mondo femminile su cui ebbe facile presa il culto di Mussolini; per questo ci appariranno quasi un contrappasso le circostanze paradossali della sua morte. Distante da Viola per posizione geografica e qualità umane è Abeba, la madama africana di Attilio, di cui cogliamo il coraggio, la profondità e lo spessore umano, la saggezza. La Melandri sembra voler sottolineare che la sbandierata superiorità della razza ariana - su cui sta costruendo i suoi studi pseudoscientifici l’antropologo fascista Lidio Cipriani - non ha davvero alcun fondamento.
In classe
Immaginiamo una lettura del romanzo condotta in parte a casa e in parte in classe, dove sarà accompagnata da una colonna sonora di canzoni e una galleria di immagini e filmati d’epoca (la guerra d’Abissinia e la gestione della colonia, l’incontro tra Berlusconi e Gheddafi e lo scandalo della nipote di Mubarak, i treni merci carichi di deportati ebrei, l’uso dei gas chimici, i lager libici, la Roma degli speculatori e degli affaristi).
Al termine della lettura la visione del documentario di Sabrina Varani Pagine nascoste (2017) varrà come un “dietro le quinte”: gli studenti scopriranno la gestazione del romanzo storico e la lunga fase di documentazione che lo precede seguendo il viaggio di Francesca Melandri in Etiopia e non solo.
In collaborazione con il docente di storia si potrà approfondire la figura di Rodolfo Graziani e analizzare altri testi e documenti, come il Manifesto degli scienziati razzisti, firmato da Lidio Cipriani, articoli apparsi sulla rivista “Difesa della razza” e il discorso della proclamazione dell’impero diffuso via radio da Mussolini. La questione dell’occultamento collettivo di pagine della storia del nostro Paese è ricostruibile invece dalla polemica che contrappose lo storico Angelo Del Boca e il giornalista Indro Montanelli sull'uso dei gas nella guerra d'Etiopia: Montanelli negò a lungo, finché dovette arrendersi — chiedendo pubblicamente scusa — davanti all'evidenza documentale.
A completare la proposta didattica l’organizzazione di un cineforum affidata agli studenti come compito di realtà (a scuola, di pomeriggio, per le classi quinte). Nel cartellone troveranno spazio film che richiamano i contesti del romanzo. Ecco alcune proposte: La grande bellezza (2013) e Loro (2018) del regista Sorrentino; Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola; Le mani sulla città (1963) di Francesco Rosi; Il boom (1963) di Vittorio De Sica; Nel nome del popolo italiano (1971) di Dino Risi; Asmarina (2015) docufilm di Maglio e Paolos.
Referenze iconografiche: Matthew Gamble/Shutterstock