Booklist – Romanzo d’Italia
A partire da una pagina del romanzo Sangue giusto di Francesca Melandri vengono alla mente domande alle quali i nostri studenti sanno più o meno rispondere: Cosa sono le forche caudine? Quali sono le date delle due guerre mondiali?… Poi, man mano che ci avviciniamo all’oggi i problemi aumentano: la storia e i suoi contesti più sono contemporanei e più sfuggono. Eppure è evidente che conoscere la storia italiana e i personaggi degli ultimi decenni è importante per capire la realtà in cui viviamo, per tutelare verità e smascherare bugie, per costruirsi una identità.
I ragazzi sono sempre più sollecitati da film e serie televisive o poco realistiche o estranee alla cultura italiana, e che comunque spesso si fermano a una riflessione approssimativa e superficiale sulla vita e sul mondo circostante.
Per riconnettere gli studenti millennials, sempre più condizionati dalla realtà virtuale, alle proprie radici, è nata l’idea di un percorso di lettura che recuperi la storia e i contesti dell’Italia del Novecento, dagli anni trenta in poi, attraverso la narrativa.
Scuola secondaria di primo grado e primo biennio della secondaria di secondo grado
I libri proposti raccontano storie di bambini e adolescenti in contesti italiani, che variano nel tempo e nello spazio e sono ricostruiti realisticamente.
Le ambientazioni riproducono mondi e tradizioni che gli adolescenti di oggi nemmeno immaginano, ma che possono riconoscere nei racconti dei propri familiari. Durante il percorso di lettura si può chiedere agli alunni di fare un’indagine in famiglia per cercare storie simili e poi scriverle.
Erri de Luca, Montedidio, Feltrinelli 2001
È la storia di un ragazzino di tredici anni che vive a Montedidio, un quartiere di Napoli, alla fine degli anni cinquanta. La trama si sviluppa nell’arco di sei mesi nei quali il protagonista si scontra con le avversità della vita che fanno crescere: l’abbandono della scuola, il lavoro presso la bottega di un falegname, la malattia della madre, l’”ammore” con Maria, la coetanea che abita nel suo palazzo, ed è importunata di continuo da un padrone di casa pedofilo. Nella bottega il ragazzo conosce un curioso personaggio, un calzolaio ebreo, don Rafaniello, al quale un angelo ha predetto che avrebbe raggiunto la Terra promessa con le ali, ali che lui pensa gli stiano crescendo dentro la gobba.
Più del ragazzino, protagonista del libro è Napoli con le sue povertà, il suo chiasso e i suoi odori. Soprattutto la sua lingua: “l’italiano è una lingua senza saliva, il napoletano invece tiene uno sputo in bocca e fa attaccare bene le parole”.
Donatella di Pietrantonio, Arminuta, Einaudi 2017
L’Arminuta, “la Ritornata” in dialetto abruzzese, narra la storia di una ragazzina che negli anni settanta viene restituita ai genitori dalla famiglia che l’ha informalmente adottata (la legge sull’adozione arriverà nel 1983). La protagonista si trova così catapultata in un mondo che non conosce e in cui regna la miseria. Siamo in un’Italia in cui sopravvivono sacche di arretratezza economica e culturale, come l’Abruzzo rurale che fa da sfondo a questa storia di abbandono e di ricerca di identità. Col passare dei giorni la ragazza impara a convivere con questa cruda realtà, a conoscere la sorella Adriana e i fratelli, ad amarli o a comprendere da gesti, parole o sguardi i loro sentimenti.
Michela Murgia, Accabadora, Einaudi 2009
Il romanzo si svolge negli anni cinquanta e sessanta, in una Sardegna ancora arcaica, intessuta di rituali antichissimi. Il nome sardo che dà il titolo all’opera deriva dallo spagnolo acabar, che significa “finire”; l’”accabadora” dunque è la persona che aiuta gli altri a portare a termine la loro vita. Nella storia svolge questo ruolo in un piccolo paese la vecchia sarta Bonaria, che decide un giorno di adottare la piccola Maria, quarta figlia di una madre vedova ben contenta di liberarsi di una bocca da sfamare. Murgia ci racconta due figure femminili che imparano a conoscersi e ad amarsi, con una scrittura ricercata e impregnata della forza della lingua sarda.
Nicolò Ammaniti, Io non ho paura, Einaudi 2001
Siamo in Puglia nell’estate del 1978. Protagonista del romanzo è Michele, un bambino di nove anni, costretto, come annuncia il titolo, a vincere le proprie fragilità superando prove sempre più complicate. Michele vive in una isolata frazione di quattro case, in uno dei tanti piccoli comuni delle zone interne dell’Italia meridionale. Per giocare Michele e i suoi amici attraversano con le biciclette la campagna riarsa, tra sfide e penitenze. In un buco, scoperto per caso, Michele scorge un bambino, macilento e spaventatissimo: è Filippo Carducci, figlio di una famiglia benestante del nord, che il padre di Michele ha rapito per ottenere un riscatto.
Scuola secondaria di secondo grado (secondo biennio/quinto anno)
In questo secondo percorso di lettura i personaggi sono giovani e adulti e il contesto in cui si svolgono le vicende ha tratti storici precisi.
Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, Rizzoli 1947
Nel primo romanzo scritto sull’Africa italiana, il protagonista, un tenente dell’esercito regio come lo fu Flaiano stesso, ottiene una licenza di quattro giorni per curarsi un mal di denti in città. Il camion sul quale viaggia però si ribalta e il tenente, proseguendo a piedi, si smarrisce. Incontra una indigena solitaria con il turbante, con la quale passa la notte e ha un rapporto sessuale. Ferita accidentalmente la ragazza, il giovane, preso dal panico, la uccide e ne seppellisce il corpo. Poi, pieno di rimorso e con la paura di aver contratto la lebbra (si scoprirà infatti di lì a poco che il turbante è il segno distintivo delle lebbrose), l’ufficiale inizia un viaggio su e giù per l’Abissinia. Farà ritorno tra i propri compagni dopo un lungo periodo di latitanza: nessuna denuncia pende sul suo capo e le piaghe sospette sulla sua mano sembrano guarite. Ma la salvezza finale appare un’illusione; come veniamo a sapere da un medico la lebbra può manifestarsi anche a decenni di distanza. Il protagonista partirà verso l’Italia portando con sé il dubbio angoscioso e la consapevolezza di essere un colpevole senza castigo.
Nel diario Aethiopia scritto durante l’esperienza militare in Abissinia, Flaiano aveva annotato i comportamenti tutt’altro che eroici dei soldati italiani che in parte vengono riproposti nel romanzo. Tempo di uccidere mette davanti al lettore non tanto la storia, i fatti e le azioni concrete, quanto il mondo interiore, le congetture e le paranoie del protagonista.
M. Cosentino, D. Dodaro, L. Panella, I fantasmi dell’impero, Sellerio 2017
Lo scenario è lo stesso: la guerra di Etiopia, all’indomani dell’attentato al viceré Rodolfo Graziani (1937). I fatti raccontati sono realmente accaduti: gli autori ricostruiscono una vicenda di cui è rimasta traccia in un fascicolo secretato e scovato nell’archivio di quello che allora si chiamava il “Ministero dell’Africa italiana”.
Il viceré in persona incarica l’avvocato militare Bernardi perché faccia luce sull’ondata di violenze che sta travolgendo la colonia. A un anno dalla proclamazione dell’impero infatti l’Etiopia è un territorio tutt’altro che sottomesso e pacificato e i patrioti dell’Amhara conducono la resistenza con un coraggio e una determinazione che mettono in difficoltà gli italiani. Graziani, che teme un complotto ai suoi danni per screditarlo agli occhi di Mussolini, affida a Bernardi la missione di raggiungere il capitano Corvo: contro i suoi metodi brutali le tribù locali si sono ribellate e i battaglioni inviati per sedare la rivolta sono stati massacrati. La missione sarà per l’avvocato una vera e propria discesa agli inferi tra piogge di gas chimici, teste mozzate, ragazzine stuprate e subito dopo uccise … l’orrore in Etiopia infatti si manifesta in tutti. Lo schema narrativo è quello del noir, ma la ricostruzione storica è filologica e il racconto è scandito dai telegrammi, quasi tutti autentici, che i protagonisti si scambiano.
Giorgio Fontana, Morte di un uomo felice, Sellerio 2014
Nel romanzo scorrono due storie parallele, che consentono all’autore di recuperare momenti diversi della vita del nostro Paese. Sono le storie di un padre e di un figlio. Il figlio è il magistrato milanese Giacomo Colnaghi; nell’estate del 1981 a Milano indaga sull’assassinio del chirurgo Vissani e sulle attività di una nuova banda armata terroristica. Il magistrato ha bisogno di capire le ragioni profonde che spingono alla lotta armata i giovani militanti che incontra negli interrogatori e che gli rispondono con il loro linguaggio burocratizzato. Ma Giacomo Colnaghi, che vive lontano dalla famiglia e assorbito dal suo lavoro, vuole anche sapere se il padre è stato davvero un eroe, come credono in molti, o soltanto uno sprovveduto che ha lasciato troppo presto soli la moglie e i figli, come pensano in famiglia: così alla sua storia se ne intreccia un’altra più intima - ma anche nazionale -, la storia del padre Ernesto Colnaghi partigiano, di cui Giacomo conserva gelosamente un messaggio. La stessa tensione ideale e lo stesso tragico destino accomunerà i due uomini.
Nascosti in una storia di invenzione si possono leggere tra le righe i riferimenti al giurista Guido Galli, ucciso a Milano da Prima Linea nel 1980, e alla inchieste di Armando Spataro.
Giancarlo De Cataldo, Romanzo criminale, Einaudi 2002
Siamo a Roma, all’inizio degli anni ’70. Il Libanese e il Dandi si conoscono sin dall’infanzia, hanno messo su una piccola banda che si occupa soprattutto di furti. Quando a loro si uniranno Il Freddo e il Sorcio avremo al completo la banda della Magliana. Il romanzo di De Cataldo ne ripercorre la storia: la scalata al potere, i due decenni di controllo sulla città, i rapporti con la camorra di Raffaele Cutolo, i contatti con lo Stato e i servizi segreti in occasione del sequestro di Aldo Moro, le relazioni con il Vaticano.
La banda cresce grazie anche al periodo storico-politico in cui nasce. Un periodo in cui le forze dell’ordine sono impegnate a occuparsi del terrorismo nero o rosso. Il romanzo descrive momenti della nostra storia che restano nella memoria come la strage di Bologna, compiuta la mattina del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria.
Romanzo criminale appartiene a un genere narrativo di successo che insiste su fatti di cronaca “estremi” raccontati con una mimesi cruda da noir americano o sui misteri della recente storia italiana ricostruiti sulla base di una minuziosa documentazione (articoli di giornale, fascicoli giudiziari). Questo tipo di scrittura “si appresta a lavorare su una verità documentabile ma la affronta con la libertà della poesia: Non crea la cronaca, la usa” (Saviano, in “La Repubblica”, 12 ottobre 2015).
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