Le montagne, con le loro vette altissime e innevate e il senso di inaccessibilità che suscitano, affascinano l’uomo dall’origine dei tempi. La letteratura di ogni epoca ci offre testi in cui l’immagine della montagna è presente, se non addirittura centrale. Era su un monte, l’Olimpo, che avevano sede le divinità secondo la mitologia greca: riservato esclusivamente agli dèi e precluso agli uomini, sull'Olimpo venivano prese le decisioni sul destino dei mortali. Chiunque avesse osato sfidare i numi e avesse cercato di salire sul monte sarebbe incorso inesorabilmente nell’ira divina, come accadde ai Giganti che, secondo il mito, vennero puniti dopo aver tentato di scalarlo con un atto di ribellione.
È ancora su un monte, il Sinai, che Mosè, secondo la narrazione dei libri dell’Esodo e del Deuteronomio, riceve le tavole della Legge, ossia i comandamenti incisi direttamente da Dio sulla pietra.
Anche i grandi autori della nostra letteratura ci parlano di montagne: nella Commedia Dante deve compiere l’ascensione della montagna del Purgatorio per giungere al Paradiso Terrestre; mentre Petrarca ci racconta, in un testo molto noto, la sua scalata del Monte Ventoso, che assurge a metafora della vita umana.
In montagna la natura vive di vita propria, indipendentemente dalla presenza dell’uomo. Per quanti sforzi possa compiere l’essere umano per cercare di piegarla al proprio volere, non riesce mai a imbrigliarla ed assoggettarla fino in fondo. Nel corso dei secoli gli abitanti delle zone montane si sono trovati a dover affrontare catastrofi naturali di vario genere, come slavine, valanghe, alluvioni, tutte impossibili, o quasi, da prevedere. Nonostante i rischi e i disastri, molte popolazioni sopravvivono da centinaia di anni in zone impervie; e anche se spesso si assiste allo spopolamento delle comunità montane, esistono persone che fanno la scelta opposta, e dalla città si trasferiscono in montagna, alla ricerca di un’esistenza più a contatto con la natura, per quanto per certi versi più disagevole e difficoltosa.
Nelle seguenti proposte di lettura, vedremo come la montagna sia la vera protagonista della narrazione, pur assumendo molte sfaccettature differenti: luogo incantato, terra di duro lavoro, natura crudele e impietosa, scenografia oscura per delitti e misteri.
Scuola secondaria di primo grado
Dino Buzzati, Il segreto del bosco vecchio, Mondadori, Milano 2016
Pubblicato nel 1935, il romanzo fonde insieme fiaba e realismo. Il colonnello Sebastiano Procolo eredita da uno zio parte di un’enorme tenuta boschiva. L’altra parte viene invece ereditata da Benvenuto Procolo, il dodicenne nipote del defunto. Per lascito testamentario il colonnello diventa il tutore del piccolo Benvenuto e a causa di questa vicenda imprevista lascia la sua professione militare per dedicarsi completamente alla sua nuova vita. Il colonnello ha in mente di abbattere il Bosco Vecchio per trarne arricchimento. Ma il Bosco nasconde un misterioso segreto. Tra ricerca di significato della vita e senso della sacralità della natura, il romanzo è oggi un classico della letteratura e al contempo un libro sullo spirito più autentico della montagna. Un classico intramontabile.
William Ernest Bowman, La conquista del K.O., Corbaccio, Milano 2016
Il romanzo narra le gesta rocambolesche di un gruppo di alpinisti inglesi che decidono di conquistare la vetta più alta del mondo, il K.O., un monte di circa 12.000 metri (40.000 piedi) che sorge nell’immaginario Yogistan. A comporre la squadra è un insieme di persone tra le più bizzarre, tra cui un esploratore maldestro nel trovare l’orientamento, un linguista incapace di farsi comprendere dalla popolazione locale, un medico che sembra l’uomo più malato del mondo... Assieme a loro, ben 3.000 portatori locali che aiutano la squadra degli stravaganti scalatori a superare le varie difficoltà incontrate nell’impresa. Il libro, nato come una parodia delle esplorazioni condotte durante gli anni Cinquanta del secolo scorso, venne pubblicato nel 1956 e racconta con umorismo e ironia il mondo della montagna.
Mario Rigoni Stern, Le vite dell’Altipiano, Einaudi, Torino 2013
Il volume raccoglie i molti racconti scritti durante l’intero arco della vita da Mario Rigoni Stern, che ne ha curato personalmente la scelta organizzandoli in tre grandi capitoli: Storie naturali, Storie di animali e Storie dell’Altipiano. In questo modo assistiamo alla grande sintesi di un’esistenza vissuta in pieno contatto con la natura, in un rapporto basato sullo stupore e sul rispetto. Protagonista principale è l’orizzonte dell’Altipiano di Asiago, luogo della vita e dell’anima di Rigoni Stern, con i suoi paesaggi e le sue presenze umane, di cui l’autore coglie di volta in volta il carattere e le preoccupazioni per una vita condotta in semplicità ma non senza le difficoltà legate a condizioni spesso estreme di sopravvivenza. Questi racconti – che possono essere letti integralmente oppure scegliendo quelli di volta in volta ritenuti più significativi o particolari – illustrano la natura nelle sue varie manifestazioni: animali, piante, neve, prati, boschi e acque sono osservati con la profonda meraviglia che si deve all’espressione di un Creato misterioso. Una natura che, come ricorda l’autore, è “di tutti”, ma non è “da tutti”, poiché non tutti sono in grado di accettare gli inevitabili disagi di una vita fondata su un rapporto pieno e diretto con la montagna.
Scuola secondaria di secondo grado
Sergio Saviane, I misteri di Alleghe, Pilotto, Feltre 2000
Tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del secolo scorso, ad Alleghe, sulle Dolomiti bellunesi, ebbe luogo una serie di delitti apparentemente inspiegabili. Il primo, avvenuto nel 1933, fu lo strano suicidio di una cameriera che lavorava per l’albergo gestito dalla famiglia Da Tos. Pochi mesi dopo, anche la nuora dei Da Tos venne trovata morta e di nuovo si parlò di suicidio, pur essendo anche in questo caso molto strane le circostanze della vicenda. Alcuni anni dopo, nel 1946, una coppia di coniugi venne uccisa di notte, mentre stava rincasando. In che modo questi crimini erano collegati?
Sergio Saviane, ancora ragazzo, e capitato in vacanza con un gruppo di amici proprio ad Alleghe, iniziò a sentir narrare di queste strane vicende di morti misteriose e di un campanile, sommerso sotto il lago, le cui campane comincerebbero a rintoccare quando sta per avvenire qualcosa di tragico. Realtà o leggenda? Diventato giornalista, Saviane si dedicò a questa storia misteriosa e pubblicò il romanzo nel 1964.
I delitti di Alleghe, scritto con uno stile a metà strada tra il giallo e la cronaca nera, che a distanza di molti anni dai fatti narrati è ancora in grado di affascinare il lettore, valse a Saviane un’accusa e un processo per diffamazione. Ancora oggi, dopo moltissimi anni dagli eventi, la vicenda non è del tutto chiarita e fa ancora parlare di sé. Il volume, infatti, è stato ripubblicato nel 2000, e ne è stata realizzata anche una versione a fumetti (I delitti di Alleghe: romanzo a fumetti, testi di Andrés Maraviglia, disegni di Luca Maconi, BeccoGiallo, Ponte di Piave 2005). Ricordiamo, inoltre, la puntata del celebre programma televisivo di Carlo Lucarelli Blu Notte. Misteri italiani, dedicata alla vicenda e intitolata I misteri di Alleghe, edita in cofanetto da Rai e De Agostini nel 2007.
Mauro Corona, I fantasmi di pietra, Mondadori, Milano 2014
Il 9 ottobre del 1963 una parete del Monte Toc, cima delle Prealpi bellunesi, al confine tra Veneto e Friuli, si staccò franando nel bacino artificiale del Vajont, che era stato da poco realizzato insieme all’omonima diga, allo scopo di produrre energia elettrica. Le acque del lago tracimarono, abbattendosi dapprima su Erto e Casso, i due paesi più vicini, e poi proseguirono verso il fondovalle, travolgendo, tra gli altri, il paese di Longarone. Le vittime del disastro furono oltre 1900.
Corona ripercorre le strade di Erto, il paese in cui è cresciuto, a molti anni di distanza dagli avvenimenti. Il paese è stato ricostruito dopo la catastrofe del 1963, ma in posizione differente rispetto all’abitato originario, che oggi appare ancora abbandonato. All’autore pare di sentir risuonare ancora le voci dei bambini che sono cresciuti insieme a lui. Tutto è rimasto come congelato nell’attimo del disastro. Corona entra nelle abitazioni diroccate, vede oggetti che emergono dalle rovine, e che appartenevano alle persone che abitavano in quelle case. Corona ci racconta, dunque, chi abitava in quelle case e quali ricordi ha di queste persone, risalendo nella narrazione anche molto indietro nei secoli e descrivendoci personaggi pittoreschi la cui memoria veniva tramandata oralmente dai racconti degli anziani del paese.
Per approfondire l’argomento:
- il libro della giornalista bellunese Tina Merlin Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont (pubblicato inizialmente nel 1983, e ora riedito da Nuova Iniziativa Editoriale, Roma 2003);
- il monologo teatrale di Marco Paolini, ll racconto del Vajont (Vajont 9 ottobre '63 - Orazione civile) (del 1993, in occasione del trentennale della tragedia);
- il film di Renzo Martinelli Vajont. La diga del disonore (2001).
Erri de Luca, Sulla traccia di Nives, Mondadori, Milano 2005
Nives Meroi è un’alpinista italiana da record: insieme al marito Romano Benet si è dedicata all’impresa di scalare tutte e 14 le montagne da ottomila metri esistenti sul nostro pianeta, rigorosamente senza ossigeno e senza l’aiuto dei portatori in quota. È la prima donna al mondo a esser riuscita a condurre a termine questa impresa.
Nel 2005 Erri de Luca, amico della donna, decide di seguirla durante una delle sue spedizioni sull’Himalaya, quando Nives è ancora in competizione con un’alpinista spagnola che, come lei, vorrebbe diventare la prima donna ad aver scalato tutti gli ottomila.
Dai dialoghi tra Nives ed Erri, che naturalmente riesce a seguire la donna solo fino a un certo punto della spedizione, attendendola poi al campo base, nasce questo romanzo-reportage pieno di poeticità: un dialogo sulla montagna, ma anche sulla vita e sull’amore.
Referenze iconografiche: Respiro/Shutterstock