Un confronto con lo Statuto albertino
Scarichiamo, innanzitutto, il testo in pdf dal sito ufficiale della Presidenza della Repubblica, che presenta anche le versioni inglese e francese, oltre che un’essenziale galleria fotografica e un collegamento allo Statuto albertino. La comparazione con la precedente Carta del 1848 già ci permette una prima immediata riflessione lessicale sulla differenza tra i termini “Statuto” e “Costituzione”. Uno dei primi concetti da acquisire è appunto quello, della non trascurabile diversità di significato, tra una Carta concessa (octroi) e stabilita dall’alto da un monarca per grazia divina e applicato in maniera flessibile (Statuto) e quella di un documento frutto di un contratto sociale dal basso, rigido nella struttura, nel quale la sovranità appartiene al popolo. Indagare sul contrasto terminologico e concettuale tra concessa dall’alto e flessibile e concordata dal basso e rigida può già essere un ottimo viatico per incanalare il percorso che ci accingiamo ad intraprendere.
Sovranità popolare e separazione dei poteri
Cominciamo così a conoscere e analizzare il primo dei principi ispiratori, quello della sovranità popolare. Partendo da un altro sito istituzionale, quello della Presidenza del Consiglio dei Ministri, concentriamoci sulla prima parte della Costituzione, i Principi fondamentali (art. 1 e 2) ed esaminiamo, incoraggiando un piccolo dibattito tra gli studenti, l’affermazione La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Il docente, cercando di coinvolgere attivamente tutta la classe nella discussione, dovrà porre l’accento sul significato e sul valore del principio democratico e della sua reale espressione. Questo implica una prima riflessione sul concetto di separazione dei poteri (espresso poi nella parte seconda, Ordinamento della Repubblica), che può portare ad una breve ricerca delle sue fonti originarie storiche e filosofiche. Punto fermo dello studio sarà l’analisi dell’opera del barone di Montesquieu e della sua lotta all’assolutismo: una comparazione con il precedente Statuto albertino - dove il sovrano aveva ed esercitava ampi poteri sia esecutivi che legislativi e giuridici - può risultare valida e utile. A questo punto il docente, per dare il più possibile profondità e consapevolezza storica all’attività, può assegnare come compito la ricerca di alcuni significativi episodi del passato, nei quali i monarchi della Casa sabauda hanno esercitato questo esteso potere, a partire dalla nomina di Mussolini a capo del governo da parte del re Vittorio Emanuele III il 28 ottobre del 1922.
Il diritto-dovere di voto e il problema dell’astensionismo
Meritevole di sviluppo, all’interno sempre del tema della sovranità popolare, è poi il concetto di esercizio del potere, che ci porta direttamente al tema della legittimazione del consenso mediante libere elezioni. È il voto - personale ed eguale libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico (art. 48) - lo strumento mediante il quale prende forma e valore reale la sovranità popolare. Numerosi siti ricostruiscono la storia del voto in Italia, a partire da interessanti articoli delle pagine culturali del Corriere della Sera, ma a nostro parere può risultare pedagogicamente più valido, con le classi del penultimo e ultimo anno di scuola superiore, predisporre una specie di tavola rotonda, guidata da uno stesso studente, sul tema vivo dell’astensionismo nelle democrazie contemporanee. Ne potrebbero nascere valide riflessioni sulla crescente disaffezione nei riguardi dei temi del bene comune e sulla sfiducia nei confronti delle classi dirigenti e nella loro capacità, indipendentemente dall’ideologia politica di appartenenza, di trovare credibili soluzioni alla complessità delle problematiche socio-economiche esistenti.
Il tema del lavoro e le “promesse costituzionali”
Questa discussione potrebbe fare da collegamento con le tematiche legate al secondo (seguendo il nostro percorso) principio ispiratore, quello “laburista”: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (art. 1); La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto del lavoro …” (art. 4); la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni (art. 35).
Oltre a una ricostruzione del dibattito storico nella Costituente intercorso tra le forze socialiste e comuniste e quelle democristiane e liberali sulla scelta del termine lavoro e non lavoratori - per la quale possono essere utili i materiali video dell’archivio di RaiStoria e dell’Istituto Luce - è possibile, magari prendendo l’idea da un articolo contenuto dal blog Impariamo la Costituzione, sollecitare gli studenti a commentarlo criticamente. I temi, a questo proposito, molto attuali e sentiti, possono essere due: come va intesa la parola “lavoro”? E come mai questo diritto è tra i più citati, ma anche tra i più disattesi e traditi? Problematizzare il significato del termine lavoro può diventare importante per far interiorizzare agli studenti l’idea che il lavoro non è pura merce spendibile sul mercato ai fini di un reddito, ma un valore attraverso il quale diventiamo consapevoli della nostra dignità e mediante il quale gli altri riconoscono le nostre capacità, competenze, in una sola parola, diventiamo persone. Le promesse costituzionali sono l’altro grande tema da attualizzare. Prendendo spunto, per esempio, dall' articolo della rivista MicroMega e anche da una citazione di Piero Calamandrei, che parlò della nostra Costituzione come di una rivoluzione promessa in cambio di una mancata, sarà possibile impostare una discussione aperta con le classi sulla frattura, spesso drammatica, tra diritti stabiliti e garantiti dal testo costituzionale (de jure) e concrete applicazioni degli stessi (de facto), in special modo con riferimento al lavoro giovanile. Gli studenti sono invitati a meditare consapevolmente su questo tema e a portare le loro personali considerazioni, elaborando anche il patrimonio delle informazioni ed esperienze che hanno acquisito.
Il valore della persona e i diritti fondamentali
Ancora un discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei, consultabile all’indirizzo, dell’Associazione art. 3 - sito dedicato a divulgare e renderci cittadini consapevoli del terzo articolo costituzionale - ci introduce all’analisi di un altro principio ispiratore, quello personalista. L’articolo 3 stabilisce i valori inalienabili della persona alla quale va riconosciuta dignità e autonomia in sé, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione e opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Il docente può impostare un lavoro di ricerca per ricostruire la genesi e gli sviluppi del concetto di giusnaturalismo collocando la Costituzione nell’alveo della tradizione europea e americana, con particolare riferimento allo studio dell’età delle rivoluzioni. L’approfondimento non deve solo fermarsi ad un pur necessaria precisazione lessicale e a una sintetico inquadramento storico, ma può proporsi obiettivi più ambiziosi. Infatti l’intento è quello di stimolare gli studenti a porsi domande quali: su cosa si fonda il diritto naturale? E il termine inalienabile? I principi sono innati o acquisiti nel tempo per contratti sociali?
Sicuramente domande complesse, con risposte tutt’altro che scontate, ma che, è auspicabile, possano produrre riflessioni sui fondamenti di quello che definiamo jus naturale e sviluppare, a scelta del docente o della stessa classe, l’analisi di un diritto fondamentale. Scegliamo, per esempio, quello della libertà di pensiero e parola, espresso nell’articolo 21. L’homepage - Il dovere di informare il diritto ad essere informati - si propone la promozione del principio di manifestazione di libertà del pensiero e ci offre innumerevoli spunti, partendo da fatti di strettissima attualità, per sviluppare questo tema. La classe potrà suddividersi in gruppi di ricerca tematici: dalle cosiddette fake news diffuse nei social fino a i sempre attuali arresti arbitrari nel mondo giornalistico. Altre occasioni di cronaca non mancheranno per produrre momenti di confronto e dibattito.
Il principio pluralista e il concetto di democrazia
Il sito ufficiale prodotto in occasione del 70esimo anniversario della Repubblica Italiana, con le sue pagine dedicate ai lavori della Costituente, ci offre un’opportunità per analizzare il principio pluralista. Questo principio è il “sale” di ogni democrazia che non solo - come ricorda il noto politologo Gianfranco Pasquino - se ne nutre, ma lo protegge e lo incoraggia. È un fondamentale dovere civico insegnare questi valori di libertà ed eguaglianza, dialogo e confronto, figli della lotta di liberazione della Resistenza contro il nazifascismo, in quanto sono e saranno un potente antidoto contro i sempre rinnovati pericoli di razzismo e fanatismo che avvelenano la vita civile. Il pluralismo tocca tutti gli ambiti della vita sociale, dalla politica alla religione, dalla cultura all’economia e sono quindi molteplici gli articoli che lo professano: dall’articolo 5, che pur affermando l’unità e indivisibilità della Repubblica riconosce e promuove le autonomie locali, all’articolo 8 che recita Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge al 17- 18 sul diritto dei cittadini di riunirsi e associarsi liberamente pacificamente.
Uno dei temi di possibile approfondimento può essere quello, riprendendo il filosofo Karl Popper, del concetto di democrazia, da intendere non semplicemente come potere della maggioranza, ma soprattutto come rispetto delle minoranze. Nessuna maggioranza, seppur qualificata e legittimata, può limitare i diritti delle minoranze, siano esse etniche e linguistiche, politiche o religiose, ricorda la nostra Carta costituzionale. Il docente, per cercare di riscontrare le capacità di riconoscere e comprendere questo concetto, può assegnare a studenti singoli o in gruppo il compito di ricercare un articolo costituzionale che tratti ed evidenzi il predetto principio, per poi esporlo e commentarlo in classe, portando pure esempi concreti tratti dalla storia e/o dall’attualità. Ne potrebbero nascere interessanti momenti di contraddittorio, in grado di accertare il senso critico e le capacità di problematizzazione degli studenti.
Il principio internazionalista e il tema delle migrazioni
Da ultimo ci soffermiamo su quello che alcuni studiosi definiscono come principio internazionalista. Il sito può essere un iniziale spunto per conoscere l’articolo 11 riguardante il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, inserendo l’Italia nel contesto della politica internazionale delle Nazioni Unite, e l’articolo 10 che garantisce diritto d’asilo per lo straniero oppresso nel suo paese nelle sue libertà, vietandone l’estradizione per reati politici. Dall’art. 11 è auspicabile far partire una riflessione sulla legittimità di finanziare, preparare e attivare interventi militari con obbiettivi umanitari, ovverossia sul discusso tema del peacekeeping, mediante una ricerca di casi specifici, voci favorevoli e critiche a riguardo.
L’articolo 10, nato per garantire una patria a decine di migliaia di persone in un’Europa devastata dalla Seconda guerra mondiale, si è sempre più esteso numericamente e geograficamente, diventando una tematica di cocente attualità. Il link della Camera dei deputati sull’immigrazione, diritto d’asilo e status di rifugiato, con riferimento alle Convezioni di Ginevra e Dublino e alle leggi in vigore nel nostro paese, può essere considerato una base per produrre una discussione seria su argomenti d’attualità, scevra dai pregiudizi e dai conformismi imperanti.
E questo rimane un dovere civico di ogni istituzione educativa e scolastica.
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