PNRR e riforma dell’orientamento
Sfide e sinergie tra orientamento e PCTO
Prevista dal PNRR, la riforma dell’orientamento stanzia risorse e struttura metodologie per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica e l’aumento dei NEET.
Un quadro della riforma
La riforma dell’orientamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado è prevista dal PNRR sotto la voce Investimento 1.6 – Orientamento attivo nella transizione scuola-università.
Per quanto riguarda la scuola di secondo grado, l’offerta formativa sarà erogata principalmente agli studenti del IV e V anno (è comunque fruibile già a partire dal terzo anno di corso) per non meno di 30 ore nei due anni; la misura prevede un piano di interventi di 250 milioni di euro.
La platea dei destinatari è di circa un milione di studenti, che i corsi avranno lo scopo di stimolare a sviluppare un’adeguata conoscenza dei percorsi didattici universitari e la consapevolezza delle proprie attitudini e conoscenze, per operare una scelta positiva in ambito di studio o lavorativo. Sono favorite la partecipazione degli allievi con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento e la parità di genere.
In attuazione di tale investimento, il Ministero dell’Istruzione, con nota 3221 del 7 ottobre 2022, ha emanato il decreto ministeriale n. 934/2022 e il decreto direttoriale n. 1452/2022 specificandone i seguenti punti chiave:
- destinatari: studenti del triennio della scuola secondaria di secondo grado;
- durata: 15 ore;
- modalità: curricolare o extracurricolare;
- frequenza: almeno 2/3 del monte ore;
- certificazione: attestato di frequenza;
- obiettivi specifici:
- illustrare la formazione superiore e le proposte formative esistenti come opportunità di crescita e realizzazione personale;
- aiutare gli allievi a realizzare un’esperienza didattica e disciplinare attiva e laboratoriale;
- promuovere soft skills per la costruzione del proprio progetto di sviluppo formativo e professionale;
- presentare gli sbocchi occupazionali possibili, i lavori futuri e le relazioni esistenti tra questi e le competenze acquisite.
Gli obiettivi della riforma: la questione NEET
La riforma ha come obiettivo principale quello di creare una sinergia e una continuità tra il mondo della scuola e quelli dell’università e del lavoro, al fine di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica e l’aumento dei NEET, ossia di quella fascia di giovani che non lavorano, non studiano e non ricevono una formazione in tal senso.
In Italia, secondo il rapporto Eurispes che ogni anno studia questo fenomeno, i NEET nel 2022 hanno superato i tre milioni di unità e tra questi oltre 1,7 milioni sono donne. Il fenomeno era già in aumento prima della pandemia, a fine 2019, dopo alcuni anni di lenta ma costante riduzione.
Dall’indagine risulta che l’Italia presenta una delle più alte percentuali di inattività in Europa (il 25,1% contro il 7% di Svezia e Paesi Bassi e una media europea che oscilla intorno al 18%).
Secondo il Sole24Ore «la percentuale dei NEET tra i laureati tra i 25 e i 29 anni è del 21,9%, quasi il doppio rispetto alla media Ue (11,4%) e ben più alta dell’11,6% della Francia, del 6,7% della Germania e del 4,6% dell’Olanda».
Altrettanto alta è la percentuale dei giovani che abbandonano prematuramente sia l’istruzione sia la formazione professionale.
Orientamento e PCTO
Spesso, durante la pandemia, i PCTO e le attività di orientamento sono stati realizzati a distanza attraverso progetti formativi ad hoc, che però non sempre hanno raggiunto un’ampia platea di giovani; ciò ha impattato negativamente sulle scelte di studio e carriera.
Venendo a mancare l’orientamento, gli studenti incontrano difficoltà a scegliere in base alle proprie attitudini e ai propri interessi. Per questo motivo, il PNRR per l’istruzione ha dedicato all’orientamento una posizione di priorità; l’esperienza realizzata nei due anni appena trascorsi ha infatti indicato che servono ingenti investimenti, la revisione dei percorsi e la riprogettazione delle attività.
A fronte di questa grande sfida, è opportuno chiedersi quali relazioni vi siano tra orientamento e PCTO e come si possa incrementare la valenza di quest’ultimo, in modo che le attività previste al suo interno contribuiscano a fare orientamento.
L’orientamento accompagna il singolo nella realizzazione di un progetto di vita personale e professionale e deve garantirgli un’azione finalizzata alla costruzione del sé e alla realizzazione sociale, aiutandolo a gestire consapevolmente ed attivamente le opportunità e le difficoltà che incontra.
I PCTO esaltano la valenza formativa dell’orientamento in quanto pongono gli studenti nella condizione di sviluppare un atteggiamento di graduale consapevolezza delle proprie attitudini, in relazione a uno specifico contesto di riferimento e di sperimentarle sul campo attraverso una o più esperienze dirette.
Per questo è utile che i PCTO assumano rilevanza orientativa, in grado di sviluppare nei giovani consapevolezza. Questo processo passa attraverso vari momenti: quello dell’esperienza deve essere preceduto da un momento formativo che permetta agli studenti di acquisire informazioni su di sé e sulle proprie competenze. Il tempo dedicato all’orientamento può e deve essere riconosciuto ai fini del PCTO.
La capacità di orientarsi deve diventare una strategia per dare un senso alle proprie scelte per tutta la vita; ma la strategia si elabora solo se si hanno chiari gli interessi, le risorse disponibili e gli elementi su cui focalizzare la propria attenzione.
Come attivare un orientamento efficace
Alcune attività utili allo scopo di realizzare un orientamento efficace sono:
- attività didattica curricolare propedeutica alla realizzazione dei PCTO;
- percorsi orientativi a carattere motivazionale;
- incontri con esperti;
- esercitazioni per conoscere l’offerta formativa e di lavoro esistenti.
Queste azioni consentono agli studenti di raggiungere l’autoconsapevolezza, che passa attraverso le seguenti fasi:
Interessi > Conoscenze > Hard skills > Soft skills
- Interessi: si intende la presa di coscienza e contestualizzazione di quelli che sono i propri interessi.
- Conoscenze: riguarda la verifica delle informazioni possedute, delle proprie abilità e delle proprie competenze nei campi o settori di interesse.
- Hard skills: fa riferimento allo sviluppo di competenze tecniche e specialistiche.
- Soft skills: fa riferimento allo sviluppo di competenze trasversali.
L’autoconsapevolezza è legata alle caratteristiche personali di ogni individuo, alcune delle quali, come l’intelligenza e la personalità, non sono modificabili, mentre altre come il metodo di studio, la motivazione e gli interessi sono dinamiche, cioè cambiano nel tempo e possono essere migliorate e incrementate.
Gli interessi assumono priorità diverse col passare del tempo e dipendono dalla propria motivazione; vi sono interessi di cui spesso gli individui non sono a volte consapevoli e vengono scoperti in occasione di esperienze realizzate anche in modo casuale. Le persone sono in continua relazione con l’ambiente esterno e modificano i propri interessi anche in funzione dei riscontri che ricevono dall’ambiente circostante.
La verifica delle conoscenze passa attraverso un’attenta analisi dei propri saperi, un bagaglio di norma cresciuto durante il percorso di studi, ma non necessariamente. Le conoscenze, le abilità e le competenze si sviluppano anche attraverso esperienze extrascolastiche. In questo senso i percorsi PCTO contribuiscono allo sviluppo del bagaglio culturale degli allievi, inteso nel senso più ampio del termine, e favoriscono lo sviluppo di hard skills e soft skills.
Le hard skills sono conoscenze tecniche e specialistiche legate al proprio curriculum di studi e alle esperienze di lavoro, e sono assai ricercate in fase di colloquio e selezione del personale: sono comprovate da attestati e certificazioni, ma anche da esperienze svolte sul campo poiché hanno la caratteristica di essere trasmissibili dai soggetti più esperti a coloro che devono apprenderle. Le hard skills devono essere mantenute e accresciute con un aggiornamento continuo, perché il mondo del lavoro è in continua evoluzione.
Le soft skills
Le soft skills fanno riferimento ad abilità di tipo socio emotivo, utili alla partecipazione sociale e al successo lavorativo, sono difficilmente misurabili e non sono trasmissibili, ma rappresentano un fattore chiave durante la selezione del personale. Anche le soft skills si possono accrescere e sviluppare; talvolta l’insuccesso negli studi e la difficoltà a trovare un lavoro dipendono proprio dalla carenza di queste capacità.
Le soft skills possono e devono essere sviluppate a vari livelli, sia attraverso gli insegnamenti curricolari sia attraverso la realizzazione di percorsi specifici (quali quelli dei PCTO) attivati in presenza, da remoto o con modalità mista.
Nel 2020 il World Economic Forum ha individuato dieci soft skills ritenute indispensabili per muoversi nei futuri scenari internazionali post pandemia. Esaminiamole brevemente inserendole in ordine di importanza, così come indicato dal WEF.
- Il problem solving è considerato una competenza strategica irrinunciabile, perché legata alla capacità di trovare soluzioni a problemi complessi e di gestire i nuovi scenari con flessibilità e adattabilità.
- Il pensiero critico nasce dall’attitudine ad analizzare fenomeni e situazioni attraverso la logica e il ragionamento, al fine di trovare soluzioni e risposte dopo aver esaminato i pro e i contro delle diverse alternative possibili.
- La creatività è fondamentale in un momento storico caratterizzato dal continuo cambiamento e che richiede di saper sviluppare nuove idee per aumentare la competitività nei confronti dei terzi.
- La gestione delle persone è intesa come capacità di motivare le risorse umane, guidarle nella crescita e valorizzarle, assegnando loro compiti in linea con le loro possibilità. Non fa riferimento solo all’organizzazione del lavoro e dei compiti assegnati ai lavoratori.
- Il lavoro in team riguarda il saper agire e lavorare all’interno di un gruppo, per raggiungere un determinato fine o obiettivo, cosa possibile solo grazie all’interazione e all’apporto di tutti i componenti del gruppo stesso.
- L’intelligenza emotiva fa riferimento alla capacità di comprendere le emozioni altrui e di esprimere le proprie, individuandone le cause e le possibili conseguenze. È una caratteristica che deve possedere in primo luogo chi guida e coordina un gruppo.
- La capacità di giudizio permette, soprattutto ai dirigenti, di prendere le decisioni giuste al momento giusto, nei momenti più critici e nelle situazioni più complesse.
- L’orientamento al servizio riguarda il saper comprendere i bisogni degli altri, in modo da poterli soddisfare in modo puntuale. Fa riferimento principalmente ai rapporti con i clienti, in contesti caratterizzati dell’alta competitività dei mercati e delle imprese.
- La negoziazione si riferisce all’ambito lavorativo e alla capacità di risolvere le controversie, attraverso l’accordo; la sua esistenza favorisce il benessere in azienda sia a livello individuale che collettivo.
- La flessibilità cognitiva permette di gestire i cambiamenti e di affrontare le situazioni impreviste in modo veloce, adattandosi rapidamente al mutamento delle regole, dei compiti e dei contesti.