Ritratti. Bianca Bianchi e Teresa Mattei
21 donne alla Costituente
«Le schede che ci arrivano a casa e ci invitano a compiere il dovere, hanno un’autorità silenziosa e perentoria. Le rigiriamo tra le mani e ci sembrano più preziose della tessera del pane». Così Anna Garofano (1903-1965), giornalista, curatrice della rubrica radiofonica “Parole di una donna”, descrisse l’emozione per la svolta storica che assegnava alle donne il diritto elettorale.
Il suffragio universale esteso, seppur tardivamente rispetto ad altri paesi1, anche alle donne in occasione del referendum costituzionale, indetto il 2 e il 3 giugno 1946, e la partecipazione di una componente femminile ai lavori della Costituente, eletta nella medesima occasione, rappresentarono passaggi importanti nel processo di emancipazione delle donne italiane, testimoniato innanzitutto dalla loro affluenza al voto molto elevata2.
Dell’Assemblea costituente entrarono a far parte 21 donne (su 556 deputati eletti). Ma non fu facile per loro affermare la propria libertà di parola e di giudizio anche nell’ambito dei loro stessi partiti, che pure proclamavano quei valori come fondamentali nella costruzione di un’Italia democratica. In merito alle stesse tematiche di cui esse si fecero promotrici - provvedimenti sulla famiglia, sul riconoscimento giuridico dei figli nati fuori dal matrimonio (definiti illegittimi), sulla scuola - bisogna dire che quello che per noi è naturale e ovvio, allora non lo era affatto. E si dovrà aspettare il 1979 per avere una donna, Nilde Jotti, alla Presidenza della Camera dei Deputati3.
Oltre a quello di elaborare una nuova Costituzione, l’Assemblea aveva tre compiti: votare la fiducia al governo, approvare le leggi di bilancio e ratificare i trattati internazionali. Incaricata di stendere il progetto generale della Costituzione fu una commissione composta da 75 membri, di cui 5 donne4, suddivisi in tre sottocommissioni: una sui diritti e doveri dei cittadini, una sull’organizzazione costituzionale dello Stato, una sui rapporti economici e sociali.
Infine, un Comitato, detto di coordinamento, composto di 18 membri, fu incaricato di elaborare il testo man mano che le sottocommissioni presentavano i loro lavori. Il testo finale fu approvato il 22 dicembre 1947 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27. La Costituzione entrò in vigore il 1 gennaio 1948.
Delle 21 donne costituenti ho scelto di parlare di due in particolare, per la giovane età, per l’impegno assunto con determinazione nel loro incarico e per il rifiuto di sottomettere le proprie idee alle logiche di partito.
Bianca Bianchi
Nata a Vicchio nel 19145, in provincia di Firenze, in una famiglia di modeste condizioni, alla morte del padre, si trasferì con la madre e la sorella dai nonni. Fu il nonno, socialista e antifascista, a sviluppare in lei l’interesse per la politica, ma anche per lo studio. Grazie al suo appoggio, Bianca si trasferì a Firenze per diplomarsi come maestra e frequentare la facoltà di Magistero, laureandosi nel 1939 con il professor Ernesto Codignola, con una tesi sul problema religioso in Giovanni Gentile.
Insegnò in diversi istituti, ma i suoi metodi ispirati alla libertà di pensiero erano mal visti dalle autorità fasciste, soprattutto per lo spazio dato alla cultura ebraica. Alla fine decise di lasciare l’insegnamento in Italia e trasferirsi in Bulgaria.
Rientrò in Italia nel 1942 e, alla caduta del fascismo, aderì al Partito d’Azione, partecipando attivamente alla Resistenza. Dopo la Liberazione abbandonò gli azionisti per aderire al PSIUP, nato nel 1943 dall’unione tra il Partito Socialista e il Movimento di Unità Proletaria.
Dotata di una grande abilità oratoria, le venne chiesto dalla base di presentarsi come capolista alle elezioni del 1946. Ciò suscitò la reazione dei vecchi militanti, che la ritennero troppo giovane, mentre il suo compito doveva essere quello di spingere al voto le donne, essere insomma un mero strumento di propaganda elettorale. Come capolista fu designato Sandro Pertini, ma lei ottenne il doppio delle preferenze.
Nella Costituente ricoprì il ruolo di Segretaria di Presidenza assieme a Teresa Mattei. Per capire quanto allora fosse difficile per una donna fare politica, nella sua autobiografia racconterà che le venne chiesto di firmare una lettera di dimissioni, preparata in precedenza. È significativo ricordare che la stampa si interessò di lei non per le istanze proposte ma per il suo aspetto fisico: la “biondissima”, così era chiamata, una vamp, non una delle persone più preparate dell’Assemblea.
Il suo interesse in Assemblea si rivolse ai temi della scuola, dell’occupazione, della famiglia, in particolare alla tutela giuridica dei figli naturali, all’obbligatorietà del riconoscimento materno, ai servizi assistenziali ai figli cosiddetti illegittimi. Fu anche sostenitrice dell’autonomia regionale, considerando che il rispetto delle singole tradizioni fosse espressione di libertà e democrazia.
La sua carriera politica proseguì con l’elezione nella I Legislatura, dove continuò a proporre disegni di legge sui temi che più le stavano a cuore. Non più rieletta, si dedicò alla scrittura e alla scuola, fondando a Montesenario un centro educativo di sperimentazione didattica. Rientrò in politica vent’anni dopo come consigliera comunale e poi vicesindaco e assessora alle questioni legali e Affari Generali nel Comune di Firenze. Qui si spense il 9 luglio del 2000.
Teresa Mattei, la partigiana Chicchi
«Diceva Umberto Saba: “I bambini, come i poeti, pensano per immagini”.»6
Nata a Genova nel 1921, nel 1938 venne espulsa da tutte le scuole del Regno per la sua opposizione alla legislazione antiebraica varata dal regime fascista. Ottenuta la maturità come privatista, si laureò in filosofia nel 1944. Aderì al Partito Comunista con il fratello Giacomo7 e partecipò alla lotta di Liberazione, inizialmente come staffetta, poi fondando a Firenze i Gruppi di difesa della donna. Finì la guerra con il grado di comandante di Compagnia. Negli anni del conflitto, si legò a Bruno Sanguinetti, figlio del proprietario della Arrigoni, comandante del Fronte della Gioventù, sezione giovanile del Partito Comunista clandestino. Con lui parteciperà il 15 aprile 1944 all’agguato al filosofo Giovanni Gentile, “cattivo maestro” di un’intera generazione, di cui anche lei era stata allieva.
Nell’Assemblea Costituente ricoprì il ruolo di Segretaria dell’Ufficio di Presidenza, assieme a Bianca Bianchi. A lei si deve l’articolo 3 della Costituzione sul tema dell’uguaglianza, al quale fece aggiungere nel secondo comma l’espressione «di fatto», con l’intenzione di sottolineare che compito del legislatore è quello di rimuovere realmente gli ostacoli alla libertà dei cittadini, in particolare delle donne, in merito alle quali così si espresse: «È suo [della Repubblica] compito far sì che tutti gli ostacoli siano rimossi dal loro cammino, e che esse trovino al massimo facilitata ed aperta almeno la via solenne del diritto»8.
Come la Bianchi, si interessò dei diritti dei minori, fondando, con la democristiana Maria Federici, l’Ente per la tutela morale del fanciullo e presentandosi in Assemblea come portavoce delle ragazze madri, avendo avuto un figlio da Sanguinetti, sposato solo nel 1948.
Nel 1955, dopo aver rifiutato la candidatura alla Camera, venne espulsa dal partito, per il dissenso espresso apertamente contro la linea filostalinista sostenuta dal suo segretario Palmiro Togliatti. Questo distacco dalla politica attiva non le impedì di proseguire nella lotta per i diritti delle donne e dei bambini. In particolare, quando la comunicazione audiovisiva cominciò a diffondersi, elaborò progetti che mettessero insieme scuola e cinema. In un periodo, gli anni sessanta, in cui si sperimentavano nuove didattiche e pedagogie innovative basate sul cinema e sul nuovo linguaggio proposto, si fece promotrice di un progetto di cinema fatto dai bambini, con la sua partecipazione alla cooperativa di Monte Olimpino, di cui nel 1966 divenne presidentessa.
Per concludere, una curiosità: per la Festa della donna fu lei a promuovere l’uso della mimosa, un fiore povero e diffuso nelle campagne. Si spense nel 2013.
Note
- 1Granducato di Finlandia 1907, Unione Sovietica 1918, Germania 1918, Regno Unito 1928, Stati Uniti 1920.
- 2Su una affluenza dell’89%, le donne furono 13 milioni contro 12 milioni di uomini.
- 3Seguiranno Irene Pivetti (1994-1996) e Laura Boldrini (2013-2018), mentre dal 2018 presiede il Senato Elena Alberti Casellati.
- 4Maria Federici (Pci), Angela Gotelli (Dc), Nilde Iotti (Pci), Lina Merlin (Psi) e Teresa Noce (Pci).
- 5Ha raccontato la sua vita e il suo impegno in La storia è memoria, ti racconto la mia vita, Firenze, Giorgi & Gambi, 1998.
- 6Teresa Mattei nella presentazione che scrisse al libro di Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori 2006.
- 7Arrestato dai tedeschi, Giacomo si impiccò per non rischiare di rivelare, sotto tortura, i nomi dei compagni. Fu rinchiuso nel famigerato edificio di Via Tasso, già sede dell’Istituto di Cultura Germanico, divenuto con l’occupazione nazista sede degli addetti militari e di polizia, al comando del tenente Colonnello del SD (il servizio segreto delle SS), Herbert Kappler, responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
- 8Dal suo Intervento in aula del 18 marzo 1947, come da resoconto parlamentare contenuto in Progetto Costituzione della Repubblica Italiana.
Referenze iconografiche: History and Art Collection/Alamy Stock Photo