Passione e innovazione a scuola con il MOF

Intervista alla Dirigente Scolastica Antonella Accili

In questa intervista Antonella Accili, da sempre in ricerca sui temi della didattica innovativa e del benessere a scuola, fondatrice del MOF in Italia e promotrice di formazioni continue, racconta i principi chiave di questo approccio ispirato al sistema educativo finlandese, che pone al centro la collaborazione tra docenti, la didattica interdisciplinare e la formazione continua in un ambiente educativo dinamico, inclusivo e centrato sulla personalizzazione dell’apprendimento.

DS Accili, Lei come ha incontrato per la prima volta il Modello Finlandese e come ha pensato che potesse avere elementi di valore da portare nella scuola italiana?
Il mio è uno studio che è durato anni e l’interesse specifico è scaturito dall’analisi dei dati che riportavano, nelle indagini OCSE-Pisa per esempio, la Finlandia ai vertici nell’acquisizione di competenze e risultati scolastici. Ho viaggiato e sono andata di persona a vedere come sono le scuole finlandesi, per le diverse fasce d’età, e mi sono documentata sul posto, scoprendo gli aspetti di maggiore valore e contestualizzando meglio anche quanto si dice qui sull’eccellenza delle scuole in Finlandia. Uno stereotipo, per esempio, è che le strutture scolastiche siano tutte moderne e meravigliose. In realtà molte scuole sono proprio simili alle nostre, con strutture che considereremmo “normali”, con le loro crepe… Quello che è profondamente diverso, invece, è il clima che si respira entrando in esse. Un ambiente innovativo e rigenerante, organizzato, pluridimensionale, poliedrico, perché si investe molto sulla formazione continua dei docenti e i docenti non si fermano a una didattica trasmissiva ma davvero collaborano a proporre con grande versatilità i contenuti di apprendimento. I docenti sono molto stimati e diventano veri e propri punti di riferimento per bambini, ragazzi di ogni età e famiglie.
Mi piace molto anche il fatto che la Finlandia ha un buon monitoraggio sulle proprie scelte ministeriali: anni fa questo, come altri paesi nordici, aveva investito in modo massivo sulla digitalizzazione, ma presto, in considerazione dei dati, ha riprogrammato i propri percorsi scolastici su un’introduzione più graduale e un uso meno indiscriminato del digitale. Le tecnologie, francamente, fanno parte della nostra realtà e non possono essere ignorate, ma non sono sicuramente il cuore dell’innovazione o “la soluzione” per i più importanti problemi che la scuola deve affrontare.

Uno dei pilastri del MOF è l’accorpamento delle ore e l’interdisciplinarietà del curricolo: si può fare? La risposta è sì, immagino, perché nel suo istituto e negli istituti che aderiscono al MOF si fa, ma come? Ci racconti.
I docenti che si formano per attuare il MOF mettono a disposizione un grande lavoro iniziale, soprattutto per riuscire a realizzare un cambio di paradigma. Si tratta di cambiare sostanzialmente modalità con cui affrontare temi curricolari: è richiesta una grande collaborazione e uno sforzo progettuale notevole per lavorare in modo pluridimensionale e interdimensionale a uno stesso nucleo di apprendimento, che coinvolgerà l’intero team, o di volta in volta parte del team, dei docenti sulla classe. Questa dimensione interdisciplinare e collaborativa è favorita dalla compattazione dell’orario, fatta in dimensione sia orizzontale sia verticale, che di per sé è già una forte spinta al cambiamento e all’innovazione didattica e metodologica.
Poi però immancabilmente chi sperimenta la soddisfazione di partecipare a un insegnamento di questo tipo, difficilmente torna indietro. Perché non è solo efficace con gli studenti, è gratificante e appassionante per i docenti stessi, che escono dalla routine uguale e ripetitiva anno dopo anno, cosa che alla fine spegne l’amore verso la scuola e la didattica.

DS Accili, ci racconta che cosa l’ha colpita maggiormente nelle situazioni di quotidianità che ha potuto osservare entrando nelle classi in Finlandia?
La prima cosa che ho osservato e apprezzato è la grande versatilità della didattica. In qualsiasi ambiente c’è una grande attenzione a esplorare i contenuti didattici da molteplici punti di vista e con modalità differenti, con il risultato di una didattica accattivante, che intercetta i punti di interesse di ciascuno e ne coglie i canali di apprendimento preferenziali. Questa è davvero personalizzazione della didattica, operata in modo estensivo nella quotidianità, e non con adattamenti solo in caso di fatiche o studenti con caratteristiche particolari.
In Finlandia ho anche apprezzato la modalità con cui viene fatta l’inclusione, a dispetto di quanto si dica sui nostri standard di eccellenza: in Italia abbiamo una legislazione molto avanzata, ma a volte si riduce o rischia di ridursi ad accorgimenti frammentari e inserimenti nella classe con una progettualità minima o non sempre efficace. Faccio un esempio: uno studente straniero, neoarrivato in Finlandia, prima di essere inserito nella classe adeguata alla sua età e condividerne la didattica comune, viene iscritto a un corso di lingua finlandese, che diventa la sua priorità e finché non ha un livello linguistico di base che gli permetta di comprendere e interagire a sufficienza con i pari e con i docenti, prima ancora che di studiare, non entra in classe.
La scuola finlandese infine incoraggia l’autonomia, promuove l’assunzione di responsabilità di bambini e ragazzi, incoraggiandone la manualità, l’uso di strumenti diversi, rispetto ai quali per esempio nel nostro Paese ci sono maggiori remore perché il dispositivo scolastico è iperfocalizzato sulla sicurezza. Bambini e bambine giocano con rami e bastoni, fanno l’uncinetto, usano gli aghi da maglia… Come dirigente sono cosciente della grande responsabilità che i docenti si assumono, ma penso che questa consapevolezza non possa diventare imbrigliante né condurre a un agire volto a impedire ogni contatto con il rischio, e dunque ogni occasione di crescita.

È vero o si tratta di una leggenda metropolitana ciò che si dice sulle famose “pause” ogni 45-50 minuti nelle scuole finlandesi?
Le pause ci sono, anche se non così rigidamente programmate, e sono pause “attive”, spesso vissute all’esterno, con qualunque tempo atmosferico, con l’adeguata attrezzatura. La dinamicità del tempo scuola è comunque diffusa, al di là delle pause ufficiali, perché ci sono diversi momenti in cui si cambia il setting didattico, gli studenti sono coinvolti nella gestione della scuola, anche nel tenere pulito l’ambiente, e questo è tra l’altro un grande insegnamento rispetto all’ambiente scuola, sentito e rispettato proprio perché ce ne si prende cura.

Dai suoi racconti emerge una scuola appassionante e ricca di stimoli per studenti e insegnanti.
Dove troviamo il Modello Organizzativo Finlandese, in Italia?

Oggi il MOF – da me fondato in Italia e sostenuto da Sanoma attraverso il comitato scientifico e il monitoraggio e la formazione per la rete delle scuole MOF – è presente in quasi tutte le regioni italiane, dove più dove meno. L’auspicio è che le scuole che seguono questo modello possano contaminare, sulla base della loro efficacia e del loro gradimento da parte di studenti e famiglie, sempre più ambienti che necessitano di una svolta verso l’innovazione.

Referenze iconografiche: Ground Picture/Shutterstock

Antonella Accili e Laura Papetti

Antonella Accili è ideatrice del MOF e promotrice di sperimentazioni per l’innovazione didattica, è Dirigente scolastico presso l’Istituto Omnicomprensivo Della Rovere a Urbania (PU). È inoltre consulente pedagogico-didattica per la rivista Focus Scuola e saggista per diverse testate, case editrici e agenzie formative. Oggi Antonella Accili porta il MOF in giro per l'Italia, organizzando visiting, partecipando a conferenze, festival e convegni nazionali.

Laura Papetti ha lavorato per anni come progettista editoriale nel settore scolastico. Da alcuni anni è docente di Scuola Primaria nella provincia di Monza e della Brianza e collabora con Sanoma Italia in qualità di autrice e consulente editoriale.