Cartografia critica nella Scuola Primaria: alcune proposte di lavoro

Mappe per leggere il territorio

Con il presente contributo vogliamo offrire spunti di riflessione proponendo alcuni lavori cartografici per la Scuola Primaria. Nello specifico, ci chiediamo se la cartografia, come mediazione della conoscenza, possa essere utilizzata non solo come strumento di descrizione del paesaggio, ma anche come lettura critica delle rappresentazioni del territorio.  

Parlando di cartografia

Quando parliamo di cartografia, ci riferiamo al «ramo della scienza che ha per oggetto la rappresentazione della superficie terrestre, o di parte di essa, e quindi la preparazione delle carte geografiche» (Cartografia, in treccani.it). La cartografia si occupa dunque di conoscere meglio un territorio e di riprodurlo nei suoi tratti più significativi.

La riproduzione sul mappamondo o globo è quella che meglio rispetta la copia della realtà. Le carte geografiche sono l’altro modo di rappresentare la realtà, su una superficie piana anziché sferica. La riproduzione cartografica mostra uno stretto rapporto con eventi storici e culturali del tempo in cui viene realizzata. Se andassimo a leggere le carte geografiche antiche, ci renderemmo conto che ogni carta o mappa è legata al momento storico in cui è stata prodotta. «Il cartografo oltre che raffigurare lo spazio e renderlo comprensibile, seleziona le informazioni, indirizza la percezione e la comprensione di ciò che ha rappresentato» (Giorda, 2014): proprio per queste motivazioni le attività didattiche con un approccio critico verso la lettura di carte geografiche hanno un grande potenziale. Ci chiediamo, in questo contributo, se una cartografia critica possa essere utile ad aprire le menti, a lasciare spazio all’immaginazione provando «a pensare il futuro partendo dal territorio in cui si vive» (Nuove Indicazioni 2025) e favorire un’educazione alla cittadinanza globale.

Attività propedeutiche alla cartografia critica

Per appropriarsi dei codici della geografia, cioè i linguaggi e gli strumenti attraverso i quali il mondo viene descritto e rappresentato, è necessario fin dalle prime classi un approccio attivo verso l’ambiente circostante attraverso l’esplorazione diretta. Si parte dalla propria aula e dagli spazi circostanti fino ad arrivare al proprio quartiere/paese. L’uscita diretta sul territorio conosciuto permette alle bambine e ai bambini di munirsi di coordinate spaziali per orientarsi partendo dal vicino (scoprendone i valori e le criticità) che verrà poi rappresentato utilizzando disegni, testi e rappresentazioni cartografiche semplificate. A titolo esemplificativo, una rappresentazione tridimensionale come quella del plastico della propria aula è propedeutica alla visione bidimensionale della mappa. Tale passaggio, fatto come ricalco o impronta lasciata su un foglio degli oggetti del plastico, porta con sé una serie di conoscenze quali riduzione, simbologia, legenda. Leggere la mappa del proprio paese, manipolarla, trovando la propria abitazione, quella dei compagni, i percorsi per recarsi a scuola, in biblioteca, da un amico/a, allungando o accorciando i percorsi abituali, costruendo mappe mentali e mappe del cuore, progettando interventi di miglioramento di un luogo del proprio paese, rendono l’insegnamento della geografia coinvolgente, stimolando competenze di osservazione personale, di analisi degli elementi geografici più significativi e della «dimensione sociale e culturale dei luoghi e dei paesaggi, riconoscendo il legame emozionale e il proprio vissuto personale» (Nuove Indicazioni 2025). Altre proposte, riferite allo spazio “lontano”, cioè quello non esperito personalmente, riguardano lo smontare i singoli elementi geografici: oronimi, idronimi, toponimi e vie di comunicazione su fogli di carta lucida per procedere in seguito a sovrapporre (montare) i diversi lucidi e indagare le interrelazioni tra gli elementi per capire la complessità del territorio (Schiavi, 2007).     

Proposte di cartografia critica

Nelle nostre aule, di solito, troviamo esposto il planisfero secondo la proiezione di Mercatore, con l’Europa al centro. Tale rappresentazione distorce le forme e le dimensioni degli elementi geografici mano a mano che si passa dall’equatore ai poli ingrandendo le zone verso i poli e schiacciando quelle verso l’equatore (l’esempio più evidente è quello della Groenlandia che appare più grande dell’Africa, mentre in realtà è una regione molto più piccola) si potrebbe mostrare a confronto quella di Peters, con al centro l’Africa, dove la superficie degli elementi geografici è proporzionale alla sua vera estensione nello spazio. Il confronto delle due rappresentazioni, entrambe necessariamente non rispondenti alla realtà del territorio, permetterebbe di lavorare criticamente sulla nostra percezione della Terra e la distanza tra tale percezione e la realtà, di affrontare percorsi di educazione alla cittadinanza, facendo sorgere domande e riflessioni sulle motivazioni culturali e storiche di tali rappresentazioni. Volendo, potremmo riprodurre il planisfero di Peters a grandezza di quello esposto in aula, e indicare i luoghi di provenienza dei nostri alunni/e.  

Si potrebbe proporre anche la lettura di planisferi realizzati da culture non occidentali, che mettono al centro della carta il proprio Paese, sollecitando riflessioni, sensazioni, domande (dove rappresentano il proprio Paese sul planisfero i cinesi e gli australiani? Esiste una rappresentazione corretta? Come disegneresti tu un planisfero?) e curiosità sulla correttezza e veridicità di una rappresentazione cartografica a cui siamo da sempre abituati, rispetto ad altre a noi estranee (Schiavi, 2007). e stimoli ulteriori

Gli esempi proposti seguono un percorso che si può così riassumere:

  1. partire da esperienze personali;
  2. introdurre i concetti;
  3. interpretare le carte con spirito critico;
  4. progettare il miglioramento dei luoghi.

L’ambiente aula diventa allora un laboratorio di cartografia dove gli strumenti utilizzati sono diversi: l’atlante, il libro di testo, le carte, internet. Viene sollecitata una didattica ludica e collaborativa, particolarmente utile in cartografia, senza abbandonare del tutto le metodologie tradizionali e consolidate, anche se riviste alla luce delle esigenze degli alunni di oggi. Una cartografia critica ci invita allora a confrontarci con la «complessità del sistema-mondo che comporta la scoperta, della bellezza naturale e del valore culturale del pianeta ma anche la responsabilità di rispettare, gestire e curare l’ambiente e i luoghi in modo sostenibile» (Nuove Indicazioni 2025). 

Per sperimentare concretamente primi passi verso una consapevolezza delle molteplici possibili rappresentazioni della Terra, proponiamo un laboratorio di cartografia critica per bambini e bambine. Attraverso il disegno e le scelte descrittive che operiamo nel rappresentare la realtà del territorio emergono in modo evidente i nostri punti di vista e le premesse culturali con cui osserviamo il mondo.

Riferimenti bibliografici
  • Alessandro Schiavi, Vademecum cartografico, Vita e Pensiero, Milano 2007.
  • Cristiano Giorda, Il mio spazio nel mondo, Carocci, Roma 2014.
  • Nuove Indicazioni 2025. Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione. Materiali per il dibattito pubblico.  
  • Enciclopedia Treccani: treccani.it/enciclopedia.        

Referenze iconografiche: Iryna Inshyna/Shutterstock

Maria Grazia Favaretto

Ha lavorato per 43 anni come docente di Scuola primaria. Collabora con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove conduce i laboratori di Geografia nella facoltà di Scienze della Formazione Primaria. È stata tutor di tirocinio presso la stessa facoltà. I suoi interessi di ricerca vertono sulla didattica della Geografia e sulla strutturazione di materiali disciplinari pensati per supportare i docenti nella quotidianità in classe.