Il Manifesto delle scuole DADA. La scuola dell’“Eppur si muove!”

Questo articolo descrive il modello DADA attraverso un'analisi precisa e puntuale dei dieci principi che ne compongono il Manifesto, con l'obiettivo di chiarire le peculiarità che lo differenziano da altre organizzazioni scolastiche affini.

Il Modello di scuola DADA, acronimo per Didattiche per Ambienti Di Apprendimento, viene talvolta confuso con vulgate semplificanti del tipo “il college all’italiana”, “la scuola con gli studenti che girano”, “le scuole con gli armadietti” o “con i muri colorati”. In realtà, le similitudini esteriori con il funzionamento di scuole di matrice anglosassone o scandinava (o anche in parte con i nostri istituti professionali) sono solo un aspetto esteriore e superficiale che non dà conto delle specificità del costrutto.  

Il DADA è infatti un modello organico originale, che si definisce solo attraverso il “combinato disposto” dei 10 principi del suo Manifesto (Fattorini, 2024), scritto da me, che ne condivido il marchio con la co-fondatrice Lidia Cangemi.  

Il progressivo successo del Modello DADA lo ha fatto erroneamente ritenere, da parte di molti docenti e Dirigenti scolastici, un acronimo di matrice ministeriale, tanto da confonderlo talvolta, per antonomasia, con qualsiasi didattica basata sugli ambienti di apprendimento o le “Aule laboratori disciplinari” di Indire. Nonostante il DADA esista da 10 anni, su di esso c’è stato un aumentato interesse a seguito dei finanziamenti derivati dai fondi PNRR (Missione 4: Istruzione e ricerca. Componente 1, Investimento 3.2: Scuola 4.0 – Scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori). Gli avvisi progettuali presentavano infatti grandi consonanze con quanto esposto nel Manifesto e ciò ha portato molte scuole a trovare nel DADA una visione didattica e pedagogica funzionale a inquadrare in un contesto teorico organico gli acquisti effettuati per allestire ambienti di apprendimento, grazie alla improvvisa disponibilità di fondi. 

Il Modello DADA però è un marchio registrato e in quanto tale, proprio per tutelarne legalmente il corretto uso, non può essere invocato se non seguendo le procedure presenti sul sito www.scuoledada.it, che indica tutto e, soprattutto, solo, ciò che è legittimamente a esso ascrivibile. Proprio per evitare distorsioni, la formazione e le informazioni in merito al Modello possono essere fornite solo dai co-fondatori e qualsiasi altro soggetto rilasci formazione abusivamente viene perseguito a norma di legge. 

Tali restrizioni si sono rese necessarie perché qualsiasi manipolazione o parzializzazione del Manifesto che definisce il costrutto di scuola DADA non ne coglierebbe la natura e il portato pedagogico-didattico originale, che è tale solo se colto nella sua completezza e integrità. Quello del movimento degli studenti è infatti solo uno dei 10 principi di un Modello che trova la sua identità nel modo di vivere e pensare la progettazione didattica da parte dei docenti che attivano e si trovano ad agire in questo dispositivo organizzativo, che porta a rilievi didattici (Cecalupo, 2021). 

Per cogliere cosa si intende per DADA è necessario almeno enunciare i 5 Postulati e le 5 Caratteristiche, del suo Manifesto, che tutti insieme, in modo integrato e interagente, ne definiscono il costrutto. Ciascun principio, è caratterizzato da un motto o una massima.  

I 5 postulati del Modello DADA 

Postulato 

Descrizione 

P1. Aula - ambiente (mondo - contesto) di apprendimento  

Piuttosto che niente, preferisco… piuttosto 

Gli istituti funzionano per “aula - ambiente di apprendimento”, assegnata a uno o due docenti della medesima disciplina o ambito disciplinare, con la rotazione dei gruppi classe interi (nella versione base) nel cambio di insegnamento. Tale postulato, lungi dal copiare modalità altrui di fare scuola, si basa su un precetto didattico: “il mio spazio didattico è il mondo, il mio tempo didattico (e le discipline) sono l’oggetto di studio”. 
L’approccio alla progettazione didattica parte dal considerare l’ambiente di apprendimento reperibile ovunque nel “mondo”, di cui l’aula può essere considerata una parzializzazione comoda. Avendo a disposizione uno spazio di lavoro personalizzabile, il docente può essere incentivato a praticare didattiche che favoriscano un apprendimento attivo, laboratoriale, costruttivo, intenzionale, autentico e collaborativo, con tempi a questo funzionali. Le specifiche epistemologie e competenze disciplinari saranno invocate al bisogno, come funzionali alla conoscenza dell’oggetto di studio.   

P. 2 Ineludibile coinvolgimento corale della comunità educativa  

La scuola come intrapresa collettiva: “io… siamo”
 

La peculiarità del DADA rispetto a qualsiasi altra innovazione didattica (incluse quelle presenti nel catalogo delle Avanguardie Educative di Indire) è nella pervasività e ineludibile coinvolgimento corale di tutte le componenti delle comunità scolastiche che lo sperimentano (studenti, insegnanti, ATA, DS, famiglie, territorio). Il DADA non riguarda singoli docenti “innovatori spontanei” presenti in ogni scuola a prescindere dal sistema organizzativo. Esiste, ed è tale, se e solo se è praticato da tutta una scuola, o almeno da un suo plesso, grado o indirizzo, ma comunque da una unità collegiale.  

P. 3 Da dispositivo organizzativo a “incubatore di innovazioni”  

Una goccia nel mare è niente, ma il mare non è più lo stesso
 

Il Modello DADA è un “dispositivo organizzativo” a rilievo didattico, che sollecita, nelle fasi della sua attivazione collegiale, molteplici effetti indiretti e di sistema, determinando un indiscutibile movimento di comunità verso le innovazioni. Esso crea le condizioni che possano sollecitare, incentivare, abilitare, favorire cambiamenti negli approcci didattici dei singoli docenti all’interno delle proprie aule, ma non li produce, né nessuno potrebbe, in modo deterministico.  
Il cambiamento intra moenia viene spontaneamente indotto se ciascun docente percepisce di lavorare in un contesto in cui viene accolta con benevolenza la creatività professionale di ciascuno, avendo la consapevolezza che essa può disseminarsi nella comunità professionale per emulazione, per clima, per apertura al benefico contagio.  

P. 4 Consapevolezza della ratio pedagogico-didattica che muove il cambiamento 

 Il “perché” muove più del “come” e del “cosa” 

I docenti e il sistema di governance della scuola (dirigenza, staff, funzioni strumentali, referenti) esplicitano e condividono una ratio pedagogica che sottende e muove l’adozione del Modello: la visione di una scuola attiva, co-costruita, bottom-up, caratterizzata da approcci didattici operativi, collaborativi e laboratoriali in cui si tenda alla centralità dell’alunno, alla personalizzazione degli insegnamenti, in setting didattici variabili e adattabili. Il DADA offre il catalizzatore organizzativo per poter finalmente tradurre in pratica quotidiana quanto le teorizzazioni sulla scuola attiva, sostenute dai principi del costruttivismo sociale, ci dicono da oltre un secolo. Vygotskij, Bruner, Piaget, l’attivismo pedagogico di Dewey, Kilpatrick o anche Freire, Montessori, Freinet,  M. Lodi ecc. sono “il grande avvenire dietro le spalle” cui si ispira il DADA. Esso consente infatti il passaggio dal sapere aude, “osa sapere”, all’agere aude, “osa agire”, poiché offre ai docenti le condizioni per incrementare in quantità e qualità progettazioni didattiche ispirate a tali teorizzazioni.   

P. 5 Riconoscimento della ideazione originaria e adesione alla comunità DADA, fisica e digitale, della rete scuole scuoledada.it 

Se vuoi arrivare primo corri da solo, se vuoi arrivare lontano corri insieme agli altri
 

Riconoscimento del Modello DADA avviato in due Licei romani (“A. Labriola”, capofila della rete e “J.F. Kennedy”), a partire dall’ A.S. 2014-15, sulla base dei 10 principi identificativi del costrutto espressi nel Manifesto. (Fattorini, 2024). 

 

 Le 5 caratteristiche del Modello DADA 

Caratteristica 

Descrizione 

C. 1 Il movimento è funzionale ai processi di insegnamento-apprendimento  

Fa’ quel che devi, accada quel che può 

Il movimento del corpo è funzionale al processo insegnamento-apprendimento: non esistono cioè tempi che non siano anche indirettamente funzionali agli apprendimenti. Sulla scorta di accreditati studi neuroscientifici, si prevede lo spostamento degli alunni da un’aula/ambiente di apprendimento all’altra per la riattivazione della concentrazione e delle capacità cognitive ed emotive. Ciò consente di canalizzare in forme regolamentate, e dunque legittime, esigenze naturali del corpo e della mente dei discenti, che altrimenti troverebbero vie disfunzionali di manifestazione. Questi transiti dei gruppi classe, oltretutto, se governati con azioni consapevoli condivise dai docenti, riducono quantitativamente, cronometro alla mano, i tempi medi abitualmente impiegati nel cambio dell’ora rispetto alla modalità tradizionale di spostamento dei docenti.  

C. 2 La “persona educante” come vera chiave del cambiamento (digitale e non) 

 Andare piano per arrivare prima 

Il fatto che i docenti abbiano un’aula/ambiente di apprendimento, assegnata in base al loro ambito disciplinare, per almeno 12 ore dell’orario settimanale di lavoro, favorisce e incentiva una messa in moto autonoma, creando il dispositivo organizzativo, le condizioni abilitanti, per una valorizzazione della professionalità docente. Questa passa anche attraverso la possibilità di autonoma personalizzazione delle aule e di flessibilità dei setting didattici, affinché diventino sempre più funzionali e adattabili di volta in volta alla disciplina e ai propri stili e repertori di insegnamento. 
Sarà il docente inteso come “persona educante” che potrà, o meno, raccogliere le occasioni di ripensamento professionale, individuale e collegiale, per sfruttare le condizioni, date dal dispositivo DADA, di attivare differenti didattiche, potenzialmente più efficaci.  

C. 3 La fiducia come infingimento pedagogico  

Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! 

 

La fiducia viene consapevolmente usata dai membri della comunità educante come infingimento pedagogico: strumento intenzionale di crescita, responsabilizzazione de facto degli studenti negli spostamenti tra le aule /ambienti di apprendimento e non solo. L’organizzazione stessa comunica implicitamente il messaggio “mi fido di te”, che porta a sollecitare e rinvenire forme di partecipazione, collaborazione e protagonismo degli studenti nella vita della scuola. Per esempio, nella gestione degli spostamenti, nella compartecipazione ai regolamenti, nel controllo tra pari, nella collaborazione al mantenimento del decoro degli spazi e al loro funzionamento, nella creazione di un organigramma degli studenti, nel senso di appartenenza attivato con “riti” di consegna degli spazi di studio ai gruppi classe, ecc.  
Si invera così uno dei due scopi del gioco del DADA: strutturare dispositivi, spazi e tempi funzionali alla espressione costruttiva e collaborativa degli studenti, così da passare da una scuola del “tu devi”, fatta di vincoli e prescrizioni, alla scuola del “noi vogliamo”, pensata e progettata per intercettare e canalizzare esigenze e slanci apprenditivi degli studenti. 

C. 4 Progressivamente verso l’“edificio apprenditivo” 

Scegliti come causa delle cose che non vanno come vorresti 

Progressivamente gli spazi dell’edificio scolastico si trasformano in modo da renderlo col tempo un “edificio apprenditivo” in cui è incentivata la personalizzazione autonoma degli spazi (aula o spazi comuni) da parte dei docenti ma anche con il contributo degli studenti, nonché la valorizzazione di strumenti, risorse, arredi, congruamente usati e non solo acquistati.  L’edificio apprenditivo però è tale non quando è bello, decorato o esteticamente arricchito (come pure appaiono le scuole DADA), ma quando diventa usato e usabile, manipolabile, esso stesso un mezzo e al contempo un prodotto di apprendimenti immersivi, operativi e costruttivistici (ffr. Per esempio, l’apprendimento “trialogico” di K. Hakkarainen).  

C. 5 Costruttività e propositività dei dispositivi di discussione e la “serendipity organizzativa” 

Se non cerchi la soluzione, fai parte del problema 

 

È questa una meta-caratteristica, perché riguarda le modalità gestionali per la attivazione del DADA, che passano per la consapevole organizzazione di dispositivi, occasioni e spazi di discussione e progettazione (anche a supporto digitale) proattivi e costruttivi. Incontri, riunioni e organi collegiali vengono vissuti e condotti come brainstorming collettivi, laboratori di ideazione e progettazione, strumenti di una “comunità di pratica”, volta al trovare soluzioni così da strutturare una “forma mentis” e “forma operandi” della comunità professionale, che verranno conservati e traferiti ad altre progettazioni.  
Si ricercano e strutturano occasioni di lavoro e di socialità formali, ma anche non formali, di interazione e scambio tra docenti, estesi alla comunità scolastica allargata: studenti, famiglie, territorio, istituzioni varie (“serendipity organizzativa”). È questo clima di percepito benessere organizzativo, vissuto dai docenti (Cecalupo, 2021) e soprattutto dagli studenti, che è il vero e principale “scopo” del DADA: l’innalzamento della GIL - Gioia Interna Lorda di una organizzazione, che possa sostenere la gioia apprenditiva degli studenti, la loro curiosità per la scoperta, intesa come “scienza dei perché”. Già questo sarà in sé un risultato del DADA che, si può pensare, potrà far riscontrare evidenze anche negli esiti degli apprendimenti sul lungo corso.   

 

Attivare il DADA prevede una riorganizzazione profonda e generale dell’istituto poiché coinvolge ogni componente della comunità educante e ogni aspetto del suo funzionamento e della sua gestione e coordinamento (cfr. 2° Postulato). Ciò fa volgere lo sguardo su chi deve guidare e gestire questi cambiamenti: non solo il Dirigente scolastico ma tutti i portatori di referenze, responsabilità e deleghe che costituiscono il sistema di governance di una istituzione scolastica. Per questo l’attivazione del DADA può essere considerato come paradigma di innesco di una qualsiasi innovazione scolastica che voglia essere corale, pervasiva, sistemica. Per progettare e attivare il DADA è necessario riflettere e padroneggiare la complessità dei processi di governance secondo una visione “olistica” e “ologrammatica” della scuola (Fattorini, 2024 a), in cui ogni aspetto deve essere considerato e valutato in relazione agli altri fattori e attori reciprocamente interagenti, in cui ogni specifico punto di azione rimanda all’insieme e, potenzialmente, a tutte le sue parti: componenti, documenti, dinamiche e procedure (Fattorini, 2024b). 

Riferimenti bibliografici

  • Cecalupo, 2021: M. Cecalupo,Didattiche per Ambienti di Apprendimento e ruolo degli insegnanti. Uno studio sul modello DADA, Stamen, Roma 2021.
  • Fattorini, 2024: O. Fattorini, Il Manifesto delle scuole DADA. La scuola dell’Eppur si muove!”, Erickson, Trento 2024.
  • Fattorini, 2024a: O. Fattorini,Dirigenza umanistica. Ragione e sentimento per la governance strategica delle istituzioni scolastiche, Hoepli, Milano 2024.
  • Fattorini, 2024b: O. Fattorini,Dirigenza umanistica. Felice ossimoro per la governance atipica del sistema scolastico italia in “Dirigere la scuola", Sanoma, Luglio 2024. 

Referenze iconografiche: ©Vereshchagin Dmitry/Shutterstock

Ottavio Fattorini

Dirigente scolastico, già Dirigente tecnico del MIM, PhD presso l’Università Sapienza di Roma, cofondatore delle scuole Modello Dada e ideatore del Manifesto che ne definisce il costrutto (www.scuoledada.it). Fondatore del think tank "Dirigenti insieme", è ideatore del costrutto di "Dirigenza umanistica", su cui si basa il master di II livello che coordina in "Governance strategica delle istituzioni scolastiche" presso l'Università LUMSA.