I dirigenti scolastici di oggi si trovano ad affrontare una vera e propria corsa ad ostacoli, tra normative sulla privacy, pratiche burocratiche, fondi che non bastano mai… Farcela da soli? Impossibile. Per questo motivo un buon dirigente deve essere anche un leader, capace di trasmettere la propria mission. Ma come? Ne parliamo nel capitolo 5 del Piccolo vademecum per dirigenti che incominciano.
Modelli di leadership
Quale dirigente volete essere? Anche questo vi dovrà essere ben chiaro da subito, perché tutte le prime relazioni dovranno essere impostate in questa direzione.
Nella mia esperienza di insegnante ho conosciuto due modelli "estremi" di dirigenti: quelli accentratori e autoritari, la cui parola era indiscutibile non tanto per la capacità di ottenere consenso, ma perché i docenti vivevano nella paura delle conseguenze di una qualsiasi obiezione; e quelli desiderosi del quieto vivere, soprattutto desiderosi di non scontentare nessuno. Ci sono anche dirigenti che non ricevono mai nessuno nella speranza di evitare i problemi.
Un mestiere sempre più complesso e difficile
Casi estremi, certamente, ma la scelta della leadership è cruciale. Infatti, non è solo una scelta di “stile di comando!”, che qualunque preside ha sempre fatto. Il problema è quale tipo di leadership è necessaria per affrontare la complessità del ruolo dirigenziale oggi.
Per essere un bravo dirigente ci vogliono grande equilibrio, competenze didattiche e legislative (non come conoscenza a memoria delle leggi, ma come capacità di interpretarle), informazione capillare su tutto quello che avviene nella scuola, competenze relazionali, autorevolezza e capacità di convincere gli altri. Soprattutto oggi, quando dirigere una scuola non è più soltanto controllare orario e svolgimento dei programmi, dare una sgridata o una punizione ogni tanto a uno studente. Oggi il dirigente si muove in una vera e propria giungla di compiti, responsabilità, leggi, normative sulla privacy e sui contratti, gestione finanziaria, pratiche burocratiche, fondi che non bastano mai per promuovere l’innovazione e la tecnologia dentro la scuola, studenti sempre più difficili da gestire e interessare, famiglie pronte alla difesa a oltranza dei propri pargoli vittime di “docenti cattivi”, diffide continue da parte di genitori no vax e sì vax, crescita esponenziale del numero di alunni con BES, DSA, DVA… e progetti PNSD e PON da gestire, PdM, RAV, PTOF…
Necessità di una leadership condivisa
Insomma, un dirigente oggi non può pensare di riuscire a fare tutto da solo. O priva la scuola di qualsiasi progetto, percorso innovativo o altro per ridursi il carico di lavoro e gestire tutto in modo autoreferenziale, o adotta una leadership condivisa, democratica. Oggi il dirigente può ottenere risultati buoni o anche ottimi solo se i docenti condividono la sua vision e contribuiscono attivamente e con convinzione alla realizzazione della mission. Tutti i docenti disponibili alla collaborazione e alla condivisione devono essere valorizzati, devono trovare i loro “spazi di manovra”. Solo così una scuola cresce, perché tutti insieme ci si sente forti e ognuno sa che può contare sull'appoggio dell’altro. Proprio per questo motivo nella contrattazione del FIS o nell'attribuzione del bonus di valorizzazione dei docenti, preferisco concentrarmi sulle figure organizzative: collaboratori, team del dirigente, fiduciari, responsabili di progetti di ampio respiro (d’istituto, nazionali o europei) e di sperimentazioni, coordinatori, funzioni strumentali, responsabili di laboratori e ambienti didattici innovativi e/o tecnologici… I progetti vengono per lo più realizzati in orario curricolare, o pagati in orario extracurricolare con fondi vincolati quali quelli provenienti da PON, PNSD, dall'Area a Rischio o a Forte Immigrazione, al PdM…
La leadership condivisa crea consenso, promuove la collaborazione e il confronto, alleggerisce il peso del lavoro e della responsabilità, facilita la crescita e l’innovazione, aiuta a mantenere sotto controllo eventuali voci dissidenti e a riassorbirle nel contesto scuola. Ma soprattutto la leadership condivisa crea un clima positivo, dove i piccoli screzi o i problemi vengono sempre gestiti collettivamente e non individualmente, contenendo fratture negative. Inoltre essa permette al dirigente di assentarsi da scuola – se necessario – in piena tranquillità: attraverso i suoi docenti sarà sempre informato di tutto e avrà comunque “il polso della situazione”.
Qualche consiglio
Attenzione però: nella leadership condivisa il dirigente deve essere davvero il primus inter pares: punto di riferimento riconosciuto, ma anche disposto ad ammettere eventuali errori. Se un dirigente sa essere autorevole (non autoritario!), punto di forza riconosciuto da tutti, può anche permettersi di sbagliare: il suo carisma non ne esce scalfito, anzi…
Un’ultima raccomandazione. La qualità e l'efficacia della vostra leadership non sono legate alla velocità con cui prendete le decisioni. Non bisogna farsi prendere dal panico o dalla fretta. Se non siete sicuri, se avete la sensazione che qualcosa vi sfugga, prendete tempo. Dite tranquillamente: «Devo rifletterci un po’», oppure «Devo documentarmi un po’ di più prima di darvi la risposta». Non sembrerete incapaci, o esitanti o deboli: risulterete prudenti, attenti, affidabili. Un po’ di errori sono accettabili, troppi non lo sono più.
La vostra presenza a scuola
Qualunque sia il modello di leadership che adotterete, la continuità della vostra presenza a scuola è fondamentale. Il contratto nazionale non prevede quante ore al giorno un dirigente debba stare a scuola, né se articolare la settimana in cinque o sei giorni lavorativi. Tuttavia in modo molto significativo dice che il dirigente deve garantire efficienza, efficacia, economia: le famose “3 E” della Pubblica Amministrazione.
Ricordate tuttavia che più tempo starete a scuola, più avrete sotto controllo le varie situazioni. E più sarete apprezzati e stimati perché sarete un esempio, e docenti, studenti e famiglie non si sentiranno mai soli. Ricordatevi sempre che voi dovete essere l’esempio per tutti. Se entrate in un reparto ospedaliero e trovate personale attivo, attento, gentile, troverete anche un primario con queste caratteristiche. La stessa cosa accade nelle scuole: le scuole sono lo specchio del loro dirigente.
Referenze iconografiche: Love the wind/Shutterstock