Progetti di orientamento e PTOF
Un compito delle istituzioni scolastiche
Quando si utilizza l’acronimo PTOF è naturale collocarsi nell’area della cosiddetta “autonomia scolastica” e, simultaneamente, quando si entra nella logica dell’istituzione in “autonomia” ci si colloca nella logica della responsabilità dei risultati.
Nella scuola dell’autonomia è necessario ripensare l’orientamento: esistono diverse “visioni” esplicite o latenti che ispirano le attuali pratiche orientative, spesso non sono ben codificate, monitorate, verificate e valutate nella loro efficacia. Per questa ragione nell’ambito del PTOF devono essere costruiti criteri orientativi qualitativi utili per progettare, valutare e riprogettare eventuali pratiche attuate. Senza dubbio, questo processo deve essere affidato a un puntuale Piano di miglioramento, per gli addetti ai lavori “PDM”. Non va tralasciata, infatti, la presenza nel RAV (Rapporto di autovalutazione) di un’apposita sezione dedicata all’Orientamento.
Compito delle istituzioni scolastiche diviene, dunque, quello di curare il percorso scolastico dei ragazzi dal punto di vista formativo, puntando sull’acquisizione di conoscenze e competenze. Si tratta di un vero e proprio “accompagnamento” da parte dei docenti che, partendo dal presupposto che lo studente è un “sistema complesso” (che va oltre gli aspetti scolastici), va visto in prospettiva nuova: quella del suo “sogno” da realizzare. I docenti, partendo dalle aspirazioni, dalle attitudini, dagli interessi dello studente e, perché no, da ciò che in senso metaforico “gli va stretto”, lo annoia, lo mortifica, da «che cosa non vorrò mai fare da grande» devono aiutarlo a costruire il suo progetto di vita. Da ciò la necessità di interventi mirati e coordinati da parte dei dirigenti, dei docenti, delle aziende, del mondo del lavoro, degli enti locali, in generale, al fine di assicurare una guida a favore di scelte più rispondenti alle personali inclinazioni e capacità.
Il progetto di orientamento di una istituzione scolastica dovrebbe tener conto di alcune parole chiave:
- Riflessività
- Continuità
- Consapevolezza di sé
- Motivazione e personalizzazione
- Concertazione e negoziazione
- Intenzionalità
- Interazione e responsabilità condivisa fra i diversi soggetti
- Inclusione
Proviamo ad analizzarne il significato:
1) Riflessività
Per riuscire ad orientare lo studente nella complessità dei suoi dilemmi, incertezze, timore di operare scelte sbagliate, andrebbe elaborato un metodo per comporre le diverse informazioni e il loro significato, gli individui e i sistemi con cui si entra in contatto, il proprio vissuto fatto di ragione e emozioni che, come abbiamo già detto, in questa età sono in tumulto e interconnesse all’ennesima potenza.
La proposta è quella di generare più occasioni possibili di conversazione tra studenti (pear to pear), familiari, insegnanti, dirigenti, professionisti, mondi scuola, extra scuola, servizi imprese, territorio.
2) Continuità
La legge 107/2015 prevede, come già accennato, la definizione di un” Sistema di orientamento” al fine di garantire e sostenere le scelte relative al progetto di vita di ogni studente.
L’accompagnamento, allora,deve essere pensato nell’arco di tre anni dalla scuola secondaria di primo grado organizzando azioni scandite in modo processuale: definizione della propria identità, riconoscimento dei propri punti di forza e di debolezza, delle attitudini, degli interessi; riconoscimento dei bisogni orientativi; esperienza con testimonial, visite ad ambienti di lavoro.
3) Consapevolezza di sé
Questo obiettivo formativo è sicuramente il più delicato. Lo studente deve essere coinvolto nella scelta del corso di studi prendendo coscienza che si sta parlando “del suo progetto di vita”. Deve analizzare i suoi interessi, le sue reali capacità, deve ipotizzare le sue potenzialità anche in campi diversi da quelli scolastici.
4) Motivazione e personalizzazione
Quando parliamo di motivazione dobbiamo far riferimento all’autovalutazione delle competenze dello studente in un’ottica orientativa. Per aiutare il ragazzo nel suo bilancio di competenze e interessi personali può essere elaborato un vero e proprio questionario.
Quando parliamo, invece, di personalizzazione questo termine attiene al “Consiglio di Orientamento” e più precisamente al documento orientativo che deve contenere un’analisi approfondita della personalità del ragazzo mediante una osservazione concertata elaborata dall’intero corpo docente. È importante che il consiglio orientativo sia un documento “non squalificante”. Esso va presentato in un’ottica positiva: “È la scuola migliore per te nella quale potrai meglio esprimerti e nella quale potrebbero essere maggiormente riconosciute le tue qualità e potenzialità.” È importante che i docenti mostrino un’attenzione particolare all’individualità del singolo studente analizzando il suo bilancio di competenze e i suoi interessi e sogni futuri.
5) Concertazione e negoziazione
Se motivazione e personalizzazione si incontrano nell’individuazione del percorso di studi futuro questo momento si suggella nella “consegna” del consiglio orientativo che deve essere trasformato in un’occasione di crescita e di promozione nel ragazzo della consapevolezza di sè e nell’insegnante di conferma di una positiva relazione tra docente e allievo.
6) Intenzionalità
Un buon progetto di orientamento non può non prevedere esperienze per gli studenti di estrema concretezza: le scelte di studio non possono non essere legate ai bisogni del mondo del lavoro, alle professionalità emergenti. Accanto alle scoperte al di fuori della scuola, visitando luoghi diversi ove si esercitano le varie professioni, è fondamentale una didattica orientante: competenze e compiti di realtà sono orientanti. È necessario scegliere esperienze apprenditive che diano forma a un’idea di sé che va oltre la valutazione e il successo scolastico.
7) Interazione e responsabilità condivisa fra i diversi soggetti
Come mai i genitori spesso non accolgono il Consiglio orientativo? Forse i Dirigenti scolastici non pongono la giusta attenzione nel disseminare nel collegio docenti il dubbio che non ci sia tra gli addetti ai lavori un reale pensiero orientante. Il Consiglio orientativo potrebbe essere il vero attivatore di possibilità: dal confronto fra scuola, famiglia e studente può nascere la vera scelta condivisa frutto di riflessione.
8) Inclusione
Non dimentichiamo la difficoltà per gli alunni stranieri di intraprendere un corso di studi in un paese che ha un sistema di formazione di solito difforme da quello del paese di origine e che hanno un particolare ambiente di vita.
L’analisi fin qui condotta ha evidenziato che il ruolo della scuola nelle politiche di orientamento è centrale: un buon progetto di orientamento è un’occasione per tutti gli operatori, il Dirigente in primis, per rivedere il curricolo d’istituto nell’ottica della certificazione delle competenze.
- Accordo Sull’orientamento permanente 5-12-2013
- Linee guida nazionali per l’orientamento permanente. Nota prot. N. 4232 del 19 -2 -2014
- Legge 13 Luglio 2015 ,n. 107
- Formenti L., Vitale A. , Luraschi S. , Galimberti A, D’oria M., Pedagogia dell’orientare e dell’orientarsi: un’ epistemologia in azione, Educational Reflective Practices, 2015
- Atti del Convegno “Le scelte delle nuove generazioni tra orientamento, studio e lavoro, 8-11-2016, Milano
- Atti del Seminario “Ripensare l’orientamento nella scuola dell’autonomia”, 19-12-2016 Milano
Referenze iconografiche: Stokkete/Shutterstock