Lingua di tutto, lingua di tutti: l’anno 1963
Per una pratica interdisciplinare dell’italiano
Only connect
Non sarebbe forse sbagliato dire che una delle responsabilità della scuola sia quella di mettere gli studenti nella condizione di disporre di competenze linguistiche tali da non sentirsi a disagio, smarriti o impreparati, in qualsiasi situazione della loro vita. Un simile obiettivo, di per sé, può essere proficuamente perseguito solo mediante la collaborazione di tutti i docenti, nella misura in cui l’italiano, come lingua, non è appannaggio esclusivo dell’insegnante di italiano, ma anche di quello di storia, di arte, di inglese, di scienze, di matematica… Uno stratagemma suggestivo, in vista di tale scopo, potrebbe essere questo: prendere un anno campione della storia più o meno recente, e provare a raccogliere il corpus più ampio e variegato possibile di documenti a esso relativi. Testi letterari, certo, ma anche immagini di opere d’arte, documenti della vita privata, testi scientifici e giuridici, e se possibile canzoni, film, articoli di giornale… e ricostruire così, come se si trattasse di un grande puzzle tridimensionale, la fisionomia specifica, polifonica per sua stessa natura, di un momento concreto della storia.
Facciamo nostra, metodologicamente, la raccomandazione consegnata dallo scrittore inglese Edward Morgan Forster al romanzo Casa Howard (1910): Only connect. Connettere, diceva Forster, è umano. E se vogliamo capire il nostro come ogni tempo, nessun fenomeno, nessun linguaggio settoriale o specialistico – isolatamente – ci può bastare.
Prendiamo l’anno 1963, per esempio.
I Beatles e la lavatrice, specchio di un’epoca
Di per sé un anno vale l’altro, e l’esercizio, che qui proverò a illustrare, potrebbe essere ripetuto con il 1348, il 1512, il 1821 o il 2001… è sufficiente farsi guidare dalla fantasia e dalla creatività. Fermare il nastro del tempo a un arco abbastanza circoscritto (dodici mesi) per chiedersi cosa succede è un esperimento che già Carlo Dionisotti aveva illustrato, in una conferenza tenuto allo University College di Londra nel 1972. Costruire un corpus di testi del medesimo frangente storico, per toccare con mano quante lingue, o meglio quante varianti di una medesima lingua, servono all’uomo per abitare e capire il mondo. Quante parole servono per dire quello che (ci) succede: sul piano politico, sociale, economico, culturale… ma anche al livello più personale delle paure, delle speranze, delle emozioni.
Perché, allora, il 1963? È un fatto risaputo che nel corso degli anni Sessanta si produce una svolta sociale e antropologica radicale, tale per cui gli uomini e le donne smettono di essere e vivere come prima, mutando, per conseguenza, anche i loro linguaggi (artistici, musicali, poetici…). Osservare come parlano, e come scrivono, come e cosa dicono gli uomini e le donne degli anni Sessanta può essere un utile tirocinio per imparare a riconoscere tutte le forme linguistiche necessarie per rappresentare la complessità del nostro tempo.
Nel 1963 esce il primo album dei Beatles.
Attività
Chiedere agli studenti di ascoltarlo e di provare a tradurre in italiano il testo di una di quelle quattordici canzoni.
Successivamente leggere insieme, dall’archivio del «Corriere della Sera», l’articolo del 2 novembre 1963, Fanatismo a Londra per quattro jazzisti, e riflettere seguendo queste domande guida:
- Quali parole, quali giudizi spiccano in questo articolo?
- Quali termini e quali espressioni del testo del cronista registrano le sue emozioni e le sue difficoltà a comprendere un fenomeno, musicale e di costume, sorprendente?
Come dimostrano gli studi di Guido Crainz (Storia del miracolo italiano. Culture, identità, trasformazioni fra anni Cinquanta e Sessanta e Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni Ottanta), per effetto del cosiddetto “boom economico”, cambiano il modo di vivere e lavorare, produrre e consumare, sognare e pensare degli italiani. La povertà e l’arretratezza sembrano finalmente alle spalle. Nell’arco di un decennio, il reddito nazionale medio è quasi raddoppiato. Si lavora meno nelle campagne e più nelle industrie e nei servizi. Possiede il frigorifero la metà delle famiglie italiane, e un quarto di esse ha il televisore. Oltre il 30% delle case ha elettricità, acqua, servizi interni; nel 1950 erano meno del 10%. Si tratta della cosiddetta rivoluzione dei consumi che, facendo del consumo una forma di promozione sociale, tuttavia finisce per esasperare e accentuare le differenze e le discriminazioni. Le fotografie dell’epoca celebrano la Cinquecento e la lavatrice come gli ingredienti essenziali di una nuova liberazione.
Attività
Cercare in rete immagini della 500 L e della primissima lavatrice e commentarle, alla luce dei dati e delle riflessioni critiche presenti in alcune pagine dei due libri di Crainz. Che cosa vediamo? E che cosa si cela dietro quello che appare?
Sanremo e le vacanze: leggere e analizzare i testi delle canzoni
Nell’estate del 1963 Gino Paoli con Sapore di sale e Edoardo Vianello con Abbronzatissima, celebrano il trionfo di uno dei miti del “boom”: le vacanze. Al Festival di Sanremo vince Tony Renis con Uno per tutte. Cantante dell’anno è Rita Pavone, che nel 1963 pubblica il suo primo album, in cui sono contenute canzoni come Cuore, Il ballo del mattone, Alla mia età, Son finite le vacanze. Nel 1963 anche Gianni Morandi pubblica il suo primo album, che contiene la famosa canzone Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte e un interessante brano, Che me ne faccio del latino, perfetta rappresentazione della deriva utilitaristica che si fa strada.
A un altro livello, e in tutt’altra chiave interpretativa del proprio tempo, nel 1963 Fabrizio De Andrè pubblica Il testamento di Tito e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers.
Attività
Lavorare sul testo di queste canzoni, dal punto di vista linguistico e concettuale.
Quali parole-tema riassumono il messaggio dei brani? Quali valori propongono? In che cosa differiscono una dall’altra?
I nuovi mostri: il linguaggio del cinema a confronto con la letteratura
L’uomo è quello che ha, quello che fa, quello che indossa: quello che consuma. Il miracolo economico sembra produrre una metamorfosi della natura umana, facendo di persone apparentemente normali veri e propri “mostri”. Cioè individui capaci di disonestà assoluta, bieco cinismo e totale disprezzo del prossimo pur di affermare sé stessi. È il motivo centrale del film di Dino Risi intitolato I mostri e composto da 20 episodi. Il primo episodio, della durata di poco più di sei minuti, si intitola L’educazione sentimentale: qual è il valore provocatorio del titolo? Che cosa significa, qui, sentimentale? Quali sono le battute e i proverbi del personaggio protagonista che riassumono i suoi valori pedagogici? Che importanza assume il termine “mascalzone”?
Il tema emerge in due altri film dello stesso anno: Il maestro di Vigevano di Elio Petri e Le mani sulla città di Francesco Rosi. Il protagonista del primo è un maestro di scuola elementare, inizialmente orgoglioso della sua professione, ma poi costretto – incalzato dalla moglie Ada – ad ammettere la sua crescente marginalizzazione nel nuovo contesto socio-economico. Il protagonista del secondo è invece un costruttore edile napoletano senza scrupoli, che, con la connivenza di politici corrotti, sfrutta l’ingenua fiducia nel progresso e nella rinascita del sud per arricchirsi smisuratamente.
La speculazione edilizia è in effetti è uno dei sintomi più vistosi di questa irreversibile trasformazione, che riguarda, oltre che gli individui, il paesaggio. Tanto è vero che essa è messa esplicitamente a tema nel lungo racconto (La speculazione edilizia) scritto da Italo Calvino tra il 1957 e il 1957, e pubblicato per la prima volta in volume nel 1963. La scena iniziale è memorabile: il protagonista, Quinto Anfossi, torna al suo paese d’origine e dal treno che corre lungo la costa scorge i segni brulicanti di un fervore irrefrenabile, quello edilizio, che deturpa la Riviera Ligure.
Attività
Analizzare e confrontare le pagine iniziali del racconto di Calvino e il discorso politico-imprenditoriale che occupa la seconda scena del film Le mani sulla città: il fenomeno storico-sociale di riferimento è lo stesso, ma al riguardo emergono due prospettive antitetiche. In che modo stile e linguaggio riflettono questa differenza?
La morte fra noi, il linguaggio dell’arte
Nel 1963 il Guggenheim Museum di New York organizza una mostra dal titolo Six Painters and the Object, a cura di Lawrence Alloway, per presentare alcune opere di sei giovani artisti, nati tra il 1923 e il 1933: Robert Rauschenberg, Jim Dine, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, James Rosenquist e Andy Warhol. Il catalogo dell’esposizione è liberamente consultabile e scaricabile in rete.
Attività
Con l’aiuto dell’insegnante di inglese, assegnare agli studenti il compito di leggere e riassumere la breve introduzione del catalogo in un testo che ne focalizzi i concetti essenziali.
Nello stesso anno Jasper Johns dipinge la tela Arrive/Depart (München, Pinakothek der Moderne, olio su tela, 173 x 131 cm), che vi invitiamo a cercare in rete. Questo dipinto è un documento del 1963, come il primo disco dei Beatles, o la 500 e la lavatrice.
Attività
Domandare allo studente di scrivere un testo articolato in tre parti:
- oggettiva descrizione dell’opera;
- verbalizzazione delle emozioni personali suscitate dal dipinto;
- verifica che i concetti elaborati nell’introduzione al catalogo dell’esposizione possano essere applicati per interpretare la tela.
Il teschio che si vede nel margine inferiore destro del dipinto di Johns ha un valore simbolico. E in effetti la morte è una presenza dominante in questo anno nella storia mondiale e italiana: basti menzionare il disastro del Vajont in Italia il 9 ottobre e l’assassinio di Kennedy a Dallas nel mese di novembre.
Attività
Leggere e analizzare gli articoli di giornale relativi ai due eventi:
- Il racconto del Vajont sui giornali - Vajont 1963-2013 – Corriere delle Alpi
- Le prime pagine internazionali sulla morte di John F. Kennedy – Il Post
Successivamente, rintracciare immagini relative ai due eventi per procedere con un confronto tra i due piani: quello dei fatti e quello della percezione artistica del clima di un’epoca.
Esiste ancora, la Natura? Una riflessione sul nostro presente
Il libro di Guido Crainz Storia del miracolo italiano cita un rapporto del Prefetto di Milano, datato 12 aprile 1963, che descrive questa scena: «Ieri mattina un’operaia del reparto “pannelli” dello stabilimento Siemens veniva colta da improvviso malore, per cui lasciava cadere una pinza sul piede di un’operaia vicina, la quale, dopo aver lanciato un grido di dolore, sveniva a sua volta, determinando lo svenimento di altre 23 colleghe. Le predette, soccorse, venivano ricoverate in infermeria».
Accanto a questo piccolo fatto di cronaca si può leggere il libro di Italo Calvino, Marcovaldo ovvero le stagioni in città, pubblicato per la prima volta proprio nel 1963. Il testo di presentazione dell’opera, scritto dall’autore stesso, dice fra l’altro: «In mezzo alla città di cemento e asfalto, Marcovaldo va in cerca della Natura. Ma esiste ancora, la Natura?».
Esiste ancora, la Natura? Questa domanda, a distanza di oltre mezzo secolo, è divenuta ancora più drammatica.
Attività
A partire da uno o più racconti del libro di Calvino, scrivere un testo per rispondere a simili interrogativi: dove e come vive l’uomo contemporaneo? Qual è il prezzo che deve essere pagato per il progresso: il disfattismo, la rassegnazione, il pessimismo? E ci sono vie d’uscita?
Non è forse un caso che in quello stesso anno al Museum of Modern Art di New York si inaugura la mostra The Photographer and the American Landscape, curata da John Szarkowski, il cui catalogo è gratuitamente accessibile in rete.
Attività
Leggere l’introduzione al catalogo, firmata dal curatore, che consiste in un testo di tre pagine e, con l’aiuto dell’insegnante di inglese, tradurre il testo e elaborarne una sintesi di battute.
In seguito scegliere una delle fotografie riprodotte nel catalogo – per esempio quelle di Ansel Adams scattate in California nel 1963: Dunes e Storm Surf – per provare a scrivere un breve saggio di analisi e interpretazione dell’immagine e delle emozioni che, a distanza di oltre mezzo secolo, essa è ancora in grado di trasmettere.
Referenze iconografiche: Soru Epotok/Shutterstock