La lettura come pratica di socialità

L’esperienza del social reading

Condividere il processo di lettura di un testo è una leva che agisce fortemente sulla motivazione di ragazze e ragazzi. Questo è uno dei capisaldi del social reading, la metodologia innovativa che, attraverso l’utilizzo dello smartphone, avvicina i giovani alla lettura e li educa a un uso consapevole dei social network.

Nella concezione corrente, la lettura è un’attività individuale: si sceglie un libro, in base a criteri molto vari, e ci si mette nella condizione fisica e psicologica per assaporarlo in solitudine (isolandosi, indossando cuffie, negandosi alle chiacchiere e agli sguardi).

 

La lezione di Italo Calvino

Come è noto, Italo Calvino ha delineato nell’attacco di Se una notte d’inverno un viaggiatore un ritratto del lettore tipo del secolo scorso e, per molti versi, della nostra contemporaneità. Un ritratto che ha le modalità blandamente e cortesemente imperative di un’esortazione e quindi si propone come paradigma di comportamento da assumere quando si decide di leggere: invita chi legge a rilassarsi e allontanare da sé ogni altro pensiero, per fare in modo che il mondo attorno sfumi e non si venga disturbati da nessuno.

A questo invito seguono raccomandazioni sempre più particolareggiate e volutamente in esubero, che denunciano – mentre definiscono il ritratto di un lettore o di una lettrice ideale – i limiti evidenti (e divertenti) di tale idealtipo.

Più modi di leggere a scuola

Basta però avere un po’ di familiarità con la scuola per sapere che il leggere da soli non coincide in assoluto con il leggere e che la lettura può essere una pratica sociale e, di più, una pratica di avvio alla socialità. Innanzitutto, a scuola, e non solo negli ordini inferiori, è di grande utilità la lettura vicariale: condotta dall’insegnante, meglio se adeguatamente formato/a, la lettura ad alta voce dei testi, oltre che premiare strategie di apprendimento basate sull’ascolto, prevede un’evidente socialità della ricezione e un proficuo scambio di idee sul testo. Esistono, accanto a questa pratica di lettura, altre modalità di ricezione multipla, anch’esse ben radicate nella tradizione scolastica: per esempio la lettura individuale, a casa, del medesimo testo, che viene condotta nello stesso arco di tempo e culmina in alcuni momenti di confronto (non necessariamente il momento finale, anzi preferibilmente alcune tappe intermedie).

Come autrice di testi per la scuola, partecipo da anni a progetti editoriali in cui uno dei focus ricorrenti è l’elaborazione di attività (di analisi, di scrittura, di produzione in linguaggi non verbali ecc.) concepite come accompagnamento e restituzione alla classe della tappe di lettura, personale, di testi lunghi (romanzi, saggi di ampiezza apprezzabile): condividere a tappe il proprio processo di lettura è una leva che agisce fortemente sulla motivazione e sulla rimotivazione in itinere, qualora la spinta dell’entusiasmo iniziale tenda nel tempo ad esaurirsi.

So, inoltre, che in alcune scuole si conducono sperimentazioni tutte collocabili in questa dimensione della socialità della lettura: per esempio, si legge ad alta voce e a turno, in momenti fissi della settimana scolastica, tutti lo stesso libro, come un tempo si faceva alla scuola media, nella cosiddetta “ora di narrativa”; oppure si sfrutta la compresenza nello stesso luogo (l’aula, un laboratorio, un giardino ecc.) per leggere ciascuno il proprio libro, trascelto in una rosa proposta dall’insegnante o scelto liberamente.

Tali pratiche, senza essere rivoluzionarie, puntano alla creazione di una abitudine alla lettura in cui la condivisione con altre persone dei luoghi, dei tempi e, a volte, dell’oggetto, funga da spinta propulsiva: hanno i loro punti di forza nello spirito di imitazione, nel piacere della socialità, nella desacralizzazione del leggere che mettono in atto.

 

Il social reading

Ma si può fare, e si fa, anche altro: per esempio nel quadro delle iniziative editoriali di Sanoma è da anni attivo un gruppo di lavoro che propone alle Scuole secondarie di secondo grado (solo occasionalmente a quelle di primo grado) attività di social reading, cioè lettura sociale. Si tratta di un metodo di lettura che piega le comodità e i vantaggi della fruizione su social network (la distanza, l’uso del dispositivo elettronico, la simultaneità da parte di utenti diversi ecc.) al fine di leggere testi insieme ad altre persone, in un ambiente digitale protetto, e di condividere con loro tanto il tempo di lettura quanto le osservazioni che scaturiscono dal leggere.

Il social reading di Sanoma si sviluppa sull’applicazione My Social Reading, nata dalla collaborazione fra la casa editrice e la start up Betwyll, in cui Paolo Costa, Edoardo Montenegro e Pierluigi Vaccaneo hanno messo a punto una strategia innovativa, la Twletteratura, che permette di leggere e commentare simultaneamente dei testi, innanzitutto quelli letterari, passione dei creatori.

Nella curvatura impressa da Sanoma, il social reading ha una chiara vocazione didattica e scolastica. Si rivolge, in prima istanza, a docenti che si impegnano sul fronte della motivazione alla lettura.

Chi insegna Lettere, o altre materie, decide infatti la partecipazione della loro classe a un calendario di letture che vedrà impegnate e coinvolte più classi, di qualsivoglia scuola e zona. La partecipazione concomitante di gruppi classe diversi, e quindi l’eterogeneità dei lettori e delle lettrici, è uno dei punti di forza del social reading.

 

  • Che cosa si legge insieme?
    A volte, passi di un testo di ampiezza e prestigio adeguati a reggere una scelta antologica significativa. Per esempio, uno dei progetti del social reading Sanoma è stato dedicato ai Promessi Sposi, o, meglio, a brani del romanzo selezionati in modo da mettere in evidenza la crescita e la maturazione parallele dei due giovani protagonisti, Renzo e Lucia. Di seguito riportiamo alcuni esempi di commenti pubblicati sulla app.

     

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     Più frequentemente, il social reading propone dei testi brevi, per esempio dei racconti, perché si prestano a una lettura circoscritta nel tempo e soddisfano la ricerca di senso e il desiderio di appagamento che caratterizzano l’approccio ai testi di lettori e lettrici in formazione. Da qui, da questo desiderio di completezza dei testi e del senso, i progetti dedicati, ad alcune novelle di Luigi Pirandello e ai racconti di Italo Calvino.
    Può anche accadere, però, che la redazione Sanoma che si occupa del social reading elabori dei progetti tematici: più brani, letterari e non, che sviluppano problematiche ambientali o aprono una finestra sulla parità di genere o ancora mettono al centro i diritti e i doveri della cittadinanza consapevole.

  • Come funziona?
    I brani sono proposti alla lettura divisi in blocchetti, o macrosequenze, attorno ai quali può nascere il confronto. Si discute a partire da uno spunto, ora discorsivo ora di natura più propriamente didattica, proposto dagli e dalle insegnanti (aiutati in questo dai molti materiali forniti dalla casa editrice). La discussione inizialmente aggrega soprattutto persone che appartengono allo stesso nucleo originario (la medesima classe, iscritta dall’insegnante) ma si allarga presto anche agli altri; mette in contatto ragazzi e ragazze che non si conoscono e che trovano bello e stimolante interagire fra loro su un tema di interesse comune. Si discute sul testo e si discute a partire dal testo, nel senso che le tematiche iniziali si aprono a raggiera su temi affini, per associazione di idee o per approfondimento.
    Quel che è certo è che, percorrendo e analizzando, come ho avuto modo di fare in più occasioni, il dibattito che origina dal testo nel social reading, si ha costantemente la conferma di come lettura e vita e, in particolar modo, letteratura e vita, si incontrino, come mostrano chiaramente gli esempi di conversazione riportati di seguito.
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    La rilettura (la reinterpretazione, la ridefinizione mediante categorie e parole nuove) della propria esperienza di vita innescata dal testo letterario funziona benissimo, nel social reading, e quasi in diretta. Le conversazioni vertono sul testo e sulle tematiche che il testo, in modo più o meno immediato, mette in circolazione.

 

Uno strumento che educa a un uso consapevole dei social

Gli scambi verbali sono molto liberi e al tempo stesso caratterizzati da una sorta di intrinseco rigore: i ragazzi e le ragazze sono consapevoli della serietà della discussione in cui stanno intervenendo; non eccedono, non mistificano, non dicono sciocchezze. La mia impressione, quando ho occasione di leggere gli interventi, è di una grande padronanza del mezzo, di una confidenza assodata con lo scambio verbale di “stile social” e di una forma di soddisfazione profonda nell’usare un social per parlare in modo consapevole di un oggetto serio, come può essere un testo autoriale.

Pezzo dopo pezzo i testi sono letti, commentati, fatti propri. Se non li si leggesse insieme, se li si leggesse in solitudine, senza la possibilità di condividere le proprie impressioni, la lettura sarebbe forse non meno efficace, ma sicuramente diversa. Per alcuni dei lettori e delle lettrici sarebbe più difficoltosa e meno spontanea, perché non sorretta dal conforto che scaturisce dalla socialità.

 

Una sfida per l’insegnante

Riflettendo sul social reading ho spesso pensato che le modalità di lettura condivisa, a distanza o in presenza, sarebbero preziose anche per noi persone adulte, soprattutto se lavoriamo in ambito educativo: dovremmo creare l’occasione di leggere insieme, di condividere esperienze di lettura che ci aprano nuovi orizzonti.

Per altri versi, la sfida che il social reading lancia agli e alle insegnanti è la saldatura fra un’eventuale partecipazione al progetto di Sanoma e la didattica in classe: una didattica che promuova davvero l’incontro della platea scolastica con testi di interesse (soprattutto, ma non solo, letterari) e metta i lettori e le lettrici al centro di un processo di formazione collettiva che abbia nei testi, al tempo stesso, lo stimolo inziale e il punto di arrivo, una fonte di riflessione e un orizzonte di attesa.

In questa direzione occorrerebbe, a mio parere, muoversi, e cioè verso una didattica che nella lettura abbia il suo fulcro, e il suo terreno di incontro con gli altri. Allora la lettura produrrebbe davvero altra lettura perché, leggendo, si è imparato a imparare (e a riflettere, a formarsi, a dialogare).

Referenze iconografiche:  DavideAngelini/Shutterstock

Simona Brenna

Insegna Lettere nella Scuola secondaria di secondo grado e considera fondamentali, nell’attività didattica, le metodologie che fanno leva sulla motivazione, anche per contrastare la dispersione scolastica. È autrice di Storie in tasca, l'antologia italiana per il I biennio della Scuola secondaria di II grado Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, e di una letteratura italiana per l’università in collaborazione con Pierantonio Frare. Attualmente svolge una ricerca sulla narrativa breve femminile presso l’Università di Friburgo.