Il Medioevo fu un’epoca dominata da figure maschili. Al centro della scena vi erano re, papi, cavalieri e intellettuali e alle donne non erano quasi mai riservati ruoli di spicco nella vita pubblica. Per questa ragione è ragguardevole la figura di Ildegarda di Bingen, uno dei personaggi più eclettici e delle pensatrici più originali dell’epoca medievale.
Ildegarda nacque nel 1103 da una ricca famiglia aristocratica della Renania. Fin da piccolissima nel suo destino vi fu la vita monastica che però non venne vissuta come una costrizione ma come una grande opportunità per vivere in un ambiente appartato dal mondo e potersi dedicare allo studio e alla meditazione. Entrata a otto anni nel monastero benedettino di Disibodenberg trovò ad accoglierla come educatrice un’altra aristocratica, Jutta di Spanheim, che avvicinò la giovane alla conoscenza del latino e della teologia. Ildegarda mostrò immediatamente doti intellettuali fuori dal comune e un grande talento nella musica e nella scrittura.
Soprattutto, in questo primo periodo monastico, Ildegarda visse un’esperienza che avrebbe poi caratterizzato tutta la sua esistenza contribuendo a formarne lo spirito e il pensiero intellettuale: le visioni mistiche in cui entrava in contatto e in dialogo diretto con Dio. Queste esperienze atterrirono Ildegarda che per lungo tempo tenne segrete le visioni.
Le cose cambiarono attorno al 1141 quando Ildegarda divenne badessa del monastero dove viveva da quando era bambina. Era venuto il momento per la mistica tedesca di aprirsi al mondo e di incidere sul pensiero intellettuale dell’epoca. Cominciò così a rendere pubbliche le sue visioni, mettendole per iscritto nell’opera Scivias (che significa letteralmente “conosci le vie” del Signore). Le visioni contenevano profezie e duri ammonimenti nei confronti dei potenti dell’epoca, papa e imperatore compresi, per i loro comportamenti in contrasto con gli ideali cristiani. Gli scritti di Ildegarda provocarono reazioni durissime contro quella che veniva chiamata la “Sibilla tedesca”. Ildegarda però venne difesa da Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), la maggiore personalità del cristianesimo del XII secolo, e da papa Eugenio III nel concilio di Treviri del 1147. Anzi, la mistica ottenne il permesso, cosa quasi impensabile per una donna all’epoca, di predicare e insegnare in pubblico.
Il prestigio conquistato le consentì di realizzare un sogno: fondare un nuovo monastero a Rupertsberg, presso Bingen (nel circondario di Magonza). La nuova comunità fu forgiata da Ildegarda secondo i suoi ideali. Doveva essere totalmente autonoma, non sottoposta quindi al controllo del vescovo oppure di un monastero maschile come capitava abitualmente agli enti monastici femminili. Doveva essere un’azienda modello - venne installata l’acqua corrente in tutti gli ambienti di lavoro - e funzionante in modo da potersi mantenere con i frutti delle terre che facevano parte del monastero. Doveva, infine, essere una comunità in cui Dio venisse glorificato non attraverso l’esaltazione della povertà e della rinunzia, ma anche mostrando magnificenza e decoro aristocratico. Per questo le monache, in occasione delle celebrazioni religiose, dovevano indossare abiti lussuosi e anche gioielli, a maggior gloria di Dio. Insomma, il nuovo monastero era l’esaltazione degli ideali aristocratici ed elitari di Ildegarda.
Rupertsberg divenne ben presto un punto di riferimento per tutta la Germania. Molti, compresi i potenti dell’epoca, vi si recavano per incontrare Ildegarda, ascoltare le sue profezie, chiedere consiglio, discutere di filosofia, cosmologia, musica, tutte materie in cui la badessa eccelleva. Ma molti si recavano nel monastero soprattutto per farsi curare dato che Ildegarda era una delle massime esperte dell’epoca nell’uso delle erbe e delle spezie a fini terapeutici. Le sue terapie erano così avanzate che in alcuni casi sono usate ancora oggi e in Germania, Francia e Svizzera esistono tuttora cliniche ildegardiane che si rifanno ai principi terapeutici da lei elaborati quasi un millennio fa.
Agli anni di Rupertsberg risale l’elaborazione del pensiero filosofico di Ildegarda, innovativo per l’ambito medievale. In un’epoca in cui spesso emergeva una forte contrasto tra anima e corpo e poco interesse per la natura, la mistica tedesca viceversa sosteneva come l’uomo dovesse puntare all’equilibrio fisico e spirituale e a una relazione armoniosa con il creato. Punto di partenza del pensiero ildegardiano era il principio di viridità (viriditas, letteralmente “la verdezza”, “essere verde”), l’armonia che è appassita con il peccato e che deve essere recuperata dall’uomo per raggiungere uno stato armonico con la natura e con Dio. Il benessere dell’uomo è per Ildegarda sia fisico sia spirituale. Al benessere spirituale provvedono le virtù, al benessere materiale è utile un uso corretto della natura attraverso le pratiche della medicina naturale: «Se vive in armonia con Dio e il suo ambiente, l’uomo è sano; se questa armonia viene disturbata nascono le malattie», scriveva in quegli anni.
Nonostante questi principi, però, Ildegarda non sempre era in armonia con il mondo che la circondava anche perché, fedele al suo nome che in tedesco significa “protettrice delle battaglie”, la mistica non si tirava indietro nella polemica. Criticò pesantemente l’imperatore Federico I Barbarossa, di cui era uno dei consiglieri più ascoltati, per aver eletto un antipapa durante lo scontro con il pontefice Alessandro III. In una lettera arrivò a definire papa Anastasio IV «spregiatore di Dio». Naturalmente non le mancavano i nemici anche perché Ildegarda non accettava facilmente i limiti imposti alle donne dalla società dell’epoca. Si esponeva pubblicamente e arrivò anche a praticare un esorcismo, attività assolutamente riservata ai sacerdoti.
I suoi ultimi anni di vita furono così contrassegnati dalla fondazione di un nuovo monastero a Einbingen, ma soprattutto dai continui scontri con le autorità ecclesiastiche di Magonza che mal sopportavano la sua autonomia e in più occasioni definirono la mistica tedesca “serva del Diavolo” per la sua resistenza alle pressioni della curia. Alla fine il monastero di Ildegarda fu colpito da interdetto, una misura punitiva che prevedeva l’impossibilità per le monache di accedere ai sacramenti e di celebrare con canti e suono di campane le liturgie.
Alla morte, avvenuta nel 1179, Ildegarda non si era ancora pacificata con le autorità ecclesiastiche e forse per questa ragione, pur considerata una santa dal popolo tedesco, non venne ufficialmente canonizzata per secoli. Solo nel 2012, infatti, è stata proclamata santa e riconosciuta come Dottore della Chiesa per l’importanza della sua riflessione intellettuale.
Musicista e linguista
Tra i tanti interessi di Ildegarda vi erano la scienza, la cosmologia, ma soprattutto la musica e la linguistica. Ildegarda fu la prima donna musicista del Medioevo europeo di cui ci siano rimaste le opere e compose melodie all’avanguardia rispetto alla tradizione musicale dell’epoca. Nei suoi componimenti intendeva rievocare le atmosfere del Paradiso terrestre quando anche l’uomo, prima del peccato originale, aveva attributi divini e una voce angelica. Le sue composizioni richiamano il canto gregoriano, il più usato nelle liturgie religiose dell’epoca, ma ne ampliano le tonalità in modo inusuale, sorprendente, segno di una conoscenza profonda del linguaggio musicale. Un’altra sua innovazione fu la “lingua ignota”, un idioma segreto dal suono aspro, caratterizzato dalla presenza massiccia di consonanti, che la badessa e le sue monache usavano all’interno del monastero per fini mistici, come forma di ulteriore distacco dal mondo circostante. In realtà non si è mai chiarito del tutto quale fosse l’intento per cui Ildegarda creò la lingua ignota. Molti ipotizzano che volesse creare un linguaggio universale, comune a tutte le popolazioni del mondo, e per questo è considerata la patrona dell’esperanto, la lingua nata nel XIX secolo come idioma universale.
Riferimenti bibliografici
- Giordano Frosini, Ildegarda di Bingen. Una biografia teologica, EDB 2018.
- Michela Pereira, Ildegarda di Bingen. Maestra di sapienza nel suo tempo e oggi, Gabrielli Editore 2017.
- Francesca Serra, Le donne che aprono il cielo. Sulle tracce di Ildegarda di Bingen, San Paolo 2015.
- Cristina Siccardi, Ildegarda di Bingen, Paoline 2016.
Referenze iconografiche: Wikipedia CC Miniature from the Rupertsberg Codex of Liber Scivias