Versi di(versi). Fare poesia nella scuola secondaria di primo grado

Come organizzare un percorso sulla poesia che tenga conto del poco tempo a disposizione dell’insegnante, della necessità di svolgere anche altri argomenti e che nello stesso tempo soddisfi il bisogno di esprimersi dei ragazzi e la loro voglia di mettersi in gioco e di esplorare l’universo della parola? Come trovare il giusto equilibrio fra la spontaneità con cui i ragazzi esprimono il loro mondo interiore e la capacità di utilizzare il linguaggio tecnico della poesia?

Il treno per Molfetta
portava un passeggero,
senza tanta fretta.
Forse salì anche un sordo,
ma se ne perse il ricordo.
Passò così un anno intero:
il passeggero prese un sentiero,
e il treno una bicicletta.
Su quel treno per Molfetta,
il bigliettaio passò lo stesso,
non trovò nessuno:
restò perplesso.
(L’orario del treno era approssimato,
il capostazione era anche scappato)
E il passeggero, un poco accigliato,
poi ebbe un pensiero piuttosto azzardato:
“Se arrivo in città,
voglio sapere la verità:
che fine ha fatto quel sordo
incontrato sul treno un anno fa!”


Il percorso che proponiamo, intitolato Versi di(versi), è stato realizzato in una classe seconda della scuola secondaria di primo grado, durante le ore curriculari di lettere e con la collaborazione esterna e saltuaria di un illustratore, abituato a disegnare la poesia piuttosto che a spiegarla.
Pur avviando un laboratorio di scrittura creativa in versi, l’obiettivo primario non è stato quello di produrre poesia bensì di leggerla, perché diventare buoni lettori di poesia è l’unico modo per comprenderla e sperimentarla.

L’insegnamento tradizionale

Il percorso sulla poesia, nella scuola secondaria di primo grado, solitamente si articola lungo i tre anni, con obiettivi e modalità differenti. In prima filastrocche, nonsense, limerick, calligrammi e semplici poesie consentono ai ragazzi di giocare con le parole, rompendo le regole convenzionali del linguaggio logico, per scoprire le allitterazioni, le onomatopee, le assonanze e le consonanze dei versi, la rima e il ritmo, fino alle prime regole del linguaggio poetico; in seconda poesie più complesse, incentrate su argomenti come l’amicizia, gli affetti, la natura, i desideri, i valori della vita, consentono ai ragazzi di imparare a riconoscere le forme della poesia, le figure retoriche, a distinguere l’argomento (il contenuto generale della poesia) dal tema (l’interpretazione che il poeta dà dell’argomento) e a individuare l’intenzione comunicativa dell’autore; in terza, invece, poesie più complesse sia per il significato sia per gli aspetti metrico-strutturali proiettano i ragazzi verso la vera e propria analisi del testo poetico, che affronteranno successivamente nelle scuole superiori.
Nella scuola italiana usualmente l’insegnante legge e spiega le poesie durante lezioni frontali; chiede poi ai ragazzi di fare la parafrasi e il commento del testo; spesso propone loro anche di scrivere versi, ma quasi sempre solo per imparare a utilizzare – per lo più meccanicamente – tutti quegli elementi del testo poetico che dovrebbero aver appreso. Più raramente la poesia viene offerta per il piacere fine a se stesso di giocare con le parole e con le immagini che esse suggeriscono. Oppure per “autonarrarsi”, attraverso accostamenti imprevisti di parole scelte con cura, o anche per caso...

Una soluzione “creativa”

Tutte le antologie scolastiche dunque dedicano ampio spazio ai componimenti in versi, dalle tradizionali filastrocche attente alla sonorità della parola, alle poesie d’autore ricche di significati più profondi; tuttavia, i docenti sanno bene che la poesia non si può insegnare al pari di altri argomenti: la poesia, sui banchi di scuola come nella vita, la si può solo “frequentare”.
Ecco perché, molto spesso, quando parliamo di poesia in ambito scolastico, usiamo le espressioni “fare” poesia, oppure “laboratorio” di poesia, a sottolineare l’immediatezza e l’operatività del percorso da proporre agli studenti, in cui la poesia non si spiega né si impara, ma si pratica e si sperimenta insieme.
Per sviluppare nei ragazzi l’amore per la parola poetica e le competenze necessarie a comprenderla e gustarla nella varietà delle sue forme e suggestioni, si possono quindi organizzare attività, individuali o collettive, capaci di stimolare ciascuno a rielaborare la realtà da punti di vista nuovi e a esprimere la propria interiorità non più in prosa attraverso testi liberi, ma in versi.
Fare poesia deve dunque essere prima di tutto un’attività, giocosa e divertente, che faccia acquisire ai ragazzi familiarità con il testo poetico e li conduca verso una sua fruizione graduale, attenta e consapevole.

Il percorso didattico: obiettivi di apprendimento

Conoscenze

  • Gli elementi del testo poetico.
  • Il linguaggio della poesia.

Abilità

  • Riconoscere gli elementi caratterizzanti il testo poetico.
  • Comprendere un testo poetico.
  • Individuare il messaggio poetico.
  • Usare creativamente il lessico.
  • Scrivere brevi composizioni poetiche.
  • Esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni mediante un testo poetico.

Che cos’è la poesia

Il nostro primo obiettivo è stato quello di portare ragazzini di 11/12 anni a comprendere che cosa sia la poesia.
L’insegnante ha mostrato un testo poetico attirando subito l’attenzione su ciò che lo contraddistingue rispetto al testo in prosa: il verso; poi ne ha fatto una lettura ad alta voce spingendo i ragazzi a prestare orecchio alla sonorità della poesia.
Da parte sua l’illustratore ha raccontato che la poesia è come una strada che percorri, dove non raccogli tutte le parole che incontri, ma solo quelle che, quel giorno, in quel momento ti assomigliano un po’ di più. O ti rendono più felice. O sono più colorate. Perché anche le parole hanno dei “colori” e le parole che si assomigliano hanno spesso lo stesso colore. Quei colori si chiamano “rime”. Raccogliere parole dello stesso colore vuol dire fare collane con parole che risuonano tra loro. Che rimano tra loro. E il loro significato non è sempre importante. Ciò che conta è il suono. Per questo non c’è bisogno di riempire tutte le righe di una pagina, come invece fanno gli scrittori di romanzi! Il bello della poesia è anche la sua leggerezza. Puoi andare a capo quando vuoi, anche a ogni parola.

Una parola, virgola
una parola, virgola
una parola, punto.
Una parola, virgola
una parola, virgola
una parola, punto.
Ed è fatta la poesia. Eccola! La vedi?
È semplice, come quando giochi a calcio.
Un passo dopo l’altro,
sull’erba soffice,
per saltare il difensore,
raggiungere la porta avversaria,
e se tutto va bene,
segnare un gol!

Oppure il gol lo segna la squadra avversaria! Ecco, in questo caso forse non sei proprio contento, ma la poesia ti aiuta a vedere anche la felicità dell’avversario. Sulla strada della poesia c’è tutto.

C’è la tua posizione in campo,
il pallone che arriva,
lo schema da seguire,
l’avversario che spinge,
le grida dell’allenatore,
i fischi,
il cielo azzurro,
il tuo lancio che libera il compagno,
il gol che aspetti,
la tristezza del portiere battuto.
C’è tutto.
Questa è la poesia.

La poesia visiva: espressività grafica e calligrammi

Un secondo momento dell’avvicinamento al testo poetico è quello in cui si evidenzia come la parola scritta offra numerose possibilità espressive, già solo da un punto di vista grafico.
Abbiamo scelto con i ragazzi una breve poesia, quindi abbiamo chiesto loro di trascriverla al computer scegliendo il carattere, le dimensioni, il colore e la forma grafica – corsivo, grassetto, maiuscoletto, spaziato ecc. – che, secondo loro, si adattavano meglio ai versi. I ragazzi hanno giocato con la forma tipografica della poesia non in modo casuale, ma tenendo sempre presente il messaggio che la poesia voleva comunicare.
Abbiamo poi mostrato ai ragazzi alcuni calligrammi d’autore: Guillaume Apollinaire, Corrado Govoni, Lewis Carrol, Colleen Thibaudeau, Roger McGough, spiegando loro che i calligrammi sono nello stesso tempo poesie e disegni.
Il passaggio successivo è stata la consegna di comporre calligrammi a partire da poesie d’autore: dapprima i ragazzi hanno disegnato con la matita sul foglio il soggetto della poesia, poi hanno trascritto i versi del testo seguendo il disegno. Il terzo passaggio, quello finale, è stata la richiesta di realizzare calligrammi originali.

La poesia sonora: rime, ritmo e onomatopee

Uno degli ingressi privilegiati nel mondo della poesia per il lettore-bambino è il gioco dei suoni. Le filastrocche, le conte, gli scioglilingua sono tutti giochi linguistici che consentono ai ragazzi di esplorare le infinite sonorità delle parole.
Il primo passo è stato quello di leggere ad alta voce filastrocche e altri componimenti molto scanditi, variando di volta in volta il ritmo. Letture anche a più voci che, oltre a facilitare la socializzazione all'interno della classe, hanno consentito ai ragazzi di entrare in sintonia con la musicalità del linguaggio e di apprezzarlo.
Abbiamo scelto la filastrocca Povero grillo e, dopo averla letta nella versione originale, l’abbiamo riscritta, modificandone la punteggiatura e la disposizione dei versi, per far notare come cambiasse non solo il ritmo, ma anche l’emotività che suscita: nella prima versione il componimento appare più gioioso, nella seconda più drammatico.

Versione originale

Povero grillo

Povero grillo, in un campo di lino,
la formicuzza gliene chiese un filino.
Chiese il grillo: "che cosa ne vuoi fare?"
"Calze e camicie, mi voglio maritare!"
Dice il grillo: "Lo sposo son io"
La formicuzza: "Son contenta anch'io"
Vanno alla chiesa per darsi l'anello,
il grillo casca e si rompe il cervello.
La formicuzza per il grande dolore
prende uno spino e se lo ficca in core!

(Stella stellina la notte si avvicina…, raccolte da Maria Grazia Brunetti, La Sorgente, Milano 1981)

 

 

 

Versione modificata

Povero grillo

Povero grillo...
in un campo di lino,
la formicuzza, gliene chiese un filino.
Chiese il grillo:
"che cosa ne vuoi fare?"
"Calze e camicie!
mi voglio maritare!"
Dice il grillo:
"Lo sposo, son io!"
La formicuzza:
"Son contenta anch'io!"
Vanno alla chiesa per darsi l'anello,
il grillo casca...
e si rompe il cervello.
La formicuzza, per il grande dolore,
prende uno spino...
e se lo ficca in core!


Siamo poi passati a leggere poesie onomatopeiche di autori come Palazzeschi, Piumini, Strindberg, Merriam e altri. Abbiamo insegnato ai ragazzi a sottolineare con la voce i suoni che si ripetevano, a esagerarli, a variarne l’intensità, dando vita a delle suggestioni.
Secondo lo schema già illustrato, a questo punto abbiamo chiesto ai ragazzi di scrivere, prima collettivamente e poi singolarmente, poesie sonore.

La poesia d’autore: emozioni e sentimenti

Abbiamo scelto con i ragazzi una serie di poesie d’autore e le abbiamo lette e commentate insieme. Abbiamo lavorato seduti in cerchio, con i banchi ammucchiati in fondo all’aula per creare un clima rilassato e di condivisione. Tutti potevano parlare ed essere ascoltati. Nessun giudizio. Abbiamo preso in esame la tecnica con cui quelle poesie erano state scritte, abbiamo analizzato alcune figure retoriche partendo da quelle più semplici come la metafora, la personificazione, la similitudine e abbiamo chiesto ai ragazzi di inventarne di nuove. Una sorta di allenamento mentale per percepire nuovi rapporti di somiglianza tra le cose da esprimere con parole nuove.
Nella seconda fase gli studenti sono stati invitati a scrivere, dapprima cimentandosi nella riscrittura delle poesie d’autore, secondo modalità varie:

  • partire da incipit di poesie famose e continuare liberamente;
  • scegliere due poesie di autori diversi ma sullo stesso argomento e fonderle insieme per ottenerne una nuova;
  • completare liberamente poesie i cui versi erano stati tagliati a metà…

Si tratta di piccole prove di manipolazione e di scrittura giocata propedeutiche alla composizione autonoma di una poesia originale.
Per questa seconda fase della scrittura sono state selezionate da giornali e riviste, con l’aiuto dell’illustratore, varie foto e immagini che potessero fornire uno spunto creativo per la composizione delle poesie.
Una volta composta, a ogni poesia è stato abbinato un disegno, realizzato dai ragazzi, diverso dalla prima immagine data.

Creatività e regola

Durante il laboratorio i ragazzi hanno imparato a riconoscere gli elementi fondamentali del testo poetico: il verso, la strofa, la rima, le figure retoriche di suono, di significato, di ordine. Si sono inoltre cimentati con la metrica, cercando di definire il numero delle sillabe dei versi e riconoscendo le figure metriche. Quella italiana è una lingua molto ricca, e dare una cascata di regole e precetti per fare poesia (sia pure semplici poesie in rima o filastrocche) può essere controproducente. Così, in fase di produzione abbiamo lasciato che i ragazzi scrivessero dapprima in modo libero, senza metrica e senza rima, focalizzando l’attenzione solo sul contenuto e sulle figure retoriche più conosciute. Successivamente essi hanno cercato di applicare alla poesia già scritta anche la rima e la metrica: non sono state date indicazioni precise e ognuno poteva scegliere liberamente quale tipo di verso, di strofa e di rima usare; l’importante era provare e sperimentare forme nuove.
Al termine del laboratorio si è discusso sul rapporto tra creatività e regole, e ci si è chiesti se proprio la regola da rispettare possa essere un buon trampolino di lancio verso la creazione, artistica o meno. Insieme ai ragazzi abbiamo riconosciuto come la necessità di trovare una parola in rima con l’altra, o con il giusto numero di sillabe, ci abbia, alla fine, fatto trovare soluzioni (anche di significato!) inaspettate e originali.

Tutto questo lavoro, che si è rivelato coinvolgente e suggestivo, ha dato vita a una piccola mostra scolastica di versi (di)versi.

BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIRE

  • D. Bisutti, La poesia salva la vita, Mondadori, Milano 1992.
  • C. Carminati, Fare poesia, con voce, corpo, mente e sguardo, Mondadori, Milano 2002.
  • P. Formentini, Poesiafumetto, Nuove Edizioni Romane, Roma 1982.
  • A. Molesini, Manuale del giovane poeta, Mondadori, Milano 1998.
  • E. Zamponi, I draghi locopei, Einaudi, Torino 1988.
  • E. Zamponi, R. Piumini, Calicanto, Einaudi, Torino 1988.

Valeria Bruni e Renato Pegoraro

Valeria Bruni: insegnante di materie letterarie nella scuola secondaria di primo grado presso l'istituto comprensivo Don Guido Cagnola di Gazzada Schianno (Va). Ha pubblicato grammatiche e antologie scolastiche ed è autrice di testi di teatro e storie per bambini.

Renato Pegoraro: illustratore, si occupa di illustrazioni per l'infanzia e di laboratori creativi. Sono suoi i versi riportati all’inizio dell’articolo e il disegno che li illustra.