Letture su geografia, ambiente e globalizzazione
Possiamo salvare il pianeta? di Alice Bell e Matthew Taylor
Educazione ecologica di Luigina Mortari
Oro blu. Storie di acqua e cambiamento climatico di Edoardo Borgomeo
Le potenze del capitalismo politico. Stati Uniti e Cina di Alessandro Aresu
Cosa puoi fare tu contro il riscaldamento globale
Autrice: Seth Wynes
Editore: Laterza, Roma-Bari 2021
Pagine: 160
Seth Wynes, ricercatrice nel settore delle emissioni di carbonio, introduce nel dibattito un manuale sulle azioni indispensabili per lanciare dal basso una «leadership di persone comuni». La strategia del saggio, sostanzialmente concentrato sui comportamenti personali, focalizza la prassi della sostenibilità su diversi ambiti: mobilità, alimentazione, consumi, turismo. La conversione ecologica prescritta poggia sulla sostenibilità socio-politica delle democrazie occidentali. Pertanto, il voto o la scelta di unʼassociazione attraverso cui dirigere la mobilitazione sono i presupposti politici per la nostra prassi. Non manca a tale proposito un lungo elenco di associazioni, governative e non governative.
L’autrice disegna gli scenari globali di inquinamento sulla base di una gerarchia di macro-cause interconnesse. Così si scopre che lʼagricoltura causa emissioni di carbonio in quantità circa venti volte superiore rispetto allʼaviazione. Allo stesso modo, «la carne fa male al clima» perché gli allevamenti intensivi sottraggono molta terra, in sé quanto per l’ ulteriore produzione agricola che esigono per nutrire il bestiame. Il bisogno di più terra a sua volta implica lʼuso di fertilizzanti i quali, confluendo nelle acque, sono causa di eutrofizzazione, cioè sviluppo anomalo di alghe. O ancora: dal momento che la sostenibilità si articola in modo interconnesso, tutto ciò che viene trasportato per via aerea ha una pesante impronta ecologica. Pertanto, andrebbe detto «no al cibo che viene da lontano». La mobilità sostenibile ha un ampio spazio nel testo; e siccome bisogna aderire in modo immediato alla «conversione ecologica», ci sono diverse pagine di «consigli per i nuovi ciclisti», dettagliati in modalità di viaggio, scelta del mezzo, modo di tenere la strada.
Il saggio, fattivo e prescrittivo, porta avanti questo suo stile dalla prima pagina fino alle ultime, che presentano un elenco di azioni da porre in atto nellʼambito del Cosa puoi fare tu. «In quali azioni ti impegnerai?». Una continua sollecitazione per orientarci nelle «comuni e quotidiane azioni per contribuire a fermare il climate change».
A cura di Paola Ducato
Possiamo salvare il pianeta?
Autore: Alice Bell
Editore: Nutrimenti, 2021
Pagine: 144
Le rivoluzioni che abbiamo attraversato finora – agricola, scientifica, commerciale, tecnologica – sono ancora poco rispetto a ciò che ci aspetta con il cambiamento climatico. Ad affermarlo sono gli autori presenti in questo «libro di base del XXI secolo», che fornisce nozioni fondamentali e strategie per capire e affrontare le grandi trasformazioni che ci attendono.
Ci troviamo nell'era geologica dell'Antropocene, fase in cui l'uomo ha intensificato la trasformazione del pianeta fino all'odierna crisi ambientale. L'inizio dell'Antropocene lo si può indicare in una data precisa, il 16 luglio 1945: momento di snodo sia per l'esperimento nucleare in New Mexico e successive radiazioni, sia per il peso crescente dell'impronta ecologica, con genocidio delle biodiversità. Rappresenta anche uno spartiacque per il balzo demografico, cruciale per l'accesso alle risorse naturali del pianeta, e più che mai problema spinoso, come conferma tra l'altro l'Organizzazione mondiale della sanità.
La transizione ecologica esige strategie di recupero – e rapide. Afforestazione urbana e contenimento della de-forestazione sono rimedi efficaci, ma non sono ancora la soluzione. La bioingegneria e l'aumento della produzione di energia pulita si dimostreranno una strategia determinante di recupero per la riconversione dell’anidride carbonica e la creazione di “idrogeno verde”. Senza dimenticare le risorse sociali e politiche. Diversamente dall'Onu, «arrivato tardi e male», tanti i soggetti internazionali oggi attivi sul tema, vedi il C40 Cities Climate Leadership Group, la International Water Association, l'Unione internazionale delle scienze del suolo, la British Ecological Society e il movimento giovanile Fridays for Future.
Arrivato alla fine del libro, che cosa può fare il lettore? Agire subito e nel concreto. Ad esempio, rinunciare a carne e latticini, dato che una dieta vegana è assai meno impattante. O ancora, boicottare il packaging di frutta e verdura, o rifiutare di investire in titoli finanziari che abbiano alle spalle le “energie sporche”. Ogni attivista, o cittadino, o docente, dovrebbe coinvolgere un numero sempre crescente di persone in questo cambiamento – di mentalità – sempre più necessario all'interno dei processi in corso. «Potremo arrivare al successo solo con tutte le nostre mani riunite» (Parigi 2015).
A cura di Paola Ducato
Educazione ecologica
Autrice: Luigina Mortari
Editore: Laterza, 2020
Pagine: 208
Il saggio parte dalla crisi provocata dallʼuso della tecnica e dalla manipolazione dellʼuomo post-moderno, auto-alienatosi nella tecnosfera. Lʼautrice, docente di Epistemologia della scienza allʼUniversità di Venezia, fa luce sulle cause della crisi ecologica a partire dalla riduzione delle risorse disponibili.
Il paradosso è che, al centro di questi nuovi e preoccupanti sviluppi, lʼessere umano oggi come 2 500 anni fa appare immutato. Lo testimonia la scrittura filosofico-letteraria: «Ovunque si apra la strada, in nulla sʼarresta, così affronta il futuro» (Sofocle, Antigone). Fin dal mito di Prometeo che ha donato agli uomini il fuoco ha inizio la tecnica, edificatrice di civiltà (Platone, Protagora).
Che cosʼha quindi da dire la filosofia di fronte alla situazione odierna? Sono i maestri del pensiero a indicare il percorso. Alla luce di Kant e della sua etica universale, oggi occorre una neo-rivoluzione copernicana, da realizzare costruendo un codice etico-ecologico con il relativo vocabolario. Sarebbe utile a ri-generare il nostro pensiero e il nostro modo di vivere la natura.
Un nuovo inizio per lʼ“ecologia filosofica” è comunque segnato da una corrente americana post-romantica: il trascendentismo di Emerson e Thoreau, per i quali lʼambiente è “sorgente di vita” in quanto mette in correlazione mente e corpo. Cercare la natura significa coltivare la propria spiritualità. Così andare per boschi non implica una fuga dalla civiltà ma un “pensare con la natura”.
In continuità dal cuore dellʼOttocento a oggi, la “filosofia americana 3.0” riparte dalla fenomenologia di Merleau-Ponty rimarcando il ruolo dellʼesperienza sensoriale del mondo, mettendo al centro lʼesperienza corporea.
La cassetta degli attrezzi filosofici si aggiorna dialogando e apprendendo dalla più recente ricerca scientifico-psicologica. Dallʼipotesi Gaia, che configura un universo fisico vivente, allʼeco-psicologia, che collega il disagio esistenziale e sociale al degrado ambientale. A sua volta il contatto con la natura favorisce il benessere psicologico e aiuta a concentrare lʼattenzione sulla propria interiorità.
Questo è, peraltro, il percorso conclusivo del saggio di Luigina Mortari: superare la crisi si può attraverso una deep ecology, ridefinendo in modo sinergico il rapporto uomo/ambiente, appunto “pensando con la natura”. Educare oggi significa perciò promuovere il valore della tutela del pianeta, «immaginando modi di abitare la Terra ispirati alla cura di ogni organismo vivente».
A cura di Paola Ducato
Oro blu. Storie di acqua e cambiamento climatico
Autore: Edoardo Borgomeo
Editore: Laterza, 2020
Pagine: 176
Lʼacqua è protagonista della Storia 3.0. Dal Brasile allʼAustralia, dallʼEgitto allʼOlanda, dal Pakistan alla Sicilia, Oro blu narra di storie fluviali in un giro del mondo che racconta paesaggi ed eroi quotidiani.
Acqua, preziosa e contesa. In Egitto è così da un secolo. Visto dallʼalto, il Nilo, un nastro verde che attraversa il deserto, ha un aspetto quasi sacrale. Le sue acque però in Sudan ed Egitto le hanno chiuse, lasciando allʼasciutto lʼEtiopia che solo dal 2022 potrà – forse! – avere accesso alle acque del fiume detto “Madre della Terra”. Per chi abita il territorio del Sao Francisco di Brasilia, il fiume è un vehlo (vecchio) “saggio ma stanco” le cui risorse non bastano più. E ancora, nel sud dellʼIraq, prima ancora che dalla guerra, gli abitanti scappano per la mancanza di acqua – come spiega Nadia, abitante del luogo. “La scarsità dʼacqua è una delle ragioni per cui i migranti non fanno ritorno nelle proprie case”.
Ma un fiume è solo un oggetto di consumo o può addirittura diventare un personaggio attivo? La giurista Julia si batte per far diventare il fiume Murrumbidgee di Canberra un soggetto giuridico a tutti gli effetti, affinché il fiume acquisisca il “diritto a trascinare in tribunale chi vi scarica dentro dei rifiuti”.
Lʼacqua è il bene a cui vogliono accedere tantissimi pachistani condannati da infezioni sanitarie e risorse idriche scarse e inquinate; ed è un autentico “oro blu” per le mafie che la vendono. Per Parween Rahman, questo rappresentava un impegno vitale. È stata lei lʼinventrice del diritto allʼacqua per i cittadini di Orangi Town. Diviene quindi dirigente del Karachi Water and Sowerage Board e dà inizio alla pianificazione delle condotte idriche e fognarie. Il suo progetto le costerà la vita: nel 2013 viene assassinata. Chi porta avanti il suo progetto sa che la lezione di Parween, la sua “idrofilìa”, è però essenziale anche per molte altre città del mondo.
Le nove storie fluviali raccolte nel suo primo libro dallʼidrologo Edoardo Borgomeo - ha conseguito il dottorato in Idrologia a Oxford, ha lavorato per la Banca mondiale in Medio Oriente, Sud America, Asia meridionale e Africa orientale - ci parlano di acque sacre ma spesso violate. A fornire la svolta saranno pianificazione e coordinazione delle governance? Sì, ma non basta. Lʼautore inizia e conclude la sua trattazione citando la prima enciclica sullʼecologia, la Laudato siʼ. Perché solo un vero amore per lʼacqua – “la quale è molto utile” e “preziosa” – ci salverà.
A cura di Paola Ducato
Le potenze del capitalismo politico. Stati Uniti e Cina
Autore: Alessandro Aresu
Editore: La nave di Teseo, collana krisis, 2020
Pagine: 509
Il libro
Il valore e il successo del libro risiedono, a dispetto della sua voluminosità, nelle sue dichiarate limitate pretese: concentrarsi sull’analisi del cosiddetto “capitalismo politico”, ovverosia sulla sempre più stringente compenetrazione tra le forze del mercato e le politiche governative, in special modo nei settori strategici della sicurezza degli stati. I temi argomentati dall’autore, brillante esperto di geopolitica internazionale, ruotano attorno alla sempre più fondamentale e complessa integrazione tra economia e politica, in un sistema globale sempre più interdipendente e tecnologizzato e dominato dalle potenze statunitense e cinese. La prospettiva interpretativa privilegiata dall’autore non è puramente giuridico-economica, né tanto meno finanziaria e ideologica, ma storico-filosofica in quanto sviluppa un’analisi d’ampio respiro, sempre attenta ai contesti nei quali le trasformazioni e i problemi si connettono e prendono forma.
Il capitalismo non è pensabile senza storia, diritto e politica, così come la Compagnia delle Indie non è riducibile a una impresa commerciale che genera profitti, trascurando i suoi obiettivi di conquista militari e geopolitici; oggi le potenze cinese e statunitense vanno comprese nell’intreccio tra poteri statali, apparati burocratici, ordini giuridici e conflittuale interazione tra mercati. Secondo Aresu, le caratteristiche del capitalismo cinese, di marchio autoritario, sono da ricondurre a tre elementi fondamentali: una burocrazia efficiente, la negazione dei diritti umani e la supremazia della ragion di stato-partito sulle libertà individuali. Mentre il capitalismo occidentale di tipo liberal meritocratico, dominato dagli Usa, è contraddistinto da una burocrazia della sicurezza imperniata sull’uso competitivo delle imprese tecnologiche sempre più strategiche nel controllo dei mercati geopolitici e della sicurezza nazionale. Una logica simile accomuna questi capitalismi e li porta ad un inevitabile conflitto: la strettissima compenetrazione di economia e politica non può che sfociare in una violenta guerra commerciale combattuta con i mezzi sempre più raffinati del geodiritto, nel nome della difesa degli interessi nazionali.
E il vecchio continente? Il terzo capitolo del libro non tralascia l’analisi del ruolo dell’Unione europea uscita, a detta dell’autore, irrimediabilmente sconfitta dalla crisi iniziata nel 2007. Il suo modello di welfare state, eccezione, non norma nella storia del capitalismo, ha evidenziato gravi limiti nel saper costruire politiche comunitarie; oggi l’Europa, con una demografia in declino e con la debolezza dei suoi sistemi militari di difesa rischia di ridursi a comparsa, o addirittura vittima, della storia mondiale. Si prospetta così lo scenario futuro di una nuova guerra fredda, combattuta tra Cina e Stati Uniti, nel quale l’impasto tra economia, finanza, difesa e tecnologia diventerà sempre più decisivo per il controllo dell’arena globale del geodiritto.
La scheda didattica
Il libro può diventare, se ben filtrato e selezionato in alcuni nodi concettuali affini agli studi e agli interessi delle classi, un ricchissimo laboratorio geostorico per imparare ad esercitare il pensiero critico e per fornire agli studenti alcune chiavi di lettura per comprendere una varietà di problematiche che caratterizzano il mondo presente, dominato dallo scontro tra potenza cinese e statunitense.
Il docente può iniziare un percorso di approfondimento sul tema ponendo agli studenti alcune domande stimolo, quali ad esempio: come si spiega la contraddizione che definisce la Cina un paese che pratica il capitalismo di Stato? come può lo stato comunista (la “mano visibile”) favorire le logiche dell’economia di mercato (mano “invisibile”)? come può un potere statale che usa la coercizione e la negazione dei diritti conciliarsi con le libertà d’impresa e d’iniziativa privata? Queste domande hanno innanzitutto l’obiettivo di portare a un uso consapevole del linguaggio politico-economico e di far comprendere la complessità concettuale e storica che hanno termini come capitalismo, mercato, potere statale, pianificazione, che non devono essere usati in maniera scontata e pregiudiziale. La consultazione di un dizionario economico, per esempio quello dell’Enciclopedia Treccani, può essere un buon esercizio per consolidare il lessico degli studenti che non deve essere solo passivo, ma attivo nel saper costruire ragionamenti coerenti e argomentazioni sulle tematiche in questione.
A questa prima fase potrebbe seguire una discussione in classe in cui gli alunni sono chiamati a interrogarsi in modo critico e a confrontarsi sulle contraddizioni presenti nel sistema cinese. Si può anche pensare di produrre una breve presentazione multimediale strutturata in diagrammi di flusso e schemi concettuali esplicativi.
Secondo spunto di lavoro potrebbe essere la ricerca di informazioni da parte degli studenti, mediante l’uso del web, sulla cosiddetta guerra dei dazi scatenata dal presidente statunitense Donald Trump, utilizzando portali di sicuro spessore e valore culturale quali ad esempio quello dell’ISPI, Istituto per gli studi di politica internazionale, e di LIMES, Rivista italiana di geopolitica.
Gli articoli più significativi, selezionati da gruppi di lavoro, possono diventate l’occasione per discutere una delle tesi centrali del libro di Aresu, riguardante il rapporto sempre più decisivo tra difesa e industria, magari soffermandosi in particolar modo su casi emblematici come quello della corsa al primato tecnologico nella trasmissione e nel controllo dei dati con standard G5, oppure sull’affaire Huawei, società cinese leader mondiale delle telecomunicazioni.
Tutto questo potrebbe diventare un’ottima fonte per far nascere interessanti momenti di confronto.
A cura di Lino Valentin
Referenze iconografiche: Vladimir Melnikov/Shutterstock