Seminare per (r)accogliere

Proposte e spunti per un'accoglienza efficace

Accogliere è ricevere

Da alcuni anni a questa parte, verso la fine di agosto, un file fa capolino tra le mie cartelle: si tratta di una presentazione dedicata all’accoglienza.
Accogliere vuol dire “ricevere qualcuno o qualcosa”, ma una parte del suo significato risiede nel modo, nelle parole e nei sentimenti con i quali si accoglie.
E dove, se non a scuola, è opportuno riflettere su questa fase così delicata e determinante? Mi riferisco soprattutto all’accoglienza delle classi prime, che porta con sé novità essenziali, quali la conoscenza di sé e del gruppo, l’avvio di una relazione tra l’insegnante e la classe e le iniziali attività di lettura e scrittura.

Se penso alla parola accoglienza mi vengono in mente almeno tre concetti chiave:

  • conoscenza di sé
  • comunità
  • routine

Parole che, da quando conosco il WRW, hanno assunto un significato e un’importanza notevoli rispetto al passato.
Chiedere agli alunni di presentarsi, dando spazio alla descrizione di sé e dei propri interessi, così come guidarli in alcuni spunti di scrittura risultano attività efficaci, soprattutto se inserite in un modulo dedicato all’accoglienza, che occuperà le prime due/tre settimane di scuola, e che sarà utile a pianificare successivi percorsi e attività.

Le attività da proporre

Quali sono, dunque, le attività che più si prestano a creare un clima disteso di conoscenza reciproca e che consentono di avviare le prime routine di lettura e scrittura?
Puntiamo su divertenti attività rompighiaccio: nell’allegato troverete alcune frasi da ritagliate e riporre in un contenitore; le frasi saranno poi estratte a turno e daranno vita a brevi interazioni per parlare di sé e delle proprie preferenze. Se si opta per il digitale, si può creare una ruota (per esempio con l’applicazione Wordwall), da far girare a turno per rispondere alle diverse domande. Superati gli imbarazzi iniziali, si attiveranno numerose connessioni tra compagni e compagne e un bel clima di gruppo. Qualche mese fa, in una riflessione di fine triennio, un mio alunno ricordava questo momento come uno dei più belli trascorsi insieme alla classe!
Un’altra attività divertente e significativa è la riflessione sul proprio nome, ancora meglio se attraverso una poesia come Nome di Ilaria Rigoli oppure giocando con un acrostico: realizzare un cartellone da appendere in classe per raccogliere queste prime scritture può essere un’ottima idea per iniziare a costruire l’appartenenza a un luogo, oltre che al gruppo.
La lettura della poesia Nome è l’occasione per introdurre attività di pensiero che saranno riproposte in seguito in modo ricorrente e graduato (routine): individuare le prime impressioni (“Parole che restano”), stabilire delle connessioni (“Sbirciare tra le storie”) e prepararsi a parlarne con un compagno o compagna (condivisione).
Lo stesso può essere fatto con testi brevi, come il racconto zen La storia del vaso incrinato, che spinge a riflettere sui propri punti forti e deboli. Le considerazioni dei ragazzi possono essere molto profonde e offrire punti di vista originali sulla storia, che noi dobbiamo essere pronti ad accogliere, purché motivati e rispettosi del testo.
Dopo la lettura, mi sono presa un momento per chiedere alla classe: «Secondo voi, che tipo di storia abbiamo letto?»: è un modo per sondare le preconoscenze relative ai generi letterari e l’occasione per chiacchierare un po’ del loro bagaglio culturale.
Il racconto presentato nell’Avventura più grande 1 mi è piaciuto così tanto che ne ho proposto la lettura, in fase di accoglienza, anche a una classe terza: dato l’entusiasmo, ho poi proposto loro di cercare nuove storie zen e di continuare a leggerne e discuterne alcune durante i  primi giorni di scuola.

Per iniziare a conoscersi

Parlare di sé non è mai semplice, ecco perché funzionano molto bene gli organizzatori grafici che aiutano a ricostruire passo passo il pensiero, visualizzandolo graficamente: non sono semplici schede, ma strumenti che vanno mediati e accompagnati.
Molto efficace, per esempio, è l’organizzatore Io, tutto in una pagina, con cui gli alunni possono presentarsi, anche attraverso una prima forma di pensiero simbolico (“Un colore, un’immagine”). Una pagina che potranno conservare fino alla fine del triennio, per poi rileggere e scoprire come erano in classe prima.
A mio avviso è fondamentale che i bambini e le bambine, intimoriti dal nuovo contesto, comincino a sentire pian piano la classe come un luogo nel quale confrontarsi, esprimere la propria opinione e porre/porsi domande senza essere giudicati o censurati.
Per questo – e anche perché non si conoscono ancora le attitudini del gruppo – è opportuno cercare linguaggi inclusivi e condivisi, di transizione tra la Scuola primaria e secondaria.
Mi riferisco a poesie e racconti brevi, ma anche a canzoni, cortometraggi, albi illustrati. In passato, per esempio, ho proposto la visione del corto animato Cuerdas del regista e sceneggiatore spagnolo Pedro Solís García: una piccola, preziosa storia ambientata proprio nella scuola di un orfanotrofio, in cui si mescolano amicizia, relazione con la diversità, accettazione del cambiamento e memoria. Dopo la visione del cortometraggio possiamo avviare una conversazione sui personaggi, sulla trama e sui significati, anche simbolici, della storia. Sarà l’occasione per avviare una routine fondamentale, quella del Thinking Talking, ovvero il “parlar pensando”, nella quale l’insegnante pone domande di qualità e mostra a voce alta i suoi ragionamenti sulla storia per educare alunne e alunni alla lettura e alla condivisione, motivata, del proprio pensiero.
Un’altra attività di Thinking Talking può essere realizzata anche a partire da un albo illustrato, come Federico di Leo Lionni, una favola contemporanea che narra la storia di un gruppo di topolini, che fatica a comprendere l’inclinazione di Federico, un topo poeta un po’ “diverso” dagli altri, ma che poi riesce ad apprezzarlo per le sue doti.
Perfetta per riflettere sul significato di comunità è anche la poesia Musicisti di Chiara Carminati, così come il racconto breve Il viaggio del fiume, dedicato all’incontro e alla relazione con l’altro, sui quali è possibile applicare le strategie di lettura citate. Nel frattempo potremo aver introdotto l’uso del taccuino o di un quaderno per le annotazioni scritte (che possono assumere la forma di quickwrite, ovvero di brevi scritture su traccia).
Come visto, accoglienza e lettura si intrecciano: per l’insegnante è un momento prezioso per raccogliere informazioni sul rapporto di alunne e alunni con i libri e, più in generale, con la lettura.

Il rapporto con la lettura

Lo scorso anno, leggendo la bella poesia di Roberto Piumini Un libro con te presente nella sezione Parlare e scrivere di libri, ho scoperto che il libro, che è “amico” per il poeta, per loro è nemico: è noioso, complicato e preferirebbero tirate “pallonate” (ma anche “testate al muro”, ha aggiunto qualcuno) piuttosto che leggere.
La consuetudine alla lettura non può essere data per scontata; per questo è sempre meglio indagarla attraverso un semplice questionario o mediante un organizzatore grafico.
Al netto delle varie dimenticanze, selezioni, alterazioni tipiche della memoria scopriremo aspetti interessanti, talvolta scoraggianti o inattesi, ma che sono utilissimi per progettare attività più strutturate di lettura individuale e a voce alta.
Ci si rimbocca le maniche e si parte quindi con un nuovo bagaglio e con un gruppo che sta imparando lentamente, grazie alla scuola, a crescere come comunità.

Referenze iconografiche:  ©GoodStudio/Shutterstock

Martina Micillo

È un'insegnante di materie letterarie della Scuola secondaria di primo grado "IC Marco Ulpio Traiano" di Roma e dal 2017 pratica il laboratorio WRW nelle sue classi. La scoperta del Writing and Reading Workshop l'ha condotta a interrogarsi sull'efficacia didattica, fornendole strumenti concreti per costruire in classe giorno per giorno una comunità di lettori e scrittori. Si forma costantemente sulla letteratura per ragazze e ragazzi e sull'educazione alla lettura a scuola.