La scrittura in classe prima

Una riflessione sulle competenze da sviluppare a scuola

Come creare un’abitudine alla scrittura

Cura per i dettagli. Pazienza. Labor limae. Ecco tre competenze-chiave da iniziare a sviluppare in classe prima. Gli alunni che arrivano alla secondaria di I grado generalmente sanno già scrivere piccoli testi, brevi temi, raccolte di pensieri, qualsiasi sia stato il loro percorso nella Scuola primaria.
Scrivere testi è complesso, l’insegnante di lettere di prima media lo sa, come sa che l’obiettivo di quest’anno e dei due successivi non è quello di “addestrare” vincitori di premi letterari prestigiosi, ma quello di guidare, come un maestro di bottega in un laboratorio artigiano, tutti gli alunni, nessuno escluso, in un percorso che li porterà, tappa dopo tappa, a costruire un testo bilanciato, chiaro, corretto e, se possibile, gradevole da leggere. Ad alcuni verrà più facile, perché più abituati dalle maestre, perché forti lettori, perché “scrittori” in erba, altri faranno più fatica, litigheranno con il foglio, diranno che non sono capaci, ma grazie all’insegnante, che li accompagnerà, e grazie all’antologia che propone a piccoli passi tanti attivatori e consigli, nel corso dei mesi ogni alunno e alunna potrà essere soddisfatto e soddisfatta delle sue prove di scrittura.
È importantissimo farli scrivere in classe, non è necessario che elaborino lunghi testi o temi, ma, soprattutto in prima media, bisogna aiutarli a creare un’abitudine alla scrittura grazie a piccoli spunti. Lavorando con loro, passando fra i banchi mentre scrivono per dare qualche consiglio, dando loro la possibilità di confrontarsi (a bassa voce) con i vicini di banco sarà quasi piacevole scrivere e verrà fatto in modo più consapevole e ragionato.
Come lavoro da svolgere a casa meglio farli dedicare ad attività come quelle legate agli attivatori, quindi a una fase di raccolta delle idee e di prescrittura e, alla fine del lavoro in classe, sempre a casa, possono realizzare la copiatura in bella o al computer per i lavori lunghi come la creazione di una fiaba. La scrittura vera e propria è meglio che si svolga in classe, così da costruire un confronto con gli altri compagni e compagne e con l’insegnante. Un’altra attività che può essere svolta come compito pomeridiano è la lettura dei box Connessioni personali, che si trovano alla fine di molti brani presenti nell’antologia. Le riflessioni di ognuno potranno essere lette e condivise in classe così da diventare argomento di discussione comune.

Scrivere di sé e del proprio vissuto

Quando si chiede ai ragazzi di raccontare un episodio della loro vita, un ricordo delle loro vacanze, un momento di paura, gioia, divertimento, capita spesso che in poche righe raccontino interi viaggi, annate scolastiche, gite, creando spesso testi poco accattivanti nei contenuti, talvolta confusi e con problemi nella tenuta di tempi e nell’uso dei connettivi. Tutte le tecniche proposte nell’antologia per parlare di sé e del proprio vissuto (come l’organizzatore Non cocomeri, non fette… ma semi! spingono a restringere il campo, a soffermarsi sui dettagli, a usare tutti i sensi per andare in profondità e per produrre testi più significativi. Delimitando i confini della narrazione, è poi più facile per i ragazzi controllare maggiormente la forma.
Molte delle attività proposte prima di cominciare a produrre un testo inviteranno alla pazienza e alla riflessione: un bravo scrittore non scrive di getto, ma pensa e ripensa, raccoglie le idee, le valuta e le sfronda. Nell’antologia si procede sempre per gradi ed è importante, soprattutto in prima, diluire il lavoro in brevi sessioni di scrittura (in particolare, per i generi fiction come fiaba, fantasy, racconto fantastico, racconto giallo e racconto di paura). Grazie agli attivatori si decidono personaggi, ambientazioni, snodi-chiave e si evita di inserire troppi elementi o azioni che confondono le idee di chi scrive e rendono molto complicato il lavoro di revisione e correzione del docente.
L’ultimo passo, sempre difficile da far diventare automatico nell’elaborazione del testo, quasi quanto la pianificazione, è la revisione, la rilettura finale. Accanto ai suggerimenti proposti sul libro di testo, ricco di spunti per correggere, tagliare e integrare in autonomia prima della resa in bella, si possono affiancare attività di rinforzo, come mini lesson sulla punteggiatura.
Accompagnandoli nel work in progress, insistendo sulle strategie di raccolta delle idee, costruzione del testo e correzione, la scrittura diventerà più facile e più piacevole.

Dove far scrivere?

Sul quaderno, su un taccuino, su fogli in raccoglitore ad anelli, su fogli conservati in cartellette… ognuno proporrà ai propri alunni la soluzione che valuta più pratica e sostenibile. Nel mio caso ho proposto il raccoglitore ad anelli, che mi aveva sempre fatto un po’ paura con i suoi fogli liberi. Sono soddisfatta della scelta perché se si usano troppi supporti rischiano di essere dimenticati o di non essere presenti quando necessari.

Quando far scrivere?

Almeno due o tre volte a settimana, anche solo per brevi sessioni di dieci-quindici minuti, in questo modo i ragazzi e le ragazze si abitueranno a vedere la scrittura come un gesto quotidiano.

Che cosa far scrivere?

Gli spunti di scrittura proposti su questa antologia sono numerosi e ne possono germogliare tanti altri, man mano che si va avanti con la lettura. Proporre di partire dall’osservazione di un’immagine (possono essere quadri famosi o le bellissime illustrazioni del libro) può essere uno stimolo in grado di dare un’idea di partenza a quegli alunni che fanno più fatica a utilizzare l’immaginazione.
Molto interessanti e utili per la didattica orientativa, inoltre, sono le riflessioni che nascono dai box di Connessioni personali; consiglio di dedicare una parte del quaderno proprio a questi spunti di scrittura. Alla fine dell’anno, senza neanche accorgersene, sarà stato scritto un percorso sulla conoscenza di sé.

Ricordiamoci sempre che la scrittura in prima è uno dei tasselli che porterà all’elaborazione di testi più complessi e articolati alla fine del terzo anno; anche noi docenti dobbiamo aver pazienza e procedere per piccoli passi e allo stesso tempo non aver paura di mettere gli alunni in gioco con proposte stimolanti e originali. Non dobbiamo aver timore di fallire: alcune attività avranno maggior successo, altre funzioneranno di meno, ma solo mettendo alla prova noi stessi e la classe, impareremo insieme a usare gli strumenti e le proposte che funzionano per il nostro gruppo. Non è obbligatorio fare tutto, provare significa anche selezionare, ridurre alcuni percorsi e magari prolungarne altri che sono piaciuti e sono stati fruttuosi.

Referenze iconografiche:  ©PeopleImages.com - Yuri A/Shutterstock

Carlotta Voltolina

È un’insegnate di lettere della Scuola secondaria di I grado “Giovanni Battista Tiepolo” di Milano. La scoperta e lo studio del WRW hanno rivoluzionato il suo modo di insegnare. Amante della letteratura per ragazzi e ragazze e dell'arte, si impegna a formare studentesse e studenti pensanti grazie alla lettura e alla scrittura.