Gli sviluppi della guerra nella Striscia di Gaza e in Libano
Il 2025 sarà un anno di tregua in Medio Oriente? O si riaccenderanno gli scontri?
Nell’autunno 2024 la guerra si è estesa ad altri Paesi del Medio Oriente, oltre alla Striscia di Gaza, e solo nel gennaio 2025 si vede qualche spiraglio di pace.
Ripercorriamo gli eventi di questi mesi.
La guerra si è estesa al Libano
Dall’ottobre 2023 si è in parte riacceso il conflitto tra l’esercito israeliano e il gruppo islamico sciita libanese Hezbollah, che appoggia Hamas e che a sua volta è sostenuto dall’Iran. Nel corso del 2024 si sono intensificati i lanci di razzi e missili dal Sud del Libano al Nord di Israele e viceversa, con decine di morti su entrambi i fronti.
Nel settembre 2024 la situazione è precipitata: il governo di Israele ha deciso di aumentare il livello dello scontro cercando di eliminare quanti più membri possibile di Hezbollah. Ciò è avvenuto in tre modi:
- il 17-18 settembre sono stati fatti esplodere centinaia di cercapersone e walkie-talkie di esponenti di Hezbollah, con l’uccisione di decine di persone e il ferimento di varie centinaia;
- dal 23 settembre sono cominciati massicci bombardamenti israeliani sul Libano (anche sulla capitale Beirut), uno dei quali ha ucciso il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah;
- il 1° ottobre è stata avviata un’invasione di terra nel sud del Libano. L’ONU ha in quella zona una missione con soldati di differenti nazioni (tra cui italiani), e ci sono stati momenti di tensione con il governo israeliano che aveva chiesto il ritiro di quelle truppe.
Gli scontri sono proseguiti e a novembre l’esercito di Israele ha bombardato anche il nord del Libano.
Finalmente il 26 novembre c’è stato l’accordo per un cessate il fuoco di due mesi. La tregua è fragile, ma sembra reggere.
Il bilancio del conflitto è drammatico: moltissimi civili libanesi – circa 1,2 milioni – hanno dovuto abbandonare le loro case e le vittime sono state più di 3400.
Altri fronti di guerra aperti
L’estendersi degli scontri non si è limitato al Libano.
- IRAN. Per vendicare l’uccisione del leader di Hezbollah, il 1° ottobre l’Iran ha compiuto un attacco missilistico contro il territorio israeliano. I feriti sono stati pochi solo grazie all’efficiente sistema di difesa antiaerea di Israele, che il 26 ottobre ha risposto bombardando alcune strutture militari iraniane.
- YEMEN. Da più di dieci anni, lo Yemen, lo Stato che occupa la parte sud-occidentale della Penisola Arabica, è martoriato da una violenta guerra civile che contrappone il governo centrale, sostenuto dall’Arabia Saudita, e i ribelli Houthi, sciiti sostenuti dall’Iran, che controllano quasi la metà del Paese. Gli Houthi sostengono Hamas e periodicamente lanciano missili e droni contro Israele, che risponde con attacchi e bombardamenti in Yemen. Era già capitato in estate e si è ripetuto con maggiore intensità a dicembre.
- SIRIA. Tra il 28 novembre e l’8 dicembre 2024, è accaduto un avvenimento inaspettato, che ha contribuito a trasformare la situazione mediorientale: un gruppo di ribelli siriani in undici giorni ha rovesciato il regime di Bashar al-Asad, la cui famiglia dominava la Siria dal 1970. Approfittando della situazione di estrema confusione, il governo israeliano ha ordinato centinaia di bombardamenti per distruggere armamenti (navi, aerei e altri mezzi) nel sud della Siria; inoltre ha esteso il controllo sulle Alture del Golan, un territorio lungo il confine con la Siria, occupato da Israele fin dal 1974.
La difficile sopravvivenza nella Striscia di Gaza
Nella Striscia di Gaza, dopo più di un anno di guerra, la situazione è sempre più angosciante. Gli sfollati (cioè le persone che hanno dovuto abbandonare la loro casa) sono la stragrande maggioranza e vivono in accampamenti di tende o baracche.
Con le basse temperature dell’inverno le condizioni di vita sono ancora più dure: almeno sei sono stati i neonati morti per il freddo e la notizia ha commosso il mondo. Secondo l’ONU, a circa un milione di abitanti della Striscia mancano coperte e ripari dalla pioggia. Gli aiuti umanitari, però, come già nei mesi precedenti, hanno enormi difficoltà ad arrivare.
L’unica notizia positiva è che i casi di poliomielite individuati nell’estate sono stati contenuti grazie ai vaccini: a settembre c’è stato il primo ciclo di vaccinazione; il secondo si è svolto a novembre, con qualche settimana di ritardo per le operazioni militari in corso.
A parte le brevissime pause per le vaccinazioni, nel 2024 il conflitto non ha mai abbandonato la Striscia di Gaza. Il 26 ottobre 2024 il capo di Hamas Yahya Sinwar, principale organizzatore degli attentati del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele, è stato ucciso, ma la sua organizzazione non si è arresa. L’esercito israeliano, dopo l’invasione, ha ripreso a bombardare la parte settentrionale della Striscia di Gaza, abbattendo molti edifici, probabilmente per impedire agli abitanti di tornare a vivere in quella zona.
Si stima che dall’ottobre 2023 al dicembre 2024 siano stati uccisi circa 46 000 palestinesi (ma alcune fonti indicano numeri ancora più alti).
La tregua tra Israele e Hamas
Solo all’inizio del 2025 si è tornato a parlare di un «cessate il fuoco». Il 4 gennaio sono ripresi i negoziati per una tregua tra Israele e Hamas, con la mediazione di diplomatici degli Stati Uniti e del Qatar. In un paio di settimane è stato finalmente trovato un accordo: Hamas si è impegnata a liberare 33 ostaggi (in totale ne ha ancora 98); e il governo di Israele ha accettato di permettere l’ingresso di più aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, di ritirare gradualmente l’esercito e di rilasciare alcune centinaia di prigionieri palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane. Domenica 19 gennaio 2025 è cominciata la tregua.
Intanto proseguono i negoziati per giungere al rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e al ritiro completo delle truppe dalla Striscia. Il rischio che la guerra riprenda è però ancora alto. Questa area geografica è attraversata da tensioni e cambiamenti che rendono complesso immaginare il futuro.
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