Una lettura a voce alta di "Passare col rosso"
Tra piacere del testo e prime strategie
La scelta del testo
Anche quest’anno, come ogni anno verso la fine dell’estate, ho cominciato a pensare a quale lettura avrei potuto proporre a voce alta nella mia classe prima. Alcuni titoli mi balenavano in mente: storie brevi, dal ritmo abbastanza incalzante, scritte con un linguaggio accessibile e nelle quali i miei futuri alunni e future alunne si sarebbero potuti identificare. Quando ho letto Passare col rosso ho capito subito che sarebbe stata la storia giusta.
Passare col rosso della scrittrice francese Hélène Vignal, tradotto per Camelozampa da Mirella Piacentini, è un racconto breve, suddiviso in sette capitoli, ciascuno dei quali è dedicato a un diverso episodio della vita scolastica di Boris, un undicenne da poco sbarcato alle medie. Per un verso o per l’altro, ma soprattutto per la presenza del bulletto Corentin, Boris si ritrova spesso e volentieri in mezzo ai guai, persino sospeso per aver scherzato in modo aggressivo con un compagno. Il testo è ricco di dialoghi, tra Boris e gli amici, ma anche tra Boris e suo padre, da cui traspaiono – senza moralismi – il punto di vista di un ragazzino e le scelte educative, inaspettate, di un genitore.
La progettazione del modulo di lettura
Ho progettato il modulo di lettura dopo aver consultato la proposta di Loretta, Linda e Agnese nella sezione Parlare e scrivere di libri, del primo volume dell’antologia (Avventura più grande 1, pp. 568-569). Nelle pagine sono indicate alcune strategie di comprensione della storia, a partire dall’analisi della copertina. Ho cercato di capire, anche misurando “la temperatura” del gruppo, quali sarebbero state le strategie più efficaci e ho così approntato una presentazione d’appoggio per alcune riflessioni e attività da lanciare in classe.
La lettura ad alta voce del racconto si è intrecciata alle prime routine di lettura individuale ed è confluita in una lunga attività di accoglienza che aveva, tra i vari obiettivi, proprio quello di incuriosire e incoraggiare alunni e alunne alla lettura, fornendo al contempo le prime, essenziali strategie di comprensione del testo. L’attività di accoglienza è durata circa quindici giorni, con tre sessioni di un’ora ciascuna a settimana: le attività scritte sono state proposte in presenza di tempi più distesi, quelle orali privilegiate in caso di tempi stretti.
Non è mai mancato il Thinking Talking, un’attività cardine definita da Frank Serafini nel The Reading Workshop come un colloquio continuo tra l’insegnante e i lettori-ascoltatori, che ha come fine la negoziazione dei significati del testo e in cui il docente si pone come “modello” (modeling), cioè dà l’esempio di che cosa fa un lettore esperto quando legge un testo. A volte sono stata io stessa a mettere in luce alcuni aspetti del testo sui quali discutere, altre volte il confronto in classe si è aperto spontaneamente.
Prima della lettura
La lettura del titolo e l’analisi della copertina hanno permesso di fare delle ipotesi sull’argomento della storia e di solleticare, così, la curiosità dei lettori e delle lettrici. Tuttavia, non è detto che gli alunni siano pronti a “notare” elementi e dettagli: offrire un modeling a voce alta è senz’altro di grande aiuto. Nel fornire le istruzioni per il coinvolgimento attivo, occorre assicurarsi che gli studenti e le studentesse abbiano compreso la differenza tra un’attività descrittiva (che cosa vedi? Che cosa noti? Che cosa ti colpisce?) e un’attività riflessiva (che cosa pensi?). La tendenza, infatti, è quella di anticipare l’attività riflessiva, tralasciando un passaggio fondamentale per imparare a motivare le proprie opinioni sulla base di un’informazione acquisita dal testo (penso questo perché ho notato…).
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Durante la lettura
Le prime strategie consentono di immergersi nella storia e sono dedicate alla comprensione e all’evoluzione del personaggio principale, in questo caso Boris. Ho proposto l’organizzatore Cuore, mano e cervello dopo la lettura dei primi due capitoli, al fine di individuare le informazioni esplicite sul personaggio: com’è e che cosa sappiamo di lui.
Il terzo capitolo, come avevo immaginato, ha catturato l’attenzione della classe: vi si racconta del triangolo delle Bermude, il gioco a cui Boris prende parte e che vede Teddy, ragazzino gracile di prima, schiacciato e agonizzante sotto una montagna di ragazzi. Mi è sembrato il momento giusto per proporre l’organizzatore Salta dentro, che consente di comprendere a fondo l’azione del personaggio riflettendo sulle motivazioni, sulle conseguenze, sulle scelte alternative, ma anche di mettersi nei suoi panni, osservando la vicenda dal suo punto di vista.
L’attività ha generato molte riflessioni. Scrive Eduard: «(Boris) è stato "spinto" da Corentin; la sua azione ha avuto queste conseguenze: è stato espulso per una settimana e il padre non gli ha più parlato; per me ha fatto male a farsi “trascinare” da Corentin, al suo posto avrei cercato di salvare Teddy. Poteva semplicemente scappare, però questa scelta avrebbe aggravato le cose, al personaggio avrei dato il consiglio di andare a trovare Teddy e consolarlo».
Secondo un altro alunno, la storia si fa più interessante dopo che Teddy viene portato via dall’ambulanza. A tutti stava a cuore il destino di Teddy e l’intera classe era desiderosa di sapere "come sarebbe andata a finire".
Tuttavia, il quarto capitolo si apre su una nuova pagina della vita di Boris: un malinteso linguistico porta Théodore ad avere una reazione di rabbia contro l’insegnante di francese, accusata di razzismo e pregiudizi. L’alunno viene portato via dalla classe per aver rovesciato i banchi e la professoressa, stremata dallo scontro, assegna il seguente compito: «Prendete un foglio, il dizionario e cercatemi la definizione delle parole seguenti: malinteso, controsenso, omonimia e schiavitù.» Sulla scia di questa richiesta, interna alla storia, ho pensato che anche per noi fosse importante ricostruire l’accaduto attraverso le parole suggerite dall’insegnante di francese e così ho proposto alla classe di svolgere la medesima attività, provando poi a scrivere che cosa era successo usando proprio quelle parole. Dalla comprensione iniziale, gli alunni si sono così spinti verso una comprensione più profonda, utilizzando le parole-chiave (sulle quali avevo preparato una minilezione) per avvicinarsi al tema.
Ho proposto alla classe di fare delle ipotesi sul prosieguo della storia: in molti si aspettavano novità su Teddy. A quel punto ho suggerito loro di provare a guardare la struttura del racconto da fuori: gli studenti si sono accorti che ciascun capitolo era dedicato a un diverso aspetto della vita di Boris e hanno quindi fatto ipotesi sul possibile sviluppo della vicenda. Tuttavia, era viva la speranza che l’ultimo capitolo potesse riannodare le fila.
Lo sfogo di Boris con il padre, dopo il coltello trovato nella porta della segreteria, ha fatto sorgere una spontanea e vitale domanda ad Alessia: «Ma la madre?» Ci siamo così soffermati sulla figura del padre, sulle sue caratteristiche e sulle sue modalità di interazione con il figlio. Le osservazioni e le ipotesi degli alunni e delle alunne spaziavano dal «perché la madre era al lavoro», «perché con il padre ha un rapporto speciale», al «perché il padre sa come deve parlargli e che cosa fare per fargli capire che sta sbagliando». Ho sentito che, con la storia, stavano crescendo anche loro.
Ci siamo così avviati alla fine del racconto: l’ultimo capitolo, con la storia del clown in ostaggio, ha colto tutti di sorpresa. Non solo non riannoda le fila, come ci si aspettava, ma apre delle perplessità: che cosa c’entra con il resto della storia? Dove sono andati a finire gli altri personaggi? Ho così proposto un’ultima strategia, utile per ricostruire gli eventi del racconto: la montagna della trama (o grafico della trama). Dopo averne introdotto il concetto e mostrato il grafico, ho chiesto agli alunni e alle alunne di ritagliare i titoli dei capitoli, precedentemente stampati su un foglio A4. Poi li ho invitati a riflettere su quale potesse essere il momento di massima tensione della storia.
Per molti il sesto capitolo rappresentava l’acme della storia: la presenza di un’arma (un coltello piantato nella porta) li aveva evidentemente impressionati. Ho così scelto di mediare la strategia, inducendoli a riflettere nuovamente sulla vicenda, aiutandoli con delle domande guida: quando vi siete emozionati di più? Quando vi siete sentiti più coinvolti? Come mai è proprio Teddy quello di cui vorreste avere notizie? Questo momento li ha aiutati nella ricostruzione della trama: hanno così messo a fuoco che il culmine della vicenda è stato raggiunto nei capitoli centrali, quando viene narrato l’agguato a Teddy e quando Théodore sceglie di reagire e di correre un rischio. Il grafico della trama ci suggerisce che il capitolo finale ricostituisce l’equilibrio della vicenda: sorgono così spontanee le riflessioni sulla scelta di Boris, sulla sua decisione di non volersi più uniformare al gruppo, sul cambiamento assunto dal colore rosso nella storia.
Durante e dopo la discussione
Come attività finale abbiamo scelto di realizzare un grande murale, in cui raccogliere le riflessioni di tutti e tutte usando parole e disegni, come proposto nella sezione Parlare e scrivere di libri. L’attività è stata divisa in due parti:
- nella prima, gli alunni e le alunne hanno discusso in piccoli gruppi del libro letto, seguendo le domande guida di fine lettura;
- nella seconda parte hanno scritto delle annotazioni sugli appositi post-it.
Abbiamo così stabilito i criteri di valutazione per il lavoro svolto: attenzione in classe, capacità di ascolto, partecipazione alla conversazione di gruppo, capacità di recuperare e di riportare le informazioni sul taccuino (quindi ordine e completezza delle annotazioni).
Le domande di fine lettura, selezionate tra quelle suggerite da Aidan Chambers ne Il lettore infinito, si rivelano preziose anche per un dibattito in classe e per la stesura di un commento. La questione della suspense, in particolare, ha animato il gruppo: c’è chi ne ha percepita fin troppa, con tutte quelle storie in sospeso, tanto da consigliare all’autrice di scrivere un seguito; e chi invece ha pensato che ciascuna storia si auto concluda con la fine del capitolo, senza dare adito al "che cosa accadrà dopo?".
Dopo la discussione, abbiamo fotocopiato la copertina del libro e l’abbiamo incollata su un cartellone. Attorno alla copertina, abbiamo riportato le riflessioni di ognuno mediante immagini (disegnate su dei post-it) e parole.
Tra le parole chiave più significative vi sono «Passare col rosso», «Corentin» o «Boris»: è stata l’occasione per riprendere in mano la minilezione sulle parole chiave e ricordare come queste non indicano persone o cose, quanto piuttosto sentimenti, emozioni, temi. È il caso della parola coraggio, che ricorre nei messaggi a Boris e arriva al cuore di chi legge: l’importanza di essere se stessi, ma anche di affrontare le difficoltà che si possono incontrare all’inizio di un nuovo percorso.
La rielaborazione finale ci ha consentito di ripercorrere il lavoro svolto e di rivedere alcune ipotesi, ma anche di gettare le basi per un’attività ventura: lo "One Pager".
E nel frattempo, si pensa alla prossima, richiestissima, lettura a voce alta.
Referenze iconografiche: ©Jorm Sangsorn/Shutterstock