Che senso hanno le grammatiche “di riferimento”?

L’importanza ritrovata delle grammatiche

Le grammatiche di riferimento erano passate un po’ di moda, ma stanno ritornando in auge rapidamente. Come mai? Le ragioni, a nostro avviso, sono essenzialmente tre.
  1. I manuali “diluiscono”, le grammatiche di riferimento “condensano”
    La natura dell’insegnamento linguistico, oggi, è legata ai livelli del Consiglio d’Europa e quindi i manuali sono divisi per livelli; all’interno di ogni livello sono divisi per unità. Quindi, giustamente, la formalizzazione grammaticale è “diluita” unità dopo unità, volume dopo volume.
    Il rischio è che lo studente, se vuole recuperare un’informazione, si perda anche perché gli indici sono più tematici e funzionali che grammaticali e, anche laddove c’è un indice grammaticale, le voci sono generiche: lo studente non troverà mai una voce come “posizione dell’aggettivo qualificativo”.
    Le grammatiche di riferimento riuniscono, “condensano” in poche pagine un argomento, trattandolo in maniera esaustiva rispetto al pubblico cui sono destinate. Uno studente a un livello A1-2 può farne a meno (in realtà non è così, ma spesso lui/lei lo percepisce in questo modo), uno studente - dal B1 in poi - ne ha bisogno.

  2. L’approccio comunicativo mette in ombra la grammatica, ma...
    ... nell’ombra le cose non sono chiare: se si fa un esercizio sul comparativo, anche se le varie forme vengono presentate in un contesto verosimile con coerenti esercizi di matrice comunicativa per esercitare la funzione comunicativa “paragonare”; ma i meccanismi della comparazione, dell’introduzione del secondo termine di paragone, ecc. rimangono sfumati e quindi rischiano di non facilitare la sistematizzazione.
    Le grammatiche di riferimento non hanno problemi comunicativi; esse sono “biecamente” grammaticali (l’avverbio indica come siano sgraditi e noiosi, nella percezione, gli esercizi di fissazione, ma è fondamentale ricordare che la neurolinguistica ci dice essere indispensabili per la memorizzazione, per l’acquisizione): se si consulta il comparativo, si sa che ci sono 5 “biechi” esercizi sul comparativo regolare e altrettanti sugli irregolari.

  3. Studio secondo i propri tempi e i propri ritmi
    Sono queste le caratteristiche della consultazione di una grammatica di riferimento. In classe c’è il ritmo imposto dal docente. A casa, quando consulta, lo studente segue i suoi ritmi, risponde ai propri dubbi grammaticali, si esercita e trova le soluzioni senza che tali processi comportino l’ansia di un voto.
    Non sappiamo se siano solo queste le ragioni del ritorno delle grammatiche di riferimento ma, di certo, questi tre fattori spiegano perché indicarne una agli studenti sia strategico per un apprendimento grammaticale più stabile e duraturo.

Referenze iconografiche: Lang Edizioni, Sanoma Italia

Paolo E. Balboni e Fabio Caon

Paolo E. Balboni è Professore Emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia dove ha insegnato per molti anni Didattica delle lingue e Comunicazione interculturale. Ha scritto moltissimi manuali fondamentali per l’insegnamento delle lingue straniere, volumi e saggi di didattica delle lingue.
Per Sanoma è curatore scientifico, insieme a Fabio Caon, della nuova collana di grammatiche di lingue straniere per la Scuola secondaria di secondo grado.

Fabio Caon è Professore Associato di Didattica delle lingue all'Università Ca’ Foscari di Venezia, dove insegna Linguistica educativa, Comunicazione interculturale e Didattica della letteratura.
Per Sanoma è formatore di docenti e coautore della grammatica Parole attive per la Scuola secondaria di primo grado; per la collana “Insegnare nel XXI Secolo” è coautore di Porte aperte, Per una scuola orizzontale, Educazione interculturale in classe e L'inclusione linguistica.