Anno scolastico 2025-26 tra disciplina e innovazione
Le nuove riforme, dal divieto dei cellulari al voto di comportamento

A partire dall’anno scolastico 2025/2026 entreranno in vigore le prime misure delle recenti riforme della scuola italiana. L’obiettivo, nelle parole del ministro Giuseppe Valditara, è “restituire autorevolezza all’istituzione scolastica” e riaffermare il valore del rispetto per persone, regole e istruzione, vista come motore di crescita sociale e culturale.
Una delle novità più rilevanti riguarda l’uso dei cellulari. Con la circolare n. 3392/2025 viene introdotto il divieto assoluto dei dispositivi mobili nelle Scuole superiori, sia in aula sia negli spazi comuni. Non è solo una misura disciplinare: studi di OCSE, OMS e ISS hanno dimostrato gli effetti negativi dell’abuso della tecnologia su salute, benessere e rendimento degli adolescenti. Anche l’uso didattico non sarà più consentito: a sostituire i cellulari saranno strumenti digitali forniti dalle scuole, come PC, tablet e lavagne interattive. Sono previste eccezioni per studenti con disabilità o DSA, se indicato nei PEI o PDP, e per gli alunni di informatica e telecomunicazioni, per i quali il cellulare è un vero strumento di lavoro. Valditara ha precisato: “Non si tratta di criminalizzare la tecnologia, ma di educarne l’uso e impedire che diventi un ostacolo al percorso formativo e relazionale.”
Un altro pilastro della riforma è il rafforzamento del voto di comportamento, rivalutato dalle leggi n. 70/2024 e n. 150/2024. Lo scopo è prevenire bullismo e cyberbullismo e, al contempo, valorizzare il ruolo educativo dei docenti e responsabilizzare gli studenti. Il voto inciderà direttamente sulla promozione: con 7/10 si passerà alla classe successiva senza condizioni; con 6/10 sarà richiesto un elaborato di cittadinanza attiva; nei casi più gravi, le sospensioni saranno affiancate da attività di riflessione e cittadinanza solidale. “Il rispetto – ha sottolineato il ministro – non si insegna solo con regole, ma con esperienze che mettano i ragazzi di fronte alla responsabilità delle proprie azioni.”
Importanti novità riguardano anche l’Esame di Stato, che torna a chiamarsi “Esame di maturità” (decreto-legge 127/2025). La scelta, non solo terminologica, ribadisce il valore formativo e identitario di questo traguardo. Abolita la discussione del “documento del consiglio di classe”, il colloquio verterà su quattro materie caratterizzanti, con due commissari interni, due esterni e un presidente. Maggior rilievo sarà dato all’autonomia dello studente, alla cittadinanza attiva e alle attività di PCTO, ora rinominate Formazione Scuola Lavoro (FSL), per rafforzarne dignità educativa e funzione formativa, ancorata a realtà e bisogni concreti degli studenti.
Sul piano didattico, il rinnovamento parte dal curricolo del primo ciclo, aggiornato rispetto al D.M. 254/2012; nuove linee guida per il secondo ciclo sono attese a breve. L’intento è allineare la scuola alle competenze richieste da università e mercato del lavoro, ma senza trascurare lingua italiana, scrittura in corsivo, memorizzazione di testi poetici, studio del latino e della storia classica. “L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie – ha ribadito Valditara – sono sfide imprescindibili, ma non possiamo costruire il futuro senza radici nella filosofia, nella letteratura e nella storia.”
Queste riforme non vanno lette come misure isolate, ma come parte di una strategia fondata su “merito e responsabilità”. Da un lato si punta a rafforzare il patto educativo scuola-famiglia, dall’altro a rilanciare l’istruzione come strumento di crescita personale e collettiva. Se molti hanno accolto con favore il ritorno a disciplina e regole chiare, non mancano timori per un possibile irrigidimento del sistema. Sarà quindi il prossimo anno scolastico a dimostrare se queste misure sapranno davvero trovare equilibrio tra autorevolezza e apertura, tradizione e innovazione.
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