Un percorso didattico per la ricerca nel web
Non mi riferisco tanto allo sviluppo di abilità tecniche, che è materia e obiettivo di altri insegnamenti, quanto ai messaggi veicolati da questo potente medium comunicativo: i testi digitali che la generazione always on, “sempre connessa”, legge e produce abitualmente su pagine di social, blog, siti commerciali… Ed è il docente di italiano che a scuola ha il compito di insegnare a leggere, analizzare criticamente e scrivere testi per acquisire e comunicare informazioni e conoscenza.
Naturalmente non intendo affatto sostenere che il docente di italiano debba comunicare mediante tweet oi messaggi della chat di uno qualsiasi dei social più in voga; piuttosto credo che non possa più essere trascurato, nell’ambito delle materie umanistiche, il problema dell’acquisizione delle informazioni disponibili in internet. Perché in mancanza di spirito critico e di strumenti affidabili, colui che naviga in questo mare magnum di informazioni corre il serio pericolo di perdere la bussola ed essere sballottato da un dato a un altro, in totale balia dell’opinione altrui o della simpatia malriposta. Cosa che non è certo coerente con il compito, affidato alla scuola, di formare cittadini consapevoli e responsabili.
Il problema di partenza: l’incompetenza digitale del nativo digitale
L’idea di lavorare a scuola sulla ricerca nel web mi è nata come risposta a un problema concreto emerso in una classe di prima liceo coinvolta nel progetto “Generazione web”, con cui la Regione Lombardia ha dotato gli studenti di device tecnologici, in questo caso tablet. In tale contesto, ebbi l’opportunità di osservare da vicino le strategie di ricerca adottate dagli studenti, impegnati a recuperare in rete, mediante l’uso del tablet, una buona traduzione di un testo latino. Durante il lavoro, passando tra i banchi, notai diverse situazioni di incertezza e confusione: uno studente, per esempio, inserì nella stringa del motore di ricerca non l’incipit del testo latino ma quello della propria traduzione in italiano; la stessa studentessa che riuscì a recuperare una traduzione attendibile in tempi abbastanza rapidi, interrogata sui passaggi che aveva compiuto, non seppe andare oltre una spiegazione del tipo «ho cliccato e si è aperta la pagina». Allora cercammo di ricostruire insieme la sequenza delle operazioni effettuate e giungemmo alla seguente conclusione: la ragazza aveva utilizzato un motore di ricerca, formulato una query, cliccato sul primo risultato visualizzato dal motore e così, in modo poco consapevole e molto fortunoso, aveva trovato un documento attendibile. Potei così accertare empiricamente la fondamentale disconoscenza, da parte dei “nativi digitali”, della struttura del web, del funzionamento dei motori di ricerca e del concetto di valore informativo di un testo; carenze che impediscono loro di distinguere tra fonti informative affidabili e non.
La competenza digitale è un obiettivo di uscita dall’obbligo di istruzione e dall’intero secondo ciclo della scuola secondaria, ma nel momento in cui gli studenti iniziano il primo biennio è ancora molto scarsa. Ma gli adolescenti di oggi non sono forse “nativi digitali”? Il problema è proprio questo. Le nuove generazioni nascono già immerse in tale spazio mediatico, crescono nutrendosi di bit e di pixel in maniera del tutto naturale e irriflessiva. I nativi digitali parlano in modo spontaneo la “madrelingua” delle TIC e non sentono la necessità di una riflessione metalinguistica sugli usi e le criticità di quel codice comunicativo. Preso atto di tale situazione, il docente, che in ambito informatico è una sorta di studente L2, potrebbe, da un lato, imparare dall’alunno aspetti di questa “lingua d’uso” che non conosce, dall’altro, forte di esperienza e cultura maturate sui libri e nella vita, potrebbe guidarlo verso una maggiore consapevolezza, una capacità di analisi linguistica e, possibilmente, un uso di registri più alti (detto metaforicamente e non). La questione è resa ulteriormente più delicata e decisiva dal fatto che spesso anche i genitori sono “analfabeti digitali” e, nel caso in cui magari sappiano parlare con questo linguaggio, avranno probabilmente riflettuto poco sulla sua grammatica e le sue funzioni.
Informazioni sul percorso didattico: materia, obiettivi, classe, tecnologia, lezioni
Materia – Una volta accertata la necessità di tale intervento, possiamo ragionare sulle modalità più adeguate per progettare un percorso didattico. Certamente anche la disciplina storica offre uno spazio appropriato per affrontare il problema, poiché consente, per esempio, di istituire un parallelo tra la valutazione dell’informazione tratta dal web e il metodo storiografico di critica delle fonti e dei documenti. Tuttavia abbiamo preferito tracciare questo percorso nell’ambito disciplinare dell’italianoperché esso coinvolge e sviluppa competenze di analisi critica di un testo e del suo paratesto.
Obiettivi – Gli obiettivi specifici del percorso didattico sono: incrementare la consapevolezza critica su come le informazioni sono gestite e diffuse; esercitare l’abilità di ricercare informazioni; sviluppare la capacità di valutare se determinate fonti di informazione sono affidabili e pertinenti rispetto all’oggetto e all’obiettivo della ricerca.
Classe – L’argomento andrebbe trattato il prima possibile: all’inizio del secondo biennio o, ancora meglio, nel corso del primo biennio. In quest’ultimo caso, ovviamente, l’approccio dovrebbe essere meno intensivo e le lezioni sul tema più diluite nel tempo. Al terzo anno, comunque, la questione diventa improrogabile, tanto più se decidiamo di impostare lo studio della letteratura secondo la logica della didattica per competenze o, comunque, in vista di compiti di scrittura documentata, quale il saggio breve, che implichino la ricerca di documenti online.
Dotazione tecnologica – Il percorso può essere affrontato anche inclassi senza LIM né tablet/pc/netbook: si può infatti compensare consentendo agli studenti di portare ciascuno un proprio dispositivo (anche lo smartphone); in assenza di un collegamento internet si potrebbe rimediare eventualmente anche ricorrendo a fotocopie delle pagine web analizzate.
Lezioni – Presentiamo qui un percorso di breve durata che affianca lo studio della letteratura italiana nel terzo anno. Esso prevede quattro lezioni in classe a cadenza settimanale, seguite da esercitazioni pratiche a casa distribuite lungo l’anno.
- Le prime due lezioni hanno un carattere propedeutico, più informativa la prima, più operativa la seconda.
- Nella prima lezione, con una sequenza di slides il docente presenta gli obiettivi del percorso e affronta le caratteristiche fondamentali di internet come canale di comunicazione, condividendo un lessico di base. Senza tenere un corso di informatica, non possiamo prescindere da alcune definizioni fondamentali e da qualche minimo aspetto tecnico: durata, grado di approfondimento e forma di esposizione di tali argomenti dipendono sia dagli interessi del docente sia dal livello cognitivo della classe.
- Nella seconda lezione si mettono a tema i motori di ricerca e le modalità della query: si può impostare il lavoro in modo da valorizzare, mediante stimoli e domande, ciò che gli studenti già sanno fare e mettendone alla prova la validità.
- Le lezioni successive entrano nel vivo del percorso poiché mettono a tema i criteri di valutazione delle fonti: lavorando su un argomento rilevante per la letteratura italiana quale la biografia di un autore, individuano le domande giuste da porsi dapprima davanti alla pagina dei risultati restituiti dal motore di ricerca (terza lezione) e poi una volta entrati in uno dei siti scelti (quarta lezione).
Le competenze acquisite dagli studenti nel lavoro comune svolto in classe possono a questo punto essere esercitate e consolidate mediante compiti di ricerca da svolgere autonomamente, eventualmente in piccoli gruppi, secondo una traccia progressivamente sempre meno assistita da parte dell’insegnante.
Per una illustrazione più analitica del percorso didattico che abbiamo qui presentato in modo sintetico rimandiamo al documento allegato, che riporta anche una breve bibliografia di riferimento.
Referenze iconografiche: fizkes/Shutterstock