L’orientamento narrativo

La didattica orientativa e l’insegnante di italiano

Le storie sono strumenti potenti, capaci di stimolare l’analisi di dimensioni strategiche per l’orientamento di studentesse e studenti: è questo il principio su cui si fonda l’orientamento narrativo. Vediamo insieme questo modo innovativo di fare didattica orientativa durante l’ora di italiano.

L'orientamento: breve excursus storico

L’orientamento ha conosciuto fondamentali modifiche nel suo sviluppo storico fino ad approdare a modelli educativo/formativi, ma non possiamo dire altrettanto delle pratiche interne ai sistemi di istruzione.

La normativa assegna alla scuola una funzione orientativa in modo esplicito già nel 1962, con l’istituzione della “scuola media unica”, che deve favorire «l'orientamento dei giovani ai fini della scelta dell'attività successiva» (Legge 1859, articolo 1).

Nel 1966 viene istituito il «consiglio di orientamento», che il consiglio di classe deve esprimere, «motivandolo con un parere non vincolante», per gli ammessi agli esami di licenza media (D.P.R. 14 maggio 1966, n. 362), sancendo la funzione di indirizzo dell’ultimo segmento dell’allora scuola dell’obbligo.

Alla fine degli anni Novanta l’orientamento viene inserito come attività curricolare in ogni ordine e grado di scuola. Come ben spiega Simone Giusti nel volume Orientarsi nell’orientamento (a cura di Giulia Guglielmini e di chi scrive, Il Mulino, 2024): «L’articolo 1 della Direttiva sull’orientamento delle studentesse e degli studenti (487/1997) è una pietra miliare della storia dell’orientamento in Italia: l'orientamento costituisce parte integrante dei curricoli di studio e, più in generale, del processo educativo e formativo sin dalla scuola dell'infanzia. Esso si esplica in un insieme di attività che mirano a formare e a potenziare le capacità delle studentesse e degli studenti di conoscere sé stessi, l'ambiente in cui vivono, i mutamenti culturali e socio-economici, le offerte formative, affinché possano essere protagonisti di un personale progetto di vita, e partecipare allo studio e alla vita familiare e sociale in modo attivo, paritario e responsabile».

Quindi arriviamo alle Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita (C.M. 43/2009), elaborate da un gruppo tecnico: questo documento adotta un’idea processuale e formativa di orientamento, definito come “diritto della persona” e come “bene individuale e collettivo”.

Questo paradigma formativo come fulcro dell'orientamento scolastico in Italia viene poi esplicitato nelle Linee guida del dicembre 2022, che definiscono inoltre, in modo più vincolante, come gestire il tempo-scuola da dedicare esplicitamente all’orientamento (30 ore annue in ciascuno degli otto anni delle scuole secondarie di primo e secondo grado).

 

Il paradigma formativo

Il paradigma formativo si distingue nettamente dai modelli tradizionali, spostando l'attenzione dall'inserimento lavorativo, non più prevedibile e determinabile sia per motivazioni legate ai veloci cambiamenti che caratterizzano il mercato del lavoro sia per questioni di tipo etico (necessità dello sviluppo di progettualità e decisionalità autonoma di ciascuno), all'empowerment del soggetto. L'orientamento, in questo contesto, non è più visto come accompagnamento, sostegno o direzione a momenti socialmente definiti di scelta, ma come un processo continuo di formazione e sviluppo personale. Il focus si sposta sulla capacità delle persone di riflettere criticamente su sé stesse, di conoscere i propri punti di forza e debolezza, di definire le proprie scelte, di pianificare il futuro e di adattarsi ai cambiamenti, nell’ottica del controllo attivo della propria vita e dell’autodeterminazione. L’orientamento formativo mira a sviluppare nei soggetti tutte quelle competenze che consentono di auto-orientarsi.

 

Lo stato dell’arte

Nei percorsi di orientamento svolti all’interno del sistema di istruzione si ravvisa, purtroppo, ancora la presenza prevalente di misconcezioni e cattive pratiche che costituiscono un ostacolo anziché una facilitazione alla progettazione di un orientamento che metta al centro dei propri obiettivi l’autonomia e l’assunzione di potere degli studenti e delle studentesse:

  • la convinzione che le discipline siano naturalmente orientanti, anche se insegnate per conoscenze e contenuti;
  • la confusione e sovrapposizione tra pratiche di orientamento e di marketing dei percorsi formativi secondari o terziari;
  • la sovrapposizione tra orientamento e informazione (giornate di presentazione delle scuole o delle Università, saloni di Orientamento, Open Day, libretti informativi ecc.);
  • la confusione, nel sistema formativo, tra rendimento in una disciplina in un momento e contesto con una supposta disposizione o meno verso un’area disciplinare/formativa;
  • un elevato grado di confusione tra possesso di conoscenze e potenzialità;
  • l’utilizzo di pratiche valutative selettive;
  • il mantenimento di costrutti scientificamente deboli come quello di “attitudine” (disposizione naturale di un soggetto nei confronti di un campo di attività) e l’utilizzo di strumenti che rispondono a quei costrutti (per esempio i test attitudinali, che sono progettati a partire dalla relativa teoria);
  • il peso attribuito, volontariamente o meno, al contesto di provenienza per “orientare” il percorso futuro;
  • un malinteso concetto di “merito” che rischia di confondere gli stimoli forniti dal contesto di provenienza con le capacità e l’impegno.

 

Cosa fare?

Ogni insegnante può collaborare alla strutturazione di un serio progetto di orientamento, nell’istituto nel quale lavora, attraverso la progettazione del curricolo verticale. Questo modello di impostazione didattica prevede l'integrazione dell'orientamento in tutte le fasi del percorso scolastico di studenti e studentesse, creando un continuum educativo: definisce in verticale, anche tra gradi scolastici diversi, gli obiettivi di orientamento, le attività orientative che vengono svolte per perseguirli, nonché il contributo che a ciascun obiettivo possono anche dare le azioni di didattica orientativa delle varie discipline. In ciascun curricolo orientativo, per ciascun grado, per ciascuna classe e per ciascun obiettivo di apprendimento orientativo, vengono allora definiti i contributi specifici e specialistici dell’orientamento e quelli delle discipline mediante la didattica orientativa.

Si tratta quindi di un quadro di riferimento fondamentale, perché colloca studentesse e studenti al centro e raccoglie, specie nella fase di costruzione che è, preferibilmente, territoriale, i contributi di tutti i soggetti portatori di interesse, a partire dagli studenti stessi.

 

La didattica orientativa

Già le Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita sopra citate chiarivano cosa deve fare un insegnante per progettare la propria didattica orientativa: «azioni intenzionali finalizzate a sviluppare una mentalità o metodo orientativo, a costruire e potenziare le competenze orientative generali ovvero i prerequisiti per la costruzione/potenziamento delle competenze orientative vere e proprie, usando le discipline in senso orientativo, individuando in esse le risorse più adatte per dotare i giovani di capacità spendibili nel loro processo di auto-orientamento e guidandoli a imparare con le discipline e non le discipline». Il concetto viene sinteticamente ripreso nelle Linee guida del dicembre 2022: «L’attività didattica in ottica orientativa è organizzata a partire dalle esperienze degli studenti, con il superamento della sola dimensione trasmissiva delle conoscenze e con la valorizzazione della didattica laboratoriale, di tempi e spazi flessibili, e delle opportunità offerte dall’esercizio dell’autonomia».

La didattica orientativa costituisce dunque una rivoluzione importante che consente di comprendere il ruolo fondamentale delle discipline come “strumenti” a servizio degli studenti. Si può dunque parlare di didattica orientativa quando si perseguono, seppure attraverso le discipline, obiettivi che riguardano il soggetto e la sua strumentazione per muoversi nell’apprendimento, nella vita, nel mondo.

 

La didattica orientativa e l’insegnante di italiano

I lavori di Simone Giusti, a partire da Insegnare con la letteratura (Zanichelli, 2011), passando per Per una didattica della letteratura (Pensa Multimedia QPL, 2014) e Comunità di pratiche letterarie. Il valore d'uso della letteratura e il suo insegnamento (con Natascia Tonelli, Loescher, 2021) fino a Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche (Carocci, 2023) sono i riferimenti principali per l’insegnante di italiano che voglia adottare una didattica fondata su un’antropologia dello sviluppo e sulla valorizzazione dei soggetti con i quali si lavora e più in generale per la fondazione di una didattica della letteratura nel contesto italiano.

Come è noto, la letteratura è uno dei più grandi depositi e strumenti di empowerment e l'empowerment è un concetto chiave nel contesto dell'orientamento formativo. Questo costrutto si riferisce al processo attraverso il quale le persone acquisiscono capacità per esercitare potere e controllo sulla propria vita e sulle proprie scelte.

 

L’orientamento narrativo

Pienamente coerente con gli obiettivi di orientamento e con le competenze dell’insegnante di italiano è l’orientamento narrativo, che si inserisce all’interno del paradigma formativo offrendo spazi e strumenti per la didattica orientativa dell’italiano. Questo metodo si è sviluppato in Italia alla fine degli anni Novanta del secolo scorso e negli anni ha mostrato particolare efficacia. Si basa sull'idea che le storie siano strumenti potenti, capaci di stimolare l’analisi di dimensioni strategiche per l’orientamento: le storie costituiscono, infatti, esempi di vite e di azioni, aprono a molteplici possibilità e consentono l’esplorazione di sé in un ambiente protetto. La lettura ad alta voce di storie e il dibattito in classe permettono a ciascuno di immedesimarsi, di comprendere le proprie esperienze e aspirazioni per il futuro e di lavorare così sulla propria identità anche attraverso il confronto con l’altro.

L’orientamento narrativo utilizza le storie come stimolo per poi proporre alcune attività che facilitano la riflessione su dimensioni personali – relative al proprio percorso, alle proprie risorse e ai propri limiti – e di gruppo, al fine di far emergere differenti itinerari possibili per la costruzione dei propri percorsi. L’alternanza di attività individuali e di gruppo sollecita e “allena” le competenze di auto-orientamento in modo coerente ed efficace.

Come è stato dimostrato con ricerche basate sulle evidenze qualitative e quantitative, l’utilizzo sistematico dell’approccio narrativo alla didattica orientativa e la proposta di percorsi di orientamento narrativo contribuiscono a sviluppare le competenze linguistiche e narrative, la motivazione, la capacità di espressione di sé, le abilità progettuali, la proattività, l’empowerment, lo sviluppo in termini identitari e la resilienza.

 

Come progettare l’orientamento narrativo?

La progettazione dei percorsi di orientamento narrativo è basata su narrazioni-guida (un romanzo, un tema letterario, uno schema di storia), usate come una sorta di ambiente di apprendimento virtuale o di sfondo integratore di ogni percorso. Le attività didattiche fondamentali sono:

  • la lettura ad alta voce condivisa: questa attività viene, solitamente, ripetuta in ogni incontro e le letture sono scelte in base alla possibilità di interagire con il sostrato esperienziale di studentesse e studenti;
  • le attività di riscrittura o rimediazione (il racconto orale, la scrittura creativa individuale e di gruppo, il fotolinguaggio, il fotocollage, lo storyboard e la produzione di fumetti, la fruizione e produzione di audiovisivi, la canzone e il canto, l’attività di riflessione di tipo metaforico e autobiografico) degli stimoli narrativi letti in classe, attraverso l’utilizzo di apposite schede;
  • la condivisione nel gruppo delle esperienze guidate dalle storie.

 

Conclusioni

È ancora Simone Giusti, responsabile scientifico (presso il DFCLAM dell’Università degli Studi di Siena) di un progetto di ricerca denominato “Orientare con la letteratura”, a ricordarci come i docenti e le docenti di italiano e di lingua e letteratura italiana che vogliano utilizzare una didattica orientativa della letteratura devono fondarsi sull’orientamento narrativo e sui modelli di insegnamento letterario centrati sulla crescita personale.

A tal proposito, per chi volesse approfondire, segnaliamo che il 10 Ottobre 2024, alle ore 14.30, si terrà il seminario "Orientare con la letteratura. Le risorse della letteratura per l'orientamento formativo", presso il DFCLAM dell’Università degli Studi di Siena, con diretta sul canale YouTube.

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Referenze iconografiche: Cristina Conti/Shutterstock

Federico Batini

È professore di Pedagogia Sperimentale all’Università degli Studi di Perugia, dove dirige anche i Master “Lettura ad alta voce a scuola, nei contesti educativi, di sviluppo, assistenziali, riabilitativi e organizzativi” e “Orientamento narrativo e prevenzione della dispersione scolastica” e coordina il dottorato di ricerca in "Educazione alla lettura". Ha ideato il metodo dell'orientamento narrativo e il metodo della lettura ad alta voce condivisa. È fondatore e consulente scientifico della Associazione Pratika, nata nel 2000, agli albori dell’orientamento narrativo, con lo scopo di diffonderlo e di perseguire una visione democratica dell’orientamento.