Libri in classe – Sei libri per i sei temi di Progetto Italiano

Sei grandi argomenti per ripensare l’insegnamento dell’italiano

Partendo dagli argomenti chiave di Progetto Italiano proponiamo sei percorsi, ognuno composto da un suggerimento di lettura, alcune domande utili a guidare la discussione in classe e un ulteriore libro correlato.

Come negli anni precedenti, Folio.net propone ai docenti percorsi di lettura, di volta in volta a tema, fornendo anche indicazioni e suggerimenti per un utilizzo didattico o per collegamenti e ulteriori piste di lettura.
Questa prima booklist non può che essere la lista per l’anno che va a cominciare e prende spunto dai temi che caratterizzeranno i prossimi numeri di Folio.net. Sono sei grandi argomenti attorno ai quali ripensare l’insegnamento dell’italiano. Ci siamo fatti ispirare da queste sei parole per individuare libri che possano essere il punto di partenza per ulteriori esperienze di lettura. Per ogni titolo, proponiamo anche alcune domande che siano utili a guidare il confronto e la discussione in classe con gli studenti e un altro suggerimento di lettura, ogni volta collegato al libro presentato.

MOTIVAZIONE

Daniele Mencarelli, La casa degli sguardi, Mondadori, Milano 2018
Proposta per il terzo anno della SSPG e per il primo e secondo biennio della SSSG.

Daniele Mencarelli è l’autore e in larga misura il protagonista di questo suo primo romanzo, cui è seguito nel 2020 Tutto chiede salvezza (Mondadori); in precedenza Mencarelli si era segnalato come autore di alcune raccolte di poesia. Nel libro La casa degli sguardi il narratore e protagonista è un giovane poeta travolto da una profonda crisi esistenziale che non gli permette di vivere secondo la normalità che è propria della vita di tutti, di affrontare un qualsiasi lavoro e nemmeno di continuare a scrivere poesie. Per cercare di superare lo smarrimento in cui è precipitato, si abbandona all’alcol, distruggendo però in questo modo sé stesso e la possibilità di una relazione con gli altri, soprattutto con i genitori e i fratelli.
Grazie all’alcol Daniele riesce per alcuni momenti a dimenticare le sue insicurezze e le sue fobie, tuttavia proprio a causa dell’alcol rischia di morire e di far morire per il dolore anche i suoi cari.
La situazione si inverte a partire da un’esperienza di lavoro: un amico poeta gli trova un impiego come addetto alle pulizie di una cooperativa dell’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma. Le giornate e le notti passate con i colleghi, il contatto con il dolore di tanti bambini e di tante famiglie gli permettono di avviare un percorso, non senza ricadute, che fa trovare a Daniele una ragione per ricominciare, per vivere come gli altri, per prendere in mano la propria esistenza.
Capisce di essere rinato già il primo giorno in cui ha messo piede all’ospedale: «In fondo lì dentro sono ritornato a saper vivere senza alcol. Rido e faccio ridere. Parlo e ascolto.» Il lavoro gli fa provare una sensazione di calma e di sicurezza che nasce dalla forza dei legami che lo uniscono agli altri ma anche dal desiderio di fare bene il proprio lavoro, ancorché umile e a volte faticosissimo.
Da un senso di inadeguatezza e di disperazione Daniele arriva a sviluppare un senso di appartenenza mai provata prima, sostenuta dalla compagnia dei colleghi e dei genitori.

Spunti per la discussione in classe

  • Daniele svolge un lavoro umile, in alcuni casi odioso: cosa ti spinge a fare il tuo lavoro di studente? Cerchi di fare tutto al tuo meglio, anche se non ti piace?
  • I genitori di Daniele rimangono con lui anche quando sembra non volerli più, e non volere nemmeno più vivere, quando si sta autodistruggendo: quale relazione hai con i tuoi genitori? Riesci a renderti conto di come rimangano sempre legati a te nonostante tutto?
  • L’incontro con i colleghi di lavoro, persone che non sono come lui, che non hanno studiato, fa scoprire al protagonista la normalità dell’amicizia: quali sono gli incontri che hanno cambiato la tua vita? Con chi ti senti davvero te stesso?
  • Vedere il dolore dei bambini e la disperazione delle famiglie fa restare Daniele attaccato alla vita, gli fa capire che l’umano può essere sempre conservato, anche dove la morte e la malattia sembrano avere il sopravvento: che rapporto hai con il dolore? Ti spaventa? Può il dolore salvare?

Un altro consiglio di lettura
Italo Calvino, La giornata d’uno scrutatore, Mondadori, Milano 2016.

CONSAPEVOLEZZA

Giacomo Bevilacqua, Il suono del mondo a memoria, Bao Publishing, Milano 2016
Proposta per la SSPG e per il primo biennio della SSSG.

Il suono del mondo a memoria è il primo graphic novel di Giacomo Bevilacqua, pubblicato nel 2016, dopo un periodo passato dall’autore in quella Manhattan che fa da sfondo al libro.
Sam, il protagonista e narratore, è un giovane fotoreporter che insieme all’amico Jorge ha fondato una rivista giunta ormai con discreto successo al decimo anno di pubblicazione. La fine della storia con una ragazza, Sophie («era quella giusta» dice Sam all’amico), provoca però un dolore forte, davanti al quale Sam scappa, rifugiandosi a New York. Per farlo uscire dall’apatia in cui è precipitato, Jorge gli propone di raccontare in un articolo e nelle relative immagini un esperimento: vivere due mesi a Manhattan, nel cuore di New York, senza parlare con nessuno. Così Sam mette in atto ormai da diverse settimane strategie e procedure che gli permettono di passare le giornate, con le sue cuffie nelle orecchie e con la sua macchina fotografica, senza pronunciare parola.
Ma un giorno va a ritirare le foto dal negozio dove le porta a sviluppare e scopre che in quelle foto in bianco e nero c’è una figura a colori, sempre la stessa, una ragazza con i capelli rossi. Chi è quella ragazza? Perché l’ha fotografata senza mai accorgersene? Perché questa cosa capita proprio a lui? La soluzione è davvero una sorpresa, per Sam, ma anche per il lettore: quella ragazza aiuta Sam a prendere consapevolezza che lei era sempre lì, davanti a lui, per aiutarlo a uscire dal dolore, «perché a volte capita che due biglie lanciate a gran velocità si scontrino e si uniscano per aiutarsi a trovare di nuovo l’amore per l’attimo». Sam sente la voce di quella ragazza dentro, come sente dentro a memoria una canzone ascoltata fin da quand’era bambino, e così diventa capace di sentire dentro quella città, tutte le persone, il suono del mondo.
La New York descritta nelle tavole di Bevilacqua è in parte in bianco e nero, in parte a colori, con toni delicati, autunnali: caldi quelli delle pagine in cui più forte emerge l’interiorità del protagonista, freddi quelli in cui lui affronta il suo dolore.
Siccome Sam non può parlare, i dialoghi sono quasi del tutto assenti e Bevilacqua perciò fa largo uso di didascalie, che si propongono al lettore come un flusso di coscienza: così conosciamo il protagonista, la sua storia, le sue emozioni, la musica che ha dentro, con momenti anche molto lirici e toccanti.

Spunti per la discussione in classe

  • Sam deve passare due mesi a New York senza parlare con nessuno: riesci a immaginare cosa può succedere nella vita di tutti i giorni? Come ti sentiresti se non potessi parlare per un po’ di tempo con nessuno? Cosa faresti ogni giorno per comunicare con gli altri?
  • Sam porta dentro di sé una musica che sa a memoria, che non è solo una canzone, ma una serie di ricordi, belli e dolorosi allo stesso tempo, una serie di persone; a un certo punto si rende conto che può ancora condividere questa musica e che può sentire anche quella di qualcun altro: quanto sei capace di condividere con gli altri quello che hai dentro? Quanto di sentire quello che gli altri provano?
  • Il graphic novel racconta per immagini e per parole la storia di un fotografo che è anche giornalista: quale dei due linguaggi è più efficace per raccontare una città, quello della parola scritta o quello delle immagini? Quale esperienza hai di racconti per immagini?

Un altro consiglio di lettura
Gipi, Questa è la stanza, Coconino Press, Roma 2005.

INTERDISCIPLINARITÀ

Valérie Zenatti, Una bottiglia nel mare di Gaza, Giunti, Milano 2017.
Proposta per il terzo anno della SSPG e il primo biennio della SSSG.

Questo libro affronta due tematiche da cui si può partire per un percorso interdisciplinare tra l’insegnamento dell’italiano e della storia: il potere terapeutico della scrittura, come forma di espressione con sé stessi e con gli altri, e il valore salvifico che la possibilità di comunicare ha avuto, e continua ad avere, per chi vive in contesti di guerra.
Tal ha diciassette anni, vive a Tel Aviv e i suoi genitori l’hanno educata a nutrire la speranza in una pace possibile tra israeliani e palestinesi. È stanca di sentire le sirene delle autoambulanze, di vivere nel timore di udire un boato, di leggere di uomini e donne che muoiono; sente «come se ci fosse un fiume di parole che deve uscire perché possa vivere» e perciò decide di scrivere un diario e di affidare un messaggio a una bottiglia, che il fratello Eytan, in partenza per il servizio militare, lancerà nel mare che bagna la striscia di Gaza. Il suo messaggio è destinato a una ragazza palestinese, che come lei desideri una pace possibile per la loro terra, e riporta un indirizzo email (e il nickname “Bakbouk”) a cui rispondere. Questo “messaggio nella bottiglia” viene ritrovato da un giovane di vent’anni, detto Gazaman, e tra i due prende avvio una corrispondenza elettronica.
Il libro di Valérie Zenatti, scrittrice francese di origine ebraica, nata a Nizza e trasferitasi con la famiglia in Israele quando aveva 13 anni, è una specie di romanzo epistolare, “una specie” perché di lettere vere e proprie non ce n’è neanche una, ma solo mail e chat: un romanzo epistolare 2.0 proprio dei nativi digitali.
Attraverso queste comunicazioni i due ragazzi scoprono le rispettive identità e così Gazaman si rivela come Naim, un giovane palestinese della striscia di Gaza, papà infermiere e mamma maestra, un po’ scontroso e diffidente, che poco alla volta si lascia attrarre dalla semplice positività di Tal, “la rugiada del mattino” (questo è il significato del nome della ragazza in ebraico), fino a innamorarsene. La corrispondenza tra i due ragazzi diventa via via più intima e aperta, ma gli attentati e le crisi diplomatiche tra israeliani e palestinesi la renderanno difficoltosa. Tal scoprirà poi che Naim custodisce un segreto che racchiude una speranza: una storia in cui c’entra un’altra Tal, un’altra “rugiada del mattino”.

Spunti per la discussione in classe

  • Tal e Naim sperano in un futuro di pace per i loro popoli, le rispettive famiglie li hanno educati a credere possibile questa speranza anche se la storia sembra voler deludere queste aspettative: ti è mai capitato di conoscere ragazzi/e della tua età provenienti da paesi in cui c’è la guerra e di confrontarti con loro su questi temi? Hai mai visto qualche documentario a riguardo?
  • Tal sente il bisogno di comunicare con una palestinese che condivida il suo stesso desiderio di pace e speranza e ricorre alla tecnologia: hai mai riflettuto sui benefici che Internet ha portato nella comunicazione in contesti di guerra? Anche per molti migranti, che scappano dalla guerra e cercano accoglienza in Europa, lo smartphone è l’unico mezzo per mantenere i contatti con i loro cari e con persone che possono aiutarli.
  • Ma Tal decide anche di scrivere per sé: trovi per caso qualche associazione con il diario di Anna Frank? Credi nel potere “terapeutico” che una scrittura personale, creativa o autobiografica può avere nei momenti difficili? Ti è capitato di scrivere per trovare sollievo in situazioni di dolore?

Un altro consiglio di lettura
David Grossman, Qualcuno con cui correre, Mondadori, Milano 2008.

LINGUAGGI

Laura Calosso, Due fiocchi di neve uguali, SEM, Milano 2019
Proposta per il biennio della SSSG.

Margherita, diciotto anni, ha da pochi giorni superato l'esame di maturità al liceo classico, è una bravissima studentessa e si sta già preparando per il test di ammissione all'università. Ha accettato l’invito di un’amica ad Alassio, nella sua casa al mare, così prende il treno, ma perde la coincidenza a Savona e si siede ad aspettare. Un ragazzo, Gabriele, incontrato per caso, le offre un passaggio e lei accetta. Quella sera, una potente Mercedes cabrio viaggia velocissima, sbanda, esce di strada sull’Aurelia e precipita. A bordo un ragazzo e una ragazza: la ragazza è Margherita. L'ultimo suo pensiero è stato per Carlo, un suo compagno di scuola cui Margherita aveva da poco scritto una email.
Quando avviene l'incidente Carlo è davanti al computer, quel computer che rappresenta per lui l’unica connessione con il mondo esterno da quando si è rinchiuso nella sua stanza. Ha chiuso fuori i suoi ingombranti genitori, soprattutto sua madre, che ne ha voluto fare fin da piccolo un bambino perfetto, ha chiuso fuori la scuola, in cui eccelleva, ha chiuso fuori anche Margherita. Carlo non ha ancora aperto quella email, non sa ancora che Margherita è in coma e che il suo ultimo pensiero è stato per lui.
Accanto al letto di Margherita c’è la mamma, che non sa spiegarsi nulla di quello che è accaduto, che legge pagina per pagina un diario della figlia, e scopre man mano una figlia che non conosce, trovando però alla fine la connessione tra due vite, quella di Margherita e quella di Carlo.
Due fiocchi di neve uguali di Laura Calosso affronta con sensibilità un problema sociale che ormai anche in Italia ha numerose testimonianze. Si tratta del fenomeno “Hikikomori”, dei ragazzi “ritirati”: sono spesso adolescenti che si ritirano dal mondo delle relazioni sociali, in perfetta solitudine, si barricano nella loro stanza, arrivano a smettere di lavarsi, di cambiarsi d’abito e mangiano il minimo indispensabile. L’unico legame con l’esterno è costituito dal computer, usato per navigare e giocare su Internet.
L’incidente di Margherita, il suo aver abbandonato il mondo almeno temporaneamente, riapre in modo inaspettato una porta per Carlo, che a causa del dolore dell’amica è costretto a riprendere i rapporti con il mondo esterno.

Spunti per la discussione in classe

  • Hai mai sentito parlare di questo fenomeno chiamato “Hikikomori”? Quali motivi secondo te spingono un ragazzo o una ragazza della tua età a non uscire più dalla propria stanza e tagliare i ponti con tutto e tutti?
  • Per Margherita e Carlo, ma anche per Gabriele, i rapporti con i genitori determinano in modo pesante il loro modo di affrontare la vita e le proprie scelte: in quale delle tre situazioni famigliari ti riconosci? In che modo i tuoi genitori condizionano la tua vita? Che peso hanno nelle tue scelte?
  • Nel romanzo la comunicazione via email e via chat ha uno spazio di rilievo: quale importanza ha ormai nella nostre vite e nella comunicazione quotidiana? Quali strumenti o applicazioni usano maggiormente i ragazzi? Riesci a immaginare un mondo in cui non esistono questi strumenti per comunicare?

Un altro consiglio di lettura
Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi, Mondadori, Milano 2008.

COMUNICAZIONE E SOFT SKILLS

Jonathan Bazzi, Febbre, Fandango, Roma 2019
Proposta per il secondo biennio e il quinto anno della SSSG.

Febbre di Jonathan Bazzi è un romanzo autobiografico che racconta il presente del 2016 e rievoca il passato del bambino cresciuto a Rozzano, periferia spinta di Milano.
Jonathan ha poco più di trent’anni, insegna yoga, studia filosofia e vive in centro a Milano con il suo compagno Marius. Da qualche giorno non sta bene, ha una febbre che non passa, che lo rende talmente debole da non permettergli di lavorare. Gli esami e le indicazioni del medico però non hanno effetto, la febbre non passa. Jonathan teme che possa essere qualcosa di grave, che lo farà morire, abituato com’è fin da bambino a convivere con la delusione e la disperazione.
Il passato di Jonathan nella narrazione si alterna al presente della febbre e ci porta al tempo della separazione dei genitori, delle angherie dei bulli a scuola, allo squallore dei palazzi di periferia.
Da questo squallore Jonathan se ne è andato, non è un posto in cui uno come lui possa vivere senza perdersi del tutto o senza soccombere; la scuola, gli studi, lo yoga, le amicizie omosessuali (dopo una prima fase torbida e confusa) lo fanno diventare quello che è oggi, con i suoi gatti e con Marius.
«Ancora altri esami, altri aghi, altre visite mediche, fino a quando, nero su bianco, arriva l’ultimo esito, quello che per molti potrebbe essere una condanna ma che per Jonathan in quel momento ha il suono di un sospiro di sollievo: HIV.» Quando finalmente si scopre cosa provoca la febbre, il virus dell’HIV, è come se cominciasse un cammino di risalita, di riconquista, di riscatto.
«Quando mi capita di raccontare alla gente, agli amici, al mio medico di famiglia, il modo in cui ho reagito alla diagnosi nessuno capisce come sia possibile. Perplessità, sguardi confusi. Sì nel momento in cui scopro di avere l’HIV io sono contento. Sollevato.»
Bazzi racconta con lucidità una vita che deve fare i conti con la malattia e soprattutto con il pregiudizio, con la solitudine e la discriminazione, che trova una ragione nella forza interiore, nelle relazioni con le persone giuste, nella capacità di rimanere in piedi nonostante tutto.

Spunti per la discussione in classe

  • Il quartiere della città o il paese in cui nasciamo e cresciamo ci determinano in maniera significativa; da Rozzano Jonathan deve scappare per essere sé stesso: come ha influito il tuo quartiere o il tuo paese su quello che sei ora? Che cosa non ti piace di esso? Te ne vorresti andare?
  • Jonathan ha un rapporto complicato con la scuola, il suo non è un percorso lineare, pur essendo lui un ragazzo intelligente e curioso: come mai accade questo, ovvero che uno studente capace non riesca a ottenere risultati positivi a scuola? Perché a volte è necessario cambiare scuola?
  • Bazzi parla in maniera schietta, pulita, senza finzioni del virus HIV: fino a qualche decennio fa pareva una piaga epocale, ora non se ne sente parlare tanto, ma la malattia continua a esistere. Perché secondo te l’attenzione sulla questione è scemata? Che impressione hai avuto dopo la lettura del libro in merito a questo problema?

Un altro consiglio di lettura
Pier Vittorio Tondelli, Camere separate, Bompiani, Milano 2016.

CITTADINANZA

Viola Ardone, Il treno dei bambini, Einaudi, Torino 2019.
Proposte per il secondo biennio e il quinto anno della SSSG.

Il romanzo Il treno dei bambini di Viola Ardone è ispirato a una vicenda vera: nell’immediato dopoguerra, nell’Italia della ricostruzione, tra il 1946 e il 1952, le condizioni di vita, specialmente al Sud, erano molto dure e quelli che ne soffrivano di più erano i bambini. Il Partito Comunista Italiano organizza un’operazione di solidarietà chiamata "I treni della felicità": i bambini di famiglie povere dai 4 ai 12 anni, orfani o che vivessero per strada, venivano trasferiti per alcuni mesi al Centro Nord, affidati a famiglie contadine, con maggiori disponibilità economiche, in modo da superare l'inverno. Così potevano essere nutriti, curati, vestiti e mandati a scuola.
Il protagonista è uno di questi bambini: il suo nome è quanto meno curioso, ma dice tutto del suo destino, Amerigo Speranza.
Amerigo vive nei Quartieri Spagnoli con la madre Antonietta, analfabeta, che parla di un padre lontano (in America, da cui il nome del bambino) e di un fratellino morto prima che Amerigo nascesse; mentre un uomo ogni tanto si chiude in camera con la madre, il bambino è costretto a lavorare nei mercati. Amerigo è un bambino sveglio, che ha un talento per i numeri, ma non va a scuola e la mamma non ha quasi niente da offrirgli perché la sua vita possa essere dignitosa.
Così Amerigo partirà con uno dei treni dei bambini per essere affidato a Modena a Derna, una donna che non ha mai avuto bambini e che ha una cugina con figli piccoli con cui Amerigo farà amicizia.
Amerigo si ritrova al Nord ed è tutto diverso: in tavola c’è cibo in abbondanza, le persone si aiutano e, soprattutto, lui ha delle scarpe nuove e del numero giusto! Amerigo conosce persone nuove, va scuola e si scopre particolarmente portato per la musica: per il compleanno gli regalano un violino che porterà con sé a Napoli quando dovrà farvi ritorno con l’arrivo della bella stagione.
Una volta tornato a casa, viene di nuovo assorbito dalla vita di prima, dai vicoli malfamati e dal microcosmo di personaggi strani, e il violino sparirà misteriosamente. Ma ora Amerigo vede le cose con occhi diversi: capisce che la madre sopravvive grazie a lui e scopre chi è quell'uomo che si chiude in camera con lei. Amerigo non appartiene più a quel mondo, sente di essere di altri, di appartenere a una famiglia che lo vuole e lo cura.
All’inizio e alla fine del romanzo ci troviamo nel 1994 quando il protagonista è adulto ed è diventato un violinista di successo: quando torna a Napoli per i funerali della madre, si trova a fare i conti con il suo passato, con il bisogno e il dovere di prendersi cura di qualcuno.

Spunti per la discussione in classe

  • Il libro di Viola Ardone ci mostra un’Italia divisa in due, un Sud povero e disperato, un Nord ricco e prospero; un Sud che vive di espedienti e ai margini della legalità, un Nord che lavora regolarmente e in cui ci sono regole per tutti: questo è un grande tema della storia italiana del Novecento e del secondo Novecento in particolare. Cosa ne sai dalla storia che hai studiato? Come ti pare oggi la situazione? Si parla ancora delle due parti dell’Italia in questi termini?
  • Tuttavia, l’iniziativa del treno dei bambini testimonia un elemento che unisce le due parti del paese: una solidarietà diffusa e radicata. Anche oggi è ancora così? La situazione presente di pandemia ha acuito o messo alla prova il senso di solidarietà? In quali occasioni esso si dimostra maggiormente?
  • Quando Amerigo si trasferisce a Modena comincia ad andare a scuola: solo un’istruzione adeguata può consentire l’accesso a una cittadinanza piena. Sei d’accordo con questa affermazione? Perché? Come spieghi allora l’alto tasso di abbandono scolastico, che si registra in diverse zone in Italia?

Un altro consiglio di lettura
Marco Balzano, L’ultimo arrivato, Sellerio, Palermo 2014.

Referenze iconografiche:  MaskaRad/Shutterstock

Massimiliano Singuaroli

È professore presso il Liceo scientifico Alessandro Volta di Milano.