Mi racconto: la narrazione attraverso parole scritte e immagini
Laboratorio di storytelling autobiografico. Terzo incontro
Dall’oralità alla scrittura: i due volti della parola
Spesso si pensa che la scrittura autobiografica si adatti più a persone adulte che agli adolescenti, per il maggior numero di ricordi a cui si può attingere “da grandi”. Non è così.
Anche gli adolescenti hanno molto da raccontare: ricordi, anche in misura minore, sentimenti, paure, emozioni forti, provate per la prima volta, successi e sconfitte, passioni, amicizie, primi amori. Gli argomenti non mancano. Inoltre, scrivere di sé aiuta i ragazzi a guardarsi dentro, a conoscersi, a porsi domande e a trovare risposte, a cercare la propria strada: in altre parole a crescere.
Dopo aver sperimentato nell’incontro precedente la narrazione orale, è giunto il momento di scrivere. Questo passaggio dall’oralità alla scrittura è molto importante. Se nello storytelling circle, infatti, la condivisione di un ricordo o di una storia è immediata, spontanea, tutta giocata sull’emozione del momento, nella scrittura, invece, si ha modo di “isolare” il ricordo sulla pagina bianca, di prenderne coscienza e in alcuni casi anche le distanze, di rileggerlo e quindi di condividerlo con più consapevolezza. Oralità e scrittura rappresentano i due volti della parola. Lo storytelling autobiografico abitua i ragazzi a ricordare, superando la paura di confrontarsi con le proprie esperienze; poi, a raccontare oralmente e a condividere con i compagni il proprio vissuto e le proprie emozioni; infine, insegna a organizzare il proprio pensiero in modo coerente, dando chiarezza alle proprie emozioni e ai propri vissuti, attraverso testi scritti via via sempre più complessi che possono costituire un inizio motivante per sviluppare la competenza di scrittura, argomento che tratteremo nell’ultimo incontro.
Il contesto scolastico
Se utilizzata nel gruppo classe, la scrittura di sé diventa un efficace strumento di formazione, sia del singolo individuo sia del gruppo. È bene ricordare, tuttavia, che “formazione” non significa indirizzare il ragazzo verso la nostra visione della vita, bensì aiutarlo a trovare la propria, a scoprire sé stesso, le proprie passioni e i propri talenti. Per questo l’insegnante dovrà sempre astenersi dal giudizio, soprattutto di ordine morale. Chi racconta di sé agli altri vuole essere “accolto”, compreso e non giudicato dall’adulto. Il docente quindi deve mantenere il più possibile una disponibilità umana totale, “neutra” ma non indifferente.
Fasi di scrittura: tecniche e strategie di scrittura autobiografica
Non esiste una scrittura di sé giusta o sbagliata, esistono però tecniche e strategie di scrittura che la facilitano e che possono essere utilizzate nel laboratorio.
Come prima cosa chiariamo ai ragazzi che i giochi/esercizi di scrittura che proporremo nel laboratorio sono liberi da qualsiasi valutazione e da qualsiasi giudizio. Precisiamo anche che proporremo giochi/esercizi di scrittura sia con le parole sia con le immagini.
L’incontro prevede tre fasi di scrittura: due in cui si utilizza esclusivamente il linguaggio scritto e una in cui si privilegerà il linguaggio iconografico.
Per ciascuna fase proponiamo alcuni giochi ed esercizi, da utilizzare liberamente, in base alle esigenze della classe. L’ordine degli esercizi non è casuale, ma segue una gradualità.
Prima fase: avvio alla scrittura
Vengono proposti semplici giochi di scrittura e i testi prodotti non devono necessariamente essere condivisi con gli altri. I ragazzi dovranno scrivere di getto, senza pensarci troppo, senza rileggere e quindi senza correggere eventuali errori. Per ogni gioco avranno a disposizione al massimo tre minuti di tempo e dovranno sforzarsi di scrivere sempre, senza pause. La mano non dovrà mai lasciare il foglio.
Giochi di scrittura
Tempo: 3 minuti a esercizio
1 - Ricordare e scrivere con i 5 sensi
I nostri 5 sensi determinano quella che possiamo definire “la memoria del corpo”, cioè la nostra capacità di ricordare situazioni, eventi, persone, legati a sensazioni corporee.
Proponiamo ai ragazzi di scrivere, secondo le seguenti tracce:
- Ricordo quella volta che ho assaggiato…
- Ricordo quella volta che ho sentito un profumo/un cattivo odore di…
- Ricordo quella volta che ho accarezzato…
- C’è un’immagine che ricordo benissimo…
- Ricordo quella volta che ho sentito…
2 - Gli oggetti
Gli oggetti a volte ci ricordano momenti della nostra vita. Proponiamo di sceglierne uno particolarmente importante e di descriverlo brevemente, spiegando a quale evento o persona è legato e quali sensazioni rievoca.
3 - Una frase
Spesso, alcune frasi restano impresse nella nostra memoria. Proponiamo ai ragazzi di scrivere una frase che loro ricordano particolarmente e di contestualizzarla: quando e da chi è stata pronunciata? Quali reazioni ha suscitato in me? Che cosa provo nel ricordarla?
4 - La linea dei ricordi
Chiediamo ai ragazzi di disegnare sul foglio una linea del tempo: punto di partenza è l’età del primo ricordo e poi si prosegue di anno in anno, fino al presente, segnando per ogni anno un ricordo importante.
5 - Chi sei?
L’esercizio consiste nel fare una breve descrizione della propria personalità (massimo 10 righe), elencandone pregi e difetti. L’aspetto fisico non dovrà essere descritto e sul foglio non dovrà esserci nessun nome. Al termine, l’insegnante potrà leggere ad alta voce le descrizioni e i ragazzi dovranno indovinare di quale compagno si tratta.
Seconda fase: scrittura autobiografica
Si propongono esercizi via via sempre più complessi, che prevedono una narrazione articolata. Il tempo a disposizione per ciascun esercizio è tra i 5 e i 10 minuti e i testi potranno essere riletti, rivisti e condivisi con gli altri.
Le tecniche e le strategie di scrittura autobiografica sono semplici e probabilmente i ragazzi le conosceranno già, se hanno affrontato lo studio dell’autobiografia e del diario. In ogni caso, è utile riproporle, attraverso un esempio (Allegato 1) e una mappa di sintesi (Allegato 2): entrambi, forniti in fotocopia, possono essere letti e commentati in classe ed essere consultati dai ragazzi mentre scrivono.
Esercizi di scrittura autobiografica
Tempo: dai 5 ai 10 minuti per esercizio
1 - Le liste di sé
Quella che Umberto Eco chiamava “vertigine della lista” è un bell’esempio di narrazione che può essere proposto ai ragazzi. Ne troviamo un esempio nel romanzo Il cimitero di Praga (Allegato 3) che possiamo leggere insieme ai ragazzi. Fin dalle prime pagine Eco si diverte a comporre una breve lista di oggetti polverosi e inutili, chissà come sopravvissuti alla macina del tempo e dei gusti. L’effetto non è quello da leggenda eroica del “Catalogo delle navi”: 65 versi nell’Iliade di limpidi nomi di città, re, principi e guerrieri che in nave andarono a combattere Troia (Allegato 4), ma piuttosto quello di una povera soffitta. Il carattere che affiora, lo stile della collezione, il gusto dimesso è conseguenza dei pochi intensi aggettivi che scortano i nomi degli oggetti. Cambiando aggettivi cambieremmo anche la personalità della lista. E questo vuol già dire parlare al lettore, scegliere dove condurlo, fargli vedere o meno alcune cose, raccontargli quasi una storia. Chi potrà tenere sui propri mobili quegli oggetti? Un antiquario di Parigi o un rigattiere? Un ragazzo con la passione delle formule di magia o una giovane infermiera che vive in una camera arredata? Scegliere tra le possibili congetture vuol dire addentrarsi già in un racconto.
Capiamo così che i cataloghi o le liste di oggetti non sono semplici elencazioni, ma possono avere un carattere, mostrare un temperamento, segnalare una inclinazione, suggerire pensieri, forse anche parlare di un evento o di sé, in poche parole possono raccontare. Non si potrebbe allora tentare proprio questo: iniziare a narrare la nostra storia attraverso un elenco di cose?
È un modo facile di avvicinare i ragazzi alla descrizione di sé, perché non richiede grandi discorsi o ragionamenti complessi.
Proponiamo ai ragazzi di scrivere semplici liste con i nomi degli oggetti per loro importanti, degli amici, delle passioni, dei libri o dei film che amano e l’elenco potrebbe continuare.
2 - I cambiamenti
I cambiamenti fanno parte della vita: si cambia casa, lavoro, città, scuola, amici, e a volte anche famiglia. I cambiamenti possono essere graduali e stimolanti, ma anche inaspettati, repentini, traumatici. Tutto dipende da come li viviamo.
Chiediamo ai ragazzi di descrivere in massimo 10 righe un cambiamento avvenuto nella loro vita, specificando quali effetti ha prodotto e perché lo giudicano importante.
3 - Due momenti di vita
La vita è costituita da tanti momenti, più o meno importanti, fatti di felicità ma anche di dolore: chiediamo ai ragazzi di raccontarne due, in massimo 20 righe, senza entrare nel dettaglio del racconto, ma concentrandosi sulle sensazioni provate:
- Un momento di felicità è stato quando…
- Un momento di dolore è stato quando…
4 - La mia storia in quattro righe
L’esercizio consiste nello scrivere la propria autobiografia in massimo quattro righe. Un condensato di vita che potrà essere serio, semiserio, comico, ironico… ognuno secondo il proprio stile. Unico requisito richiesto: l’autobiografia deve essere reale.
Terza fase: racconto tramite immagini
Si propongono alcuni spunti per progettare e realizzare piccoli documenti iconografici attraverso cui raccontare la propria storia. Questo lavoro può essere svolto in collaborazione con l’insegnante di arte e immagine.
Spunti di “scrittura” con le immagini
Tempo: dai 10 ai 20 minuti in classe, con ricerca del materiale a casa.
1 - Il cerchio della vita
Proponiamo ai ragazzi di disegnare su un foglio bianco formato A4 un cerchio e al suo interno di inserire solo le persone che per loro sono davvero importanti, con molta sincerità. Non dovranno scrivere i loro nomi, bensì rappresentarli con un simbolo o qualcosa che glieli faccia ricordare. Può essere un particolare fisico, un oggetto, un colore ecc.
2 - Immagini su immagini
Proponiamo ai ragazzi di scegliere una loro fotografia, a mezzo busto o intera, e di incollarla su un foglio A4 o A3; nello spazio bianco rimanente (per esempio lungo i bordi se la foto è stata incollata al centro) ma anche sulla fotografia, chiediamo di incollare le immagini che avranno precedentemente ritagliato da riviste, libri o stampate da internet, secondo il loro gusto. Le immagini non saranno casuali ma dovranno raccontare qualcosa di sé. Per esempio, se si ama la danza, il ritaglio di una ballerina potrà danzare sulla fronte dell’immagine; se piace la bicicletta, un ciclista correrà sui capelli; se si ama la compagnia di alcuni amici si potranno fotocopiare le loro foto e metterle vicino a quella principale, mentre le teste dei genitori potrebbero sbirciare da sopra le spalle. Se piacciono i film di fantascienza, si potranno incollare tante astronavi riempiendo tutto lo spazio sul foglio. Insomma, massima libertà di creazione e composizione.
Si verrà componendo un “racconto” fatto di sovrapposizioni, parti che ne nascondono altre, oggetti che esprimono passioni, forme eccentriche, accostamenti singolari. E se ci sarà l’accortezza di incollare i ritagli solo per un piccolo lembo, si potrà sempre sbirciare per vedere “cosa c’è sotto”.
3 - La mappa del cuore
Chiediamo ai ragazzi di realizzare la mappa dei propri affetti. Sull’esempio della scheda proposta (Allegato 5), dovranno creare una serie di percorsi per collegarsi alle persone per loro importanti.
Per ogni percorso, dovranno individuare un elemento grafico, possibilmente originale, col quale esprimere il sentimento che li collega a quella persona. La scheda prevede anche la costruzione di una legenda nel caso i simboli scelti non fossero facilmente comprensibili.
Per esempio, se si ha in comune con un amico la passione per il calcio, il percorso potrà essere contraddistinto da tanti cerchietti (come i segni dei tacchetti delle scarpe dei calciatori), o buchi rotondi.
Se si condivide con una persona il piacere della lettura, una strada cosparsa di lettere potrà segnare il cammino (una sorta di Pollicino che semina caratteri tipografici).
Se c’è stato un bisticcio con qualcuno, il percorso potrà essere indicato con striscioline di cartoncino piegate ad angolo retto e incollate sul foglio da una sola estremità, a simboleggiare tanti piccoli ostacoli da superare.
Utilizzando i simboli individuati, si potrà poi creare un disegno astratto dove tutte le strade si intersecano e si sovrappongono in nuovi percorsi, dimensioni e prospettive.
Il giornale di bordo
Come nel precedente incontro, i ragazzi dovranno valutare l’esperienza svolta. Chiediamo loro di formulare semplici pensieri su un foglio, in modo anonimo, valutando i punti di forza e le criticità dell’esperienza e della loro partecipazione. Diamo loro un tempo massimo di 5 minuti per scrivere. Al termine, l’insegnante raccoglierà gli scritti e li leggerà a voce alta con i ragazzi, avviando una discussione su quanto è emerso dalle loro osservazioni.
Utilizzare il digital storytelling per raccontarsi
Se desideriamo ampliare il discorso narrativo alle nuove tecnologie, promuovendo così anche le competenze digitali, possiamo proporre ai ragazzi di raccontarsi attraverso un contenuto digitale. Sicuramente, i giovani ne sono attratti in quanto emotivamente coinvolgente, immediato e soprattutto condivisibile in tempo reale. Tuttavia, far realizzare ai ragazzi un prodotto ben fatto non è semplice. Forniamo qui qualche suggerimento per guidarli in questo compito.
Innanzi tutto consigliamo di far lavorare con il digital storytelling tutti i ragazzi sullo stesso tema, ognuno con il proprio ricordo.
Per realizzare un video, anche breve, non è sufficiente l’improvvisazione: ogni contenuto deve essere ben pensato e progettato.
Una volta deciso che cosa si vuole raccontare è importante stabilire a monte il modo e il tipo di comunicazione con cui si vuole narrare un fatto o un’esperienza: per esempio optando tra un racconto in prima persona, più personale e diretto, o una narrazione più oggettiva, come se si trattasse del servizio di un telegiornale. Allo stesso modo è utile definire subito il tono del racconto (per esempio in chiave ironica).
A questo punto si potrà passare alla parte realizzativa: per rendere il progetto più “professionale” si potrebbe stendere uno storyboard con la traccia del testo e delle eventuali animazioni/immagini che si vogliono mostrare nel video, dopodiché andranno effettivamente ricercati e selezionati i materiali più adatti allo scopo.
Come nel collage fatto coi ritagli di altre immagini, anche il video può utilizzare la stessa tecnica di assemblaggio che sembra imprevedibile, fatta di frammenti accostati uno dopo l’altro. Le suggestioni offerte dal montaggio di frammenti, schegge, brani di immagini in movimento, sono di grande impatto: l’occhio ne è catturato, il cervello stimolato a trovarne un senso lineare, una storia, più o meno coerente.
Incoraggiamo i ragazzi a esprimere ogni idea con metodo, a lavorare seguendo un progetto.
Trovato il tema, un’idea da voler raccontare in un certo modo, è importante scrivere un testo adeguato. Un testo ben scritto è il supporto fondamentale per la ricerca di ogni immagine video. Solo un pensiero “intelligente” riuscirà a tenere insieme l’arlecchino delle immagini. Una volta costruito il testo e lo storyboard, si passerà alla ricerca dei materiali e al loro montaggio. In questa fase si potrà richiedere la collaborazione degli insegnanti di arte e immagine e di tecnologia.
Referenze iconografiche: Bruni, Pegoraro