Greg Mortenson, La bambina che scriveva sulla sabbia

L’importanza dell’istruzione

Titolo: La bambina che scriveva sulla sabbia
Autore: Greg Mortensen
Editore: Bur
Temi: istruzione, cultura

«Istruire un ragazzo significa istruire un individuo; istruire una ragazza, invece, significa istruire una comunità». Sono le parole di un antico proverbio africano che l’autore, Greg Mortenson, ha fatto sue dal tempo dell’infanzia, trascorsa in Tanzania. L’istruzione, in particolare se rivolta alle bambine in aree abitate da società povere o in paesi in via di sviluppo, rappresenta infatti un elemento di notevole valore perché è capace di innescare una serie di innumerevoli cambiamenti positivi nella società e nella cultura di un’intera popolazione: il miglioramento delle condizioni sanitarie di madri e bambini, la diminuzione della mortalità infantile, l’aumento del reddito pro capite, un incremento demografico più contenuto e una maggiore resistenza al diffondersi del fondamentalismo. L’istruzione femminile è un “moltiplicatore di forze”, perché spinge le future donne – e, quindi, le future madri – ad affrontare la vita quotidiana e i precetti tradizionali con maggiore consapevolezza e con spirito critico, facendole diventare a loro volta generatrici di cultura, di conoscenza e di tolleranza a favore delle successive generazioni. Questo fenomeno è noto anche con il nome di girl effect. È questo il principio guida che ha condotto Mortenson a fondare centinaia di scuole nelle aree disagiate e povere dell’Asia centrale, fra Pakistan e Afghanistan. In La bambina che scriveva sulla sabbia l’autore racconta con uno stile avvincente le storie che ha vissuto e ritrae le persone che ha incontrato, veri e propri compagni di viaggio con l’obiettivo di favorire l’accesso all’istruzione dei ragazzi e delle ragazze di paesi sconvolti da indigenza e guerre.

Tutto nasce da una promessa
Chi è Greg Mortenson? Potremmo rispondere che è un uomo semplice che si è impegnato, senza risparmiarsi, in un progetto di rilievo umanitario ed è riuscito, insieme ai suoi collaboratori, a realizzare grandi cose. Tutto ebbe origine da una promessa, o meglio da un fallimento. Appassionato alpinista, Mortenson tentò nel 1993 di raggiungere la vetta del K2, la seconda montagna più alta del mondo, ma fu costretto ad abbandonare la scalata a pochi passi dalla vetta. Ridisceso al campo base, Mortenson si smarrì nelle altissime e freddissime terre del Karakorum. Fortunatamente riuscì a trovare il piccolo villaggio rurale di Korphe, nel nord del Pakistan, dove venne ospitato dai poverissimi abitanti del luogo per diversi giorni, finché non riuscì a rimettersi in forze. Durante questa sosta forzata, un giorno vide un’ottantina di ragazzini che, all’aperto, facevano i compiti scrivendo per terra con dei bastoncini perché non avevano né una scuola né il materiale necessario per scrivere. Anche l’insegnante poteva raggiungere il paese solo una volta la settimana. Profondamente colpito da questa condizione, Mortenson promise a una bambina, la piccola Chocho, che un giorno sarebbe tornato per costruire una scuola. E così avvenne.

L’Afghanistan: una terra amata, un contesto difficile
L’inizio di questa avventura è raccontato in Tre tazze di tè, il libro di cui La bambina che scriveva sulla sabbia è il seguito. Se Tre tazze di tè è dedicato alle storie a alle scuole fondate nel Pakistan, con La bambina che scriveva sulla sabbia il fuoco si sposta sui territori nord-orientali dell’Afghanistan. Il paese, che oggi è una Repubblica islamica presidenziale, era controllato fino a pochi anni fa dai talebani e sta ancora vivendo le conseguenze di quella dittatura e della lunga guerra iniziata nel 2001 in seguito agli attentati dell’11 settembre. Il compito di Mortenson è stato dunque particolarmente duro proprio perché svolto in un contesto sociale e politico estremamente instabile. Il lettore rimane colpito dalla forza con cui queste popolazioni, pur sconvolte da problemi di importanza vitale, esprimono la necessità di istruzione per i loro figli: «Nelle terre poverissime da dove erano giunti questi uomini le condizioni di vita si erano talmente inasprite che le loro famiglie, come anche i greggi di cammelli, pecore e yak, rischiavano ogni inverno di morire di fame. Eppure, con tutto quello che mancava alla sua gente, ciò che Abdul Rashid desiderava più di ogni altra cosa era dare la possibilità ai loro bambini di imparare a leggere e scrivere». E questo è anche il desiderio di Sadhar Kahn, il capo militare della zona nord-orientale del Badakshan (le terre a nord dell’Afghanistan): «“Guardi qua. Guardi queste colline” disse indicando le montagne che incombevano sulla città, i cui fianchi più bassi erano cosparsi di rocce e massi. “Ci sono state troppe morti fra quelle colline. Ogni roccia, ogni masso è uno dei miei mujaheddin […] che hanno sacrificato la vita nella lotta contro i russi e i talebani. Ora dobbiamo fare in modo che il loro sacrificio non sia stato vano”. Mi rivolse uno sguardo carico di feroce determinazione. “Dobbiamo trasformare queste pietre in scuole”». Grazie al rapporto di rispetto e di amicizia che nasce con Sadhar Kahn, Mortenson può portare avanti il suo progetto di costruire scuole, che non è mai una faccenda immediata. Servono tempi lunghi, perché prima di costruire edifici è necessario intessere relazioni e questo richiede pazienza, fiducia e stima reciproca.

I temi

Il bisogno dell’istruzione
L’istruzione cambia il mondo: cambia il mondo perché trasforma radicalmente le esistenze di ogni singola persona. Grazie all’istruzione impariamo a diventare uomini e donne responsabili, a capire chi siamo e a trovare la nostra strada nella vita. Come accade nella vicenda di Shakila Kahn, una delle diplomate nella scuola di Hushe costruita da Mortenson: «Ora frequenta il terzo anno al Fatima Memorial Hospital di Lahore, dove ha ottenuto voti eccellenti ed è prossima a diventare il primo medico laureato nel Baltistan, trecentomila abitanti. Shakila ha 22 anni e intende tornare nella valle dell’Hushe e lavorare tra la sua gente. “Ho due obiettivi:” afferma “che le donne non muoiano di parto e che i neonati superino il primo anno di vita”».

Costruire legami
Mortenson racconta che l’entusiasmo di costruire la prima scuola lo aveva spinto a presentarsi in Pakistan con il denaro necessario per comperare il cemento e tutti i materiali da costruzione, dimenticando che per raggiungere il villaggio dove era diretto era prima necessario costruire un ponte sul fiume Braldu. Fu un imprevisto che comportò un ritardo di due anni nella realizzazione della scuola. Ma fu un imprevisto significativo: «Soltanto anni dopo cominciai a comprendere l’immenso valore simbolico del fatto che prima di costruire la scuola fosse necessario realizzare un ponte. La scuola, naturalmente, avrebbe ospitato tutte le speranze risvegliate dalla promessa d’istruzione, ma il ponte incarnava qualcosa di più elementare: le relazioni che nel corso del tempo avrebbero sostenuto quelle stesse speranze e senza le quali qualsiasi promessa sarebbe equivalsa a una manciata di parole vuote».

La condivisione di una progettualità comune
Il lavoro di Mortenson non si svolge solo nei paesi asiatici in via di sviluppo. Gran parte della sua attività è rivolta al mondo occidentale, in particolare gli Stati Uniti, dove tiene discorsi, conferenze e presentazioni allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi. In ogni occasione Mortenson ottiene un incredibile successo di pubblico, che intende collaborare e condividere un progetto moralmente tanto “alto” e importante: «”Quando consegnerà questo denaro a quella gente dall’altra parte del mondo” mi disse un imprenditore con le lacrime agli occhi “dica loro che arriva da un piccolo paesino sulle montagne del Colorado, perché le loro bambine possano andare a scuola”». Il valore del lavoro di Mortenson è anche quello di dare voce al desiderio di molte persone di fare del bene, di risvegliare il meglio di loro e di canalizzarlo in un progetto di valore universale.

Spunti di lettura

Il tema dell’importanza dell’istruzione e della cultura si presta a un ampio ventaglio di proposte di lettura che vanno dalla narrativa alla scrittura saggistica, al fumetto. Proponiamo un percorso di lettura, comprendente testi di generi differenti che possano stimolare alla riflessione sul tema e al dibattito costruttivo.

Tahar Ben Jelloun, La scuola o la scarpa, Bompiani, Milano 2000
Un giovane maestro, fresco di nomina e armato delle migliori intenzioni, ritorna nel piccolo villaggio dell’Africa occidentale, dal quale proviene, per insegnare presso la scuola locale. Appena arrivato, l’uomo si rende conto che mancano le sedie, i banchi, la lavagna e i materiali che abitualmente si trovano nelle scuole. Nonostante queste difficoltà iniziali, non si lascia scoraggiare. Ma quando si accorge che i suoi studenti diminuiscono giorno dopo giorno e ne chiede il motivo al capo del villaggio, scopre con rammarico che i bambini, spinti dai loro familiari, preferiscono lavorare illegalmente, trascorrendo le giornate a cucire scarpe e palloni da calcio in una fabbrica per una misera paga, piuttosto che andare a scuola. Il maestro dovrà quindi, tra l’indifferenza quando non l’ostilità degli altri adulti, riuscire a riconquistare i suoi studenti e convincerli a tornare a scuola. Un romanzo che mette a fuoco il valore dell’istruzione in contesti economici disagiati.

Paola Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane, Guanda, Parma 2004
Un saggio in forma di racconto di fantasia: l’autrice torinese immagina di raccontare al suo cane Perry Bau tutti i cambiamenti, a suo giudizio non sempre positivi, ai quali si è trovata ad assistere nel corso della sua lunga esperienza come insegnante. Il racconto, intriso di ironia fin dalla scelta di un quattrozampe come fidato ascoltatore degli sfoghi della sua padrona (che in circa quarant’anni di insegnamento ne ha ormai viste di tutte i colori), focalizza la propria attenzione su come la scuola sia stata nel mirino delle riforme di quasi tutti i governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi decenni e su come l’eccessiva burocratizzazione abbia ingabbiato il sistema scolastico in una serie di normative che, se nell’ottica del legislatore hanno lo scopo di modernizzare continuamente la scuola, secondo l’autrice hanno il difetto di perdere di vista l’obiettivo fondamentale della formazione di giovani adulti.

Viviana Mazza, Storia di Malala, Mondadori, Milano 2013
L’autrice ripercorre, romanzandola in alcuni punti, la storia di Malala Yousafzai, la giovane attivista pakistana, oggi famosa in tutto il mondo, che nell’ottobre del 2012, all’età di quindici anni, venne quasi ferita a morte da un gruppo di terroristi armati che aveva assaltato l’autobus sul quale si trovava al suo ritorno da scuola. La giovanissima Malala era da tempo invisa agli integralisti, fin da quando, all’età di soli undici anni, aveva iniziato a curare per la BBC un blog nel quale denunciava i quotidiani soprusi nella sua regione ad opera dei talebani, i quali chiudevano le scuole, impedendo così alle ragazze di farsi un’istruzione. Malala vive oggi con la famiglia in Gran Bretagna, studia presso l’Università di Oxford e continua a testimoniare instancabilmente a tutto il mondo la necessità che l’istruzione non sia più negata alle donne, come ancora accade in molti Paesi. Nel 2014 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace, ed è a tutt’oggi la persona più giovane alla quale sia mai stato consegnato tale Premio.

Jiro Taniguchi, I guardiani del Louvre, Rizzoli Lizard, Milano 2016
Il protagonista di questa graphic-novel, alter-ego dell’autore, è un fumettista giapponese in visita al celeberrimo museo parigino del Louvre. Stanza dopo stanza, in un viaggio al confine tra la realtà e il sogno (il protagonista è infatti reduce da una forma influenzale, e forse è ancora febbricitante), secoli di storia dell’arte si dipanano sotto i suoi occhi. Egli giunge addirittura ad interagire con le opere e gli artisti che di volta in volta gli si presentano, narrandogli la propria visione della vita e della storia.
Il viaggio continua al di fuori del Louvre, quando il protagonista decide di visitare Auvers, il luogo in cui Vincent van Gogh visse gli ultimi giorni della sua travagliata esistenza. Qui incontrerà lo stesso pittore olandese che lo condurrà nel suo mondo e gli spiegherà le proprie opere. Omaggio all’arte di tutte le epoche, sia occidentale che orientale, e al suo valore educativo e formativo, I guardiani del Louvre è anche un bellissimo affresco sulla storia della civiltà umana.

Referenze iconografiche: Theodore Kaye / Alamy Stock Photo

 

Paolo Senna

Svolge mansioni di selector librarian presso la biblioteca dell’Università Cattolica di Milano. È autore di diversi articoli di argomento letterario usciti su rivista («Testo», «Rivista di Letteratura italiana», «Otto/Novecento») e su quotidiani («Avvenire», «Il Sole 24Ore»). Per Sanoma è coautore di antologie scolastiche per il primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, tra cui Leggendo.