Il giornale per la didattica della scrittura
Uno strumento utile su tre livelli
In questo articolo si esaminerà il contributo che il testo giornalistico potrebbe apportare all’educazione linguistica nella scuola. Gli esempi proposti sono indirizzati a studenti di Scuola secondaria di secondo grado, ma non è escluso che un lavoro del genere possa essere semplificato e adattato a studenti più giovani.
La lingua dei giornali
La lingua dei giornali è un’astrazione corrispondente nella realtà a tante varietà:
- interne allo stesso giornale (legate alla personalità dei giornalisti e all’argomento trattato nell’articolo);
- esterne, tra un giornale e l’altro (legate a fattori come l’orientamento politico ed editoriale, l’ampiezza della diffusione, la cadenza della pubblicazione).
Da qualche anno a questa parte, inoltre, è subentrata un’ulteriore dimensione di variazione, quella tra i giornali cartacei e i loro concorrenti (che a volte sono versioni alternative delle stesse testate) digitali, a loro volta portatori di una varietà di lingua adatta alle specifiche tecniche e di fruizione del mezzo.
Il presente contributo si concentra sul modello testuale del quotidiano cartaceo a diffusione nazionale e sulla gamma di varietà linguistiche che lo caratterizzano. Propone, quindi, per i testi realizzati con questa lingua, un utilizzo didattico su tre livelli, compenetrati ma nello stesso tempo funzionali a sviluppare abilità diverse negli studenti.
Nei paragrafi successivi si illustrano i livelli di lettura possibili del giornale; l’ultimo paragrafo sarà, invece, dedicato alla modalità attraverso cui i docenti di italiano possono sfruttare a fini didattici questi livelli di lettura.
1. Il livello strutturale
Questo livello di lettura dei giornali è legato all’analisi delle scelte formali dei giornalisti nei vari ambiti della lingua, la morfologia, il lessico e la terminologia, la sintassi, la testualità. Per brevità mi concentrerò sull’aspetto lessicale e su quello sintattico.
Le scelte lessicali degli articoli risultano innanzitutto dal compromesso tra:
- l’esigenza di riportare fedelmente le dichiarazioni e descrivere con le parole appropriate la realtà degli oggetti e delle situazioni;
- l’opportunità di adattare e amalgamare il discorso per il pubblico più ampio possibile.
Su questo sfondo si innesta una terza componente: la coloritura del discorso con perle espressionistiche e neologiche, utili anche a costruire un sottocodice, finalizzato ad attirare la simpatia del lettore e fidelizzarlo. La neoformazione, l’iperbole, la deformazione di stampo ironico o espressionistico, l’escursione sorprendente e consapevole verso l’alto, con elementi di matrice letteraria oppure forestierismi rari, e verso il basso, con la scelta di varianti regionali, tessere gergali o dialettali, fanno parte dello «stile brillante» (Dardano 1981, pp. 232-254), insieme alla creatività figurativa che produce metafore sorprendenti (non sempre calzanti nel contesto), tratti derivati dal parlato come interiezioni ed espressioni idiomatiche, la sintassi nominale e in generale ellittica, lo stile sintattico tendenzialmente monoproposizionale, accompagnato dall’artificio del punto anomalo (Rossi, Ruggiano 2019, p. 167).
Esempi dal giornale
Per esemplificare alcuni di questi elementi userò un articolo di Sara Bettoni tratto dal Corriere della Sera del 25/10/2021 (p. 42). Il corpo dell’articolo è solidamente fondato su un lessico preciso ma non ricercato e all’occorrenza scelto per adattare tecnicismi: camice sterile, configurata con l’infrastruttura 5G, un problema al cuore, precisamente alla valvola mitrale, via percutanea, bisturi, la valvola mitrale viene riparata ecc.
Su questa base si innestano pochi forestierismi, alcuni quasi obbligati perché tecnici (principal investigator, remote proctoring), altri di largo consumo (software, startup), e poche espressioni idiomatiche molto comuni (zone grigie, entra in gioco, a portata di mano). Per quanto riguarda la figurazione notevole è il titolo, Gli “angeli” virtuali, nel quale angeli tra virgolette è una metafora, ormai piuttosto abusata, per definire i medici. I medici sono poi definiti virtuali perché nell’articolo si descrive una nuova tecnica per le operazioni chirurgiche che sfrutta la realtà aumentata. Nell’articolo, inoltre, occorrono alcuni esempi di metafore non originali ma neanche scontate: «come un prestigiatore, annulla le distanze e fa correre le informazioni più in fretta, prospettive di un domani che ha le radici nell’oggi».
Molto sfruttata è la sintassi nominale («Nessuno squarcio nel petto, solo piccole incisioni»), insieme allo stile monoproposizionale accompagnato dal punto anomalo («Il chirurgo non lavora da solo. Un altro medico lo consiglia [...]. Ma non è al suo fianco») e si nota il tipico lead ellittico che stimola la curiosità del lettore riportando dettagli accessori (Bonomi 2006, p. 177): «Camice sterile, mascherina, caschetto con visore, auricolari e microfono: l’intervento può cominciare». L’articolo, insomma, è costruito in modo moderatamente brillante, senza slittamenti verso il basso o l’alto.
Una scrittura ugualmente corretta e per molti versi efficace, ma uno stile diverso (a dimostrazione della variazione esterna di cui si è detto sopra) troviamo in altre sedi, per esempio l’articolo La rottura Mps-Unicredit / Il Tesoro vuole l’Ad fuori (il segno / indica l’a capo) a p. 5 del Fatto Quotidiano del 25/10/2021 (a firma di Carlo Di Foggia). Già nel titolo riconosciamo il tema sospeso, strategia sintattica bandiera della titolazione giornalistica. Nel corpo dell’articolo, poi, riconosciamo una pasta lessicale più espressionistica, che sfrutta massicciamente i significati figurati: la trattativa è naufragata, lo schiaffo rifilato al Tesoro, un lungo braccio di ferro, Quasi l’intero arco parlamentare festeggia lo stop ai negoziati (in cui si riconosce la doppia metonimia arco parlamentare = “parlamento” = “parlamentari”) ecc.
2. Il livello della composizione
Gli articoli giornalistici sono testi narrativi, informativi o argomentativi (o formati da parti riconducibili a più di uno di questi tipi). Essi, quindi, mostrano in atto gli schemi compositivi più comuni nella comunicazione quotidiana, con i quali gli studenti solitamente familiarizzano indirettamente e implicitamente attraverso brani letterari e attraverso i manuali di studio. Per l’analisi dello schema compositivo di un articolo di tipo argomentativo (ipotesi, argomenti, antitesi, confutazione dell’antitesi, tesi) rimando a Ruggiano (2019, p. 375); in questa sede mi concentro sullo schema della narrazione, riconoscibile nella prima parte del già citato articolo del Corriere della Sera.
Esempi dal giornale
In questa parte dell’articolo emergono gli ingredienti più caratteristici della narrazione: l’eroe (il medico) che risolve una situazione drammatica (il problema al cuore del paziente) grazie a uno strumento (il sistema tecnologico). Non mancano neanche la presentazione della situazione iniziale («Siamo all’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, in una sala operatoria configurata con il 5G di Vodafone. Il paziente sul lettino ha un problema al cuore, precisamente alla valvola mitrale che deve essere riparata per via percutanea») e il lieto fine («La valvola mitrale viene riparata con successo, il paziente torna in reparto, gli schermi e i visori si spengono»). Notiamo, inoltre, che l’argomento dell’articolo, un oggetto statico e poco emozionante (una nuova tecnologia chirurgica), è presentato in modo empatico, come elemento positivo di una storia drammatica: è la base dello storytelling (Perissinotto 2020), strategia pervasiva nella comunicazione attuale, dalla pubblicità alla costruzione dell’immagine delle aziende, dalla propaganda politica ad, appunto, il giornalismo.
3. Il livello del discorso
Gli schemi nei quali le notizie sono costrette sono non soltanto compositivi, ma anche rappresentativi. Ogni informazione, infatti, è situata in un frame (Lakoff 2006), un contesto concettuale e valoriale costruito linguisticamente, che la identifica influenzando la comprensione e la valutazione del ricevente riguardo agli oggetti dell’articolo.
Esempi dal giornale
L’articolo del Corriere, per esempio, conduce senz’altro il lettore a dare una valutazione positiva della tecnologia descritta. Lo fa trasformando la tecnologia nell’aiutante magico dell’eroe impegnato nell’impresa, mostrando le meraviglie che è in grado di fare e tacendo dei difetti (quanto costa questa tecnologia? Di quanto migliora l’esperienza dell’operazione chirurgica? I costi giustificano i benefici? È infallibile o può, al contrario, indurre il chirurgo in errore?). La selezione delle informazioni da dare e da tacere è il primo processo del framing; a esso segue la costruzione linguistica, attraverso le parole e le espressioni associate ai vari oggetti.
Nel già citato articolo del Fatto Quotidiano, per esempio, si raccontano le fasi di una trattativa fallita i cui due protagonisti sono presentati, in quest’ordine, come Unicredit e il Tesoro. Poco dopo si legge: «Il primo effetto pratico dello schiaffo rifilato al Tesoro, che rischia di mettere in serio imbarazzo il governo Draghi...»; l’immagine dello schiaffo rifilato (da Unicredit, che però non è nominata nell’espressione) evoca un’azione non proditoria o aggressiva, ma semmai di superiorità, confermata dalla conseguenza dell’imbarazzo (non rabbia o dolore), propria di chi sente di meritare una punizione perché ha fatto qualche sbaglio. E così via: man mano che l’articolo procede il framing degli oggetti di cui si parla diviene più dettagliato e cognitivamente vincolante per il lettore; Unicredit diviene sempre più chiaramente il polo positivo, il Tesoro e il governo in generale il polo negativo.
Si noti che il framing è un procedimento inevitabile: ogni scelta linguistica inquadra in un certo modo l’oggetto di cui si parla. Può essere, però, usato per manipolare le opinioni del pubblico, selezionando le informazioni in modo volutamente parziale, disponendole e formulandole in modo da forzarne il valore. Il framing contribuisce alla formazione dell’opinione del singolo; quando un tipo di framing diviene dominante, inoltre, esso contribuisce alla fissazione dei pregiudizi e degli stereotipi nell’opinione pubblica, con effetti tanto più pesanti quanto più è socialmente sensibile l’oggetto che viene inquadrato.
L’uso didattico del testo giornalistico
I giornali cartacei a diffusione nazionale sono testi generalmente ben scritti in una lingua di media formalità finalizzata alla comunicazione di informazioni e opinioni, senza intenti letterari, colorita di espressioni idiomatiche di largo consumo ma non banale né trascurata. Questo modello di lingua designa i giornali come potenziali modelli e palestre di lingua per le esigenze comunicative reali dei cittadini giovani e meno giovani, specie per la scrittura informativa, narrativa e argomentativa, tanto utile quanto difficile da raffinare per gli studenti.
L’utilizzo di un testo autentico come quello giornalistico necessita di una mediazione, un adattamento e un accompagnamento alla lettura e all’analisi. Necessita, inoltre, della identificazione di obiettivi coerenti con il testo e in linea con le aspettative dell’istituzione, oltre che con le esigenze dei ragazzi.
Tra gli obiettivi educativi e formativi per i quali il testo giornalistico è proficuamente sfruttabile possiamo riconoscere:
- l’osservazione della funzionalità delle forme linguistiche e l’apprezzamento delle conseguenze semantiche e stilistiche delle scelte formali;
- la scoperta del meccanismo della figurazione;
- la familiarizzazione con gli schemi di composizione testuale;
- la riflessione sulla relazione tra le scelte linguistiche e la rappresentazione della realtà.
L’analisi delle scelte linguistiche e degli schemi compositivi nei quali è costretta la notizia, si noterà, è un’attività strategica per lo sviluppo da parte degli studenti delle abilità complesse richieste dalla scrittura. Il riconoscimento e la decostruzione dei congegni linguistici costitutivi del framing, inoltre, risultano determinanti nella difesa contro la manipolazione valoriale sempre in agguato e nello sviluppo della capacità di riusarli in modo etico.
Per poter usare efficacemente il testo giornalistico, quindi, il docente deve selezionare a monte il materiale sulla base degli obiettivi che si propone e deve didattizzare questo materiale, integrandolo in un intervento unitario nel quale si susseguano diverse fasi:
- l’incontro con il testo;
- l’analisi delle forme notevoli (nell’ottica del docente) presenti nel testo;
- l’attività di produzione o realizzazione di progetti da parte degli studenti.
Solo con un lavoro di questo genere è possibile valorizzare a scuola il potenziale del multiforme testo giornalistico e scongiurare che la lettura del giornale diventi per gli studenti un’attività slegata dallo studio, senza conseguenze e persino un po’ noiosa.
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