La natura lo fa meglio (e prima)
Viaggio fra le sorprendenti invenzioni tecnologiche che la natura suggerisce all’uomo

Giorgio Volpi, ricercatore presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino, è un divulgatore appassionato, dotato di una cultura enciclopedica non comune e con svariati interessi che lo hanno portato a laurearsi per diletto anche in Scienze Naturali. I suoi studi multidisciplinari gli hanno permesso di pubblicare, con l’editore Aboca, un libro di grande interesse, adatto a lettori di ogni età e formazione, in cui si evidenzia fin dall’inizio la sua attitudine nel raccontare i fenomeni scientifici con una prosa rilassante e una competenza priva di ostentazione.
Fin dalle prime righe Giorgio Volpi chiarisce l’argomento principale del testo: numerose idee e realizzazioni che reputiamo frutto dell’ingegno umano, in realtà sono comparse sul pianeta prima dell’arrivo della nostra specie, grazie a un meccanismo evolutivo che, dopo innumerevoli e non sempre fecondi tentativi, ha permesso alla natura di selezionare forme e mutazioni, scartando gli errori.
Partendo da questa premessa, in ognuno degli undici capitoli che compongono l’opera dapprima sono analizzati materiali, fenomeni e tecnologie scoperti dall’uomo; in seguito sono esaminati gli equivalenti naturali, caratterizzati da risultati simili o superiori alle scoperte umane, con un procedimento che permette di comprenderne la storia evolutiva e, in tal modo, di ridimensionare le velleità della nostra specie, inserendola correttamente nel meccanismo dinamico che caratterizza la vita sul pianeta Terra.
Per rendere la trattazione più avvincente, il nostro autore intitola i singoli capitoli in maniera non convenzionale (per esempio: Occhio per occhio, lente per lente; Nessun torba!; A qualcuno piace ossidato; O Sole Bio), riuscendo appieno nell’intento di trasmettere rigorose nozioni scientifiche con levità e un pizzico di umorismo.
Presenteremo qui soltanto alcuni capitoli dell’opera, in quanto lo spazio a disposizione non permette di analizzare nella totalità un testo enciclopedico così ricco di argomenti e spunti di discussione.
Occhio per occhio, lente per lente
Nel primo capitolo il lettore, mentre scopre le caratteristiche dell’avanzamento tecnologico delle lenti ottiche inventate dagli esseri umani (dal cannocchiale oculare concavo di Galileo al telescopio riflettore di Newton), apprende che esistevano già in epoche lontanissime, tra 500 e 250 milioni di anni fa, lenti minerali “naturali”. Queste sono ancora oggi osservabili in esemplari fossili di trilobiti (artropodi vissuti in ambienti marini), i quali possedevano occhi rivestiti di lenti minerali inorganiche utili per distinguere tutto ciò che si trovava nella direzione verso cui erano puntate. Il materiale di cui erano composte, la calcite, era modellato per ottenere la corretta messa a fuoco della realtà senza distorsioni, al fine di ottenere un’immagine del mondo circostante fedele e dettagliata, esattamente come oggi accade con le lenti composte di vetro, cristalli minerali oppure materiali plastici. In sostanza, i trilobiti riuscirono a sviluppare, dopo una lunga evoluzione, un sistema di lenti asferiche, capaci di riprodurre immagini nitide, milioni di anni prima della comparsa del telescopio e microscopio umani.
Argento vivo
Nel secondo capitolo, scopriamo le proprietà dei metalli - fondibili, malleabili, resistenti, rilucenti –, le caratteristiche del loro molteplice utilizzo a partire dalle epoche preistoriche e le peculiarità delle tecnologie, come il riscaldamento e l’elettrolisi, che hanno permesso agli esseri umani di estrarli dalla crosta terrestre.
Nel contempo, apprendiamo che in natura esistono altri esseri viventi in grado di ottenere metalli allo stato elementare o sotto forma di derivati (solfuri e ossidi).
Sul nostro pianeta vivono infatti forme di vita in grado di creare micro-particelle pure di metalli: batteri che possono riprodurre all’interno della propria membrana cellulare quantità infinitesimali di metalli preziosi, come oro e argento, riducendoli chimicamente grazie agli enzimi; funghi e piante che sono in grado di creare nano-particelle di piombo, rame, zinco, nichel, cadmio, argento e silicio; piante specializzate nella produzione di oro, cobalto e nichel. Non si tratta di piante rare o sconosciute: infatti la pianta del cachi (Diopyros Kaki) e la magnolia giapponese (Magnolia Kobus) riescono a formare nano-particelle d’oro; l’albero della canfora, la malva, l’aloe e la pianta del tè si sono specializzate nella creazione di numerosi composti metallici. Questi viventi ottengono i metalli dall’ambiente in cui vivono tramite una riduzione chimica oppure, grazie al metabolismo, bonificano l’ambiente dagli ioni dei metalli che potrebbero risultare tossici e pericolosi per la sopravvivenza. L’evoluzione naturale ha permesso loro di sfruttare le proprietà dei metalli per usi molteplici, proprio come fanno gli esseri umani estraendoli dalla crosta terrestre.
La viscosità dell’uomo ragno
Nel capitolo terzo, l’autore ci introduce alla scoperta dei legami chimici tra atomi, discorrendo di colle e adesivi.
Veniamo così a conoscenza della colla naturale prodotta dalle formiche kamikaze (Colobopsis explodens), oppure dell’esistenza di un batterio acquatico presente in fiumi e laghi (Caulobacter crescentus), il quale produce uno degli adesivi più tenaci al mondo, in grado di resistere a carichi di 70 newton per millimetro quadrato, contro i 35 dei migliori adesivi prodotti dagli esseri umani.
Scopriamo inoltre che le zampe delle raganelle sono ricoperte da una miscela di sostanze paragonabili alla colla dei Post-it, peraltro molto simile a quella prodotta dal vischio (Viscum album), pianta emiparassita che la utilizza per far aderire i propri semi sui rami dove germineranno, una volta espulsi dagli uccelli che si nutrono delle bacche della pianta.
Si tratta di colle versatili, composte da miscele complesse di elementi chimici, che permettono agli esseri viventi, piante o animali che siano, di sopravvivere in ambienti difficili.
Il vantaggio di queste scoperte risulta evidente: la scienza umana – studiando molluschi, ragni, piante e insetti – potrà in futuro produrre migliori adesivi biometrici in grado di sostituire punti metallici e suture in ambito chirurgico, ma anche colle sintetiche per gli usi più svariati.
Tagliente come il vetro di ortica
Nel sesto capitolo, Giorgio Volpi ci conduce alla scoperta dei silicati, che rappresentano quasi il 30% del peso dell’intera crosta terrestre e per questo motivo sono stati utilizzati in grande quantità durante l’evoluzione naturale e umana, al punto tale che ai nostri giorni il silicio – trasparente, resistente, inerte, inattaccabile - è alla base di tutti i microchip che comandano i nostri dispositivi elettronici, come i computer e i telefoni cellulari, ma è anche uno degli elementi con cui sono costruiti i pannelli solari.
Sul nostro pianeta esistono inoltre molti esseri viventi che utilizzano i silicati in maniera sistematica: per esempio le diatomee, microscopiche alghe unicellulari, sono costituite da piccoli “scheletri” di sostegno composti di materiali organici e silicei, che gli esseri umani a loro volta utilizzano come agenti lucidanti, leviganti e abrasivi (la cosiddetta farina fossile).
Nel mondo botanico, la comune ortica (Urtica dioica) potrebbe essere definita come un’autentica maestra dell’arte vetraria. Le sue foglie, i tricomi, sono sì ricoperte di sostanze urticanti, tra le quali numerosi acidi, ma possiedono anche punte silicizzate simili a piccole frecce, che la pianta utilizza come difesa, fatte di vetro naturale e paragonabili alle scaglie dell’ossidiana utilizzata dagli uomini preistorici per costruire armi e utensili.
Atomi e altre apocalissi
Il nostro autore continua la trattazione stimolando la curiosità dei lettori e nell’ottavo capitolo ci porta a conoscere le particolarità della tavola periodica, oggi composta da 118 elementi, 92 naturali e 26 ottenuti artificialmente in laboratorio. La natura ne ha miscelati poco meno di un centinaio per modellare il Creato, tramite simmetrie, interazioni, variazioni e disgregazioni.
Gli esseri umani hanno tentato di replicare questi processi, proprio come fecero il fisico Emilio Segrè e il chimico Carlo Perrier nel 1947, quando riuscirono a identificare e creare il numero 43 della tavola, il tecnezio, che divenne in tal modo il primo elemento prodotto dall’uomo, del tutto artificiale e non riscontrabile in natura.
Il lettore, dopo un avvincente viaggio nel mondo degli elementi, viene a conoscenza dell’inquietante futuro verso il quale è diretto il nostro universo: presto o tardi tutta l’energia sarà distribuita in modo uniforme; tutto risulterà immobile, freddo e statico e la materia oggi presente sarà trasformata in ferro, tramite processi di fusione e fissione che si svilupperanno in un arco di tempo così ampio da risultare inimmaginabile per la nostra mente: 101500 anni.
O Sole Bio
Nel capitolo nove, Volpi affronta l’affascinante tema della fotosintesi, il motore della vita sul nostro pianeta.
Con leggerezza percorre tutta la storia degli studi umani sulla luce solare, per arrivare infine ad affrontare il tema della produzione di energia pulita, che può essere ottenuta sfruttando l’effetto naturale fotovoltaico.
Gli esseri umani oggi riescono a produrre celle al silicio, fotoelettrochimiche, polimeriche, a pigmenti, composte da nano-cristalli o addirittura organiche, per sfruttare in maniera intensiva l’energia solare. Per ottenere questo si sono ispirati a ciò che la natura ha prodotto con un’evoluzione durata milioni di anni: la fotosintesi delle piante. Quest’ultima è alla base anche del mondo animale, visto che gli erbivori, non potendo trarre energia in modo diretto dal sole, sfruttano come risorsa energetica i vegetali, ingerendoli, per diventare in seguito essi stessi cibo per gli animali carnivori.
In questo modo è facile comprendere come l’energia contenuta in tutte le piante e in tutti gli animali derivi sempre dalla luce solare.
Non pare così lontano il giorno in cui sarà possibile vivere in un mondo non dipendente dalle fonti energetiche fossili, quando potremo sfruttare tutta la luce della nostra stella imitando il meccanismo della fotosintesi, caratteristico del mondo vegetale.
Conclusioni
Arrivati infine al termine della trattazione e dopo l’ultimo capitolo, dedicato alla luminescenza e alla fluorescenza, il lettore si rende conto di aver esaminato la storia del nostro pianeta e della specie umana grazie a una prodigiosa lente di ingrandimento presente in ognuna delle oltre trecento pagine che compongono il testo.
Giorgio Volpi ci parla di chimica, fisica, biologia e scienze naturali mettendole a confronto con la vita quotidiana, in modo tale da rendere dati e teorie scientifiche del tutto accessibili anche a un pubblico di lettori non specialisti, i quali possono apprezzare maggiormente il mondo in cui viviamo grazie allo stimolante confronto tra tecnologia umana e prodotti dell’evoluzione naturale.
In tal modo l’atteggiamento di fiducia nella Scienza e nei progressi che questa ha portato al genere umano si trasmette dall’autore al lettore con un processo di osmosi alimentato dalla curiosità.
Come corredo di questa ottima operazione scientifico-culturale, nel libro sono presenti, inoltre, alcune riproduzioni di stampe provenienti dalla biblioteca personale dell’autore e un prezioso glossario di termini scientifici, utile per orientarsi durante la lettura.
Referenze iconografiche: MasAnyanka / Shutterstock, History Skills / Shutterstock, Supermop / Shutterstock,
MDong_97 / Shutterstock, olko1975 / Shutterstock, El Benedikt / Shutterstock, maradon 333 / Shutterstock