Picasso a cinquant’anni dalla morte
Un percorso dell’artista attraverso le mostre
Cinquanta mostre e nuove angolature di lettura
L’8 aprile di cinquant’anni fa moriva uno dei più grandi artisti di tutti i secoli, Pablo Picasso. Era il 1973 e l’artista aveva alle spalle circa otto decenni di inesauribile creatività. Le prime opere giovanili, che avevano destato lo stupore del padre insegnante e artista, e non solo, risalivano agli anni Novanta dell’Ottocento, l’ultimo autoritratto a pochi mesi prima della morte.
Le cinquanta mostre organizzate dall’Europa agli Stati Uniti per rendere omaggio al grande artista andaluso (celebracionpicasso.es/calendario) sono un ottimo spunto per ricordare che Picasso non ha mai smesso di spaziare dal disegno alla pittura alla scultura, dalla ceramica alla grafica e alla scenografia, e che la sua arte è stata capace di rinnovarsi continuamente, assumendo forme anche apparentemente distanti tra loro, ma riuscendo in ogni momento a farsi rivoluzionaria.
Alcune iniziative hanno evidenziato come Picasso abbia dialogato a distanza con i grandi artisti del passato (tra cui El Greco e Velasquez), mentre la mostra che aprirà in autunno al Museo Thyssen di Madrid sottolinea come l’artista abbia affrontato soggetti di ogni tipo, sacri e profani (The Sacred and the Profane, 4 ottobre 2023 - 14 gennaio 2024, www.museothyssen.org). Picasso è stato un modello per i contemporanei, ma la sua opera continua anche oggi a esercitare una forte eco, cui il Museo Picasso di Malaga dedica la sua esibizione per il cinquantenario (The eco of Picasso, fino al 31 marzo 2024, www.museopicassomalaga.org).
Nell’ambito delle celebrazioni, la figura eccezionale dell’artista si è prestata anche a una lettura da nuove angolature, come quella scelta dal Brooklyn Museum di New York per far riflettere un pubblico giovane e diversificato su questioni come la misoginia, la mascolinità, la creatività e il genio (It’s Pablo-matic: Picasso According to Hannah Gadsby, dal 2 giugno al 24 settembre 2023, www.brooklynmuseum.org).
Gli anni di Parigi
Il primo snodo fondamentale per la carriera di Picasso è sicuramente l’incontro con Parigi, dove l’artista si reca per la prima volta nell'autunno del 1900, durante le ultime settimane dell'Esposizione Universale. Qui frequenta i musei e le gallerie d'arte, ma anche i locali notturni e le sale da ballo della collina di Montmartre. Nel 1900 sceglie di raffigurare in un dipinto il Moulin de la Galette, come avevano fatto prima di lui artisti come Pierre-Auguste Renoir o Henri de Toulouse-Lautrec. Ed è proprio attorno a quest’opera, conservata al Guggenheim Museum di New York e recentemente oggetto di un progetto di analisi e trattamento conservativo, che il grande museo americano ha costruito la sua mostra (Young Picasso in Paris, 12 maggio- 6 agosto 2023, www.guggenheim.org).
Tra il 1901 e il 1904 Picasso torna più volte a Parigi, dove vive in condizioni difficili. L’inquietudine di quel periodo è acuita dal suicidio del suo più caro amico e i suoi quadri comunicano il suo stato d’animo malinconico: l’artista raffigura spesso gli emarginati (mendicanti, anziani e poveri) e per farlo utilizza prevalentemente il blu in tutte le sue sfumature (da cui il nome “periodo blu”). Dal 1904 vive stabilmente nel capoluogo francese e con il gruppo di artisti e intellettuali d’avanguardia che frequenta più assiduamente (la cosiddetta “bande à Picasso”) contribuisce a rendere la città una delle capitali della modernità. Questa “Parigi dei moderni” è l’oggetto della mostra del Petit Palais Paris 1905-1925 (dal 14 novembre 2023 al 14 aprile 2024, www.petitpalais.paris.fr).
Tra il 1904 e il 1906, negli anni del cosiddetto “periodo rosa”, le gradazioni di colore scelte dall’artista si fanno più calde e delicate e le atmosfere dei suoi dipinti più serene. Un ruolo fondamentale in questo passaggio è giocato anche dalla compagna Fernande Olivier (1881-1966) che fino al 1911 condivide con lui la vita a Montmartre, nel mitico Bateau Lavoir: a questa figura femminile moderna, modella professionale e scrittrice, il Museo di Montmartre ha dedicato una mostra chiusasi a febbraio (Fernande Olivier et Pablo Picasso, museedemontmartre.fr).
Nel 1905-06 Picasso lavora al rivoluzionario ritratto di Gertrude Stein, conservato al Metropolitan Museum di New York. Negli anni seguenti l’artista stabilirà con questa scrittrice, poetessa e sua grande mecenate uno stretto e duraturo rapporto che sarà oggetto di una mostra in apertura il 13 settembre al Museo del Lussemburgo (museeduluxembourg.fr).
Il primordiale e l’antico
Il 1906 è un anno di svolta, cui il Museo Reina Sofia di Madrid dedica un’intera mostra (Picasso 1906. La gran transformaciòn, 14 novembre 2023 - 4 marzo 2024, www.museoreinasofia.es).
È durante quest’anno, infatti, che Picasso ha modo di coltivare il suo interesse per le culture primordiali, con l’osservazione delle opere d’arte iberica conservate al Louvre e con il soggiorno di circa tre mesi nel villaggio di Gósol, dove l’artista ha modo di ammirare le opere del romanico catalano. Le nuove suggestioni si riflettono soprattutto nel modo in cui Picasso rappresenta il corpo umano e saranno fondamentali per gli sviluppi futuri del suo stile, e in particolare per la creazione di Les Demoiselles d’Avignon, realizzato nell’estate del 1907 e conservato al MoMA di New York.
Il periodo dal 1907 al 1914 è caratterizzato dalle più note sperimentazioni cubiste, cui le celebrazioni del cinquantenario non dedicano nuovi approfondimenti. Una rinnovata attenzione è invece dedicata al periodo speso da Picasso in Italia nel 1917, quando si reca a Roma per seguire il lavoro teatrale La Parade, di cui cura i costumi e la scenografia d’avanguardia. All’incontro dell’artista con l’arte antica è dedicata la mostra del Museo archeologico nazionale di Napoli (Picasso e l’antico, dal 5 aprile al 27 agosto 2023, mann-napoli.it), che analizza l’impatto delle opere viste a Roma, Napoli e Firenze sulla tendenza a sperimentare uno stile pittorico più tradizionale.
La preistoria e i grandi maestri del passato
Il cosiddetto classicismo di Picasso degli anni Venti si riflette sulla creazione di figure dall’aspetto quasi monumentale, ben definite nei volumi e modellate come se fossero sculture. Questo approccio è evidente per esempio nell’opera Tre donne alla fontana, realizzata a Fontainebleau nell’estate del 1921 e conservata al MoMA di New York. In occasione delle celebrazioni del cinquantenario, il grande museo americano mette la tela a confronto con un altro lavoro dell’artista nella sua collezione: i Tre musici, anch’esso realizzato a Fontainebleau nell’estate del 1921, ma con uno stile più vicino a quello del cubismo sintetico. L’accostamento sottolinea la capacità di Picasso di portare avanti contemporaneamente sperimentazioni anche molto diverse tra loro (Picasso in Fontainebleau, 1 ottobre 2023 -10 febbraio 2024, www.moma.org).
A partire dagli anni Trenta, Picasso attinge anche a nuove fonti d’ispirazione, e una di queste è offerta dai manufatti del mondo preistorico con cui l'artista viene a contatto attraverso musei e riviste. A dedicare una mostra a questo tema è il Musée de l’Homme di Parigi: Picasso et la Préhistoire, fino al 12 giugno 2023 (www.museedelhomme.fr).
L’artista non smette inoltre di guardare ai grandi maestri: l’opera di Goya - e in particolare le incisioni della serie I Disastri della guerra - riaffiora tra le fonti d’ispirazione del capolavoro Guernica, conservato al Museo Reina Sofia, ma l'influenza di questo artista sulla produzione di Picasso è più ampia, ed è stata oggetto di una mostra, chiusasi a gennaio, del Museo Goya - Museo d'arte ispanica a Castres (Francia). Agli anni Cinquanta risalgono invece alcune delle più note serie di rivisitazioni personali dei capolavori del passato (i “d’aprés”), come quelle dedicate a Le Déjeuner sur l’herbe di Manet o a Las meninas di Velázquez.
Le ricerche degli ultimi decenni
Nell’estate del 1946 Picasso entra in contatto con i maestri ceramisti Georges e Suzanne Ramié a Vallauris, non distante da Antibes, e realizza un corpus consistente di opere in ceramica oggetto della mostra dedicata all’artista dal Museo della ceramica della cittadina francese (Formes et Métamorphoses, la création céramique de Picasso, 6 maggio-30 ottobre, Musée de la céramique, Musée Magnelli.
Nella stessa Vallauris, nel 1952 (un anno dopo il dipinto Massacro in Corea, conservato al Musée National Picasso di Parigi), il pittore lavora anche a una delle sue più importanti opere pacifiste, La Guerra e la Pace, formata da 18 pannelli che verranno installati nel 1954 all’interno di una cappella sconsacrata poi divenuta Museo Nazionale Pablo Picasso “La Guerra e la Pace”.
Gli ultimi due decenni dell'artista sono ancora ricchissimi di creazioni, e il Museo Picasso di Antibes celebra il pittore con la mostra Picasso 1969-1972. La fine dell’inizio (fino al 25 giugno 2023, www.antibes-juanlespins.com).
La scultura, ovvero “il segreto meglio custodito del XX secolo”
Picasso ha affiancato alla pittura un’ampia sperimentazione nell’ambito della scultura, che una retrospettiva sull’artista organizzata al Centre Georges Pompidou nel 2000 ha definito "il segreto meglio custodito del XX secolo". Per molti decenni, in effetti, Picasso ha tenuto per sé la maggior parte delle sue opere tridimensionali, e se il primo scritto sulla sua attività in questo settore risale al 1949 (a firma del mercante d’arte Daniel-Henry Kahnweiler), la prima esposizione estesa è organizzata soltanto nel 1966, quando l’artista ha ottantacinque anni.
L'impegno di Picasso in scultura non è continuativo, ma si ripresenta costantemente nel corso di tutta la sua carriera. La sua produzione in questo campo esalta il piacere dell’invenzione e dimostra inizialmente una varietà di influenze: dalle sculture di Paul Gauguin, Edgar Degas, Auguste Rodin o Medardo Rosso alle sculture africane e oceaniche.
Tra le prime sculture ad acquisire notorietà c’è la Testa di donna del 1909, modellata in creta e poi fusa in bronzo (scheda n. 500450 nel catalogo online del MET www.metmuseum.org), esposta nel 1913 da Ambrose Vollard a Parigi. Si tratta di un ritratto di Fernande Olivier nel quale i volumi appaiono fortemente segnati dai piani sfaccettati ma il volto rimane riconoscibile, con gli occhi socchiusi e l’espressione melanconica.
Tra l'autunno del 1912 e l'estate del 1914 Picasso concepisce alcune delle sue opere più rivoluzionarie. La prima è Chitarra (1912-1914, scheda n. 1088 nel catalogo online del MoMA www.moma.org), un lavoro da collocare a parete costituito da pezzi di cartone ritagliato e cordini tesi a raggiera attorno al foro centrale. La struttura dell’oggetto è scomposta, e le parti vuote (cha fanno parte dello spazio reale) sono elementi essenziali per definire la forma plastica nel suo insieme. Le altre sono le sei sculture policrome intitolate Bicchiere d'assenzio (scheda n. 500442 nel catalogo online del MET www.metmuseum.org), che per la prima volta incorporano veri e propri oggetti d’uso (i cucchiai da assenzio).
Negli anni successivi l’artista si avvale di tutto ciò che trova a portata di mano, come spago, filo di ferro, pezzi di carta e cartone, scarti di legno e barattoli di latta. Utilizza un’ampia varietà di tecniche, e tra queste la modellazione di sottili fili di metallo, ma sperimenta soprattutto l’assemblaggio di materiali di recupero. La Testa di donna del 1929-30 (scheda n. MP270 nel catalogo online del Musée Picasso www.museepicassoparis.fr) conservata al Museo Picasso di Parigi, per esempio, integra varie parti metalliche. La testa nasce dall’unione di due scolapasta e i capelli che sembrano sollevarsi al vento erano le molle di un letto. Dalla lastra di metallo utilizzata per il volto sporgono in avanti le labbra, che sembrano contrarsi per dare un bacio.
Nel 1940, dopo una pausa di sei anni dalla scultura, Picasso avvia un nuovo periodo di intensa attività nel quale esplora la possibilità degli oggetti di recupero di mutare aspetto dando forma a figure e animali: nella Testa di toro del 1924 (scheda n. MP330 nel catalogo online del Musée Picasso www.museepicassoparis.fr), per esempio, il muso e le corna sono formate dalla sella e dal manubrio di una bicicletta. Di molte di queste composizioni vengono realizzate fusioni in bronzo, nonostante il metallo fosse all’epoca riservato a scopi bellici (Picasso faceva trasportare segretamente le sue sculture da e verso la fonderia di notte).
Nel 1957 si inaugura un nuovo filone di sperimentazione: l’artista inizia infatti a creare una serie di teste in carta o cartone tagliato e piegato, e le fa riprodurre in lamiera. Questa tecnica offre all’artista la possibilità di rappresentare prospettive multiple e di rifinire le opere con dettagli pittorici. Negli anni Sessanta, intanto, il suo lavoro acquista una dimensione pubblica: si organizzano mostre a Parigi, Londra e New York, e vengono realizzati ingrandimenti monumentali delle sue sculture in lamiera, come quella collocata nel 1967 di fronte al Civic Center di Chicago.
A questo ambito meno noto della carriera artistica di Picasso è dedicata la mostra Picasso scultore. Materia e corpo che sarà visitabile al Museo Picasso di Malaga dal 5 settembre al 9 ottobre 2023 (www.museopicassomalaga.org) e poi al Guggenheim di Bilbao, dal 29 settembre 2023 al 14 gennaio 2024 (www.guggenheim-bilbao.eus).
Immagine in apertura: Pablo Picasso, Francia, 7 agosto 1966© SZ Photo / leicar6 / Bridgeman Images