Obiettivo sostenibilità: il ruolo delle città

Nel 2008, per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione urbana ha superato il 50% e raggiungerà il 68% nel 2050. La corretta gestione delle concentrazioni urbane è divenuta cruciale sia sul piano sociale sia su quello ambientale, poiché è proprio questo tipo di insediamenti umani a essere indicato tra i principali responsabili della crescente pressione sull’ambiente. Il futuro è, dunque, delle città sostenibili.

Nella lista dei 17 Obiettivi che il 25 settembre del 2015 i 193 Paesi membri delle Nazioni unite hanno inserito nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile l’undicesimo è “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”. Questa attenzione specifica nei confronti delle città è resa necessaria dal continuo aumento, su scala mondiale, della popolazione urbana: nel 2008, per la prima volta nella storia dell’umanità, ha superato il 50% e, secondo le stime più recenti, raggiungerà il 68% nel 2050. La corretta gestione delle concentrazioni urbane è divenuta cruciale sia sul piano sociale sia su quello ambientale, poiché sono proprio questo tipo di insediamenti umani a essere indicati tra le principali responsabili della crescente pressione sull’ambiente derivante dalle emissioni nocive e dal consumo di acqua e di energie non rinnovabili.
Il futuro è, dunque, delle città sostenibili.

Breve ritratto della città sostenibile

La città sostenibile è una città che mette al centro l’inclusione, la sicurezza e la salute pubblica e che è in grado di crescere e di funzionare senza danneggiare l’ecosistema, limitando il consumo di acqua e di combustibili fossili  e riducendo drasticamente l’emissione di gas a effetto serra, in particolare di anidride carbonica (CO2).

Nella città sostenibile, dunque, lo spazio urbano può essere percorso e fruito consumando poca energia ed emettendo pochi gas inquinanti. La qualità dell'aria è una priorità e per questo l’impiego dei veicoli individuali con motori termici è limitato, mentre sono incentivati il trasporto pubblico e la mobilità elettrica, pedonale e ciclabile. La gestione dei rifiuti è efficace e orientata al riciclo; le falde acquifere sono protette dall’inquinamento e le risorse idriche sono utilizzate senza sprechi grazie a impianti e reti di distribuzione efficienti. Le aree verdi sono considerate una presenza fondamentale per offrire opportunità ricreative, contribuire alla salvaguardia dell’ecosistema naturale, assorbire gli inquinanti atmosferici e abbassare la temperatura nelle estati calde.

Le opere edilizie sono realizzate mettendo in atto le strategie necessarie a ridurre l’impronta ambientale (emissioni nocive, consumo energetico, rifiuti non riciclabili…) in tutte le fasi, dalla produzione dei materiali da costruzione al loro trasporto sul cantiere, all’edificazione e allo smaltimento delle macerie. Gli edifici consumano poca energia grazie a un corretto isolamento termico nei climi freddi e a una efficace protezione dalla radiazione solare nei climi cladi; e gli impianti sono alimentati con fonti rinnovabili grazie all’installazione di pannelli solari termici e fotovoltaici.

Quando la città sostenibile è anche smart

La prospettiva della sostenibilità implica in tutti i campi uno sforzo nella direzione di un approccio sistemico, olistico, predittivo. Nelle città, e in modo particolare in quelle di grandi dimensioni, la messa in atto di misure efficaci per la sostenibilità dipende oggi in molta parte dalla possibilità di conoscere e di prevedere il comportamento che i cittadini adotteranno nella mobilità come nel consumo idrico ed energetico. Per questo motivo, quando si parla di città sostenibili si intende oggi in molti casi anche città cosiddette smart, ossia modelli urbani che sfruttano tecnologie sempre più avanzate per raccogliere dati, ideare e attuare strategie, e per favorire la connessione tra utenti e amministrazioni. Un ruolo fondamentale è giocato dall’Internet of Things (IoT), che comprende i dispositivi di telefonia mobile – fondamentali per coinvolgere e sensibilizzare i cittadini rendendoli parte attiva nelle azioni mirate alla sostenibilità -, ma anche le telecamere e i dispositivi di comunicazione utili a monitorare la situazione del traffico, o i sistemi di illuminazione intelligenti che utilizzano sensori per accendersi soltanto al bisogno e risparmiare energia. Grazie all’Intelligenza artificiale (AI) - in grado analizzare grandi masse di dati (big data) e di apprendere in modo automatico - si possono progettare ambienti urbani reattivi, e cioè capaci di rispondere in tempo reale alle condizioni in atto e di predire le condizioni future, ottimizzando per esempio i flussi di traffico e riducendo di conseguenza le emissioni di CO2.  Un campo di sperimentazione dalle grandi potenzialità è anche quello dei Digital Twin, o gemelli digitali,  che consentono ai pianificatori urbani di creare repliche di intere metropoli nella realtà virtuale, e di usare il Metaverso per simulare scenari futuri e testare nuove strategie per la sostenibilità.

Città consolidate e misure di sostenibilità

La sostenibilità è un concetto recente, e se la sua introduzione si deve alla crisi energetica del 1973, la sua prima definizione è formulata nel 1987, in occasione del rapporto della Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo presieduta da Gro Harlem Brundtland. Prima di queste date, e soprattutto nei secoli della rivoluzione industriale, le città sono cresciute senza preoccupazioni legate all’ambiente, all’inquinamento o al consumo delle fonti energetiche non rinnovabili; e se oggi un’inversione di rotta è possibile, per ottenerla occorre mettere in campo misure strategiche per incrementare la sostenibilità delle aree urbane già consolidate.

Proprio su questo fronte si concentrano le azioni delle molte amministrazioni pubbliche europee che si sono poste come obiettivo l’abbattimento delle emissioni di CO2 (e cioè la cosiddetta decarbonizzazione) e il potenziamento della mobilità sostenibile e del verde pubblico. A Parigi, per esempio, dove l’urbanista Carlos Moreno ha coniato nel 2016 l’espressione “città dei 15 minuti”, l’amministrazione pubblica lavora dal 2019 alla pianificazione dei servizi alla scala del quartiere, per garantire a tutti i cittadini la possibilità di raggiungere in pochi minuti negozi, aree verdi e parchi giochi muovendosi a piedi o in bicicletta e per limitare di conseguenza gli spostamenti non necessari a lunga distanza (https://www.youtube.com/watch?v=xOpMdeUulSw&t=20s). Ad Amsterdam questo modello di prossimità è stato esteso alle aree verdi, con l’obiettivo di arrivare al 2050 avendo dotato ciascun cittadino di un giardino pubblico raggiungibile in 10 minuti a piedi da casa e di un parco ai margini della città raggiungibile in 15 minuti in bicicletta (https://www.amsterdam.nl/en/policy/policy-green-space/). Barcellona, invece, mira a ridurre le emissioni di CO2 sperimentando i "super-isolati" (https://www.c40.org/it/case-studies/barcelona-superblocks/), ovvero aggregati di isolati urbani dove le strade perimetrali consentono il passaggio del traffico automobilistico, mentre quelle interne sono riservate a pedoni e ciclisti.

 

Nuove prospettive: frammenti di città future

Le città si trasformano e crescono e, negli ultimi anni molte amministrazioni hanno colto l’occasione offerta dalla progettazione di nuove aree urbane per sperimentare nuovi modelli abitativi e per riflettere su una radicale riorganizzazione delle città del futuro. Milano, per esempio, ha partecipato in più occasioni ai concorsi Reinventare le città (Reinventing cities) banditi dall’associazione C40, una rete globale di sindaci nata nel 2005 per affrontare la crisi climatica (https://www.c40.org/it/). Grazie a questa iniziativa, ha avviato la trasformazione dell’area dell’ex-Macello in un distretto sostenibile progettato con la collaborazione di gruppi multidisciplinari di società immobiliari e professionisti (https://ariaexmacello.it/). In questo nuovo quartiere di 15 ettari saranno piantumati oltre 2000 nuovi alberi e le acque meteoriche saranno accumulate e riutilizzate per l’irrigazione delle aree verdi. Gli edifici disporranno di impianti idrosanitari in grado di diminuire il consumo medio di acqua potabile del 30% e utilizzeranno energia rinnovabile prodotta sul sito grazie alla presenza di una estesa superficie di pannelli fotovoltaici. Una app di quartiere servirà a connettere digitalmente gli amministratori, gli abitanti e i visitatori, condividendo informazioni sui servizi e sui consumi di energia e di acqua con l’obiettivo di rendere gli utenti più sensibili e consapevoli.

Alcuni paesi, come la Cina, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi o l’Egitto, stanno investendo su insediamenti sostenibili da progettare ex novo, alla scala del quartiere ma anche della città, come nel caso di Neom a nord del Mar Rosso, dove è prevista la realizzazioni di un insediamento urbano lineare lungo 170 km (The Line, https://www.neom.com/en-us/regions/theline) che dovrebbe ospitare fino a 9 milioni di abitanti, funzionare al 100% con energie rinnovabili e abbattere le emissioni di carbonio fino a quota zero.

La sfida della sostenibilità sociale

Non c’è sostenibilità senza equità sociale e al breve ritratto della città sostenibile tracciato finora bisognerebbe aggiungere tutto ciò che garantisce l’inclusione sul territorio urbano, come la presenza di un’economia fiorente e di opportunità di lavoro per tutti, la garanzia di un alloggio a basso costo o l’accesso paritario a risorse e servizi. Per essere motori del cambiamento, gli insediamenti sostenibili dovranno essere accessibili, e a questo proposito sono oggi molte le riflessioni che riguardano la possibilità di estendere all’intero mondo urbanizzato un approccio alla sostenibilità ambientale maturato all’interno di Paesi altamente industrializzati (oggi responsabili della gran parte delle emissioni di gas serra) e basato soprattutto sullo sviluppo di tecnologie avanzate e sulla connessione alle reti digitali. I Paesi in via di sviluppo si trovano spesso impegnati ad affrontare sfide più elementari, come la carenza di energia elettrica o di acqua, e questa condizione è un ostacolo all’implementazione di tecnologie potenzialmente costose e realizzate da fornitori stranieri. Il modello smart city si scontra inoltre con i problemi legati alla connettività, poiché se oggi si stima che in Europa solo un abitante su dieci non ha accesso a una rete Internet a banda larga, in Africa il numero delle persone non connesse sale a sei abitanti su dieci.

Nel 2019 il segretario delle Nazioni unite ha inserito tra le priorità “ridurre la disuguaglianza digitale, costruire la capacità digitale e assicurare che le nuove tecnologie siano una forza per il bene”, mentre il programma Un-Habitat – nato nel 1978 e specificamente dedicato agli insediamenti umani (https://unhabitat.org/) - ha adottato l’espressione “città intelligenti centrate sulle persone” (people centered smart cities) per sottolineare come il dibattito sulle smart city debba andare oltre la dimensione strettamente tecnologica per farsi strumento di attuazione dell’Obiettivo 11 dell’Agenda 2030 nel suo complesso..

Referenze iconografiche:  Ciclisti sulle strade di Copenhagen - (c) lkoimages/Shutterstock

Francesca Filippi

Dottore di ricerca in Storia dell'architettura e dell'urbanistica, si occupa di architettura, arte, cultura materiale e design e tiene corsi presso istituzioni quali il Politecnico di Torino, l'Istituto Europeo del Design (IED Torino) e lo University Studies Abroad Consortium (USAC Torino). Collabora come autrice con Paravia, EDT-Lonely Planet e altre case editrici ed è stata redattrice del “Giornale dell’Architettura” (2001 – 2009) e curatrice di MuseoTorino (2009-2012), museo virtuale della Città di Torino ( www.museotorino.it ).
Ha pubblicato saggi e articoli scientifici sulle abitazioni per le classi medie e sulla circolazione di linguaggi e competenze nell'architettura tra Otto e Novecento (tra cui la monografia Da Torino a Bangkok. Architetti e ingegneri nel Regno del Siam, Marsilio 2008), e contributi critici sull'architettura contemporanea.
Per Sanoma è coautrice di la Bellezza resta, Ed. in tre volumi per la SSSG e di CreArte per la SSPG.