Sono passati cento anni dalle riflessioni di Dewey che, parlando della scuola, sosteneva che essa fosse «isolata dalle condizioni e dalle ragioni della vita […], il solo luogo al mondo dove è più difficile acquisire esperienza, la madre di tutte le discipline». La situazione è ovviamente cambiata ma la scoperta, la sperimentazione attiva, la riflessione critica, la possibilità di prendere decisioni verificandone le conseguenze reali sono attività significative e raccomandabili anche oggi, che permettono lo sviluppo delle competenze e delle life skills.
Lavorare per Unità di Apprendimento, come facciamo da molti anni, permette di andare nella direzione auspicata da Dewey, sviluppando un sapere unitario, profondamente connesso con la realtà. È un modo di fare scuola che sceglie di non parcellizzare le conoscenze in discipline distinte, ma mira piuttosto a un curricolo costruito su proposte didattiche trasversali, ancorate a esperienze autentiche, e allo sviluppo di competenze.
Il concetto di competenza, complesso e composito, rimanda sempre alla conoscenza “in atto”, mobilitata per un “saper fare” che si realizza dentro uno specifico contesto di azione.
Lavorare per UdA significa realizzare situazioni-problema autentiche, coinvolgenti e stimolanti in ambiti interdisciplinari. Questa modalità di fare scuola diventa ancora più significativa prendendo spunto dall’esperienza della scuola finlandese, che ha portato in Italia a una Sperimentazione del Modello Organizzativo Finlandese (MOF), che unisce in rete alcune scuole.
Il MOF, Modello Organizzativo Finlandese, coniuga l’innovazione con le esigenze didattiche e metodologiche di oggi e propone una scuola dinamica, inclusiva, promotrice di talenti e competenze. È un modello didattico per le scuole dell’Infanzia, del Primo ciclo di Istruzione e della Scuola Secondaria di secondo grado ed è nato da un’intuizione, maturata dopo lunghe osservazioni e studi delle più avanzate realtà europee ed extraeuropee, della dottoressa Antonella Accili, attualmente dirigente scolastico presso l’Istituto Omnicomprensivo Della Rovere di Urbania. Gli obiettivi fondamentali del MOF sono: promuovere il benessere all’interno della scuola, grazie a una didattica per competenze, promotrice delle relazioni; garantire l’inclusione e il rispetto della peculiarità di ogni studente; favorire il successo formativo valorizzando caratteristiche e potenzialità personali. I punti chiave del MOF, i pilastri fondanti, sono: la compattazione oraria, che consente di operare una “full immersion” sui vari argomenti e riduce lo stress da prestazione; la riduzione dei compiti a casa, riconsegnando alla scuola il primato educativo e formativo che le compete; l’approccio interdisciplinare; il miglioramento degli ambienti di apprendimento, includendo la scuola all’aperto e la scuola aperta al territorio; l’affiancamento alla valutazione tradizionale di modalità di valutazione alternative e dell’autovalutazione; l’adozione di una didattica basata su strategie attive, partecipative, di game based learning e di cooperative learning; lo sviluppo della creatività e della progettualità tramite laboratori di arte, musica e cittadinanza attiva; l’approccio STEAM e digitale subordinato alla manipolazione. Volete saperne di più? |
L’attivazione di aree laboratoriali permanenti consente ai bambini e alle bambine di completare gli apprendimenti integrando teoria e pratica. La rimodulazione dell’orario scolastico, che evita la frammentazione eccessiva degli insegnamenti, permette l’attuazione di una didattica “lenta”, attenta e consapevole. La compattazione degli insegnamenti favorisce inoltre la capacità di attenzione e migliora la memorizzazione. L’interdisciplinarità, esplorando tematiche da numerosi punti di vista, promuove la completezza degli apprendimenti e la flessibilità mentale.
Le metodologie didattiche (learning by doing, debate, peer teaching, storytelling, modelling, cooperative learning, flipped classroom…) e le modalità organizzative che ne conseguono attivano la conoscenza dei bambini sul piano della realtà concreta invitandoli a una maggiore partecipazione, coinvolgimento ed interiorizzazione delle conoscenze stesse. Non manca poi l’aspetto ludico nella progettazione dei percorsi interdisciplinari: “giocare” con le discipline attiva la motivazione, l’interesse e la partecipazione.
Infine, attività e percorsi sono pensati in un’ottica inclusiva, e dunque mirano a far emergere i bisogni e le capacità di ognuno, in un clima sereno e non competitivo di incoraggiamento-coinvolgimento, in cui ciascuno partecipa con il contributo che riesce a dare.
Lavorare per UdA è entusiasmante anche per noi docenti: ci consente infatti di progettare per competenze e spaziare nei diversi contesti in cui tali competenze si possono costruire, esercitare e valorizzare. Solo così si promuovono l’autonomia e il desiderio di fare ancora e meglio da parte di chi apprende. Possiamo infatti creare le più belle lezioni “in vitro”, ma se non riusciamo a mettere in gioco la motivazione, la nostra lezione – e più ampiamente il nostro fare scuola – non porteranno apprendimenti significativi e stabili, né voglia di imparare, di scoprire, dentro e fuori dall’iter scolastico.
Nel volume Fare UdA abbiamo proposto sia materiale pronto per sperimentare vere e proprie UdA complete, articolate in attività e percorsi che attraversano le discipline, sia modelli per progettare in autonomia e in relazione alle proprie classi nuove Unità di Apprendimento ripercorrendone gli elementi-cardine, quali l’accurata programmazione iniziale, il tema generatore e la successiva articolazione in attività multidisciplinari.
Per esempio, per attivare la curiosità e agganciare l’interesse e il coinvolgimento di bambini e bambine di sei anni, in classe prima, abbiamo pensato di utilizzare come elemento generatore una piccola narrazione, Il racconto di Leo e Lia.
Si tratta di un testo molto semplice ma carico di emozioni condivisibili dal gruppo classe e intorno al quale non solo si attivano le prime reazioni emotive, ma si inizia a ragionare sul testo stesso, per esempio ripensando insieme alle parole del tempo e alle stagioni.
Esso non costituisce solo il momento iniziale del lavoro, ma procede con momenti narrativi successivi, mantenendo così alta la curiosità dei bambini e delle bambine rispetto alle vicende dei protagonisti e permette ai docenti di esplorare diversi ambiti disciplinari all’interno dello sfondo narrativo.
Dentro l’accattivante scenario della narrazione, dunque, vediamo come si lavora su concetti di storia e lessico topologico; si sperimentano ordinamenti, si imparano i nomi degli animali e i loro ambienti di vita e si attivano anche i primi schemi motori di base. Non necessariamente l’UdA parte da una narrazione: l’elemento generatore può essere una tematica di attualità, un tema ampio di interesse da parte dei bambini o anche un evento, un’uscita didattica… Qualunque sia l’elemento che scegliamo, al centro deve esserci, sicuramente, la rilevanza del tema per i nostri alunni.
La programmazione per UdA – in pilloleQuando Come Dove e con quali mezzi |
FARE UdA
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Referenze iconografiche: Kneschke/Shutterstock