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Qualcosa che non sappiamo di non sapere

Scritto da Luca Serianni e Giuseppe Patota | apr 29, 2024

Perché ormai si dice soddisferemo e non soddisfaremo?

di Luca Serianni

In un vocabolario vecchiotto per il verbo soddisfare troveremmo: coniugato comefare. Dunque, come si dice faremo, bisogna dire soddisfaremo, e come si dice farei bisogna dire soddisfarei. Invece i dizionari più recenti e attenti all'uso dicono che soddisfare (come disfare) non si comporta sempre come fare, ma ha cominciato a funzionare come un verbo regolare: e così registrano oltre a soddisferò e soddisferei anche soddisfo, soddisfiamo, soddisfavo (anziché soddisfaccio, soddisfacciamo, soddisfacevo).

Si tratta di un fenomeno ancora in movimento; ma certo è che soddisferemo non può dirsi sbagliato. Nell'evoluzione della lingua la forza potente dell'analogia fa sì che soddisfare e disfare, non più legati a fare, siano trascinati a seguire la coniugazione regolare: poco alla volta, perché le forme non cambiano di colpo, ma la strada è quella.

Usare gli al posto di loro per il complemento di termine alla terza persona plurale è sbagliato?

di Luca Serianni

L’uso di gli come complemento di termine alla terza persona plurale è diffusissimo fin da tempi antichi e ampiamente attestato in letteratura: «Chi si cura di costoro a Milano? Chi gli darebbe retta?» (A. Manzoni, I promessi sposi).

Si tratta di un uso, perciò, corretto e giustificato anche dal fatto che rientra perfettamente nella serie di monosillabi atoni, mi, ti, gli/si, ci, vi, in cui l’unico bisillabo intruso è loro.

Nell’uso loro in questa funzione è adatto a una lingua scritta di livello elevato e burocratico, gli al parlato e a uno scritto di tono colloquiale.

Perché in alcune formule per la data si legge «li»?

di Luca Serianni

Nell’antico italiano si usava spesso li come articolo maschile plurale, invece di gli o i. Questa forma sopravvive oggi, ma sempre più raramente, in alcune comunicazioni formali o burocratiche, nella indicazione della data: Perugia, li 9 aprile 2010.

Sarebbe opportuno eliminare senza rimpianti quest'inutile li; se qualcuno ci tiene a usarlo, sappia però che la forma non va usata col primo giorno del mese, perché 1 è singolare, e che non deve ricevere l’accento, perché non si tratta dell’avverbio di luogo

 

 

Perché se gioca il Catania non gioca anche il Lazio ma la Lazio?

di Giuseppe Patota

I nomi delle squadre che ripropongono in forma identica il nome della città sede della società sono maschili: il Bari, il Bologna, il Catania, il Palermo, il Perugia, il Torino. Questo serve a distinguerli dai nomi delle città che sono femminili. L’unica eccezione è costituita da la Roma.

I nomi delle squadre che non ripropongono in forma identica il nome della città sede della società (la Casertana, la Fiorentina, la Lazio, la Reggiana, la Reggina, la Salernitana, la Sampdoria, l’Udinese, la Ternana, la Triestina) e che non rinviano al nome di una città (l’Atalanta, l’Inter, la Juventus) sono femminili.

Le uniche eccezioni sono il Genoa e il Milan.

Referenze iconografiche:  Petr Vaclavek/Shutterstock