blog

Pratiche didattiche innovative e nuova valutazione

Scritto da Laura Papetti e Cristina Mapelli | apr 14, 2024

Cristina, ti conosco da anni come docente aperta alle innovazioni didattiche ma anche cauta e centrata sui bisogni reali dei tuoi alunni. Che cosa ti ha convinta a provare gli stimoli del WRW nella tua classe terza quest'anno?

Sicuramente la prima parola che mi viene in mente è insoddisfazione. Dopo anni di insegnamento dell’italiano, in cui già mi ero approcciata a tipologie di scrittura creativa per cercare di trasmettere in modo diverso ai miei alunni la passione per la lettura e la scrittura, mi sentivo ancora tanto insoddisfatta. Mi sembrava che quello che facevo, nonostante lo facessi con passione e dedizione, non fornisse ai miei alunni degli strumenti utili per diventare lettori e scrittori anche al di fuori delle aule scolastiche. Quando lavoravo sulla produzione scritta, mi rendevo conto che tutta la fase della correzione era a mio carico e gli alunni non la vivevano in modo costruttivo, ma in qualche modo la subivano. Anche nella fase di stesura del testo, era difficile per me riuscire realmente a fornire loro delle competenze per progettare con sempre maggiore consapevolezza. Poi, per caso, ho scoperto questo approccio. Sono riuscita la scorsa estate a iscrivermi a un corso di formazione tenuto da docenti della Scuola primaria che applicano questa metodologia già da qualche anno e mi sono letta un po’ di bibliografia, sia italiana che inglese: così quest’anno ho voluto provare a muovere i primi passi, seppur in modo molto cauto e graduale, dentro a questo approccio e la risposta dei miei alunni è stata la soddisfazione più grande. Finalmente ho trovato una modalità didattica che mi permette di trasmettere davvero delle competenze per diventare lettori e scrittori ciascuno al proprio passo, in autonomia, che mi permette di costruire, giorno dopo giorno, quel processo di avvicinamento alla curiosità e al gusto di leggere e scrivere.

Quali elementi della metodologia trovi particolarmente interessanti nell'avvicinamento dei bambini alla lettura e alla scrittura?

Tutti gli aspetti di questa metodologia mi appassionano molto, li trovo davvero validi e densi di significato, ma ciò che trovo funzioni anche nelle prime fasi di avvicinamento è sicuramente l’utilizzo del taccuino come strumento di sperimentazione delle prime forme di scrittura mediante l’uso di attivatori, oppure l’uso di testi mentor (modello) e di albi illustrati per immergersi nel genere in modo suggestivo. Oltre naturalmente all’ampio spazio che viene dato in classe sia alla lettura ad alta voce che alla lettura individuale.

Di questo approccio ho apprezzato la riscoperta del ruolo del docente non solo come lettore, ma anche come scrittore: il docente, infatti, diventa egli stesso un modello nel momento in cui si cimenta nella scrittura di testi da mostrare agli alunni in fase di immersione. Avere riscoperto la scrittura come docente, mi ha permesso di avvicinare alla scrittura anche i bambini più reticenti o maggiormente in difficoltà: i bambini, infatti, apprezzano molto quando il docente li fa entrare nel suo mondo, mostrando la fatica, ma anche la bellezza della scrittura e la soddisfazione di poter leggere agli altri una propria produzione.

Trovo inoltre che fin dall’inizio sia importante l’allestimento della biblioteca di classe, una zona ricca di risorse narrative a disposizione dei bambini. È stato bello vedere nella mia classe come, dopo aver fornito ai bambini delle strategie per la selezione autonoma di un testo, essi abbiano sperimentato la gioia di aver terminato un libro che avevano scelto da soli, in base ai propri gusti, oppure abbiano avuto il coraggio di smettere di leggerne uno dopo essersi accorti che era troppo complesso per il loro livello di lettura. Un’altra grande soddisfazione è vedere la passione con cui leggono oppure ascoltano una storia letta dall’insegnante e soprattutto la capacità, che stanno maturando ogni giorno, di ricercare in ogni occasione narrativa delle connessioni con altre letture effettuate o addirittura con la propria vita. Finalmente li sento ragionare in modo sempre più critico, riflessivo, consapevole. Finalmente vedo riflessi anche nei loro testi scritti i primi frutti di questo grande lavoro.

Siamo soltanto all’inizio e sono consapevole che la strada è ancora molto lunga, ma le docenti del gruppo e i colleghi che come me stanno sperimentando il WRW sono una continua fonte di scambio e di confronto e so che non mi fermerò qui: continuerò nei prossimi anni a leggere e a formarmi per proseguire in questa direzione.

Come vivi la relazione tra il nuovo approccio che stai sperimentando e la nuova valutazione nella Scuola primaria?

Credo che questo nuovo approccio alla lettura e alla scrittura, e dunque all’insegnamento della lingua italiana, sia perfettamente in linea con la nuova valutazione, che non si pone come una valutazione sommativa, bensì formativa e, soprattutto, composta da molti momenti valutativi in itinere: una valutazione che dunque non fotografa un prodotto finale, ma cerca di rispecchiare le tappe di un intero percorso, di tratteggiare il processo vissuto da ogni alunno.

In questo senso, per esempio, la produzione scritta degli alunni non è più solo il testo scritto sul quaderno, ma sono anche tutti gli attivatori grafici, i piccoli lampi di scrittura o i ricalchi presenti nel taccuino, gli one pager (comunemente detti anche “tutto in una pagina”) di rielaborazione di un libro letto, che non rappresentano un vero e proprio testo, ma sono lo specchio del percorso che l’alunno sta compiendo per arrivare poi alla produzione consapevole e piena di un testo. Per quanto mi riguarda, sento di avere molti più strumenti di valutazione di quanto stanno imparando gli alunni, rispetto a una impostazione di lavoro più tradizionale. Con questo tipo di approccio, inoltre, nelle consulenze individuali, cioè i momenti in cui il docente si ritaglia uno spazio per discutere con ogni singolo alunno del processo in corso, il feedback è davvero personalizzato, costruito sul singolo, sulla persona, e dà effettivo valore a ciò che l’alunno sta facendo, senza alcuna pretesa di omologazione al lavoro di nessun altro.

La nuova valutazione ci chiede inoltre di proporre agli alunni tipologie di prove molto differenti tra loro, attività in cui valutare tra l’altro anche competenze trasversali: le attività del WRW ben si prestano a una grande varietà di situazioni in cui i bambini possano rielaborare quanto letto o cimentarsi in momenti brevi o meno brevi di scrittura personale. Nel momento in cui ad esempio gli alunni apprendono nuove strategie di lettura attiva e di comprensione di un testo informativo, sono poi maggiormente in grado di approcciare in autonomia anche lo studio delle discipline quali la storia, la geografia, le scienze e sanno mettere in atto quei processi che permettono loro di rielaborarne i contenuti in modo efficace.

In una prima fase di questa metodologia fondamentale è l’esempio del docente, che in prima persona guida gli alunni nella lettura ad alta voce, alla scoperta delle strategie efficaci per immergersi e comprendere realmente un testo. Il docente allora insegnerà loro a visualizzare ciò che stanno leggendo, a porsi delle domande, a fare delle inferenze e delle previsioni e a stabilire delle connessioni. In un secondo momento, dopo aver sperimentato tanto insieme, ogni studente diventa in grado di svolgere anche individualmente e in autonomia questi processi. Ecco allora che all’inizio le risorse utilizzate vengono fornite dal docente, ma gradualmente diventano un bagaglio essenziale dello studente che, facendo proprie queste strategie e unendole alle proprie esperienze personali, le interiorizza e le mette in atto all’interno di contesti sempre più variegati.

Vi propongo un esempio tratto da un attivatore che i miei alunni di terza hanno prodotto sul loro taccuino solo un paio di mesi dopo dall’inizio della scuola, e da cui hanno preso spunto per produrre i loro primi testi autobiografici: la mappa del cuore, in cui cercano di inserire alcuni aspetti descrittivi di sé e del proprio mondo.

Grazie a questi attivatori, anche i bambini più reticenti, più in difficoltà, quelli che ti dicono sempre: “Maestra, ma io non so cosa scrivere” hanno trovato un primo modo per cercare di esprimere se stessi.

Un altro esempio è la prima rielaborazione di un one pager eseguito a gruppi nel periodo precedente al Natale, relativamente all’albo illustrato Il pacchetto rosso (di Linda Wolfsgruber e Gino Alberti, edito dalle Edizioni Arka).
È stato un lavoro realizzato in totale autonomia e che mi ha stupita per la capacità dei bambini di reperire da soli tutte le informazioni, comprese le connessioni con altri albi o libri letti in classe.

Infine, in questo percorso graduale, fatto di piccoli passi verso grandi passioni, c’è anche un progressivo avvicinamento all’autovalutazione, cioè alla capacità di assumere dapprima consapevolezza, poi responsabilità sul proprio lavoro e sulle proprie sfide didattiche da superare. È bello vedere come, a un lavoro di grande cura e sguardo attento su ciascun bambino e ciascuna bambina che questa metodologia richiede, corrispondano poi anche sorprendenti attenzioni e consapevolezze su di sé e sul proprio percorso da parte degli alunni.

Referenze iconografiche:  Rido/Shutterstock