Nella quotidianità scolastica i docenti si ritrovano ad affrontare molteplici criticità, soprattutto in presenza di alunni e alunne con fragilità che riguardano il rapporto con i testi scritti e l’ambito visuo-spaziale: testi eccessivamente corposi, esercizi complessi, con consegne scarne che contengono degli impliciti o al contrario consegne che racchiudono numerosi step non ben distinti tra loro possono acuire queste criticità.
Come insegnanti di sostegno sentiamo il dovere, prima di proporre semplificazioni di contenuto, di rendere fruibile e accessibile ciò che non lo è anche senza la presenza di disturbi della funzione cognitiva, ma per neurodivergenze che richiedono la nostra attenzione. Il mercato offre materiali che poco si adeguano alle esigenze dei nostri alunni e dei loro pari con fragilità più o meno certificate.
Il nostro lavoro prende forma sui quaderni, dove riproduciamo, con modalità grafiche più chiare e adeguate, i contenuti generalmente pensati per la classe e reperibili nei comuni supporti.
Lavoriamo prendendo spunto per esempio dai libri di testo e strutturiamo schede didattiche, sul quaderno o in formato digitale, che utilizzano lo stampato maiuscolo, uno spazio grafico senza distrattori, consegne di immediata lettura, esercizi di facile esecuzione, senza dimenticare la condivisione dell’obiettivo dell’esercitazione.
Perché lo stampato maiuscolo? La grandezza delle lettere, l’orientamento di queste nello spazio, la presenza di linee, “pance” e “gambe” aiuta gli studenti a copiare, prima, e scrivere autonomamente, dopo, in modo sicuro e poco ambiguo. Eliminiamo la frustrazione derivante da lettere “di cielo” o “di terra”.
Righe diversificate, unica o quadrettone? Generalmente il quadrettone da 1 cm, o il rigo unico, si sono dimostrati gli “sfondi” maggiormente adeguati per uniformare la grandezza della scrittura, l’individuazione degli spazi operativi, la gestione della pagina. Sapere dove scrivere, e individuare lo spazio “casa” delle lettere, ha aiutato i nostri alunni ad essere più sicuri.
“Completa la linea con i numeri mancanti”. Prendendo spunto da un esercizio proposto su un libro di prima primaria, che dava questa consegna, ci siamo chiesti cosa potesse significare la parola “completa” per un alunno fragile. È proprio da questo input che nasce la nostra esigenza di utilizzare un linguaggio non ambiguo e, soprattutto, supportato da emoticon didattici che possano “sostenere” l’azione richiesta.
Una matita stilizzata che scrive 1-2-3 “sostituisce” le parole “Scrivi i numeri”: da subito ci è sembrata una consegna adeguata e non ambigua.
Riteniamo che la “riduzione” dello stress psicologico legato alla lettura delle richieste scritte permetta un approccio allo svolgimento dell’esercitazione più aperto e fiducioso per tutti e una minore propensione al senso di fallimento che molte persone, soprattutto chi parte con alcune fatiche, possono provare nei confronti dell’esperienza di apprendimento.
L’esercizio, come la consegna, viene semplificato sia nelle immagini che nell’impostazione grafica. Una pagina con spazi bianchi fa percepire l’esercitazione come esperienza di facile approccio. Un compito da portare a termine in tempi ridotti e con le conoscenze di cui si è già in possesso.
La possibilità di utilizzare parole e immagini conosciute in altre discipline fa sì che ogni esercitazione sia trasversale e guidi l’alunno a comprendere che l’apprendimento è continuità e non procede per segmenti a sé stanti.
Pochi, semplici e mirati esercizi ripetuti, con difficoltà aumentata gradualmente e in contesto grafico essenziale, congruo alle esigenze, guida certamente l’alunno a porsi con maggiore fiducia all’esperienza proposta.
Un’ultima considerazione, che ci coinvolge nel momento in cui selezioniamo i materiali e li organizziamo perché tutti ne possano beneficiare, riguarda l’obiettivo del compito: i nostri alunni sono consapevoli dell’obiettivo del compito loro assegnato? Se si chiedessero: “Perché lo devo fare?”, “A che cosa serve?”, saprebbero rispondere? È compito insostituibile dei docenti dare esplicitamente ragione di ogni lavoro assegnato.
Lavorare con alunni neurodivergenti ci ha suggerito di chiarire fin da subito qual è il motivo per cui stiamo proponendo una determinata esercitazione, qual è il focus della richiesta e quale parte dell’operato sarà valutata. Ma si tratta di un’attenzione utile per tutti.
L’immagine a fianco è un esempio di come strutturiamo le nostre proposte didattiche:
Riteniamo che un intervento di mediazione didattica pensato, strutturato e realizzato ad hoc per gli alunni con difficoltà nell’ambito della lettoscrittura o visuo-spaziali sia fonte di certezza per una migliore auto-percezione positiva, ovvero autoconsapevolezza del proprio percorso di apprendimento.
© Vicenzo Finocchio, Gaia Solzi
Referenze iconografiche: in copertina Melnikov Dmitriy/Shutterstock