A scuola insegniamo anche che la Fisica è un’attività umana e che gli approcci a tale disciplina possono essere tanti e diversi come le personalità e le menti di ognuno. In classe ci chiediamo ‘‘senza Einstein, la teoria della relatività sarebbe nata lo stesso?’’ oppure ‘‘perché i nomi dei fisici sono quasi tutti maschili?’’ o ancora ‘‘nessuno scienziato ha mai imbrogliato per imporsi?’’. E così riusciamo a indagare certe questioni che si rivelano essere a volte solo luoghi comuni, semplificazioni di situazioni molto più complesse perché appartenenti a determinate società e periodi storici. Ci facciamo quindi tante domande sia di Fisica sia sulla Fisica e cioè sul mondo nel quale esiste la Fisica.
Da almeno dieci anni sperimento nelle mie classi del triennio del Liceo delle Scienze Umane (e prima di lui, del Liceo Socio Psico Pedagogico) alcuni percorsi didattici che si basano sui libri di Monica Marelli, laureata in Fisica e giornalista scientifica. In questi anni l’autrice ne ha scritti tanti e tutti validissimi sia dal punto di vista scientifico sia da quello comunicativo, per chiarezza e leggibilità. L’approccio di Monica Marelli è ironico, leggero e intelligente: ha avuto il coraggio di sfatare il luogo comune che associa il rigore all’atteggiamento serio, pesante e noioso, dove non si può scherzare su nulla altrimenti si è visti come superficiali. La Marelli ha portato il proprio punto di vista, quello di non prendersi troppo sul serio, di poter scherzare sui clichè tipicamente femminili come l’amore per lo shopping o per i cosmetici, facendo cadere quel tabù dell’approccio unico alla scienza, che mette lo scienziato in una gabbia dorata e tutta maschile. Non ha avuto paura di parlare delle difficoltà che ha incontrato all’Università, così come non si è arresa davanti ad argomenti difficili di Fisica e li ha spiegati magistralmente nei suoi libri.
Da laureata in Fisica e da insegnante, sono ossessionata dall’oggettività, soprattutto quando devo valutare i risultati dei miei studenti durante le prove orali, perché è più difficile rispetto agli scritti. Ho strutturato le interrogazioni in questo modo: faccio a tutti solo tre domande. La prima su un argomento affrontato e spiegato a lezione (per vedere come studiano e come si esprimono), la seconda è un esercizio (come quello delle prove scritte, per valutare le competenze di calcolo, risoluzione di problemi, ecc.) e la terza può essere o una domanda nuova (una questione, un piccolo problema che non abbiamo ancora visto in classe e che si basa sugli argomenti studiati) che formulo io al momento, oppure può essere un approfondimento personale e cioè un lavoro su un argomento nuovo, che lo studente deve preparare a casa e poi esporre a tutta la classe sotto forma di breve lezione di al massimo dieci minuti. Durante le vacanze estive assegno la lettura di alcuni libri dai quali si possono trarre gli approfondimenti per le interrogazioni dell’anno dopo. Oltre ai Power Point, realizzano tanti Prezi, Padlet, fumetti o Quiz interattivi (come Kahoot! o Mentimeter) o brevi video, in modo da perfezionare le loro competenze digitali.
Il colore dei capelli che si ottiene dal parrucchiere o la tintura dei jeans o la diversa colorazione dei nostri occhi sono tutti processi che coinvolgono gli elettroni, per fare altri esempi. Dal punto di vista didattico si approfondiscono argomenti di ottica, di elettrostatica, di fluido statica, di acustica e molto altro.
Insomma, le questioni della Fisica non coinvolgono solo macchine e palline, ci fa notare la Marelli: anche gli argomenti ‘‘tipici delle femmine’’ ne fanno parte. Inoltre tutti possono parlare di Fisica, comprese le ragazze, che possono scegliere di parlare di quello che vogliono. I libri della Marelli costituiscono quindi un grande atto di libertà, nuovo e spiazzante, perché eliminano la cosiddetta ‘‘vergogna delle cose frivole’’ perché nulla è insignificante e tutto è Fisica (se è misurabile). Non ci sono argomenti minori per l’occhio di chi osserva il mondo. Le domande possono riguardare tutto ciò che ci circonda. I suoi libri dimostrano perciò che tutti possono capire e amare la scienza.
La passione per la scienza da parte di figure femminili si ritrova anche in altri testi. Non si può non citare un libro di grande valore storico e didattico come le Lezioni di Marie Curie I ediz. di Isabelle Chavannes (Edizioni Dedalo, 2004), una ragazza di tredici anni che ebbe la fortuna di seguire di persona le lezioni di Marie Curie e che ci ha lasciato i suoi appunti. Nel 1907 a Parigi Marie Curie creò un gruppo di amici professori di varie materie per insegnare ai propri figli tutte le discipline, comprese quelle scientifiche.
Pensiamo inoltre ai libri di fisica matematica di Emma Castelnuovo, come Pentole, ombre, formiche : in viaggio con la Matematica (UTET, ed 2017) o ai numerosi saggi divulgativi di Margherita Hack o ancora agli interessanti testi di Gabriella Greison, fisica, scrittrice e attrice.
In questo articolo ho citato le letture che ho usato in classe, ma per fortuna i materiali per gli approfondimenti non mancano e ogni insegnante può scegliere in libreria quella che preferisce.
L’interrogazione orale infine può essere un momento per questo tipo di lavoro, ma non è l’unico: tante altre metodologie didattiche si prestano a questo scopo, come per esempio gli Episodi di Apprendimento Situato (EAS) che sperimento spesso in classe.
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