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L’immigrazione tra espulsioni e necessità di manodopera straniera

Scritto da Maurizio Ambrosini | apr 14, 2025

La chiusura dei confini nazionali

Uno dei temi più dibattuti e divisivi del dibattito pubblico contemporaneo, che riguarda tanto l’Europa quanto gli Stati Uniti, è quello delle politiche migratorie, ossia delle scelte che i governi devono adottare nei confronti dei cittadini stranieri che chiedono di entrare in un determinato Paese. La tendenza complessiva va nella direzione di una chiusura dei confini nazionali, in particolare nei confronti dei richiedenti asilo[1] provenienti dal Sud del mondo (Africa, America latina, Medio Oriente e Asia meridionale). Sia gli Stati Uniti sia i Paesi membri dell’Unione Europa stanno introducendo infatti sempre maggiori restrizioni agli ingressi, misure più severe per la concessione dell’asilo, provvedimenti di allontanamento degli stranieri irregolari[2], considerati una minaccia alla sicurezza.

La spettacolarizzazione delle politiche migratorie negli Usa

In particolare, il nuovo presidente statunitense Donald Trump sta mettendo in atto una vera e propria “spettacolarizzazione[3] delle politiche di chiusura. Pochi giorni dopo il suo insediamento, infatti, è stata pubblicata sul sito della Casa Bianca una foto che ritrae la deportazione di alcuni immigrati in catene, su aerei militari; inoltre, sono state decise la militarizzazione del confine con il Messico, da cui proviene gran parte degli immigrati irregolari (circa 11 milioni, spesso insediati negli Usa da molti anni), e l’utilizzo della base militare di Guantanamo, sull’isola di Cuba, come centro di detenzione per immigrati che non è possibile rimpatriare.

Il nuovo patto sull’immigrazione dell’Unione europea

Nell’Unione europea è stato approvato nel 2024 un nuovo Patto immigrazione e asilo che insiste a sua volta sui rimpatri e su procedure rapide e omogenee per l’esame delle domande di protezione. Oltre a questo, esso ha nella collaborazione con gli Stati che fanno da “cintura” all’Ue lo strumento principale di contrasto degli ingressi indesiderati: quelli di persone che vorrebbero chiedere asilo, e che se riuscissero ad arrivare sul territorio dell’Ue e a presentare domanda, lo otterrebbero (in base ai dati pregressi) in circa la metà dei casi. Tale politica è definita “esternalizzazione delle frontiere” e consiste nel bloccare i potenziali rifugiati[4] nei Paesi di transito (attraversati per raggiungere l’Europa) come Turchia, Libia, Marocco, Tunisia, Bosnia, Montenegro.

In questo quadro, è importante tenere presente che richiedenti asilo e rifugiati rappresentano una quota minoritaria degli immigrati internazionali[5]. Secondo i dati delle Nazioni Unite (UNHCR, 2023), si tratta di circa 50 milioni su complessive 300 milioni di persone.

Il fabbisogno di manodopera immigrata

Le politiche di chiusura dei confini devono però fare i conti con un problema: la crescente necessità di manodopera, che nella Ue non è più fornita in misura sufficiente dai Paesi membri dell’Europa orientale (Polonia, Bulgaria, Romania), che per circa vent’anni hanno colmato i vuoti nel mercato del lavoro dei paesi occidentali dell’Unione. Per numerose occupazioni, tanto a bassa qualificazione (servizi domestici, agricoltura, costruzioni, pulizie) quanto con più alte competenze (medici e infermieri, in particolare), mancano i candidati, che devono essere reperiti dall’esterno. A tal fine, pur dando il minor risalto possibile a questi provvedimenti, i governi di numerosi paesi europei hanno riaperto gli ingressi all’immigrazione per lavoro: quello italiano, ad esempio, ha previsto 452.000 nuovi arrivi in tre anni.

Le migrazioni, quindi, benché spesso criticate dai governi e da una parte dell’opinione pubblica, sono insostituibili in settori cruciali dell’economia e della società.

 

 

[1] Richiedenti asilo sono persone che, in base alla legislazione internazionale sul diritto di asilo, chiedono protezione (asilo) alle autorità di un Paese diverso da quello di appartenenza, per motivi di persecuzione individuale, perché appartenenti a minoranze discriminate oppure per cause belliche. Sono definite “richiedenti asilo” nel periodo di attesa della valutazione della loro domanda da parte degli uffici competenti. 

[2] Immigrati irregolari sono coloro che non dispongono di autorizzazione per il proprio soggiorno all’estero. Perlopiù entrati regolarmente, ad esempio con un visto provvisorio per turismo, studio o sport, diventano irregolari alla scadenza del loro permesso. Sono considerati irregolari anche i migranti che giungono in un determinato Paese con mezzi di fortuna, ad esempio a bordo delle imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo partendo dalle coste africane per raggiungere l’Europa. 

[3] Si può parlare di spettacolarizzazione perché i respingimenti avvenivano anche sotto le presidenze precedenti, con numeri che hanno raggiunto e superato i 300.000 casi all’anno, ma in forme più discrete, di solito ricorrendo ai pullman (detti “i pullman delle lacrime”), con destinazione il Messico. 

[4] Rifugiati sono i cittadini stranieri che hanno ottenuto la protezione legale, ossia il diritto di asilo, dalle autorità di un Paese diverso da quello di origine.

[5] Immigrati internazionali sono persone che vivono in un Paese diverso da quello di residenza abituale e vi soggiornano da oltre un anno (in base alla definizione dell’Onu). Quindi le migrazioni internazionali si caratterizzano per tre elementi: la mobilità, l’attraversamento di un confine, un tempo prolungato.

Referenze iconografiche:  Chawanakorn.s/Shutterstock